15.06.14, 22:43
Messaggio 16 di 36
Grazie Luca
il tuo intervento muove commozione in me, dalla passione che aveva Ghirri all'amore di Paola per suo marito, per il loro lavoro prezioso. Si sente che anche tu hai speso ore e ore della tua vita nella ricerca fotografica, a volte mi dico meno male che sei in questo sito...i tuoi interventi sono delle vere e proprie risorse, i tuoi ricordi fotografici, su tutto quello che ti è capitato in questo mondo fotografico sono lezioni oltre che di fotografia di vita vera....Ghirri diceva che fare il fotografo è percorrere il mondo e tu lo hai percorso in lungo e largo, e io sono orgogliosa di conoscerti e sapere che pensi di me quello che hai detto sopra, questo mi dà modo di andare avanti, di allontanarmi qualche volta dalla realtà con la mia macchina cattura-silenzi alla ricerca come diceva Ghirri dei "dolci luoghi", luoghi che si capiscono meglio ripensando a come ci sentivamo da bambini, quando andavamo a giocare in un giardino, perchè diceva <rimane intatto il senso felice di appartenenza>...l'illusione di appartenere a un luogo, che è un altro effetto della visione naturale e la visione naturale è sempre sorpresa, un riaprire gli occhi, anche per me che ormai ne ho pochi, sul mondo... E poi quante altre cose diceva, tipo che voleva fotografare "il respiro della terra", qui c'è solo della poesia dentro...e lui ce l'aveva in quelle dita che scattavano...e quando parlava del <sentimento di stare al mondo> mi ricorda mio padre che lo diceva spesso, come stupore e meraviglia per tutto quello che c'è.... Se penso che anch'io lo vorrei fare e sembra quasi di non aver più il tempo e gli occhi per farlo mi vien da non dormir di notte:-) perchè sento che ancora molto ho da fare, da fotografare, da ricercare in questo Polesine malato ...e lui con il suo talento in pochi anni ha smosso montagne nel mondo della fotografia rivoluzionando il modo di vedere...Grande Ghirri e grande Luca che mi ha convinto a studiarlo il Luigi come il Mario l'amore mio che resta il sogno il poeta pazzo e anarchico che amo di più in Fotografia...
grazie amico mio....
il tuo intervento muove commozione in me, dalla passione che aveva Ghirri all'amore di Paola per suo marito, per il loro lavoro prezioso. Si sente che anche tu hai speso ore e ore della tua vita nella ricerca fotografica, a volte mi dico meno male che sei in questo sito...i tuoi interventi sono delle vere e proprie risorse, i tuoi ricordi fotografici, su tutto quello che ti è capitato in questo mondo fotografico sono lezioni oltre che di fotografia di vita vera....Ghirri diceva che fare il fotografo è percorrere il mondo e tu lo hai percorso in lungo e largo, e io sono orgogliosa di conoscerti e sapere che pensi di me quello che hai detto sopra, questo mi dà modo di andare avanti, di allontanarmi qualche volta dalla realtà con la mia macchina cattura-silenzi alla ricerca come diceva Ghirri dei "dolci luoghi", luoghi che si capiscono meglio ripensando a come ci sentivamo da bambini, quando andavamo a giocare in un giardino, perchè diceva <rimane intatto il senso felice di appartenenza>...l'illusione di appartenere a un luogo, che è un altro effetto della visione naturale e la visione naturale è sempre sorpresa, un riaprire gli occhi, anche per me che ormai ne ho pochi, sul mondo... E poi quante altre cose diceva, tipo che voleva fotografare "il respiro della terra", qui c'è solo della poesia dentro...e lui ce l'aveva in quelle dita che scattavano...e quando parlava del <sentimento di stare al mondo> mi ricorda mio padre che lo diceva spesso, come stupore e meraviglia per tutto quello che c'è.... Se penso che anch'io lo vorrei fare e sembra quasi di non aver più il tempo e gli occhi per farlo mi vien da non dormir di notte:-) perchè sento che ancora molto ho da fare, da fotografare, da ricercare in questo Polesine malato ...e lui con il suo talento in pochi anni ha smosso montagne nel mondo della fotografia rivoluzionando il modo di vedere...Grande Ghirri e grande Luca che mi ha convinto a studiarlo il Luigi come il Mario l'amore mio che resta il sogno il poeta pazzo e anarchico che amo di più in Fotografia...
grazie amico mio....
anche da parte mia grazie Cristina :)
Cosi', leggendoti tra i frammenti delle "sue" lezioni, sino alla soglia del finito:
"Per non morire nelle galere del finito infinitiamo la finitudine"
Eliot...
"Per non morire nelle galere del finito infinitiamo la finitudine"
Eliot...
Che dire...anche io ringrazio.
E anche per me le "lezioni" di Ghirri hanno avuto una valenza importante..non solo per quanto riguarda la Fotografia.
I suoi scritti sono risultati utili ugualmente nella Vita.
E anche per me le "lezioni" di Ghirri hanno avuto una valenza importante..non solo per quanto riguarda la Fotografia.
I suoi scritti sono risultati utili ugualmente nella Vita.
18.06.14, 11:57
Messaggio 20 di 36
grazie Stefano
grazie Giorgio
grazie Cristian
è sempre importante la vs. presenza
...
potrei dire (rubando le parole a Gianni Celati) che le foto di Ghirri sono dei veri e propri racconti d'osservazione
grazie Giorgio
grazie Cristian
è sempre importante la vs. presenza
...
potrei dire (rubando le parole a Gianni Celati) che le foto di Ghirri sono dei veri e propri racconti d'osservazione
29.06.14, 18:43
Messaggio 21 di 36
Ritorno per cercare ancora l'anima di questo uomo...
Le campagne per lui erano lo spazio dove tutto è sospeso tra passato e futuro e dove il mondo può esserei immaginatocome una visione che dà ancora stupore. Le campagne erano per lui l'ultimo luogo dove si possono avere delle visioni, dove si può immaginare l'immensità dello spazio, attraverso l'orizzonte che ci avvolge.
Postfazione G. Celati, Lezioni di fotografia di Luigi Ghirri.
Le campagne per lui erano lo spazio dove tutto è sospeso tra passato e futuro e dove il mondo può esserei immaginatocome una visione che dà ancora stupore. Le campagne erano per lui l'ultimo luogo dove si possono avere delle visioni, dove si può immaginare l'immensità dello spazio, attraverso l'orizzonte che ci avvolge.
Postfazione G. Celati, Lezioni di fotografia di Luigi Ghirri.
just sitting here in the silence, listening and breathing, strong work...
10.03.15, 08:32
Messaggio 23 di 36
thank you so much :) Dragomir
You are one of the most beautiful photographic discoveries that I've ever met in my walk.
I admire infinitely your photography and your great humanity
:)
You are one of the most beautiful photographic discoveries that I've ever met in my walk.
I admire infinitely your photography and your great humanity
:)
24.03.15, 13:48
Messaggio 24 di 36
[fc-foto:34017455]
L’ultima fotografia di Luigi Ghirri
È il paesaggio che diventa era mitica, è quasi un ritorno al tempo andato, di quando si scavavano fossi che diventavano confini. Ma in questa fotografia di Luigi i confini sembrano non esistere, come se lui guardasse da una finestra di una casa spenta il mondo scomparire piano, piano.
Luigi disegna i propri confini dividendo a metà quella buona terra lontanamente ricca di sudore.
Siamo già negli anni che l’agraria si affida interamente ai mezzi meccanici e questa fotografia si fa sogno e nostalgia di quando la campagna era intensamente vissuta.
Ghirri attraverso la sua fotografia dà sguardo e nomi alle cose e qui lo sguardo si allarga come in un abbraccio di nebbia che nasconde quel mondo antico e silenzioso dei padri contadini, quel mondo fatto di tanto niente ma che era indispensabile e vitale.
Luigi imbastisce memorie della Bassa vissute dentro inverni di smemoratezza, con la sua osservazione intensa e intima della solitudine del mondo, di quella vita di provincia malinconica che porta vicino al sentimento di morte e assenza, come l'abbandono dell'agricoltura.
Luigi Ghirri ama ogni cosa della sua terra e di conseguenza ama quella nebbia che qui diventa velo da sposa, ordito nelle trame del suo tempo bambino, elegia struggente, poesia che trattiene tutto quel dolore che lui si porta dentro nel vedere le terre ormai abbandonate. Ma quel dolore gli dà modo di guardare alla vita semplice, alle piccole cose che gli stanno intorno. Quel dolore si trasforma in immagine, si rafforza in ricerca e testimonianza poi del paesaggio. Per lui fotografare i luoghi dà la coscienza di trovarsi sempre al confine tra conosciuto e ignoto indicando la fine di un sentimento di appartenenza. Lui è sorpreso da ogni cosa che gli fa ritrovare l’emozione dello spazio, della materia, delle ferite anche nelle cose più quotidiane.
La sua idea si perde in incantamento, in pura poesia visiva.
Questa sua ultima fotografia è il profondo respiro della terra, quell’ansare ormai lento e malato del mondo che gli uomini hanno trascurato e non hanno saputo custodire.
In questa immagine si legge tutto Il suo amore nel fotografare il presente disabitato che diventa sguardo che consola, esempio da inseguire.
Il testo è stato scritto e pensato da cristina finotto.
L’ultima fotografia di Luigi Ghirri
È il paesaggio che diventa era mitica, è quasi un ritorno al tempo andato, di quando si scavavano fossi che diventavano confini. Ma in questa fotografia di Luigi i confini sembrano non esistere, come se lui guardasse da una finestra di una casa spenta il mondo scomparire piano, piano.
Luigi disegna i propri confini dividendo a metà quella buona terra lontanamente ricca di sudore.
Siamo già negli anni che l’agraria si affida interamente ai mezzi meccanici e questa fotografia si fa sogno e nostalgia di quando la campagna era intensamente vissuta.
Ghirri attraverso la sua fotografia dà sguardo e nomi alle cose e qui lo sguardo si allarga come in un abbraccio di nebbia che nasconde quel mondo antico e silenzioso dei padri contadini, quel mondo fatto di tanto niente ma che era indispensabile e vitale.
Luigi imbastisce memorie della Bassa vissute dentro inverni di smemoratezza, con la sua osservazione intensa e intima della solitudine del mondo, di quella vita di provincia malinconica che porta vicino al sentimento di morte e assenza, come l'abbandono dell'agricoltura.
Luigi Ghirri ama ogni cosa della sua terra e di conseguenza ama quella nebbia che qui diventa velo da sposa, ordito nelle trame del suo tempo bambino, elegia struggente, poesia che trattiene tutto quel dolore che lui si porta dentro nel vedere le terre ormai abbandonate. Ma quel dolore gli dà modo di guardare alla vita semplice, alle piccole cose che gli stanno intorno. Quel dolore si trasforma in immagine, si rafforza in ricerca e testimonianza poi del paesaggio. Per lui fotografare i luoghi dà la coscienza di trovarsi sempre al confine tra conosciuto e ignoto indicando la fine di un sentimento di appartenenza. Lui è sorpreso da ogni cosa che gli fa ritrovare l’emozione dello spazio, della materia, delle ferite anche nelle cose più quotidiane.
La sua idea si perde in incantamento, in pura poesia visiva.
Questa sua ultima fotografia è il profondo respiro della terra, quell’ansare ormai lento e malato del mondo che gli uomini hanno trascurato e non hanno saputo custodire.
In questa immagine si legge tutto Il suo amore nel fotografare il presente disabitato che diventa sguardo che consola, esempio da inseguire.
Il testo è stato scritto e pensato da cristina finotto.
Forse arrivo un po' in ritardo, da mo non passavo in questo forum e mi ritrovo Cristina e Ghirri ... che bello leggere.
Ghirri, dopo di me il mio fotografo preferito ... va beh, sorvoliamo.
Ghirri, ce ne fosse un altro, quando ho visto, anni fa, per la prima volta le sue fotografie, le ho amate a prescindere, le ho amate ritrovando in quelle immagini un "bambino", è stato il mio primo pensiero e non sbagliavo, solo un bambino poteva avere quello "sguardo incantato" ... e ancora non avevo letto i suoi scritti.
Ghirri mi ha insegnato a fotografare le cose che non ci sono, l'isola che non c'è.
Luca ha ragione in tutto e anche tu Cri, specialmente quando lo ringrazi di essere qui.
Grazie Cri, un grande abbraccio.
EraS
Ghirri, dopo di me il mio fotografo preferito ... va beh, sorvoliamo.
Ghirri, ce ne fosse un altro, quando ho visto, anni fa, per la prima volta le sue fotografie, le ho amate a prescindere, le ho amate ritrovando in quelle immagini un "bambino", è stato il mio primo pensiero e non sbagliavo, solo un bambino poteva avere quello "sguardo incantato" ... e ancora non avevo letto i suoi scritti.
Ghirri mi ha insegnato a fotografare le cose che non ci sono, l'isola che non c'è.
Luca ha ragione in tutto e anche tu Cri, specialmente quando lo ringrazi di essere qui.
Grazie Cri, un grande abbraccio.
EraS
13.01.16, 14:11
Messaggio 26 di 36
grazie Eras
io quando ho visto le foto di Ghirri
mi sono sentita catapultata indietro nel tempo
sembravano le foto che si facevano in vacanza al mare
sembravano le foto di mio padre con quella misera macchinetta che aveva...
ma con lo stesso modo di guardare il mondo
le cose che ci passano vicine, quelle della vita vera, e molto spesso non ci accorgiamiamo di quanta poesia abbiano dentro
:)
io quando ho visto le foto di Ghirri
mi sono sentita catapultata indietro nel tempo
sembravano le foto che si facevano in vacanza al mare
sembravano le foto di mio padre con quella misera macchinetta che aveva...
ma con lo stesso modo di guardare il mondo
le cose che ci passano vicine, quelle della vita vera, e molto spesso non ci accorgiamiamo di quanta poesia abbiano dentro
:)
c'è da dire una cosa di Ghirri, era anche un grande "grafico". Hai mai provato a guardare una sua fotografia senza il passepartout bianco che Ghirri imponeva?
EraS
EraS
20.03.16, 14:26
Messaggio 28 di 36
grazie Eras per il tuo passaggio...
veramente io non ho mai visto foto di Ghirri con il passepartout dal vivo,
io le foto di Luigi le ho viste solo sui libri:) e non avevano cornici o altro ...
io ho solo visto che nelle sue foto coglieva vite che gli passavano accanto e
spesso guardandole ho visto che i personaggi erano come dentro in un quadro
o nei fondali che avevano dietro che quasi non si distinguevano talmente ne erano immersi dentro....
ciao :)
veramente io non ho mai visto foto di Ghirri con il passepartout dal vivo,
io le foto di Luigi le ho viste solo sui libri:) e non avevano cornici o altro ...
io ho solo visto che nelle sue foto coglieva vite che gli passavano accanto e
spesso guardandole ho visto che i personaggi erano come dentro in un quadro
o nei fondali che avevano dietro che quasi non si distinguevano talmente ne erano immersi dentro....
ciao :)
sui libri spesso non pubblicano la verità, Ghirri amava dare spazio intorno alle sue fotografie e, amava con quello spazio costringere chi guardava a limitare lo sguardo e andare oltre con la mente, non per niente usava sempre il bianco.
20.03.16, 21:13
Messaggio 30 di 36
:)
Due sono le tradizioni della fotografia, «farsi specchio della realtà» o «essere finestra sul mondo». «Io - dice Ghirri - personalmente ho sempre optato per la seconda declinazione». Ed è proprio questo uno dei punti rivelatori, la fotografia come finestra, come soglia aperta sul mondo. Nelle sue foto scopriamo diversi tipi di soglie, le vetrine che rispecchiano un reale che si fa immagine; gli stipiti, le colonne, gli elementi che fanno da quinta e che aprono su un paesaggio o uno spazio, come le cornici dei dipinti, che per Ghirri chiudono, eliminano una parte del reale. Per Ghirri, infatti, fotografare vuol dire escludere, e questo si fa con l'inquadratura che è, appunto, una soglia.
Gli scatti di Ghirri finestre sul mondo
Arturo Carlo Quintavalle «Corriere della Sera» 20-10-2010
Due sono le tradizioni della fotografia, «farsi specchio della realtà» o «essere finestra sul mondo». «Io - dice Ghirri - personalmente ho sempre optato per la seconda declinazione». Ed è proprio questo uno dei punti rivelatori, la fotografia come finestra, come soglia aperta sul mondo. Nelle sue foto scopriamo diversi tipi di soglie, le vetrine che rispecchiano un reale che si fa immagine; gli stipiti, le colonne, gli elementi che fanno da quinta e che aprono su un paesaggio o uno spazio, come le cornici dei dipinti, che per Ghirri chiudono, eliminano una parte del reale. Per Ghirri, infatti, fotografare vuol dire escludere, e questo si fa con l'inquadratura che è, appunto, una soglia.
Gli scatti di Ghirri finestre sul mondo
Arturo Carlo Quintavalle «Corriere della Sera» 20-10-2010