... Daniele Deriu

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lucy franco lucy franco   Messaggio 1 di 30
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Daniele Deriu vive a Cagliari, non è un fotografo di professione e preferisce definire la fotografia che sé: “un modo di esprimere me stesso per vie traverse” . “Cercavo di cristallizzare attimi di esistenza richiamandoli poi alla mente con un piccolo atto di nostalgia.”


Daniele Deriu Daniele Deriu lucy franco 11.06.16 4


Ha insegnato editoria grafica ed elettronica, e come lui stesso scrive ”conosco la tecnica, ma prediligo ancora il cogliere al comporre, anche se spesso è difficile stabilire un confine netto tra le due cose”.

C’è anche la sua firma nella seconda e terza edizione del libro di fotografia “Extract from Sensual Photograpy” edito in Francia da SOPHOTO – Society Of Photography Artist. Dal 23 al 25 aprile 2015 alcuni suoi lavori sono stati esposti all’Art Expo di New York, e nella mostra collettiva internazionale EURASIA 2015, che dopo essere stata inaugurata a Taranto ha toccato diverse tappe italiane per concludersi con l’esposizione di Bangkok.

In una mostra a Londra del 2012 ha presentato l’incipit del progetto “Scars Of life”, il racconto di mutilazioni del corpo che non hanno avuto la meglio sullo spirito, ed è questo progetto in particolare che vogliamo approfondire con lui.


“Ordinary hero’s life”, 2012-15 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series. “Ordinary hero’s… lucy franco 11.06.16 9


E Daniele Deriu con pazienza e infinita gentilezza lo fa, reduce da TrapanInPhoto, evento, in programma dal 25 maggio al 12 giugno, organizzato dall’Associazione “I Colori della Vita” in collaborazione con il Comitato provinciale AICS e riconosciuto dalla Federazione Italiana Associazioni Fotografiche, FIAF, che ha come tema la Donna e al quale ha contribuito con 22 lavori di questo progetto .

Le domande sono state pensate dopo aver osservato i lavori di Daniele Deriu, da lucy franco e da paola lovisolo di nevedicarne che ringraziamo di cuore per questa preziosa collaborazione.

Raccomandiamo di aprire le miniature delle immagini e "leggere" sia la foto che la didascalia, poichè le parole sono considerate dall'Autore un continuum dell'immagine.
Ultima modifica di lucy franco il 10.06.16, 18:12, modificato 3 volte in totale.
lucy franco lucy franco   Messaggio 2 di 30
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Paola: - Domanda d' obbligo ma proprio per questo facoltativa: cosa è la Fotografia per te?

Da qualche anno a questa parte, la fotografia per me è soprattutto “empatia”. Per raccontare la memoria emotiva di una persona, devi essere in grado di fare tua quell’esperienza. L’empatia è la prova dell’esistenza dell’”umanità” (spesso complicata da dimostrare), perché implica la “solidarietà” dell’individuo con il mondo circostante. La fotografia mi aiuta a “focalizzare” le emozioni dell’Altro e a farle mie, in un certo senso.


Lucy: - In qualche occasione hai definito il tuo percorso “esistenzialista”, perché?

Perché, con la macchina fotografica o senza, non ho mai smesso di riflettere sulla complessità e la condizione delle umane vicende, o sulla percezione della sua angoscia esistenziale.
lucy franco lucy franco   Messaggio 3 di 30
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Lucy: - “La determinazione, la voglia di combattere e non arrendersi” come si legge nelle parole di accompagnamento al progetto, viene fuori chiara e forte, modulata sui colori che lasciano sui corpi solo la verità di quelle “linee d’oro “come versi scritti sulla pelle, su cui si vedrà in fotografia lo stesso colore dorato. Come è nato il progetto “Scars of life”? Da un fatto, uno sguardo, una storia?

Si potrebbe dire che è nato da una parola: “vergogna”. E’ questo che mi disse una ragazza appena operata di Endometriosi. Copriva le cicatrici, nonostante fossimo in spiaggia e fosse estate, perché si vergognava di mostrarle. E’ qualcosa che mi ha colpito profondamente. E allora racconto le storie di queste donne per offrire un altro punto di vista rispetto alla vergogna… ma senza accendere il relè del “pietismo”. Al contrario. Concettualmente mi rifaccio al Kintsugi, la pratica giapponese di riparare i vasi “incollando” i frammenti con del liquido d’oro, valorizzando le crepe e rendendo così gli oggetti ancora più “unici”. Allo stesso modo, in questo progetto, ogni cicatrice ha una storia e quella storia è l’oro che le rende ancora più preziose e belle. Come quei vasi “riparati”, impreziositi, le donne della serie rinascono a nuova vita.



“the smile”, 2012-15 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series. “the smile”, 2012… lucy franco 11.06.16 14
lucy franco lucy franco   Messaggio 4 di 30
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Paola: -<< Ho sempre mostrato i “segni di una lotta” nei miei lavori… alcune volte appena percepiti, altre volte assai più evidenti. Le cicatrici servono a ricordarci che siamo dei sopravvissuti. Sono le memorie delle nostre battaglie, le ustioni dei nostri personali inferni. Alcune donne hanno accettato di mostrarle, di lasciare una testimonianza. “Ecco guardate”, dicono, dall’inferno si può tornare. Lottare non è vano>>. Quanto hai impegnato del tuo vissuto per riuscire a rappresentare così tanto dolore nella sua forma più profonda senza perdere te stesso ma anzi riuscendo a cogliere nelle tue fotografie la conciliazione con il disagio e il ritorno dall' inferno di queste giovani donne?

Questo è un progetto che, al netto di alcune pause, mi ha occupato per quattro anni. E’ stato un percorso di “conoscenza” fatto di tanto tempo passato ad ascoltare. Non ho mai permesso a me stesso di essere “impermeabile” a quei racconti di dolore e di coraggio. Né ho mai usato la macchina fotografica per “proteggermi” e tenere un certo distacco.


“vigilant”, 2012-16 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series. “vigilant”, 2012-… lucy franco 11.06.16 4
lucy franco lucy franco   Messaggio 5 di 30
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Lucy: - Osservando le fotografie che compongono questo progetto si rimane annichiliti dalla forza che emanano queste donne, dal loro invisibile eppure potentissimo coraggio. Cosa è stato determinante per scegliere come protagoniste solo donne?

Le donne sono delle guerriere nate. Ancora oggi, nascono in un ambiente tendenzialmente “ostile”, in una società che le sottovaluta e le sminuisce. Alcune passano la maggior parte della vita a dimostrare di non essere semplicemente l’impianto deambulante di un organo “ludico” o riproduttivo. Prendi una donna a caso, avrà certamente una storia di “guerra” da raccontarti.


“everything will be”, 2012-15 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series. “everything will… lucy franco 11.06.16 5
lucy franco lucy franco   Messaggio 6 di 30
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Lucy: - I ritratti sono ripresi senza altro sullo sfondo o nella inquadratura, ne’ oggetti, ne’ panorami. Ne risulta una immagine scevra di distrazioni: decontestualizzare il corpo, i segni su queste donne, è quindi sufficiente al tuo racconto?

E’ vero. Volevo che tutta l’attenzione fosse focalizzata su di loro, senza elementi “disturbanti”. Nella serie “Scars of life” ci sono soltanto queste donne e le loro storie. Queste ultime, fondamentali, compaiono in una didascalia che accompagna ogni singola immagine. Oggi, non riuscirei a immaginare una esposizione del progetto senza le didascalie.

Lucy: - C’è ancora un altro fil rouge che unisce idealmente le tue protagoniste: i loro occhi, chiusi o esclusi dalla inquadratura, mai uno sguardo in obbiettivo. Un ulteriore messaggio?

Parto dall’idea che lo sguardo possa essere percepito per “vie traverse”, che venga ricercato in quelle pose, in quei gesti, in quei segni sul corpo.


“equilibrium”, 2012-16 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series. “equilibrium”, 20… lucy franco 11.06.16 19
lucy franco lucy franco   Messaggio 7 di 30
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Paola: - Cicatrici chiuse e cicatrici ancora aperte segnano e prostrano il corpo in una condizione di martirio a volte senza soluzione di continuità eppure le tue fotografie, raccontando il coraggio e la forza intima di chi nonostante tutto non vuole arrendersi e continua a lottare per la vita e non per nascondersi
ma per dichiarare al mondo la sua partecipazione e condivisione, sollevano questi corpi li rendono
magnifici nella verità della loro fragilità fortificata. La verità che è forte e fragile insieme la soglia in cui possiamo incontrarci nella bellezza. Sei d'accordo che la verità sia una forma di bellezza?


Ho sempre immaginato la Verità e la Bellezza come due amanti di una tragedia shakespeariana. Quando la prima incontrerà un terribile destino, la seconda la seguirà a ruota. Se poi la verità, come dicono alcuni filosofi, non è raggiungibile attraverso la razionalità ma va ricercata con la sensibilità, allora è davvero possibile trovare molta verità e molta bellezza nelle storie di queste donne.


“Seven days”, 2015 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series. “Seven days”, 201… lucy franco 11.06.16 9
lucy franco lucy franco   Messaggio 8 di 30
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Lucy : - Nella sofferenza il corpo rimane armonico, bello, non lascia al dolore niente da portare via, la forza e la determinazione è percepibile proprio dalla plasticità del corpo, quindi la serenità è possibile: un messaggio di speranza?

Queste donne sono delle sopravvissute. Le colgo in un momento di quiete, subito dopo la battaglia o mentre sono raccolte all’ascolto di sé stesse. Sì, loro sono un messaggio di speranza.

Paola: - Come tu dici: siamo sopravvissuti e non dobbiamo dimenticarcelo mai: la verità come forma di bellezza salverà il mondo?


Se tutti noi riuscissimo ad avere una “esperienza di verità” di fronte a un’opera d’arte o più semplicemente a provare dell’empatia davanti al dolore, questo mondo sarebbe davvero il migliore di tutti i mondi possibili. Ma spesso la natura umana non sembra interessata a salvare alcunché.



 “algebraic sum”, 2012-16 © Daniele Deriu , “Scars of life”, series...   “algebraic sum”,… lucy franco 11.06.16 22
lucy franco lucy franco   Messaggio 9 di 30
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Lucy - “Perseguo una forma di pittorialismo che combina il reale all’ideale”: i segni qui diventano essi stessi espressione artistica?

Fortunatamente non mi pongo mai domande scomode sulla natura di quello che faccio, ma è chiaro che non mi limito a rappresentare quello che “vedo”. Ho come la necessità di mostrare anche quello che “sento”, quello che percepisco intorno a me. In questo, la serie “Scars of life”, non ha molto del reportage, per dire, anche se spero che si colga una certa “essenza di verità” tipica di questo genere fotografico.

Paola: - Cosa ti ha insegnato questa ricerca assolutamente non facile e coinvolgente sia come uomo che come fotografo?

Ha radicato in me una profonda convinzione. Che da una ferita, da un trauma emotivo così forte da non riuscire nemmeno a stabilire dove finisce la cicatrice della carne e dove inizi quella dell’animo, può nascere davvero una nuova forma di bellezza interiore ed esteriore. L’ho visto accadere.
cristian volpara cristian volpara Messaggio 10 di 30
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Non è facile per me scrivere qualcosa qui,sotto quest'intervista,sotto queste foto e questo progetto.
Sono una persona piuttosto cinica e disillusa e per questo spesso mi capita di percepire in molti "autori" di fotografie quella smania di piacere a tutti i costi attraverso una retorica poetica sconfortante o una mis en scene disperante al solo scopo di essere "accettati" e applauditi all'interno di questo contesto. Un limite mio.
Con Daniele non mi è successo.
Perché sono di fronte,o almeno è ciò che sento,ad un progetto vero,profondo...nella visione delle sue fotografie si instaura uno scambio tra chi guarda e chi è guardato. Uno scambio violento. Che non da pace. Che non consola. L'Arte,infatti,non dovrebbe consolare.
Credo che lui stesso all'interno di questo percorso si sia smarrito,ritrovato e perso ancora.
Questa è la fotografia che non lascia indifferenti.
L'immagine che mina l'anima....per chi ancora ce l'ha,un anima.Non so se è il mio caso....ma davvero nutro rispetto e ammirazione per questo lavoro. E soprattutto per queste Donne...che mi fanno sentire tanto piccolo.
Alessandro Rovelli Alessandro Rovelli Messaggio 11 di 30
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Ho conosciuto Daniele sul Web e ci frequentiamo spesso, sono rimasto subito affascinato dal suo stile...anzi direi che ne sono profondamente invidioso :) ...Questa sua serie è di una levatura gigantesca e questa eccellente intervista conferma la sua grandezza...Brave Lucy e Paola e bravissimo Daniele!
ann mari cris aschieri ann mari cris aschieri   Messaggio 12 di 30
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In antitesi alla corrente fase culturale, fatua ed edonistica, in cui è di moda esibire un proprio repertorio di tatuaggi, sorta di cahier per illetterati, in cui s’ annotano innamoramenti, esperienze vissute/sognate o semplici simboli riempitivi della propria naturale inconsistenza, l'Autore ci mostra corpi che testimoniano amputazioni, ferite e cadute nella battaglia impari contro le insidie dell'impermanenza.
Ferite senza nessuna medaglia al merito, con cui si finisce per identificarsi, e che si tenta vanamente di mascherare perché il dramma viene ogni volta rievocato dal pietoso sguardo altrui e ancor più dal proprio davanti allo specchio.
Trovo il progetto coraggiosamente ideato, messo in opera con poesia e un’ uniformità di stile da far sembrare le tante donne riprese come si trattasse di una soltanto: sempre la stessa ad esporre di volta in volta una ferita diversa.
Apprezzo anche molto quello che io interpreto come proposito "compensativo", quasi un impegno da parte dell'Autore-Fotografo a voler restituire seduzione, fascino e autostima a donne ingiustamente deprivate, riuscendo magistralmente nell'intento.
Grazie Lucy, grazie Paola, e un grazie ovviamente a Daniele Deriu per questa emozionante condivisione. CIAo!
EraS Perani EraS Perani   Messaggio 13 di 30
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Conoscevo già il progetto di Deriu, ma non conoscevo la persona, questa intervista colma in parte la mia ignoranza, resto sempre dell'idea che confrontarsi a quattr'occhi è la cosa migliore, specialmente quando ci si trova di fronte a un progetto come questo.
Credo che Deriu nel suo transitare nel progetto abbia ricevuto molto da queste Donne, lo si sente, profondamente.
Affrontare un lavoro come questo non è facile, mi piace molto quando dice
Citazione: lucy franco 10.06.16, 18:16Al messaggio citatoNon ho mai permesso a me stesso di essere “impermeabile”, la permeabilità con una macchina fotografica in mano è il valore aggiunto di un Fotografo.
Grazie a Lucy, Paola e Daniele.
Vincenzo Galluccio Vincenzo Galluccio Messaggio 14 di 30
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Mi ha toccato il lavoro di Daniele Deriu, non per la sua bellezza o la profondità d'animo mostrata attraverso le fotografie,ma per quelle poche parole pronunciate da Daniele che ho apprezzato e sentite mie per l'assente banalità. Mi sembra di trovarmi di fronte ad un lavoro vero anche se, non me ne vogliate, la fotografia, anche questa fotografia, ha finito per mistificarlo. Io parlo a nome del mio mestiere di medico, in quanto il fotografo ho smesso di farlo da tanto,e la fotografia mi interessa molto meno rispetto ad ieri perché il digitale ha vomitato una quantità di immagini tali che a volte trovare un "Daniele" è come trovare un ago in un pagliaio. Io guardo le foto di Deriu con grande difficoltà, perché gli occhi si sono abituati ad altro in quanto lo sguardo è un gusto malfamato che facilmente può essere mortificato da "cattive visioni"così come accade per il gusto e la "cattiva digestione”.La verità più vera è che le donne, tutte le donne, sono più coraggiose, affrontano il parto in una maniera più serena di quanto lo facciano i loro compagni , si tengono le ferite con più coraggio ma anche con più vergogna . Le donne nascondono le ferite gli uomini tendono a mostrarle, ma solo dopo che son guarite e non più “infette”. Le donne sono più fiere. La donna meno fiera è sempre più fiera dell'uomo più fiero che entra in una sala operatoria. Io non parlo della vita in genere, parlo della vita che si trascorre tra esseri umani, medici e pazienti, in un ospedale che è come un confessionale, dove non si confessano peccati ma solo dolori e, perdonatemi la banalità gioie. Mi è piaciuta quella donna che ha detto "io sono quella da chiamare....quando c'è bisogno”. Ecco io spero, al di là delle chiacchiere e delle belle fotografie, di trovarmi di fronte a persone "da chiamare in caso di bisogno” . Ecco io spero questo ! Vincenzo
Elvio Bartoli 2 Elvio Bartoli 2 Messaggio 15 di 30
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Racconti che colpiscono duro, non basso ma profondo. I ritratti, che già da soli sono notevoli, danno forza ai testi a corredo e viceversa. Potenza delle immagini e della parola.
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