INTERVENTO DELL'AUTORE:
"Piccola aggiunta:
Penso che se nello scattare inquadrassi un volto darei una collocazione precisa nel senzo che Lui, quel volto, è il protagonista.
Nei miei scatti difficilmente si vedono persone ben identificate perché quello che cerco di raccontare o di mettere in risalto è di tutti e può capitare a tutti".
In effetti le cose si complicano se il giudizio si imposta fermamente sul concetto "o con me o contro di me" Questo si fa e questo no ......credo che in questo campo la verità in tasca non l'ha mai avuta nessuno.
Ti rinnovo i complimenti personali autore.
Quello che mi ha insegnato la mia vita sinora è che nella contrapposizione di due pensieri "estremi", la verità quasi sempre predilige stare nel mezzo.
C'è chi pensa di ritenere un ospedale come luogo "off limits" per chi fa fotografia, troppo dolore lì dentro, troppi sentimenti ed emozioni personali per essere raccontati fuori e c'è chi pensa che il "diritto" del racconto dia in automatico il diritto di aprire tutte le porte anche se tra i commentatori di questo scatto non c'è stato nessuno a dar voce a questo pensiero.
Sono entrambe correnti di pensiero che potrebbero essere ben supportate con solide argomentazioni. Ne potremmo trovare una quantità infinita...ma alla fine sappiamo tutti benissimo dove andrà a collocarsi il famoso ago della bilancia...
Evitiamo accanimenti terapeutici per tenere in vita quelle nostre idee che dovessero risultare essere eccessivamente estreme.
Francamente avrei preferito che esponessi
il tuo punto di vista e non quello degli altri......
Con tutto il rispetto x Arnaldo e Francesco
fotografi che io stimo molto........
Poi ognuno di noi ha una lettura diversa sulla fotografia,
il punto pero' e' l'esecuzione,
il mezzo con cui si e' ottenuta,
e sopratutto il luogo......
amico mio, tu sei un ospedale......
sei in posto dove la gente...
o guarisce, oppure muore........
Vuoi discutere con me di etica?
o di fotografia?
Perche' se parliamo di etica questo e' uno scatto che non andava fatto,,,,
vicino o lontano x me e' la stessa cosa............
(tranne se te lo costruivi tu con il soggetto)
Se vuoi parlare di fotografia.......
io come fotografo immagino un capolavoro
in cui si fotografa un'uomo con lo sguardo nel vuoto
mentre aspetta un esito, una notizia, bella o brutta,,,,
aspetta, aspetta nel suo silenzio,,,,,,,
immerso nei suoi mille pensieri,
aspetta che una porta chiamata speranza
rompa quel silenzio,
si aspetta una maniglia che giri,
si aspetta l'esito della vita e della morte,
si aspetta che finisca quella sofferenza,
si aspetta senza mai guardare l'orologio,
non si puo' chiedere,
bisogna aspettare, aspettare, aspettare.....
Prova x un attimo ad immaginare
una porta,una maniglia a fuoco
e una figura sfocata che la osserva,
tutto cio' nel tuo ospedale........
il viso e' sfocato,
la foto e' stupenda?
e' da publicare?
di cosa stiamo discutendo?
di etica?
o di fotografia?
INTERVENTO DELL'AUTORE:
"Sono in accordo con quanto scrivi ma......
Se io avessi volutamente scattato in questa meniera per evidenziare (come qualcuno ha scritto) la solitudine di certe situazioni!
Vedi il commento di Arnaldo P., che per quanto mi riguarda ha centrato in pieno la lettura.
Ma direi che tutti nei loro commenti hanno detto una verità.
Poi se devo spiegarti come io la penso, beh presto fatto: dal commento di Francesco T.
"Quello che spesso non tollero nel raccontare, prevalentemente in modo "giornalistico" e per come si intende ultimamente spesso il reportage, è la mancanza assoluta di rispetto verso le persone (chiaramente per quelle che "non" sono consenzienti), che diventano involontari strumenti per raggiungere uno scopo, persone che vengono così utilizzate (dovrei dire mercificate) all'altare della "notizia prima di tutto".
Questo è invece uno scatto onesto, rispettoso".
Condivido e non avrei saputo dirlo in maniera più giusta.
Questo è il mio modo di fotografare!!.
rispondo all'autore....
Effettivamente ci sono anche casi estremi...
vedi questo...
diciamo che se fossi stato al posto tuo,
dopo aver stabilito un contatto,
il soggetto mi confessa che sta vivendo un triste momento.......
personalmente io mi defilo...
e non mi sogno neanche di fare uno scatto da lontano....
non e' privacy, ma rispetto verso il dolore altrui,
non e' che scattando da lontano la mia coscienza e' a posto.....
se invece mi confessa che sta aspettando x una cosa non grave, gli spiego quello che voglio fare
e come un regista mi creo un personaggio,
a volte puo' risultare finto, altre volte vero, puo' rifiutare...
tutto ma con la consapevolezza che non sto invadendo nessuno....
poi ci sono casi e casi,
quando scattai lacrime nella notte
alcuni mi accusarono di cinismo fotografico,
in questo caso la sofferenza,
non e' voluta,
scattavo in sequenza dopo aver chiesto il permesso,
durante gli scatti il soggetto si commuove,
e scattando a raffica catturo la lacrima,
subito smetto,
ma la lacrima era gia' in macchina,
io volevo solo immortalare un momento di fame,
sono stato molto combattuto prima di publicarla,
poi alla fine.......
cinismo?
non ho rispettato la privacy?
forse, ma non mi andava di cestinare un lavoro cosi'..
La fotografia non e' una scienza,
anche se ci sono delle regole,
esse sono dettate dalla nostra coscienza,
ognuno di noi agisce come meglio crede,
forse siamo un po' usciti dai binari con questa discussione,
il tuo lavoro e' molto bello,
concettualmente mi piace tanto,
pero' con la mia osservazione volevo solo farti capire
il modo di vedere un lavoro,
nessuna pretesa che tutto cio' venga condiviso,
e' il mio punto di vista,
pero' se tu mi scrivi che= sei convinto che i limiti esistono...
e che non tutto e' permesso...
da un lato di devo dare ragione, perche' e' assolutamente vero....
dall'altro ti devo contraddire
perche' tu lo scatto l'hai fatto
e se x privacy o rispetto non hai chiesto il permesso,
perche' tanto la faccia non si vede
dato che sei lontano......
da parte mia hai fotografato solo un'ospedale
con un uomo seduto che guarda, credo nel telefonino,
allora scusami, a quel punto, aspetto che abbassi lo
sguardo e lo dia nel vuoto,,,,,,
se propio devo rubare uno scatto,
se permetti, rubo bene... o no?
Se invece trovandomi in ospedale,
(con la macchina fotografica)
cosa che io non ho mai fatto.....
c'e un uomo che soffre.....
onestamente x coscienza, mia,
forse non credo che mi metterei a scattare...
e onestamente......
non ci vado in un ospedale con la macchina fotografica,
e se decidessi di andarci....
ogni scatto, vicino o lontano,,,,
deve essere approvato...
solo x coscienza,,,,,,
INTERVENTO DELL'AUTORE:
"@ Seby P.
Hai scritto: sono un fotografo e di conseguenza
dato che amo la fotografia, cerco di non pormi limiti di sorta......
la soluzione e' semplice.....
io devo conoscere il mio personaggio...
non ho mai eseguito uno scatto di nascosto,
quello te ne riesce uno ogni mille,
occorre una preparazione di abbordaggio,
la macchina a tracollo....
stabilire un contatto...
e dopo chiedendo il permesso cominciare a
scattare......
Io i limiti li ho e sono quelli che mi impediscono di entrare nel privato.
Non sono un fotografo come tu dici di essere ma come te amo la fotografia,cerco di dire sempre qualcosa con le mi foto ma lo faccio con la massima dicrezione sopratutto quando sono in ballo sentimenti non proprio felici, se fotografo un artista di strada anch'io cerco il contatto.
Il discorso mi piace e vorrei approfondire chiedendoti: Te fotografo se vedi una persona in evidente stato di sconforto, hai il coraggio di stabilire un contatto per poterle chiedere di scattare fotografie? e non credi che il suo atteggiamento sarà sicuramente diverso dopo le tue richieste?
Sono convinto, anzi molto di più, che i limiti dobbiamo sempre porceli perché non tutto è permesso.
Se vuoi sarei lieto di leggere la tua risposta a queste mie domande.
@ Carmelo B. e Arnaldo P.
Le vostre chiavi di lettura sono veramente piacevoli e accurate denotano un'attenzione alle cose della vita.
Grazie davvero!
@ Francesco T.
Grazie mille anche a Te!
E colgo l'occasione per ringraziare anche Laura F.
e Teresa L.: il fatto che la mia foto faccia pensare mi rende particolarmente contento!".
Aggiungo una piccola nota al commento precedentemente scritto.
Amo immaginare che quel che vedo sia reale, come il fotografo lo vide: azzero mentalmente la postproduzione, che può essere a volte drastica ma comunque ammessa in questo sito, perciò il mio giudizio è da non considerare pienamente.
Ripeto che questa foto è forte, piena, la vedo vera, tralasciando la clonazione, come dimenticata.
Forse condizionato emotivamente dalla scena, chiedo scusa a tutti per questa esternazione....ma mi vedo come una comparsa in quella notte, quando mestamente mi fu detto che mio padre si era spento.
Vorrei precisare a scanso di equivoci un punto,
nel mio precedente intervento ho scritto che x una lettura piu' incisiva sarebbe bastato avvicinare la camera.......
Il punto e' che io ho un gran rispetto x la privacy...
non ho un 200 o 300 mm.....
pero' sono un fotografo e di conseguenza
dato che amo la fotografia, cerco di non pormi limiti di sorta......
la soluzione e' semplice.....
io devo conoscere il mio personaggio...
non ho mai eseguito uno scatto di nascosto,
quello te ne riesce uno ogni mille,
occorre una preparazione di abbordaggio,
la macchina a tracollo....
stabilire un contatto...
e dopo chiedendo il permesso cominciare a
scattare......
Forse il fatto che sono un ristoratore,
mi agevola molto, il contatto con la gente x me non e'
stato mai un problema, anzi.....
e non pretendo che altri fotografi adottino x forza il mio metodo.....
pero' trovandomi su agora',
un luogo dove poter esprimere e dare consigli..
mi permetto di scrivere cio''''......
il rispetto x la privacy e' importante...
e se eseguiamo questo piccolo stratagemma..
magari qualche cosa di positivo alla fine la tireremo fuori..... no??????
Se la sala d'aspetto è collocabile ovunque, il simbolo sulla porta dichiara inequivocabilmente dove si è.
Sala vuota, unico soggetto. Lontano. Solo. Disattendo allo scatto e a tutto il resto.
La sensazione che si evince non lascia tanti spazi alla fantasia, qui non è richiesta e forse non è neanche gradita. Lo stile non è da fotogiornalismo/reportage. Questa è fotografia concettuale e per tale è rappresentata. Non troppo vicina e distaccata quel tanto per ancora apprezzare i singoli dettagli.
Non è uno scatto dove la storia inizia e finisce chiudendo il cerchio del racconto.
L'Autore inizia il racconto, tocca a noi chiuderlo, ognuno per la propria sensibilità e le proprie personali esperienze.
Lo trovo uno scatto sensibile, ben fatto, con una inquadratura ottima. Tecnicamente ben eseguito e le forti luci che entrano dalle finestrature laterali rispetto alle luci ambientali, sono state ben gestite.
Quello che spesso non tollero nel raccontare, prevalentemente in modo "giornalistico" e per come si intende ultimamente spesso il reportage, è la mancanza assoluta di rispetto verso le persone (chiaramente per quelle che "non" sono consenzienti), che diventano involontari strumenti per raggiungere uno scopo, persone che vengono così utilizzate (dovrei dire mercificate) all'altare della "notizia prima di tutto".
Questo è invece uno scatto onesto, rispettoso e fatto con competenza.
INTERVENTO DELL'AUTORE:
"" @ Franco F.
Grazie per aver scritto che è un fotografia degna di nota!
@ Laura F.
Il tuo porti delle domande è proprio quello che volevo.
Mi spiego e in questo modo rispondo anche a Seby: molto spesso ci capitano situazioni dove la sofferenza lascia poco spazio alle parole e forse anche la presenza di persone crea difficoltà, ecco il motivo per il quale non ho voluto essere invadente nell'avvicinarmi
troppo e non credo che cogliere un'espressione del
soggetto avrebbe migliorato la situazione, anzi sono
convinto del contrario. Ho voluto scattare ma era mia
intenzione non entrare troppo nel privato, anche perché credo che l'atteggiamento dell'uomo sarebbe sicuramente cambiato.
@ Tommaso V.
Scusa ma credo che Laura prima di te abbia detto le
stesse cose!
@ Donato P.
Chiedo venia per la clonazione che devo ammettere mi è sfuggita per distrazione, chiedo scusa!
@ Rosalba C.S.
Tutto giusto quello che scrivi però credo che scattare in certe situazioni dove come ho detto non si desidera essere invadenti e dove la scena può cambiare
improvvisamente, qualche inesattezza nell'inquadratura e nei dettagli ci può stare, diciamo che forse e dico forse potrebbe essere una street in interni ( non
so come si chiama questo genere).
Grazie a Tutti".
Sembra un notturno," forse" ospedale settore medicina nucleare, luce ambiente, le lampade accese e l'altezza dell'inquadratura mi porta a pensare sia seduto con la macchina ben ferma sulle ginocchia o appoggiata alla sedia o ad un tavolo. A parte la posizione del fotografo condivido chi ha commentato prima di me lo spessore comunicativo della foto, Bilanciata nel suo insieme, fatico a trovare difetti, perfettamente illuminata nei dettagli con evidente e dominante velo di tristezza , racconta una storia di ordinaria solitudine, dove tutto è ordinato come lo è anche il silenzio.
Donato Palumbo 25/05/2011 23:22
ho avuto il sospetto che dietro ci fossi tu Carlo...complimenti
Enrico Casiraghi 24/05/2011 1:44
La foto è bella in se'.Non ha bisogno di grandi commenti e lunghe storie.
E. C:
Maricla Martiradonna 23/05/2011 8:17
INTERVENTO DELL'AUTORE:"Piccola aggiunta:
Penso che se nello scattare inquadrassi un volto darei una collocazione precisa nel senzo che Lui, quel volto, è il protagonista.
Nei miei scatti difficilmente si vedono persone ben identificate perché quello che cerco di raccontare o di mettere in risalto è di tutti e può capitare a tutti".
Arnaldo Pettazzoni 23/05/2011 8:12
In effetti le cose si complicano se il giudizio si imposta fermamente sul concetto "o con me o contro di me" Questo si fa e questo no ......credo che in questo campo la verità in tasca non l'ha mai avuta nessuno.Ti rinnovo i complimenti personali autore.
Francesco Torrisi 23/05/2011 0:27
Quello che mi ha insegnato la mia vita sinora è che nella contrapposizione di due pensieri "estremi", la verità quasi sempre predilige stare nel mezzo.C'è chi pensa di ritenere un ospedale come luogo "off limits" per chi fa fotografia, troppo dolore lì dentro, troppi sentimenti ed emozioni personali per essere raccontati fuori e c'è chi pensa che il "diritto" del racconto dia in automatico il diritto di aprire tutte le porte anche se tra i commentatori di questo scatto non c'è stato nessuno a dar voce a questo pensiero.
Sono entrambe correnti di pensiero che potrebbero essere ben supportate con solide argomentazioni. Ne potremmo trovare una quantità infinita...ma alla fine sappiamo tutti benissimo dove andrà a collocarsi il famoso ago della bilancia...
Evitiamo accanimenti terapeutici per tenere in vita quelle nostre idee che dovessero risultare essere eccessivamente estreme.
Seby Privitera 23/05/2011 0:07
Francamente avrei preferito che esponessiil tuo punto di vista e non quello degli altri......
Con tutto il rispetto x Arnaldo e Francesco
fotografi che io stimo molto........
Poi ognuno di noi ha una lettura diversa sulla fotografia,
il punto pero' e' l'esecuzione,
il mezzo con cui si e' ottenuta,
e sopratutto il luogo......
amico mio, tu sei un ospedale......
sei in posto dove la gente...
o guarisce, oppure muore........
Vuoi discutere con me di etica?
o di fotografia?
Perche' se parliamo di etica questo e' uno scatto che non andava fatto,,,,
vicino o lontano x me e' la stessa cosa............
(tranne se te lo costruivi tu con il soggetto)
Se vuoi parlare di fotografia.......
io come fotografo immagino un capolavoro
in cui si fotografa un'uomo con lo sguardo nel vuoto
mentre aspetta un esito, una notizia, bella o brutta,,,,
aspetta, aspetta nel suo silenzio,,,,,,,
immerso nei suoi mille pensieri,
aspetta che una porta chiamata speranza
rompa quel silenzio,
si aspetta una maniglia che giri,
si aspetta l'esito della vita e della morte,
si aspetta che finisca quella sofferenza,
si aspetta senza mai guardare l'orologio,
non si puo' chiedere,
bisogna aspettare, aspettare, aspettare.....
Prova x un attimo ad immaginare
una porta,una maniglia a fuoco
e una figura sfocata che la osserva,
tutto cio' nel tuo ospedale........
il viso e' sfocato,
la foto e' stupenda?
e' da publicare?
di cosa stiamo discutendo?
di etica?
o di fotografia?
Maricla Martiradonna 22/05/2011 21:57
INTERVENTO DELL'AUTORE:"Sono in accordo con quanto scrivi ma......
Se io avessi volutamente scattato in questa meniera per evidenziare (come qualcuno ha scritto) la solitudine di certe situazioni!
Vedi il commento di Arnaldo P., che per quanto mi riguarda ha centrato in pieno la lettura.
Ma direi che tutti nei loro commenti hanno detto una verità.
Poi se devo spiegarti come io la penso, beh presto fatto: dal commento di Francesco T.
"Quello che spesso non tollero nel raccontare, prevalentemente in modo "giornalistico" e per come si intende ultimamente spesso il reportage, è la mancanza assoluta di rispetto verso le persone (chiaramente per quelle che "non" sono consenzienti), che diventano involontari strumenti per raggiungere uno scopo, persone che vengono così utilizzate (dovrei dire mercificate) all'altare della "notizia prima di tutto".
Questo è invece uno scatto onesto, rispettoso".
Condivido e non avrei saputo dirlo in maniera più giusta.
Questo è il mio modo di fotografare!!.
Seby Privitera 22/05/2011 21:13
rispondo all'autore....Effettivamente ci sono anche casi estremi...
vedi questo...
diciamo che se fossi stato al posto tuo,
dopo aver stabilito un contatto,
il soggetto mi confessa che sta vivendo un triste momento.......
personalmente io mi defilo...
e non mi sogno neanche di fare uno scatto da lontano....
non e' privacy, ma rispetto verso il dolore altrui,
non e' che scattando da lontano la mia coscienza e' a posto.....
se invece mi confessa che sta aspettando x una cosa non grave, gli spiego quello che voglio fare
e come un regista mi creo un personaggio,
a volte puo' risultare finto, altre volte vero, puo' rifiutare...
tutto ma con la consapevolezza che non sto invadendo nessuno....
poi ci sono casi e casi,
quando scattai lacrime nella notte
alcuni mi accusarono di cinismo fotografico,
in questo caso la sofferenza,
non e' voluta,
scattavo in sequenza dopo aver chiesto il permesso,
durante gli scatti il soggetto si commuove,
e scattando a raffica catturo la lacrima,
subito smetto,
ma la lacrima era gia' in macchina,
io volevo solo immortalare un momento di fame,
sono stato molto combattuto prima di publicarla,
poi alla fine.......
cinismo?
non ho rispettato la privacy?
forse, ma non mi andava di cestinare un lavoro cosi'..
La fotografia non e' una scienza,
anche se ci sono delle regole,
esse sono dettate dalla nostra coscienza,
ognuno di noi agisce come meglio crede,
forse siamo un po' usciti dai binari con questa discussione,
il tuo lavoro e' molto bello,
concettualmente mi piace tanto,
pero' con la mia osservazione volevo solo farti capire
il modo di vedere un lavoro,
nessuna pretesa che tutto cio' venga condiviso,
e' il mio punto di vista,
pero' se tu mi scrivi che= sei convinto che i limiti esistono...
e che non tutto e' permesso...
da un lato di devo dare ragione, perche' e' assolutamente vero....
dall'altro ti devo contraddire
perche' tu lo scatto l'hai fatto
e se x privacy o rispetto non hai chiesto il permesso,
perche' tanto la faccia non si vede
dato che sei lontano......
da parte mia hai fotografato solo un'ospedale
con un uomo seduto che guarda, credo nel telefonino,
allora scusami, a quel punto, aspetto che abbassi lo
sguardo e lo dia nel vuoto,,,,,,
se propio devo rubare uno scatto,
se permetti, rubo bene... o no?
Se invece trovandomi in ospedale,
(con la macchina fotografica)
cosa che io non ho mai fatto.....
c'e un uomo che soffre.....
onestamente x coscienza, mia,
forse non credo che mi metterei a scattare...
e onestamente......
non ci vado in un ospedale con la macchina fotografica,
e se decidessi di andarci....
ogni scatto, vicino o lontano,,,,
deve essere approvato...
solo x coscienza,,,,,,
Maricla Martiradonna 21/05/2011 17:28
INTERVENTO DELL'AUTORE:"@ Seby P.
Hai scritto: sono un fotografo e di conseguenza
dato che amo la fotografia, cerco di non pormi limiti di sorta......
la soluzione e' semplice.....
io devo conoscere il mio personaggio...
non ho mai eseguito uno scatto di nascosto,
quello te ne riesce uno ogni mille,
occorre una preparazione di abbordaggio,
la macchina a tracollo....
stabilire un contatto...
e dopo chiedendo il permesso cominciare a
scattare......
Io i limiti li ho e sono quelli che mi impediscono di entrare nel privato.
Non sono un fotografo come tu dici di essere ma come te amo la fotografia,cerco di dire sempre qualcosa con le mi foto ma lo faccio con la massima dicrezione sopratutto quando sono in ballo sentimenti non proprio felici, se fotografo un artista di strada anch'io cerco il contatto.
Il discorso mi piace e vorrei approfondire chiedendoti: Te fotografo se vedi una persona in evidente stato di sconforto, hai il coraggio di stabilire un contatto per poterle chiedere di scattare fotografie? e non credi che il suo atteggiamento sarà sicuramente diverso dopo le tue richieste?
Sono convinto, anzi molto di più, che i limiti dobbiamo sempre porceli perché non tutto è permesso.
Se vuoi sarei lieto di leggere la tua risposta a queste mie domande.
@ Carmelo B. e Arnaldo P.
Le vostre chiavi di lettura sono veramente piacevoli e accurate denotano un'attenzione alle cose della vita.
Grazie davvero!
@ Francesco T.
Grazie mille anche a Te!
E colgo l'occasione per ringraziare anche Laura F.
e Teresa L.: il fatto che la mia foto faccia pensare mi rende particolarmente contento!".
Arnaldo Pettazzoni 21/05/2011 13:38
Aggiungo una piccola nota al commento precedentemente scritto.Amo immaginare che quel che vedo sia reale, come il fotografo lo vide: azzero mentalmente la postproduzione, che può essere a volte drastica ma comunque ammessa in questo sito, perciò il mio giudizio è da non considerare pienamente.
Ripeto che questa foto è forte, piena, la vedo vera, tralasciando la clonazione, come dimenticata.
Forse condizionato emotivamente dalla scena, chiedo scusa a tutti per questa esternazione....ma mi vedo come una comparsa in quella notte, quando mestamente mi fu detto che mio padre si era spento.
Seby Privitera 20/05/2011 20:48
Vorrei precisare a scanso di equivoci un punto,nel mio precedente intervento ho scritto che x una lettura piu' incisiva sarebbe bastato avvicinare la camera.......
Il punto e' che io ho un gran rispetto x la privacy...
non ho un 200 o 300 mm.....
pero' sono un fotografo e di conseguenza
dato che amo la fotografia, cerco di non pormi limiti di sorta......
la soluzione e' semplice.....
io devo conoscere il mio personaggio...
non ho mai eseguito uno scatto di nascosto,
quello te ne riesce uno ogni mille,
occorre una preparazione di abbordaggio,
la macchina a tracollo....
stabilire un contatto...
e dopo chiedendo il permesso cominciare a
scattare......
Forse il fatto che sono un ristoratore,
mi agevola molto, il contatto con la gente x me non e'
stato mai un problema, anzi.....
e non pretendo che altri fotografi adottino x forza il mio metodo.....
pero' trovandomi su agora',
un luogo dove poter esprimere e dare consigli..
mi permetto di scrivere cio''''......
il rispetto x la privacy e' importante...
e se eseguiamo questo piccolo stratagemma..
magari qualche cosa di positivo alla fine la tireremo fuori..... no??????
laura fogazza 20/05/2011 13:44
@Autore...secondo me hai reso perfettamente l'idea con estrema delicatezza e giustissimo rispetto...e la tua immagine dice molto bene tutto ciò...
laura
Francesco Torrisi 19/05/2011 12:34
Se la sala d'aspetto è collocabile ovunque, il simbolo sulla porta dichiara inequivocabilmente dove si è.Sala vuota, unico soggetto. Lontano. Solo. Disattendo allo scatto e a tutto il resto.
La sensazione che si evince non lascia tanti spazi alla fantasia, qui non è richiesta e forse non è neanche gradita. Lo stile non è da fotogiornalismo/reportage. Questa è fotografia concettuale e per tale è rappresentata. Non troppo vicina e distaccata quel tanto per ancora apprezzare i singoli dettagli.
Non è uno scatto dove la storia inizia e finisce chiudendo il cerchio del racconto.
L'Autore inizia il racconto, tocca a noi chiuderlo, ognuno per la propria sensibilità e le proprie personali esperienze.
Lo trovo uno scatto sensibile, ben fatto, con una inquadratura ottima. Tecnicamente ben eseguito e le forti luci che entrano dalle finestrature laterali rispetto alle luci ambientali, sono state ben gestite.
Quello che spesso non tollero nel raccontare, prevalentemente in modo "giornalistico" e per come si intende ultimamente spesso il reportage, è la mancanza assoluta di rispetto verso le persone (chiaramente per quelle che "non" sono consenzienti), che diventano involontari strumenti per raggiungere uno scopo, persone che vengono così utilizzate (dovrei dire mercificate) all'altare della "notizia prima di tutto".
Questo è invece uno scatto onesto, rispettoso e fatto con competenza.
Bravo Autore.
Maricla Martiradonna 19/05/2011 0:03
INTERVENTO DELL'AUTORE:"" @ Franco F.
Grazie per aver scritto che è un fotografia degna di nota!
@ Laura F.
Il tuo porti delle domande è proprio quello che volevo.
Mi spiego e in questo modo rispondo anche a Seby: molto spesso ci capitano situazioni dove la sofferenza lascia poco spazio alle parole e forse anche la presenza di persone crea difficoltà, ecco il motivo per il quale non ho voluto essere invadente nell'avvicinarmi
troppo e non credo che cogliere un'espressione del
soggetto avrebbe migliorato la situazione, anzi sono
convinto del contrario. Ho voluto scattare ma era mia
intenzione non entrare troppo nel privato, anche perché credo che l'atteggiamento dell'uomo sarebbe sicuramente cambiato.
@ Tommaso V.
Scusa ma credo che Laura prima di te abbia detto le
stesse cose!
@ Donato P.
Chiedo venia per la clonazione che devo ammettere mi è sfuggita per distrazione, chiedo scusa!
@ Rosalba C.S.
Tutto giusto quello che scrivi però credo che scattare in certe situazioni dove come ho detto non si desidera essere invadenti e dove la scena può cambiare
improvvisamente, qualche inesattezza nell'inquadratura e nei dettagli ci può stare, diciamo che forse e dico forse potrebbe essere una street in interni ( non
so come si chiama questo genere).
Grazie a Tutti".
Arnaldo Pettazzoni 18/05/2011 23:43
Sembra un notturno," forse" ospedale settore medicina nucleare, luce ambiente, le lampade accese e l'altezza dell'inquadratura mi porta a pensare sia seduto con la macchina ben ferma sulle ginocchia o appoggiata alla sedia o ad un tavolo. A parte la posizione del fotografo condivido chi ha commentato prima di me lo spessore comunicativo della foto, Bilanciata nel suo insieme, fatico a trovare difetti, perfettamente illuminata nei dettagli con evidente e dominante velo di tristezza , racconta una storia di ordinaria solitudine, dove tutto è ordinato come lo è anche il silenzio.