Alberto Angelici ne "Il ventre di Parigi" per la nuova Mostr
” Varca le porte di floreali intrecci, scendi negli antri grigi e penetra con il mètro nel “ventre di Parigi”. Quale introduzione migliore dei versi della poetessa Chiara Moimas, che aprono la presentazione alla Mostra on Line di Alberto Angelici
Scorrono, queste 23 Fotografie virate in una tonalità di acciaio e di ombra “con esso ho cercato di rendere, o meglio interpretare l’atmosfera vagamente disumanizzante (da società post-atomica) di quel vasto mondo sotterraneo, la luce fredda che spesse volte pervade le stazioni delle sotterranee, specie quelle datate, e le stesse carrozze, nel contempo enfatizzando il senso d’isolamento che si percepisce fra le persone, sia in attesa sulle banchine che all’interno dei convogli” , come quadri di ordinaria vita di una delle metropoli più suggestive e iconiche del mondo.
Nelle arterie pulsanti della metropolitana, si susseguono scene di vita “Quattro milioni e mezzo di persone trasportate ogni giorno, 16 linee, 303 stazioni, 220 km di binari, tunnel, passaggi, scale, ascensori, gallerie. Il metro di Parigi è un mondo” ci racconta Alberto, nel suo testo di presentazione, che scorre anch’esso davanti ai nostri occhi, come voce narrante di un film intimista, uno sguardo attento e dosatissimo tra poetica e documentazione, fitto di dettagli, ognuno dei quali racconta a sua volta altre storie.
Viaggiatore empatico, Alberto firma il suo “Ventre di Parigi” lasciandoci viaggiatori ideali in un percorso tracciato dalla sua passione, sfiorati da “Una lunga folata d’aria che sa di polvere bruciata, plastica e ruggine. Arriva il treno. Come se il suonare suadente di un piffero magico avesse accompagnato l’aria spinta nel tunnel dal treno, le persone in attesa tornano in vita accalcandosi nei pressi delle porte che stanno per spalancarsi” ….. buon viaggio …..
http://www.fotocommunity.it/soggetti/al ... lici/20057
Scorrono, queste 23 Fotografie virate in una tonalità di acciaio e di ombra “con esso ho cercato di rendere, o meglio interpretare l’atmosfera vagamente disumanizzante (da società post-atomica) di quel vasto mondo sotterraneo, la luce fredda che spesse volte pervade le stazioni delle sotterranee, specie quelle datate, e le stesse carrozze, nel contempo enfatizzando il senso d’isolamento che si percepisce fra le persone, sia in attesa sulle banchine che all’interno dei convogli” , come quadri di ordinaria vita di una delle metropoli più suggestive e iconiche del mondo.
Nelle arterie pulsanti della metropolitana, si susseguono scene di vita “Quattro milioni e mezzo di persone trasportate ogni giorno, 16 linee, 303 stazioni, 220 km di binari, tunnel, passaggi, scale, ascensori, gallerie. Il metro di Parigi è un mondo” ci racconta Alberto, nel suo testo di presentazione, che scorre anch’esso davanti ai nostri occhi, come voce narrante di un film intimista, uno sguardo attento e dosatissimo tra poetica e documentazione, fitto di dettagli, ognuno dei quali racconta a sua volta altre storie.
Viaggiatore empatico, Alberto firma il suo “Ventre di Parigi” lasciandoci viaggiatori ideali in un percorso tracciato dalla sua passione, sfiorati da “Una lunga folata d’aria che sa di polvere bruciata, plastica e ruggine. Arriva il treno. Come se il suonare suadente di un piffero magico avesse accompagnato l’aria spinta nel tunnel dal treno, le persone in attesa tornano in vita accalcandosi nei pressi delle porte che stanno per spalancarsi” ….. buon viaggio …..
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....dalle parole di lucy " una luce fredda e disumanizzante, metallica" si ha l'esatto senso, l'invito a sfogliare quel racconto e condividere esattamente la stessa sua emozione...... è un distillato di umanità, una manciata di secondi presi da ventiquattro ore....indifferenza, fretta, sentimenti sia fuori che dentro alle lamiere di una carrozza, sento l'odore pungente e fastidioso dell'aria forzata e viziata da odori nauseanti....una vita sotterranea.... un regno di un Dio minore.
Di certo i complimenti da parte mia ti sono più che dovuti.
Di certo i complimenti da parte mia ti sono più che dovuti.