146. Paolo Mensa Degli Esposti
Mostra online di Paolo Mensa Degli Esposti: "Nawel".
Il racconto di una storia bellissima ed emozionante, di un incontro intensamente umano, di sentimenti spontanei di accoglienz, amicizia e solidarietà: ecco la mostra online di questa settimana, dedicata a una bambina berbera e alla sua famiglia incontrati da Paolo durante un viaggio in Marocco.
Leggete il bellissimo racconto scritto da Paolo:
"Viaggio per il Marocco da qualche anno, e seguo "tracce di viaggio che si compongono sulla strada"... incontri imprevisti che fanno l'itinerario della esperienza che vivrò. In quest'ultimo viaggio, nella zona di Errachidia, in una località che avrei successivamente conosciuto come Barrage, ho deciso di dare un passaggio in auto a una anziana coppia che sedeva sul ciglio della strada con due enormi sacchi di farina e cereali. Le persone parlavano solo arabo e a gesti mi hanno indicato la strada da seguire, che dopo svariati chilometri giungeva al ciglio di un fiume, affluente di un lago artificiale (da qui il nome Barrage). Raccolti i sacchi, ho attraversato il fiume sui ciottoli, per aiutarli a raggiungere la loro casa fatta di pietre. Dalla casetta di pietra ci sono venuti incontro un ragazzo e una bambina.
La storia fotografica narra di questo incontro con questa famiglia di 5 figli (più 3 bambini figli dei figli) che vivono di allevamento di capre e di un piccolo orto, senza luce né acqua (usano il fiume).
II ragazzo ha 20 anni e fa il militare nella zona occupata dal Marocco, nel Sahara Occidentale. Ha smesso di studiare all'età di otto anni così come le altre sorelle. La piccola Nawel ha otto anni adesso e rischia la stessa cosa. Nell'incontrare questa famiglia, che senza indugio ha voluto trattenermi, dandomi completa ospitalità (ho dormito nell'unica stanza vivibile, mentre loro si sono arrangiati tra la cucina e il magazzino), ho vissuto una esperienza nuova (in mezzo alle altre) sulla spontanea voglia di comunicare dei Berberi (l'etnia originaria di questa parte del Marocco), sulla curiosità verso lo straniero e il piacere di condividere il poco che hanno.
Tutta la famiglia e alcuni loro amici si sono radunati dal pomeriggio per suonare e cantare, come a una festa. La piccola Nawel, orgogliosa della sua bellezza e della sua allegria, si è prestata al mio obiettivo ed è stata "principessa" del clan familiare per tutta la giornata e la sera, di canti e balli. Con lo zio di Nawel (l'unico a parlare un poco di francese) ho trovato una condivisione che ha fatto accettare un mio apporto economico attuale e futuro, al fine di aiutarla a proseguire gli studi. E a settembre ritornerò da loro".
Il racconto di una storia bellissima ed emozionante, di un incontro intensamente umano, di sentimenti spontanei di accoglienz, amicizia e solidarietà: ecco la mostra online di questa settimana, dedicata a una bambina berbera e alla sua famiglia incontrati da Paolo durante un viaggio in Marocco.
Leggete il bellissimo racconto scritto da Paolo:
"Viaggio per il Marocco da qualche anno, e seguo "tracce di viaggio che si compongono sulla strada"... incontri imprevisti che fanno l'itinerario della esperienza che vivrò. In quest'ultimo viaggio, nella zona di Errachidia, in una località che avrei successivamente conosciuto come Barrage, ho deciso di dare un passaggio in auto a una anziana coppia che sedeva sul ciglio della strada con due enormi sacchi di farina e cereali. Le persone parlavano solo arabo e a gesti mi hanno indicato la strada da seguire, che dopo svariati chilometri giungeva al ciglio di un fiume, affluente di un lago artificiale (da qui il nome Barrage). Raccolti i sacchi, ho attraversato il fiume sui ciottoli, per aiutarli a raggiungere la loro casa fatta di pietre. Dalla casetta di pietra ci sono venuti incontro un ragazzo e una bambina.
La storia fotografica narra di questo incontro con questa famiglia di 5 figli (più 3 bambini figli dei figli) che vivono di allevamento di capre e di un piccolo orto, senza luce né acqua (usano il fiume).
II ragazzo ha 20 anni e fa il militare nella zona occupata dal Marocco, nel Sahara Occidentale. Ha smesso di studiare all'età di otto anni così come le altre sorelle. La piccola Nawel ha otto anni adesso e rischia la stessa cosa. Nell'incontrare questa famiglia, che senza indugio ha voluto trattenermi, dandomi completa ospitalità (ho dormito nell'unica stanza vivibile, mentre loro si sono arrangiati tra la cucina e il magazzino), ho vissuto una esperienza nuova (in mezzo alle altre) sulla spontanea voglia di comunicare dei Berberi (l'etnia originaria di questa parte del Marocco), sulla curiosità verso lo straniero e il piacere di condividere il poco che hanno.
Tutta la famiglia e alcuni loro amici si sono radunati dal pomeriggio per suonare e cantare, come a una festa. La piccola Nawel, orgogliosa della sua bellezza e della sua allegria, si è prestata al mio obiettivo ed è stata "principessa" del clan familiare per tutta la giornata e la sera, di canti e balli. Con lo zio di Nawel (l'unico a parlare un poco di francese) ho trovato una condivisione che ha fatto accettare un mio apporto economico attuale e futuro, al fine di aiutarla a proseguire gli studi. E a settembre ritornerò da loro".
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