... Ciro Prota sul Projet 192
Sono trascorsi pochi giorni dall’11 Marzo 2014.
Da tanti articoli, interviste, su giornali o edizioni on line delle maggiori testate italiane, comunicati stampa riportati e rilanciati da molta stampa specializzata, abbiamo seguito le diverse tappe di un unico percorso tracciato da Ciro Prota , “ fotografo napoletano che vive a Parigi”.
Dalla prima idea: non dimenticare gli uomini, le donne, i bambini uccisi dalla follia umana nelle stazioni ferroviarie di Atocha, di El Pozo del Tío Raimundo, di Santa Eugenia,a Madrid, in quel 11 Marzo che è stato il nostro europeo 11 Settembre, all’ultima in ordine di tempo: un flash mob a Roma, grazie alla collaborazione dei tantissimi fotografi coinvolti in questo evento, ma anche seguitissimo da chi non ha potuto essere lì fisicamente, ma solo col pensiero e l’emozione.
Anche qui su Fotocommunity Italia molto è stato divulgato:da ultimo nella sezione Progetti Fotografici, è stato creato uno spazio dedicato alle fotografie degli utenti di Fc che hanno partecipato all’evento, come ultima informazione di una serie di news che hanno affiancato e pubblicizzato l’evento:
http://www.fotocommunity.it/soggetti/pr ... 2004/19756
http://www.fotocommunity.it/blog/uncate ... projet-192
http://www.fotocommunity.it/blog/uncate ... niversario
http://www.fotocommunity.it/blog/uncate ... -gli-altri
Moltissimo quindi si è letto, conosciuto, del percorso compiuto da questo primo progetto fotografico a sfondo sociale che ha inaugurato l’associazione “Projet192” di cui Ciro stesso è Presidente.
http://www.projet192.org/
Qui ci piacerebbe invece parlare di un parallelo percorso personale, che immagino non facile, il vissuto di chi ha creato, seguìto e dato concretezza ad una idea.
Questo il racconto di Ciro Prota. Ultima modifica di lucy franco il 03.04.14, 10:44, modificato 1 volta in totale.
Da tanti articoli, interviste, su giornali o edizioni on line delle maggiori testate italiane, comunicati stampa riportati e rilanciati da molta stampa specializzata, abbiamo seguito le diverse tappe di un unico percorso tracciato da Ciro Prota , “ fotografo napoletano che vive a Parigi”.
Dalla prima idea: non dimenticare gli uomini, le donne, i bambini uccisi dalla follia umana nelle stazioni ferroviarie di Atocha, di El Pozo del Tío Raimundo, di Santa Eugenia,a Madrid, in quel 11 Marzo che è stato il nostro europeo 11 Settembre, all’ultima in ordine di tempo: un flash mob a Roma, grazie alla collaborazione dei tantissimi fotografi coinvolti in questo evento, ma anche seguitissimo da chi non ha potuto essere lì fisicamente, ma solo col pensiero e l’emozione.
Anche qui su Fotocommunity Italia molto è stato divulgato:da ultimo nella sezione Progetti Fotografici, è stato creato uno spazio dedicato alle fotografie degli utenti di Fc che hanno partecipato all’evento, come ultima informazione di una serie di news che hanno affiancato e pubblicizzato l’evento:
http://www.fotocommunity.it/soggetti/pr ... 2004/19756
http://www.fotocommunity.it/blog/uncate ... projet-192
http://www.fotocommunity.it/blog/uncate ... niversario
http://www.fotocommunity.it/blog/uncate ... -gli-altri
Moltissimo quindi si è letto, conosciuto, del percorso compiuto da questo primo progetto fotografico a sfondo sociale che ha inaugurato l’associazione “Projet192” di cui Ciro stesso è Presidente.
http://www.projet192.org/
Qui ci piacerebbe invece parlare di un parallelo percorso personale, che immagino non facile, il vissuto di chi ha creato, seguìto e dato concretezza ad una idea.
Questo il racconto di Ciro Prota. Ultima modifica di lucy franco il 03.04.14, 10:44, modificato 1 volta in totale.
D – Il “non dimenticare” è stato l’input che ha generato questo progetto.
Quale “legame” si è creato tra soggetto e autore, in uno scatto in cui il soggetto e la sua assenza coincidono? E in questo caso particolare, del fotografare una assenza per di più drammatica, cosa ha prevalso al momento della ripresa, la razionalità della visione, o l’emotività della storia? E cosa è rimasto nel vissuto di chi ha fatto questa esperienza nel “Projet192”?
R - Il non dimenticare, ma soprattutto un omaggio a tutte le vittime spagnole, un omaggio a renderle “ immortali”, mi scuso per il paradosso, ma una testimonianza fotografica rende indelebile un luogo, un momento, in questo caso una vittima, un nome legato ad una persona che non c’e’ piu’ ma che sarà viva nel corso della storia grazie alla fotografia.
Tanti autori mi hanno comunicato le loro emotività e la “scossa” che hanno avuto nel momento di ricevere quel nome. In tanti ci hanno trovato coincidenze incredibili, da precisare che i nomi vittima/fotografo sono stati frutto del caso, e per tanti quel nome,ancora adesso, accompagna i loro pensieri. La maggioranza degli autori ha letto la storia personale , il vissuto di quel nome, e in tanti proprio da quella storia hanno prodotto la fotografia. Poi c’e’ qualcosa che solo l’autore, nel momento dello scatto, sa e credo sia giusto che rimanga un sentimento intimo per ognuno di loro.
Ma so per certo che per tutti è stata ed è un’esperienza indimenticabile…..dico è perché il progetto è ancora vivo e in crescita, abbiamo iniziato con il video montato da Donato Palumbo con una colonna sonora straordinaria e da brividi composta da Gero Merella e presto i contatti con sedi disponibili ad ospitare l’esposizione delle fotografie saranno concreti e il libro sarà il culmine di tutta questa esperienza.
Quale “legame” si è creato tra soggetto e autore, in uno scatto in cui il soggetto e la sua assenza coincidono? E in questo caso particolare, del fotografare una assenza per di più drammatica, cosa ha prevalso al momento della ripresa, la razionalità della visione, o l’emotività della storia? E cosa è rimasto nel vissuto di chi ha fatto questa esperienza nel “Projet192”?
R - Il non dimenticare, ma soprattutto un omaggio a tutte le vittime spagnole, un omaggio a renderle “ immortali”, mi scuso per il paradosso, ma una testimonianza fotografica rende indelebile un luogo, un momento, in questo caso una vittima, un nome legato ad una persona che non c’e’ piu’ ma che sarà viva nel corso della storia grazie alla fotografia.
Tanti autori mi hanno comunicato le loro emotività e la “scossa” che hanno avuto nel momento di ricevere quel nome. In tanti ci hanno trovato coincidenze incredibili, da precisare che i nomi vittima/fotografo sono stati frutto del caso, e per tanti quel nome,ancora adesso, accompagna i loro pensieri. La maggioranza degli autori ha letto la storia personale , il vissuto di quel nome, e in tanti proprio da quella storia hanno prodotto la fotografia. Poi c’e’ qualcosa che solo l’autore, nel momento dello scatto, sa e credo sia giusto che rimanga un sentimento intimo per ognuno di loro.
Ma so per certo che per tutti è stata ed è un’esperienza indimenticabile…..dico è perché il progetto è ancora vivo e in crescita, abbiamo iniziato con il video montato da Donato Palumbo con una colonna sonora straordinaria e da brividi composta da Gero Merella e presto i contatti con sedi disponibili ad ospitare l’esposizione delle fotografie saranno concreti e il libro sarà il culmine di tutta questa esperienza.
D – L’uso del b/n era uno dei requisiti tecnici richiesti per le fotografie. Perché questa scelta?
R - Ho creduto giusto non variare l’idea originale, la mia visione fotografica è in bianconero, le mie esperienze e studi della fotografia sono in bianconero, e devo dire che questa scelta è stata accettata da tutti con vero spirito di condivisione, anche da chi fotografa notoriamente a colori.
D - Tantissimi, e di diversa nazionalità, hanno raccolto l’invito, e tu e alcuni stretti collaboratori avete avuto anche il ruolo di selezionatori delle fotografie. Diversi gli stili, diversi i back ground culturali di ogni autore: quale è stato il momento peggiore, quello in cui le mani si serrano tra i capelli?
R - Devo dire che un momento peggiore non c’e’ stato fortunatamente.
Ci sono stati momenti di stress dovuti alla ricerca di fotografi in sostituzione con quelli esclusi dalla selezione, e in questo sia EraS Perani che vog2 (Luca Forno) e Barbara Marin sono stati insostituibili collaboratori.
Con Erasmo ci vedevamo tutti i giorni su skype, compreso il 25 Dicembre e il 1 Gennaio, ho passato qualche notte in bianco per contattare autori e spiegare loro il progetto, ma tutto sommato devo dire che qualsiasi problema venisse fuori si risolveva alla grande e perché no... anche in modo creativo. Ultima modifica di lucy franco il 03.04.14, 18:36, modificato 2 volte in totale.
R - Ho creduto giusto non variare l’idea originale, la mia visione fotografica è in bianconero, le mie esperienze e studi della fotografia sono in bianconero, e devo dire che questa scelta è stata accettata da tutti con vero spirito di condivisione, anche da chi fotografa notoriamente a colori.
D - Tantissimi, e di diversa nazionalità, hanno raccolto l’invito, e tu e alcuni stretti collaboratori avete avuto anche il ruolo di selezionatori delle fotografie. Diversi gli stili, diversi i back ground culturali di ogni autore: quale è stato il momento peggiore, quello in cui le mani si serrano tra i capelli?
R - Devo dire che un momento peggiore non c’e’ stato fortunatamente.
Ci sono stati momenti di stress dovuti alla ricerca di fotografi in sostituzione con quelli esclusi dalla selezione, e in questo sia EraS Perani che vog2 (Luca Forno) e Barbara Marin sono stati insostituibili collaboratori.
Con Erasmo ci vedevamo tutti i giorni su skype, compreso il 25 Dicembre e il 1 Gennaio, ho passato qualche notte in bianco per contattare autori e spiegare loro il progetto, ma tutto sommato devo dire che qualsiasi problema venisse fuori si risolveva alla grande e perché no... anche in modo creativo. Ultima modifica di lucy franco il 03.04.14, 18:36, modificato 2 volte in totale.
D – Tra i partecipanti figurano nomi importanti, rappresentati riconosciuti del gotha della fotografia mondiale, come Francesco Cito. Raccontaci di queste collaborazioni eccellenti.
R - Con Francesco Cito è stata una sorpresa.
Gli ho scritto del progetto, gli è subito piaciuto, come a tutti del resto, e dopo una decina di giorni in modo del tutto naturale, come ci conoscessimo da tanto, mi dice che si rendeva disponibile ad inviare una fotografia legata al "suo" nome.
Io per primo, ma tutti noi siamo stati contentissimi per questa partecipazione, conoscendo il lavoro di questo professionista, ed è stato ancora piu’ coinvolgente lo svolgersi del progetto e tutto quello che sarebbe potuto avvenire.
Con Mario Spada siamo amici da tantissimo tempo, anche a lui ho scritto e presentato il progetto, in un primo momento i suoi dubbi erano sui tempi, ma da buon professionista e ottimo amico ha mantenuto il suo impegno fino alla fine.
R - Con Francesco Cito è stata una sorpresa.
Gli ho scritto del progetto, gli è subito piaciuto, come a tutti del resto, e dopo una decina di giorni in modo del tutto naturale, come ci conoscessimo da tanto, mi dice che si rendeva disponibile ad inviare una fotografia legata al "suo" nome.
Io per primo, ma tutti noi siamo stati contentissimi per questa partecipazione, conoscendo il lavoro di questo professionista, ed è stato ancora piu’ coinvolgente lo svolgersi del progetto e tutto quello che sarebbe potuto avvenire.
Con Mario Spada siamo amici da tantissimo tempo, anche a lui ho scritto e presentato il progetto, in un primo momento i suoi dubbi erano sui tempi, ma da buon professionista e ottimo amico ha mantenuto il suo impegno fino alla fine.
D – Quel giorno a Roma…. adrenalina, impazienza, soddisfazione, gioia….cos’altro ancora?
R - Commozione.
Nel senso vero della parola, cioè lacrime.
E’ stato incredibile il momento in cui tutti ci incamminavamo presso il punto stabilito per la performance, io camminavo a testa bassa per non mostrare le lacrime e per preservarmi quel preciso momento solo per me, ad un certo punto ho sentito una mano che sosteneva il mio braccio, è stato un sostegno di un attimo ma estremamente importante, e subito dopo mi ha lasciato andare, come per dire “ noi ci siamo, vai”…..
E poi la soddisfazione che in tanti parlavano di noi, giornali, media, radio, tv e infatti quel pomeriggio tanti sconosciuti erano li per aver letto su giornali o sentito di noi in radio, erano li per appendere una fotografia al proprio collo.
E poi, e non per ultimo, il fatto che noi autori eravamo "usciti" dal web, ci si incontrava e ci si abbracciava, almeno io abbracciavo calorosamente tutti, ricordo che rifiutavo di dare la mano e passavo direttamente all’abbraccio, come per dire “no, abbiamo usato la mano per muovere il mouse,adesso è il momento del corpo”. E’ stato un giorno indimenticabile per me e per tanti di noi.
R - Commozione.
Nel senso vero della parola, cioè lacrime.
E’ stato incredibile il momento in cui tutti ci incamminavamo presso il punto stabilito per la performance, io camminavo a testa bassa per non mostrare le lacrime e per preservarmi quel preciso momento solo per me, ad un certo punto ho sentito una mano che sosteneva il mio braccio, è stato un sostegno di un attimo ma estremamente importante, e subito dopo mi ha lasciato andare, come per dire “ noi ci siamo, vai”…..
E poi la soddisfazione che in tanti parlavano di noi, giornali, media, radio, tv e infatti quel pomeriggio tanti sconosciuti erano li per aver letto su giornali o sentito di noi in radio, erano li per appendere una fotografia al proprio collo.
E poi, e non per ultimo, il fatto che noi autori eravamo "usciti" dal web, ci si incontrava e ci si abbracciava, almeno io abbracciavo calorosamente tutti, ricordo che rifiutavo di dare la mano e passavo direttamente all’abbraccio, come per dire “no, abbiamo usato la mano per muovere il mouse,adesso è il momento del corpo”. E’ stato un giorno indimenticabile per me e per tanti di noi.
D – Dopo questa esperienza, puoi ancora affermare, come in una tua intervista qui su Fc a cura della nostra Maricla Martiradonna
http://www.fotocommunity.it/forum/qualc ... o-prota--1
che la fotografia parla una sola lingua, universalmente conosciuta?
R - Affermo e confermo piu’ che mai. La lettura fotografica non porta ad equivoci, trasmette esattamente cio’ che si vuole dire, senza bisogno di vocabolari o traduzioni .
D – Centinaia di fotografie ad unico tema sono un banco di prova invidiabile per una tua riflessione su quello che molte voci autorevoli del panorama fotografico denunciano: la prevaricazione dell’estetica sul contenuto. Qual’è stata la tua esperienza all’interno di questo evento?
R - Tra i requisiti richiesti per la produzione della fotografia, c’era quello di non “banalizzare” o “ drammatizzare” oltre modo l’immagine, e devo dire che la maggioranza degli autori si è attenuta a questa sensibilità.
Un conto è un progetto che si porta avanti in modo autonomo, e quindi gli dai una linea unica, un conto è condividere un’idea, trascinare tanta gente a porsi in gioco solo da una tua idea.
E questa forse la cosa che piu’ mi ha fatto riflettere, la “condivisione” di un progetto , un idea, il fatto che ho potuto dare un’opportunità a chi stava rinchiuso in uno schermo in rete, e devo dire che la gratitudine di tutti è ancora molto viva proprio perché è arrivato questo messaggio. Ultima modifica di lucy franco il 03.04.14, 20:16, modificato 2 volte in totale.
che la fotografia parla una sola lingua, universalmente conosciuta?
R - Affermo e confermo piu’ che mai. La lettura fotografica non porta ad equivoci, trasmette esattamente cio’ che si vuole dire, senza bisogno di vocabolari o traduzioni .
D – Centinaia di fotografie ad unico tema sono un banco di prova invidiabile per una tua riflessione su quello che molte voci autorevoli del panorama fotografico denunciano: la prevaricazione dell’estetica sul contenuto. Qual’è stata la tua esperienza all’interno di questo evento?
R - Tra i requisiti richiesti per la produzione della fotografia, c’era quello di non “banalizzare” o “ drammatizzare” oltre modo l’immagine, e devo dire che la maggioranza degli autori si è attenuta a questa sensibilità.
Un conto è un progetto che si porta avanti in modo autonomo, e quindi gli dai una linea unica, un conto è condividere un’idea, trascinare tanta gente a porsi in gioco solo da una tua idea.
E questa forse la cosa che piu’ mi ha fatto riflettere, la “condivisione” di un progetto , un idea, il fatto che ho potuto dare un’opportunità a chi stava rinchiuso in uno schermo in rete, e devo dire che la gratitudine di tutti è ancora molto viva proprio perché è arrivato questo messaggio. Ultima modifica di lucy franco il 03.04.14, 20:16, modificato 2 volte in totale.
D – E’ il momento di parlare anche del futuro della associazione “ Projet192”: quale il prossimo progetto fotografico?
R - L’Association Projet 192 è nata per un’esigenza nel corso di Projet 192.
Con sede in Francia, dove vivo, si farà carico di promuovere progetti, esposizioni, eventi e quant’altro legati alla fotografia.
Il prossimo progetto, che pensiamo di esporre ad Expo 2015 a Milano, riguarda i DCA, i problemi e disturbi dei comportamenti alimentari. Il nostro scopo è usare la fotografia per testimoniare, attraverso la visione di ogni Autore del progetto, il dramma del vivere un disturbo alimentare, non solo come disagio del singolo, ma come e principalmente malessere sociale.
Il titolo del progetto pone l’accento proprio su questo: “Qualcuno mi prenda per mano”, come un grido disperato rivolto a tutti indistintamente.
L’invito è sul sito dell’associazione http://www.projet192.org/
Un immenso GRAZIE per l' attenzione e per la gentilissima disponibilità a Ciro Prota.
R - L’Association Projet 192 è nata per un’esigenza nel corso di Projet 192.
Con sede in Francia, dove vivo, si farà carico di promuovere progetti, esposizioni, eventi e quant’altro legati alla fotografia.
Il prossimo progetto, che pensiamo di esporre ad Expo 2015 a Milano, riguarda i DCA, i problemi e disturbi dei comportamenti alimentari. Il nostro scopo è usare la fotografia per testimoniare, attraverso la visione di ogni Autore del progetto, il dramma del vivere un disturbo alimentare, non solo come disagio del singolo, ma come e principalmente malessere sociale.
Il titolo del progetto pone l’accento proprio su questo: “Qualcuno mi prenda per mano”, come un grido disperato rivolto a tutti indistintamente.
L’invito è sul sito dell’associazione http://www.projet192.org/
Un immenso GRAZIE per l' attenzione e per la gentilissima disponibilità a Ciro Prota.
Ciro, erano anni che avevi nel cuore questo progetto. E ora, vedendo il risultato, ho la sensazione che il passare del tempo abbia distillato tutta la forza dirompente del contenuto emotivo che in principio ti urgeva dentro in una immensa e profonda umanità. E sei riuscito a trasmettere questo agli altri.
Scorrendo le fotografie di tutti i partecipanti selezionati, ognuno diverso dall'altro per talento, formazione, gusto, capacità di visione, mi sembra di cogliere una uniformità di poetica, che è un tono sommesso e delicato, lontano dall'urlo, dalla rabbia e improntato al rispetto e alla pietà. E' come se la tempesta emotiva che una simile tragedia ha scatenato dentro di noi (ricordiamo tutti il nostro choc generale in quell'11 marzo 2004, quando leggemmo i giornali e vedemmo i tg) si fosse depurata da ogni scoria di terrore e di angoscia personali, di smarrimento, per lasciar vibrare un sentimento puro, in un gesto di amore.
Io trovo meravigliosa l'idea di inserire un nome in ciascuna fotografia. Forse, chissà, è stata anche la presenza visiva e concreta di quel nome a improntare l'atmosfera di ciascuna immagine, a parlare a ciascun autore e a consentirgli di raccogliere la sua emozione più sincera e di coagularla in una fotografia. Ciascuno a suo modo, sì, ma tutti guidati da un'ispirazione comune.
Per questo voglio esprimere a ciascuno di voi la mia ammirazione e la mia emozione per il vostro lavoro collettivo, assolutamente sincero e autentico (includendo la splendida, toccante musica di Gero). E ringrazio Lucy, che con la sua sensibilità ha seguito il progetto nel suo lungo svolgersi e ce ne ha resi tutti partecipi.
Questo, secondo me, è il senso, il valore della fotografia: un'occasione di condivisione "alta", superiore, in cui ciascuno dona agli altri il meglio della sua anima e del suo sentire. Tutto il resto (parole, polemiche, discussioni e ripicche) si perde nel vuoto e nel tempo. Questi valori invece restano, nel cuore e nella mente di ciascuno, e arricchiscono chi crea e chi ammira.
Grazie a tutti voi, di cuore.
Scorrendo le fotografie di tutti i partecipanti selezionati, ognuno diverso dall'altro per talento, formazione, gusto, capacità di visione, mi sembra di cogliere una uniformità di poetica, che è un tono sommesso e delicato, lontano dall'urlo, dalla rabbia e improntato al rispetto e alla pietà. E' come se la tempesta emotiva che una simile tragedia ha scatenato dentro di noi (ricordiamo tutti il nostro choc generale in quell'11 marzo 2004, quando leggemmo i giornali e vedemmo i tg) si fosse depurata da ogni scoria di terrore e di angoscia personali, di smarrimento, per lasciar vibrare un sentimento puro, in un gesto di amore.
Io trovo meravigliosa l'idea di inserire un nome in ciascuna fotografia. Forse, chissà, è stata anche la presenza visiva e concreta di quel nome a improntare l'atmosfera di ciascuna immagine, a parlare a ciascun autore e a consentirgli di raccogliere la sua emozione più sincera e di coagularla in una fotografia. Ciascuno a suo modo, sì, ma tutti guidati da un'ispirazione comune.
Per questo voglio esprimere a ciascuno di voi la mia ammirazione e la mia emozione per il vostro lavoro collettivo, assolutamente sincero e autentico (includendo la splendida, toccante musica di Gero). E ringrazio Lucy, che con la sua sensibilità ha seguito il progetto nel suo lungo svolgersi e ce ne ha resi tutti partecipi.
Questo, secondo me, è il senso, il valore della fotografia: un'occasione di condivisione "alta", superiore, in cui ciascuno dona agli altri il meglio della sua anima e del suo sentire. Tutto il resto (parole, polemiche, discussioni e ripicche) si perde nel vuoto e nel tempo. Questi valori invece restano, nel cuore e nella mente di ciascuno, e arricchiscono chi crea e chi ammira.
Grazie a tutti voi, di cuore.
Un gran bel pensiero.. un gran lavoro..
una conferma Ciro
ammirata
una conferma Ciro
ammirata
26.06.14, 05:18
Messaggio 10 di 10
Rileggo con piacere tutto lo straordinario lavoro di Ciro Prota,
spero ci sia occasione di abbracciarlo a Padova :-)
io ci sarò...
grazie Ciro e grazie a tutti gli altri fotografi
è stato un lavoro che ho sentito molto e che non andrà mai via dal mio cuore....
spero ci sia occasione di abbracciarlo a Padova :-)
io ci sarò...
grazie Ciro e grazie a tutti gli altri fotografi
è stato un lavoro che ho sentito molto e che non andrà mai via dal mio cuore....