14.04.12, 09:59
Messaggio 1 di 29
Michael Kenna è un fotografo forse ancora non diffusamente conosciuto in Italia, nonostante sia da anni apprezzato dagli addetti ai lavori di tutto il mondo.
I suoi soggetti sono la natura, i tesori architettonici, le città e le aree industriali, che si ammantano di una propria bellezza inquietante anche nel caso più eclatante delle centrali nucleari.
Michael Kenna guarda a questi luoghi da inaspettati punti di vista fisici e mentali e lo fa muovendosi in certi momenti della giornata in cui la luce deve ancora manifestarsi per plasmare quei soggetti che sono solo dei concetti immateriali e praticamente invisibili.
Tempi di posa lunghissimi che restituiscono immagini materiche e languide, spesso realizzate di notte, non senza difficoltà ed eventuali “fallimenti” messi serenamente in conto.
E' un mediatore, uno straordinario traduttore poliglotta capace di comprendere e immedesimarsi in luoghi e culture così lontani da apparirci spesso scontati anche a causa delle migliaia di immagini-clone che quotidianamente si impongono ai nostri occhi e inaridiscono la nostra immaginazione invece di stimolarla. Un artista capace di rinunciare alla velocità per sintonizzarsi su canali di pacifica e rispettosa convivenza con i luoghi da lui visitati e studiati.
Lontano da periodi e da orari dettati da quegli automatismi che ci portano a muoverci tutti contemporaneamente e convulsamente, per farci scoprire ciò che non abbiamo mai avuto nemmeno il tempo di notare. Lontano dall’inquinamento visivo e acustico delle metropoli per riscoprire luoghi e rumori ormai dimenticati. Da cercare e ascoltare, non da subire.
Il suo linguaggio è fuori dalle mode, non “fuori moda”, solo perché, come alcuni asseriscono, romanticamente ancorato alla fotografia analogica e non ancora catapultato nel mondo del digitale. Anche se entrambe le vie portano a risultati potenzialmente simili e comunque emozionanti, egli sceglie la via della riflessione e dell’argento a quella dell’impetuosa cavalcata sull’onda dei pixel. Con il tempo si è forgiato uno stile indiscutibile e inconfondibile, osservando il mondo con lo sguardo dello scultore che di fronte al blocco di marmo sa già dove vuole arrivare ma sa anche che quello che sta per intraprendere sarà un lungo e difficile percorso.
Dalla penombra dei luoghi in cui fisicamente si trova, Kenna parte per un viaggio che non si esaurisce mai dopo i suoi lunghi click ma continua anche più tardi in un luogo altrettanto buio, la camera oscura, dove alla flebile presenza di una lampadina rossa il fotografo si trasforma in stampatore per rivedere e ridonare nuova luce a ciò che aveva già osservato. O forse solo immaginato.
I suoi soggetti sono la natura, i tesori architettonici, le città e le aree industriali, che si ammantano di una propria bellezza inquietante anche nel caso più eclatante delle centrali nucleari.
Michael Kenna guarda a questi luoghi da inaspettati punti di vista fisici e mentali e lo fa muovendosi in certi momenti della giornata in cui la luce deve ancora manifestarsi per plasmare quei soggetti che sono solo dei concetti immateriali e praticamente invisibili.
Tempi di posa lunghissimi che restituiscono immagini materiche e languide, spesso realizzate di notte, non senza difficoltà ed eventuali “fallimenti” messi serenamente in conto.
E' un mediatore, uno straordinario traduttore poliglotta capace di comprendere e immedesimarsi in luoghi e culture così lontani da apparirci spesso scontati anche a causa delle migliaia di immagini-clone che quotidianamente si impongono ai nostri occhi e inaridiscono la nostra immaginazione invece di stimolarla. Un artista capace di rinunciare alla velocità per sintonizzarsi su canali di pacifica e rispettosa convivenza con i luoghi da lui visitati e studiati.
Lontano da periodi e da orari dettati da quegli automatismi che ci portano a muoverci tutti contemporaneamente e convulsamente, per farci scoprire ciò che non abbiamo mai avuto nemmeno il tempo di notare. Lontano dall’inquinamento visivo e acustico delle metropoli per riscoprire luoghi e rumori ormai dimenticati. Da cercare e ascoltare, non da subire.
Il suo linguaggio è fuori dalle mode, non “fuori moda”, solo perché, come alcuni asseriscono, romanticamente ancorato alla fotografia analogica e non ancora catapultato nel mondo del digitale. Anche se entrambe le vie portano a risultati potenzialmente simili e comunque emozionanti, egli sceglie la via della riflessione e dell’argento a quella dell’impetuosa cavalcata sull’onda dei pixel. Con il tempo si è forgiato uno stile indiscutibile e inconfondibile, osservando il mondo con lo sguardo dello scultore che di fronte al blocco di marmo sa già dove vuole arrivare ma sa anche che quello che sta per intraprendere sarà un lungo e difficile percorso.
Dalla penombra dei luoghi in cui fisicamente si trova, Kenna parte per un viaggio che non si esaurisce mai dopo i suoi lunghi click ma continua anche più tardi in un luogo altrettanto buio, la camera oscura, dove alla flebile presenza di una lampadina rossa il fotografo si trasforma in stampatore per rivedere e ridonare nuova luce a ciò che aveva già osservato. O forse solo immaginato.
14.04.12, 10:10
Messaggio 2 di 29
Michael Kenna http://www.michaelkenna.net
M. Kenna lucy franco 24.02.16 0
nasce nel 1953 a Widnes nel Lancashire, in Inghilterra. Più giovane di sei figli, cresce in una famiglia operaia nei luoghi della rivoluzione industriale, nella quale non vi sono tradizioni artistiche. Di educazione cattolica, viene profondamente impressionato dalla chiesa fino al punto, all’età di 11 anni, di iscriversi al seminario per diventare prete.
M. Kenna 1 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 2 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 3 lucy franco 24.02.16 0
Lascia la scuola a 17 anni. L’arte nel frattempo è diventata un suo grande interesse, così va a studiare alla Banbury School of Arts nell’Oxfordshire.
M. Kenna 4 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 5 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 6 lucy franco 24.02.16 0
In questo periodo Kenna viene fortemente attratto dalla pittura: è questo che più desidera fare. Si rende conto però che può avere più possibilità lavorative con la fotografia per via degli sbocchi pubblicitari e commerciali che essa consente. Ancora non conosce la ricca tradizione della fotografia di paesaggio.
Scopre la fotografia di Eugène Atget (1857-1927),
Atget lucy franco 24.02.16 0
Alfred Stieglitz (1864-1946)
Stieglitz lucy franco 24.02.16 0
e Jan Saudek (1896-1976).
Saudek lucy franco 24.02.16 0
Messaggio moderato il 24.02.16, 10:55.
M. Kenna lucy franco 24.02.16 0
nasce nel 1953 a Widnes nel Lancashire, in Inghilterra. Più giovane di sei figli, cresce in una famiglia operaia nei luoghi della rivoluzione industriale, nella quale non vi sono tradizioni artistiche. Di educazione cattolica, viene profondamente impressionato dalla chiesa fino al punto, all’età di 11 anni, di iscriversi al seminario per diventare prete.
M. Kenna 1 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 2 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 3 lucy franco 24.02.16 0
Lascia la scuola a 17 anni. L’arte nel frattempo è diventata un suo grande interesse, così va a studiare alla Banbury School of Arts nell’Oxfordshire.
M. Kenna 4 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 5 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 6 lucy franco 24.02.16 0
In questo periodo Kenna viene fortemente attratto dalla pittura: è questo che più desidera fare. Si rende conto però che può avere più possibilità lavorative con la fotografia per via degli sbocchi pubblicitari e commerciali che essa consente. Ancora non conosce la ricca tradizione della fotografia di paesaggio.
Scopre la fotografia di Eugène Atget (1857-1927),
Atget lucy franco 24.02.16 0
Alfred Stieglitz (1864-1946)
Stieglitz lucy franco 24.02.16 0
e Jan Saudek (1896-1976).
Saudek lucy franco 24.02.16 0
Messaggio moderato il 24.02.16, 10:55.
14.04.12, 10:11
Messaggio 3 di 29
Studiando storia dell’arte si appassiona alla pittura di
Casper David Friedrich,
Friedrich lucy franco 24.02.16 0
John Constable
Constable lucy franco 24.02.16 0
e Joseph Turner.
Turner lucy franco 24.02.16 0
Egli stesso però annovera tantissime influenze, numerosi artisti in vari campi: poesia, scultura, pittura, musica. Tutto ciò che è poesia fa parte del suo background artistico.
A Londra comincia a fare da assistente e stampatore al fotografo pubblicitario Anthony Blake
http://www.michaelkenna.net/ivwork.php.
In questo periodo comincia a fotografare i suoi primi paesaggi. Al London College of Printing può studiare professionalmente arte e fotografia.
Nella metà degli anni Settanta si trasferisce in California, a San Francisco, dove capisce che la fotografia potrebbe essere per lui una vera e propria attività lavorativa.
Stampa per la fotografa Ruth Bernard.
Bernard lucy franco 24.02.16 0
Questa esperienza lo convince di quanto sia incompleto uno scatto se non proseguito dal lavoro in camera oscura. Difatti Kenna usa stampare egli stesso le proprie foto.
Vorrei segnalare alcuni suoi lavori straordinariamente significativi: sui campi di concentramento (che lo ha occupato molto a lungo, tra il 1989 e il 2000), sul Vietnam, sull’Italia (realizzato per Fotografia Europea del 2010, dedicato soprattutto a Venezia e Reggio Emilia) e sulla Spagna. Elencare i lavori di Kenna sarebbe lungo e noioso, vi rimando al suo sito, dove troverete anche il suo lavoro di fotografo pubblicitario:
http://www.michaelkenna.net/imagearchive.php
http://www.michaelkenna.net/commercialwork.php
Nel 2004 si trasferisce nell’Oregon e dal 2007 vive a Seattle. Messaggio moderato il 24.02.16, 10:58.
Casper David Friedrich,
Friedrich lucy franco 24.02.16 0
John Constable
Constable lucy franco 24.02.16 0
e Joseph Turner.
Turner lucy franco 24.02.16 0
Egli stesso però annovera tantissime influenze, numerosi artisti in vari campi: poesia, scultura, pittura, musica. Tutto ciò che è poesia fa parte del suo background artistico.
A Londra comincia a fare da assistente e stampatore al fotografo pubblicitario Anthony Blake
http://www.michaelkenna.net/ivwork.php.
In questo periodo comincia a fotografare i suoi primi paesaggi. Al London College of Printing può studiare professionalmente arte e fotografia.
Nella metà degli anni Settanta si trasferisce in California, a San Francisco, dove capisce che la fotografia potrebbe essere per lui una vera e propria attività lavorativa.
Stampa per la fotografa Ruth Bernard.
Bernard lucy franco 24.02.16 0
Questa esperienza lo convince di quanto sia incompleto uno scatto se non proseguito dal lavoro in camera oscura. Difatti Kenna usa stampare egli stesso le proprie foto.
Vorrei segnalare alcuni suoi lavori straordinariamente significativi: sui campi di concentramento (che lo ha occupato molto a lungo, tra il 1989 e il 2000), sul Vietnam, sull’Italia (realizzato per Fotografia Europea del 2010, dedicato soprattutto a Venezia e Reggio Emilia) e sulla Spagna. Elencare i lavori di Kenna sarebbe lungo e noioso, vi rimando al suo sito, dove troverete anche il suo lavoro di fotografo pubblicitario:
http://www.michaelkenna.net/imagearchive.php
http://www.michaelkenna.net/commercialwork.php
Nel 2004 si trasferisce nell’Oregon e dal 2007 vive a Seattle. Messaggio moderato il 24.02.16, 10:58.
14.04.12, 10:13
Messaggio 4 di 29
La produzione di Michael Kenna è quasi esclusivamente incentrata sul paesaggio. Non un paesaggio qualsiasi, tant’è che il suo stile oramai risulta inconfondibile e moltissimi fotografi odierni tentano di emulare le atmosfere che egli riesce a creare con i suoi scatti. Le sue foto sono in bianco e nero, e con lunghissimi tempi di esposizione. Egli ama fotografare in condizioni scarse di luce: di notte, all’alba o nelle cupe giornate invernali.
"La luce delle giornate luminose - ha detto - rende tutto del soggetto e toglie all’immaginazione". E in un'altra occasione ha affermato: “Non sono interessato a creare delle fotocopie".
Ed è così che il movimento delle nuvole, dell’acqua, degli astri e di tutto ciò che è in natura diventa per Kenna la sua “matita invisibile”, che disegna forme, emozioni e “colori” che l’occhio umano non può vedere. Egli preferisce la suggestione di una immagine alla sua didascalicità. Una buona immagine deve dare emozioni e non descrivere sterilmente un contesto. Egli fotografa l’anima dei luoghi dove si trova, l’invisibile che è davanti ai nostri occhi. L’assenza del colore contribuisce a creare queste atmosfere così eteree, apparentemente impersonali e soprattutto senza tempo.
Il soggetto è spesso ben discostato dallo sfondo, per non distogliere l’attenzione da esso. Raramente Kenna inserisce nei propri scatti la figura umana, o elementi riconducibili al tempo o allo spazio concreti. Ruth Bernard ha detto di lui: “Sembra essere venuto da un tempo e da uno spazio diversi". Non fotografa quindi l’uomo bensì le sue “impronte”.
Le opere umane che ritrae sono presenti sulla terra da millenni (si pensi alle foto con le piramidi, con le statue dell’isola di Pasqua, i Gargoyles, che contribuiscono a dare un senso di immortalità ai luoghi che li ospitano).
M. Kenna 7 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 8 lucy franco 24.02.16 0
Ritrae paesaggi delle metropoli di tutto il mondo come se fossero città deserte.
Kenna tocca tutti i continenti: instancabile viaggiatore, riesce a lavorare su più progetti contemporaneamente e a portarli avanti per un tempo indefinito. Interessantissimi anche i suoi lavori commerciali, soprattutto quelli per alcune case automobilistiche. Anche in questo caso, rimane fedele al suo stile e sembra che non possa essere diversamente.
Ogni fotografia diventa punto di partenza per un’altra, ma ogni immagine è anche chiusa in se stessa, meticolosamente filtrata e studiata in modo da catturare l’istante dell’hic et nunc che si apre immediatamente alla contemplazione estetica prima di abbandonarsi al pensiero logico ed essere lo spunto di un nuovo scatto.
La bellezza del paesaggio viene contemplata dall’artista non dall’esterno, ma il fotografo stesso è parte di quel paesaggio che viene letto da una mente sgombra da metastrutture: è l’occhio del bambino che si stupisce della meraviglia di entrare in un nuovo mondo per la prima volta.
Come Mario Giacomelli, Kenna è uno di quegli artisti sensibili al fascino e all'alchimia della stampa. Per loro, un lavoro non si limita allo scatto, ma deve estendersi alla perfetta corrispondenza tra l'immagine e la stampa, alla materializzazione della visione iniziale. Questo impegno può essere visto anche come un modo per mettere costantemente in discussione il processo creativo.
Molti professionisti dichiarano le proprie influenze, ma davvero pochi arrivano a confrontare direttamente i propri scatti con un Atget o un Bill Brandt, magari raffiguranti intenzionalmente il medesimo luogo, come ha fatto Kenna.
Brandt lucy franco 24.02.16 0
Kenna lucy franco 24.02.16 0
Coraggioso anche il ribadire più volte che ottime foto possono derivare da scatti di partenza banali dal momento che il processo creativo investe ogni fase della realizzazione di un’immagine, dalla sua “previsualizzazione” alla stampa. E qui si innesta l’approccio quasi mistico di Kenna, che dirige autonomamente ogni singolo momento del suo lavoro, sia commerciale o di ricerca, con concentrazione e passione, fin dentro alla camera oscura. Tanto che, con un sorriso, ammette di non aver mai lasciato nessuno stampare una sua foto, dal momento che soltanto lui già “vede” cosa intende ottenere.
Respiri lenti, tempi dilatati, silenzi.
Assenze e presenze, sul limite del giorno e della notte, al confine tra realismo e astrazione. Una fotografia intima, che nasce solo dopo che si è creata una simbiosi tra il sentimento del fotografo e l’anima del paesaggio in cui egli è immerso. E allora ciò che appare ha l’incanto della rivelazione, la semplicità diventa poesia, lo spazio ha il sapore dell’eterno. Sublime mistero, estasi tranquilla. Messaggio moderato il 24.02.16, 11:01.
"La luce delle giornate luminose - ha detto - rende tutto del soggetto e toglie all’immaginazione". E in un'altra occasione ha affermato: “Non sono interessato a creare delle fotocopie".
Ed è così che il movimento delle nuvole, dell’acqua, degli astri e di tutto ciò che è in natura diventa per Kenna la sua “matita invisibile”, che disegna forme, emozioni e “colori” che l’occhio umano non può vedere. Egli preferisce la suggestione di una immagine alla sua didascalicità. Una buona immagine deve dare emozioni e non descrivere sterilmente un contesto. Egli fotografa l’anima dei luoghi dove si trova, l’invisibile che è davanti ai nostri occhi. L’assenza del colore contribuisce a creare queste atmosfere così eteree, apparentemente impersonali e soprattutto senza tempo.
Il soggetto è spesso ben discostato dallo sfondo, per non distogliere l’attenzione da esso. Raramente Kenna inserisce nei propri scatti la figura umana, o elementi riconducibili al tempo o allo spazio concreti. Ruth Bernard ha detto di lui: “Sembra essere venuto da un tempo e da uno spazio diversi". Non fotografa quindi l’uomo bensì le sue “impronte”.
Le opere umane che ritrae sono presenti sulla terra da millenni (si pensi alle foto con le piramidi, con le statue dell’isola di Pasqua, i Gargoyles, che contribuiscono a dare un senso di immortalità ai luoghi che li ospitano).
M. Kenna 7 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 8 lucy franco 24.02.16 0
Ritrae paesaggi delle metropoli di tutto il mondo come se fossero città deserte.
Kenna tocca tutti i continenti: instancabile viaggiatore, riesce a lavorare su più progetti contemporaneamente e a portarli avanti per un tempo indefinito. Interessantissimi anche i suoi lavori commerciali, soprattutto quelli per alcune case automobilistiche. Anche in questo caso, rimane fedele al suo stile e sembra che non possa essere diversamente.
Ogni fotografia diventa punto di partenza per un’altra, ma ogni immagine è anche chiusa in se stessa, meticolosamente filtrata e studiata in modo da catturare l’istante dell’hic et nunc che si apre immediatamente alla contemplazione estetica prima di abbandonarsi al pensiero logico ed essere lo spunto di un nuovo scatto.
La bellezza del paesaggio viene contemplata dall’artista non dall’esterno, ma il fotografo stesso è parte di quel paesaggio che viene letto da una mente sgombra da metastrutture: è l’occhio del bambino che si stupisce della meraviglia di entrare in un nuovo mondo per la prima volta.
Come Mario Giacomelli, Kenna è uno di quegli artisti sensibili al fascino e all'alchimia della stampa. Per loro, un lavoro non si limita allo scatto, ma deve estendersi alla perfetta corrispondenza tra l'immagine e la stampa, alla materializzazione della visione iniziale. Questo impegno può essere visto anche come un modo per mettere costantemente in discussione il processo creativo.
Molti professionisti dichiarano le proprie influenze, ma davvero pochi arrivano a confrontare direttamente i propri scatti con un Atget o un Bill Brandt, magari raffiguranti intenzionalmente il medesimo luogo, come ha fatto Kenna.
Brandt lucy franco 24.02.16 0
Kenna lucy franco 24.02.16 0
Coraggioso anche il ribadire più volte che ottime foto possono derivare da scatti di partenza banali dal momento che il processo creativo investe ogni fase della realizzazione di un’immagine, dalla sua “previsualizzazione” alla stampa. E qui si innesta l’approccio quasi mistico di Kenna, che dirige autonomamente ogni singolo momento del suo lavoro, sia commerciale o di ricerca, con concentrazione e passione, fin dentro alla camera oscura. Tanto che, con un sorriso, ammette di non aver mai lasciato nessuno stampare una sua foto, dal momento che soltanto lui già “vede” cosa intende ottenere.
Respiri lenti, tempi dilatati, silenzi.
Assenze e presenze, sul limite del giorno e della notte, al confine tra realismo e astrazione. Una fotografia intima, che nasce solo dopo che si è creata una simbiosi tra il sentimento del fotografo e l’anima del paesaggio in cui egli è immerso. E allora ciò che appare ha l’incanto della rivelazione, la semplicità diventa poesia, lo spazio ha il sapore dell’eterno. Sublime mistero, estasi tranquilla. Messaggio moderato il 24.02.16, 11:01.
14.04.12, 10:15
Messaggio 5 di 29
Solitamente si inizia a valutare il lavoro di un artista partendo dall’analisi dei contenuti e dalla valenza estetico-tecnica delle sue opere. Se, da una parte, credo fermamente nel “colpo di fulmine” come sintesi rivelatrice del magico e complesso rapporto opera-fruitore, sono altrettanto convinto che troppo spesso, e soprattutto in riferimento ad opere d’arte fotografiche, ci si dimentichi che un’immagine (così come un dipinto o un’installazione) vive e convive anche con il proprio titolo e che, per non fare un torto all’autore, andrebbe sempre menzionata con il suo esatto “nome”.
Se osserviamo attentamente e in toto le immagini di Michael Kenna, scopriremo che tutti i titoli delle sue opere sono caratterizzati da una duplice dicitura: nella prima parte l’autore esprime evocazioni o semplici suggerimenti indiziali “Children of the Trianon”,
M. Kenna 9 lucy franco 24.02.16 0
“Still waters”,
M. Kenna 10 lucy franco 24.02.16 0
“six p.m.”,
M. Kenna - Six p.… lucy franco 24.02.16 0
ma anche citazioni e omaggi
“tempus fugit”,
M. Kenna 11 - Tem… lucy franco 24.02.16 0
“arigato sugimoto-san”.
M. Kenna 12 lucy franco 24.02.16 0
Nella seconda parte del titolo, invece, troviamo l’esatta descrizione del luogo e dell’anno in cui il soggetto è stato fotografato (Wakkanai, Hokkaido, Japan, 2004).
I titoli sembrano prima suggerire e immediatamente dopo confutare ciò che l’occhio dell’artista ha saputo visivamente tradurre partendo da una circostanza realmente esistita ma decisamente trasfigurata dalla propria sensibilità. Sembrano concepiti in perfetto equilibrio tra l’idea di linguaggio funzionale e linguaggio creativo: la didascalia, tanto cara al reporter, che conformemente alla tradizionale “legge delle cinque W” (Who, What, Why, Where, When) aggiunge informazioni probatorie sulla veridicità dell’evento da lui vissuto e fotografato, convive con quelle semplici e apparentemente vaghe parole che, al contrario, tentano solo di aggiungere sensazioni (non informazioni) e mistero (non prove) ai momenti vissuti nella quotidiana esistenza. Così come ci hanno già dimostrato le splendide foto-poesie di Allen Ginsberg o i foto-racconti di Duane Michals - solo per citarne alcuni -, in cui proprio le parole scritte direttamente sulle stampe diventano ingrediente fondamentale e un unicum con l’opera stessa.
Spesso, inoltre, accade che tra l'una e l’altra dicitura compaia anche la parola “Studio”: Study 2, Study 8, 21, 45, 82, 100… quasi a sottolineare che l’immagine che stiamo guardando è il frutto di una delle innumerevoli riflessioni attuate dall’autore durante i suoi lunghi e solitari viaggi alla ricerca di qualcosa che i nostri occhi, spesso troppo distratti, non sono stati capaci di scoprire.
Quando la fotografia diventa l’appendice di un’anima non resta che cedere la parola alla voce e alle immagini del fotografo stesso: Michael Kenna. Messaggio moderato il 24.02.16, 11:14.
Se osserviamo attentamente e in toto le immagini di Michael Kenna, scopriremo che tutti i titoli delle sue opere sono caratterizzati da una duplice dicitura: nella prima parte l’autore esprime evocazioni o semplici suggerimenti indiziali “Children of the Trianon”,
M. Kenna 9 lucy franco 24.02.16 0
“Still waters”,
M. Kenna 10 lucy franco 24.02.16 0
“six p.m.”,
M. Kenna - Six p.… lucy franco 24.02.16 0
ma anche citazioni e omaggi
“tempus fugit”,
M. Kenna 11 - Tem… lucy franco 24.02.16 0
“arigato sugimoto-san”.
M. Kenna 12 lucy franco 24.02.16 0
Nella seconda parte del titolo, invece, troviamo l’esatta descrizione del luogo e dell’anno in cui il soggetto è stato fotografato (Wakkanai, Hokkaido, Japan, 2004).
I titoli sembrano prima suggerire e immediatamente dopo confutare ciò che l’occhio dell’artista ha saputo visivamente tradurre partendo da una circostanza realmente esistita ma decisamente trasfigurata dalla propria sensibilità. Sembrano concepiti in perfetto equilibrio tra l’idea di linguaggio funzionale e linguaggio creativo: la didascalia, tanto cara al reporter, che conformemente alla tradizionale “legge delle cinque W” (Who, What, Why, Where, When) aggiunge informazioni probatorie sulla veridicità dell’evento da lui vissuto e fotografato, convive con quelle semplici e apparentemente vaghe parole che, al contrario, tentano solo di aggiungere sensazioni (non informazioni) e mistero (non prove) ai momenti vissuti nella quotidiana esistenza. Così come ci hanno già dimostrato le splendide foto-poesie di Allen Ginsberg o i foto-racconti di Duane Michals - solo per citarne alcuni -, in cui proprio le parole scritte direttamente sulle stampe diventano ingrediente fondamentale e un unicum con l’opera stessa.
Spesso, inoltre, accade che tra l'una e l’altra dicitura compaia anche la parola “Studio”: Study 2, Study 8, 21, 45, 82, 100… quasi a sottolineare che l’immagine che stiamo guardando è il frutto di una delle innumerevoli riflessioni attuate dall’autore durante i suoi lunghi e solitari viaggi alla ricerca di qualcosa che i nostri occhi, spesso troppo distratti, non sono stati capaci di scoprire.
Quando la fotografia diventa l’appendice di un’anima non resta che cedere la parola alla voce e alle immagini del fotografo stesso: Michael Kenna. Messaggio moderato il 24.02.16, 11:14.
14.04.12, 10:15
Messaggio 6 di 29
A proposito del suo lavoro “Il respiro del tempo”, dice:
“Non sono un fotografo paparazzo. Non corro fuori in un paesaggio, scatto una foto e poi corro via di nuovo. Mi piace conoscere un albero, da vicino. Passo spesso molto tempo girando attorno all’albero, cercando di conoscerlo. In un certo senso parlo all’albero. Provo a essere molto rispettoso e mi piace tornare allo stesso albero due anni dopo, o cinque, o tanto spesso quanto mi è possibile. Immagina la sensazione di essere in un campo come la neve che cade su un unico, esclusivo albero. Bianco tutto attorno. Appena il suono della neve che cade.” (Artworks)
http://www.youtube.com/watch?v=EdvO5NVx ... r_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=0aInpe_n ... r_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=DNhyE96Y ... r_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=y0g4PLp0 ... _embedded#!
“Non ci sono abbastanza minuti in un giorno o giorni in un anno o anni in una vita per fare ciò che ognuno desidera. Amo ciò che faccio e mi dà grande soddisfazione. Essere un fotografo significa andare a caccia di esperienze. Le sento e le fotografo. Agisco come un medium per gli altri che le vedono. Io le tocco con le mie interpretazioni soggettive ma sono in realtà una guida. Devo tirar fuori gli aspetti del mondo che sono meravigliosi, misteriosi, pieni d’ispirazione, bellissimi, per lo meno nella mia mente e nei miei occhi” (Cool interview).
“Mi piace essere abbastanza calmo da sentire quando fotografo. Non posso davvero fotografare e parlare. Devo essere tranquillo e mi piace pensare che le fotografie possano trasmettere una cosa simile per chi guarda. Alcune persone, quando ascoltano la musica, possono percepire diverse sensazioni – io credo che anche la fotografia abbia questa capacità”.
“Immagina di essere fuori di notte, solo, sotto cieli stellati, ascoltando il silenzio, guardando il mondo muoversi lentamente, tutti i sensi vivi, pensando, immaginando, sognando. Comincio a guardare alle stelle e alle nuvole. È un vero lusso in questa vita non avere niente da fare per poche ore ed essere creativo allo stesso tempo. La fotocamera registra, crea, documenta, vede quello che l’occhio non può vedere – tempo cumulativo. Le esposizioni lunghe danno qualcosa che i nostri occhi non possono dare. Per un periodo di tempo il mondo cambia: i fiumi scorrono, gli aerei volano, le nuvole passano e la posizione della terra relativa alle stelle è differente. Questo accumulo di tempo e di eventi, impossibile da catturare per l’occhio umano, può essere registrato su pellicola. Il movimento delle nuvole produce un’unica area di interessante densità nel cielo, le stelle e gli aerei creano linee bianche, l’acqua corrente si trasforma in ghiaccio o foschia. Per un fotografo il reale può diventare surreale, e ciò è eccitante. È imprevedibile, non sai quasi mai cosa stai ottenendo. Non mi piace avere troppo il controllo. Penso sia meglio che le cose accadano a prescindere da me o al di fuori di ciò che sto facendo. Penso che la natura sia di per sé un fenomeno stupendo. Cercare sempre di controllarla in qualche modo la neutralizza” (Artworks).
“C’è una certa tensione nella luce, cambia a ogni minuto. Mi piace la luce fioca, vaga, morbida. Mi piace la calma e la pace delle ore di veglia. Ci sono di solito poche persone attorno e non c’è il costante e noioso chiacchiericcio nell’aria. Un aspetto del mio lavoro è quello di cercare di semplificare e rallentare questo frenetico e caotico disordine in cui viviamo. La luce del mattino è soffusa. Può ridurre uno sfondo disordinato in diversi piani di toni bidimensionali. Anche fotografare di notte può essere affascinante perché si perde parte di quel controllo di ciò che accade di fronte alla fotocamera. Durante il giorno, quando si realizzano la maggior parte delle fotografie, le scene sono di solito guardate dal punto di vista di una singola fonte di luce fissa, il sole. Di notte la luce può arrivare da fonti insolite e molteplici. Ci possono essere ombre profonde che agiscono come catalizzatori per la nostra immaginazione, ombre che contengono segreti. C’è spesso un senso di drammatizzazione, una storia da raccontare, segreti da rivelare, attori sul punto di salire sul palco. La notte ha un vasto potenziale per la creatività” (Wraparound).
Riguardo al progetto sui campi di concentramento afferma:
M. Kenna 13 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 14 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 15 lucy franco 24.02.16 0
“Per me, è stato impossibile dimenticare. Non avrei potuto cancellarlo. Qualche volta penso che noi scegliamo i progetti – decidiamo questo o quello – altre volte sono scelti per noi, e sospetto che per me questo sia stato il caso. Ho scoperto che non avrei potuto non farlo. Sono dovuto andare in tutti quei campi di concentramento continuando a tornare, cercando di fare le migliori foto che avrei potuto” (Artworks). Messaggio moderato il 24.02.16, 11:17.
“Non sono un fotografo paparazzo. Non corro fuori in un paesaggio, scatto una foto e poi corro via di nuovo. Mi piace conoscere un albero, da vicino. Passo spesso molto tempo girando attorno all’albero, cercando di conoscerlo. In un certo senso parlo all’albero. Provo a essere molto rispettoso e mi piace tornare allo stesso albero due anni dopo, o cinque, o tanto spesso quanto mi è possibile. Immagina la sensazione di essere in un campo come la neve che cade su un unico, esclusivo albero. Bianco tutto attorno. Appena il suono della neve che cade.” (Artworks)
http://www.youtube.com/watch?v=EdvO5NVx ... r_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=0aInpe_n ... r_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=DNhyE96Y ... r_embedded
http://www.youtube.com/watch?v=y0g4PLp0 ... _embedded#!
“Non ci sono abbastanza minuti in un giorno o giorni in un anno o anni in una vita per fare ciò che ognuno desidera. Amo ciò che faccio e mi dà grande soddisfazione. Essere un fotografo significa andare a caccia di esperienze. Le sento e le fotografo. Agisco come un medium per gli altri che le vedono. Io le tocco con le mie interpretazioni soggettive ma sono in realtà una guida. Devo tirar fuori gli aspetti del mondo che sono meravigliosi, misteriosi, pieni d’ispirazione, bellissimi, per lo meno nella mia mente e nei miei occhi” (Cool interview).
“Mi piace essere abbastanza calmo da sentire quando fotografo. Non posso davvero fotografare e parlare. Devo essere tranquillo e mi piace pensare che le fotografie possano trasmettere una cosa simile per chi guarda. Alcune persone, quando ascoltano la musica, possono percepire diverse sensazioni – io credo che anche la fotografia abbia questa capacità”.
“Immagina di essere fuori di notte, solo, sotto cieli stellati, ascoltando il silenzio, guardando il mondo muoversi lentamente, tutti i sensi vivi, pensando, immaginando, sognando. Comincio a guardare alle stelle e alle nuvole. È un vero lusso in questa vita non avere niente da fare per poche ore ed essere creativo allo stesso tempo. La fotocamera registra, crea, documenta, vede quello che l’occhio non può vedere – tempo cumulativo. Le esposizioni lunghe danno qualcosa che i nostri occhi non possono dare. Per un periodo di tempo il mondo cambia: i fiumi scorrono, gli aerei volano, le nuvole passano e la posizione della terra relativa alle stelle è differente. Questo accumulo di tempo e di eventi, impossibile da catturare per l’occhio umano, può essere registrato su pellicola. Il movimento delle nuvole produce un’unica area di interessante densità nel cielo, le stelle e gli aerei creano linee bianche, l’acqua corrente si trasforma in ghiaccio o foschia. Per un fotografo il reale può diventare surreale, e ciò è eccitante. È imprevedibile, non sai quasi mai cosa stai ottenendo. Non mi piace avere troppo il controllo. Penso sia meglio che le cose accadano a prescindere da me o al di fuori di ciò che sto facendo. Penso che la natura sia di per sé un fenomeno stupendo. Cercare sempre di controllarla in qualche modo la neutralizza” (Artworks).
“C’è una certa tensione nella luce, cambia a ogni minuto. Mi piace la luce fioca, vaga, morbida. Mi piace la calma e la pace delle ore di veglia. Ci sono di solito poche persone attorno e non c’è il costante e noioso chiacchiericcio nell’aria. Un aspetto del mio lavoro è quello di cercare di semplificare e rallentare questo frenetico e caotico disordine in cui viviamo. La luce del mattino è soffusa. Può ridurre uno sfondo disordinato in diversi piani di toni bidimensionali. Anche fotografare di notte può essere affascinante perché si perde parte di quel controllo di ciò che accade di fronte alla fotocamera. Durante il giorno, quando si realizzano la maggior parte delle fotografie, le scene sono di solito guardate dal punto di vista di una singola fonte di luce fissa, il sole. Di notte la luce può arrivare da fonti insolite e molteplici. Ci possono essere ombre profonde che agiscono come catalizzatori per la nostra immaginazione, ombre che contengono segreti. C’è spesso un senso di drammatizzazione, una storia da raccontare, segreti da rivelare, attori sul punto di salire sul palco. La notte ha un vasto potenziale per la creatività” (Wraparound).
Riguardo al progetto sui campi di concentramento afferma:
M. Kenna 13 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 14 lucy franco 24.02.16 0
M. Kenna 15 lucy franco 24.02.16 0
“Per me, è stato impossibile dimenticare. Non avrei potuto cancellarlo. Qualche volta penso che noi scegliamo i progetti – decidiamo questo o quello – altre volte sono scelti per noi, e sospetto che per me questo sia stato il caso. Ho scoperto che non avrei potuto non farlo. Sono dovuto andare in tutti quei campi di concentramento continuando a tornare, cercando di fare le migliori foto che avrei potuto” (Artworks). Messaggio moderato il 24.02.16, 11:17.
14.04.12, 10:16
Messaggio 7 di 29
Bibliografia:
• Mont-Saint-Michel (21st Editions, 2007)
• Mont St Michel (Nazraeli Press, 2007)
• Montecito Garden (Nazraeli Press, 2007)
• Hokkaido (Nazraeli Press, 2005)
• Retrospective Two (Nazraeli Press and Treville Editions, 2004)
• Boarding School (Nazraeli Press, 2003)
• Calais Lace (Nazraeli Press, 2003)
• Japan (Nazraeli Press and Treville Editions, 2002)
• Easter Island (Nazraeli Press, 2001)
• Impossible to Forget: The Nazi Camps Fifty Years After (Marval and Nazraeli Press, 2001)
• Night Work (Nazraeli Press, 2000)
• Le Notre’s Gardens (The Huntington Library, Art Collections Library and RAM Publishing, 1997 and 1999)
• Monique's Kindergarten (Nazraeli Press, 1997)
• The Silverado Squatters (The Arion Press, 1996)
• The Rouge (Ram, 1995)
• A Twenty Year Retrospective (Editions Treville, 1994, Nazraeli Press, 2002)
• The Elkhorn Slough and Moss Landing (The Elkhorn Slough Foundation, 1991)
• Le Desert de Retz (Arion Press, 1990)
• Michael Kenna (Min Gallery, 1990)
• Night Walk (Friends of Photography, 1987)
• 1976-1986 (Gallery MIN, 1987)
• The Hound of the Baskervilles (The Arion Press, 1985 and Northpoint Press, 1986)
• Michael Kenna Photographs (Stephen Wirtz Gallery and The Weston Gallery, 1984)
• Mont-Saint-Michel (21st Editions, 2007)
• Mont St Michel (Nazraeli Press, 2007)
• Montecito Garden (Nazraeli Press, 2007)
• Hokkaido (Nazraeli Press, 2005)
• Retrospective Two (Nazraeli Press and Treville Editions, 2004)
• Boarding School (Nazraeli Press, 2003)
• Calais Lace (Nazraeli Press, 2003)
• Japan (Nazraeli Press and Treville Editions, 2002)
• Easter Island (Nazraeli Press, 2001)
• Impossible to Forget: The Nazi Camps Fifty Years After (Marval and Nazraeli Press, 2001)
• Night Work (Nazraeli Press, 2000)
• Le Notre’s Gardens (The Huntington Library, Art Collections Library and RAM Publishing, 1997 and 1999)
• Monique's Kindergarten (Nazraeli Press, 1997)
• The Silverado Squatters (The Arion Press, 1996)
• The Rouge (Ram, 1995)
• A Twenty Year Retrospective (Editions Treville, 1994, Nazraeli Press, 2002)
• The Elkhorn Slough and Moss Landing (The Elkhorn Slough Foundation, 1991)
• Le Desert de Retz (Arion Press, 1990)
• Michael Kenna (Min Gallery, 1990)
• Night Walk (Friends of Photography, 1987)
• 1976-1986 (Gallery MIN, 1987)
• The Hound of the Baskervilles (The Arion Press, 1985 and Northpoint Press, 1986)
• Michael Kenna Photographs (Stephen Wirtz Gallery and The Weston Gallery, 1984)
14.04.12, 10:27
Messaggio 8 di 29
è tutto, un particolare ringraziamento a Marìcla per la sua grande disponibilità e professionalità.
Erasmo
Erasmo
gran bel lavoro eras, competente e appassionato
complimenti sinceri
complimenti sinceri
14.04.12, 13:44
Messaggio 10 di 29
Monica ... Marìcla for President, credimi :-)))
Gran bella presentaziOne, Eras!
Posso dirti che la poesia soffusa che si legge nelle tue immagini l'hai messa anche in queste parole e sei quindi riuscito a catalizzare l'attenzione sul Kenna poeta dell'immagine. Te ne ringrazio,davvero: m'hai fatto scoprire qualcosa che dovro' conoscere meglio anche solo per puro piacere personale.
Messaggio Modificato (18:48)
Posso dirti che la poesia soffusa che si legge nelle tue immagini l'hai messa anche in queste parole e sei quindi riuscito a catalizzare l'attenzione sul Kenna poeta dell'immagine. Te ne ringrazio,davvero: m'hai fatto scoprire qualcosa che dovro' conoscere meglio anche solo per puro piacere personale.
Messaggio Modificato (18:48)
14.04.12, 17:58
Messaggio 12 di 29
Complimenti per il lavoro Eras, qui si parte per un lungo viaggio fatto di luce e istanti. Questo spazio-fc è davvero speciale. Marcella
maricla for president oooh yeah!!!!
bravi, tutti e due, ne sono più che convinta
bravi, tutti e due, ne sono più che convinta
gRAZIE eRASMO, ottimo questo tuo articolo, ben fatto.
Un saluto da Bruno.
Un saluto da Bruno.
Eras, complimenti.
Gran bel lavoro.
Gran bel lavoro.