Fantasia, sperimentalismo, ironia, ma anche malinconia, e visione assolutamente inconfondibile, pure nella ecletticità dello stile e della sua espressività.
Lo riconosciamo da ogni singola immagine, inanellata spesso in progetti ben definiti, all’interno dei quali c’è ampio spazio per ammirare come sia possibile declinare in infiniti modi un tema, sempre validi, sempre sorprendenti.
Parliamo di Eras Perani, fotografo dallo spirito creativo originale, modellato sulla sua solida cultura fotografica e sulla tecnica che sorregge anche ogni più piccolo divertissement visivo che negli anni ha condiviso con noi.
untitle 3861 EraS Perani 11.07.17 8
airport 5791 EraS Perani 07.12.17 7
giorni di EraS Perani 28.11.17 13
otr_1791 EraS Perani 12.11.17 10
pi_6482 EraS Perani 26.10.17 6
[fc-foto:40341471]
cose da poco_93 EraS Perani 28.09.17 6
E più di tutto parliamo della passione di Eras che è assoluta, per la fotografia, e che si manifesta anche nell’organizzare innumerevoli eventi con l’associazione culturale ImagoMentis: non ultimo “Io Voglio Vivere – qualcuno mi prenda per mano” che raccoglie 68 fotografie di 16 fotografi per affrontare un problema molto serio, i DCA o Disfunzioni del Comportamento Alimentare, “Amianto, il male che non scompare” che affronta un tema del “mesotelioma” di cui si parla troppo poco e Re di Picche sul problema del gioco d’azzardo.
E ancora nel promuovere, a cadenza annuale la Mostra collettiva Misfotos Ultima modifica di lucy franco il 18.12.17, 10:43, modificato 1 volta in totale.
Lo riconosciamo da ogni singola immagine, inanellata spesso in progetti ben definiti, all’interno dei quali c’è ampio spazio per ammirare come sia possibile declinare in infiniti modi un tema, sempre validi, sempre sorprendenti.
Parliamo di Eras Perani, fotografo dallo spirito creativo originale, modellato sulla sua solida cultura fotografica e sulla tecnica che sorregge anche ogni più piccolo divertissement visivo che negli anni ha condiviso con noi.
untitle 3861 EraS Perani 11.07.17 8
airport 5791 EraS Perani 07.12.17 7
giorni di EraS Perani 28.11.17 13
otr_1791 EraS Perani 12.11.17 10
pi_6482 EraS Perani 26.10.17 6
[fc-foto:40341471]
cose da poco_93 EraS Perani 28.09.17 6
E più di tutto parliamo della passione di Eras che è assoluta, per la fotografia, e che si manifesta anche nell’organizzare innumerevoli eventi con l’associazione culturale ImagoMentis: non ultimo “Io Voglio Vivere – qualcuno mi prenda per mano” che raccoglie 68 fotografie di 16 fotografi per affrontare un problema molto serio, i DCA o Disfunzioni del Comportamento Alimentare, “Amianto, il male che non scompare” che affronta un tema del “mesotelioma” di cui si parla troppo poco e Re di Picche sul problema del gioco d’azzardo.
E ancora nel promuovere, a cadenza annuale la Mostra collettiva Misfotos Ultima modifica di lucy franco il 18.12.17, 10:43, modificato 1 volta in totale.
D - E partiamo proprio da questo: come nasce Misfotos? Quali obiettivi si propone?
R - Innanzi tutto grazie, farmi parlare di fotografia, cara Lucy, è vincere facile.
Misfotos, che purtroppo quest’anno non ha avuto la sua edizione in quanto sono in corso i restauri del chiostro della Ripa, nasce da un esigenza che sentivo e sento tutt’ora da parte dei fotografi, e non solo, di avere uno spazio/evento dove la prima richiesta che si sentano fare non siano i soldi, anzi, noi a Misfotos di soldi non ne vogliamo proprio sentir parlare.
Senza essere venali, è frustrante quando la tua passione, arte, o come la si voglia chiamare è presa in considerazione solo quando vendi. Come vedi, Misfotos è nata più per uno sfogo di rabbia che per motivi “filosofici”.
Non è un evento a cui possono partecipare tutti, è solo su invito, così facendo cerco di creare una finestra il più ampia possibile su quello che la fotografia offre.
Il Convento della Ripa è stato edificato nella seconda metà del XV secolo a Desenzano di Albino. Il complesso è formato da un convento e da due chiese che appartennero all’ordine carmelitano.
Convento della Ri… lucy franco 18.12.17 0
Convento_Ripa lucy franco 18.12.17 0
Convento della R… lucy franco 18.12.17 0
La Cooperativa “La Fenice”, proprietaria del sito, ci mette a disposizione gratuitamente il chiostro per questo evento. Ultima modifica di lucy franco il 18.12.17, 10:10, modificato 1 volta in totale.
R - Innanzi tutto grazie, farmi parlare di fotografia, cara Lucy, è vincere facile.
Misfotos, che purtroppo quest’anno non ha avuto la sua edizione in quanto sono in corso i restauri del chiostro della Ripa, nasce da un esigenza che sentivo e sento tutt’ora da parte dei fotografi, e non solo, di avere uno spazio/evento dove la prima richiesta che si sentano fare non siano i soldi, anzi, noi a Misfotos di soldi non ne vogliamo proprio sentir parlare.
Senza essere venali, è frustrante quando la tua passione, arte, o come la si voglia chiamare è presa in considerazione solo quando vendi. Come vedi, Misfotos è nata più per uno sfogo di rabbia che per motivi “filosofici”.
Non è un evento a cui possono partecipare tutti, è solo su invito, così facendo cerco di creare una finestra il più ampia possibile su quello che la fotografia offre.
Il Convento della Ripa è stato edificato nella seconda metà del XV secolo a Desenzano di Albino. Il complesso è formato da un convento e da due chiese che appartennero all’ordine carmelitano.
Convento della Ri… lucy franco 18.12.17 0
Convento_Ripa lucy franco 18.12.17 0
Convento della R… lucy franco 18.12.17 0
La Cooperativa “La Fenice”, proprietaria del sito, ci mette a disposizione gratuitamente il chiostro per questo evento. Ultima modifica di lucy franco il 18.12.17, 10:10, modificato 1 volta in totale.
D - C’è stato un momento, un fatto, un pensiero, una ispirazione o un maestro che ha influenzato la tua storia come fotografo?
R - Non so rispondere a questa domanda. Sicuramente qualcuno c’è stato ma ho l’abitudine di guardare avanti e non indietro.
Non ti saprei assolutamente dire "chi" ma posso dirti "cosa".
Certamente la storia della fotografia con i suoi protagonisti ha influenzato, sarebbe assurdo pensare il contrario, citare grandi nomi non avrebbe però molto senso, la tua rubrica richiederebbe molto più spazio perché li dovrei elencare tutti.
A proposito di "cosa" invece, mi piace guardare avanti e cercare, continuare a cercare e cercare ancora, anche nelle cose più piccole e insignificanti, delle idee per farne progetti o storie. Ecco, forse il momento è stato quando mi son reso conto che il mio modo di fotografare era raccontando delle storie, alcune volte serie, altre volte surreali e altre ancora solo storie.
R - Non so rispondere a questa domanda. Sicuramente qualcuno c’è stato ma ho l’abitudine di guardare avanti e non indietro.
Non ti saprei assolutamente dire "chi" ma posso dirti "cosa".
Certamente la storia della fotografia con i suoi protagonisti ha influenzato, sarebbe assurdo pensare il contrario, citare grandi nomi non avrebbe però molto senso, la tua rubrica richiederebbe molto più spazio perché li dovrei elencare tutti.
A proposito di "cosa" invece, mi piace guardare avanti e cercare, continuare a cercare e cercare ancora, anche nelle cose più piccole e insignificanti, delle idee per farne progetti o storie. Ecco, forse il momento è stato quando mi son reso conto che il mio modo di fotografare era raccontando delle storie, alcune volte serie, altre volte surreali e altre ancora solo storie.
D - Dice Oliviero Toscani: “Oggi è molto più facile fotografare che parlare. La fotografia sta diventando un’espressione dalla quale dipendiamo e dalla quale facciamo dipendere gli altri. Ci esprimiamo con le immagini, le nostre opinioni si formano con le immagini. Vediamo tutti la stessa identica immagine e abbiamo tutti un’opinione diversa, non è incredibile? Allora bisogna andare a scuola per imparare a fare le immagini e, soprattutto, per imparare a leggerle” Pensi che la fotografia abbia oggi un primato che fino al boom dei social non aveva? E se così fosse la fotografia è davvero un alfabeto che tutti sono in grado di formulare?
R - Toscani qualche volta dice cose quasi giuste, questa è una di quelle anche se non fa altro che ripetere, in modo diverso, quello che altri già sostenevano qualche annetto fa.
Non mi trova d’accordo quando sostiene che vediamo tutti la stessa immagine, non è affatto vero, la vediamo solo quando è stampata su carta, purtroppo non ci è più dato di leggere sfogliando ma siamo tutti a controllare smartphone etc etc, quello che vediamo sul nostro monitor è del tutto personale, cambiano cromie, tonalità, cambia tutto e, nessuno di noi vede la stessa immagine, nessuno di noi percepisce lo stesso “messaggio”, nessuno di noi parla la stessa lingua.
Tornando alla tua domanda, a malincuore devo dar ragione a Toscani, dobbiamo imparare a leggere … e con le premesse di cui sopra, siamo messi maluccio.
R - Toscani qualche volta dice cose quasi giuste, questa è una di quelle anche se non fa altro che ripetere, in modo diverso, quello che altri già sostenevano qualche annetto fa.
Non mi trova d’accordo quando sostiene che vediamo tutti la stessa immagine, non è affatto vero, la vediamo solo quando è stampata su carta, purtroppo non ci è più dato di leggere sfogliando ma siamo tutti a controllare smartphone etc etc, quello che vediamo sul nostro monitor è del tutto personale, cambiano cromie, tonalità, cambia tutto e, nessuno di noi vede la stessa immagine, nessuno di noi percepisce lo stesso “messaggio”, nessuno di noi parla la stessa lingua.
Tornando alla tua domanda, a malincuore devo dar ragione a Toscani, dobbiamo imparare a leggere … e con le premesse di cui sopra, siamo messi maluccio.
D - C’è una parola chiave che si ripete come mood nel tuo modo di fare fotografie?
R -Deve esserci, non avrebbe senso diversamente, nel mio caso sono due “progetto” e “sperimentazione”.
Se non ho un “progetto” non riesco a fotografare. Sparare nel mucchio per poi ritrovarmi a guardare delle fotografie senza senso, non ha senso.
Come dicevo prima, quando fotografo, sento il bisogno di raccontare qualcosa, qualsiasi cosa, non ha importanza se seria o banale, l’importante per me è raccontare. Considerando poi che la fotografia è un modo di raccontarsi, la mia è una sequenza infinita di selfie.
dan_6404 EraS Perani 25.11.17 12
[fc-foto:40510925]
[fc-foto:40450801]
Sperimentare è un altro aspetto che mi piace, per la verità c’è veramente poco da sperimentare, ormai tutti hanno sperimentato tutto e molti continuano a sperimentare il già sperimentato però qualcosa ci si inventa sempre. La maggior parte degli esperimenti cadono nel vuoto e nell’oblio della bruttura e della banalità ma mi dico sempre che se non provo non potrò mai sapere.
Hologram 24 - Jer… EraS Perani 08.12.17 9
Hologram 27 - Rob… EraS Perani 10.12.17 6
Ultima modifica di lucy franco il 18.12.17, 10:36, modificato 1 volta in totale.
R -Deve esserci, non avrebbe senso diversamente, nel mio caso sono due “progetto” e “sperimentazione”.
Se non ho un “progetto” non riesco a fotografare. Sparare nel mucchio per poi ritrovarmi a guardare delle fotografie senza senso, non ha senso.
Come dicevo prima, quando fotografo, sento il bisogno di raccontare qualcosa, qualsiasi cosa, non ha importanza se seria o banale, l’importante per me è raccontare. Considerando poi che la fotografia è un modo di raccontarsi, la mia è una sequenza infinita di selfie.
dan_6404 EraS Perani 25.11.17 12
[fc-foto:40510925]
[fc-foto:40450801]
Sperimentare è un altro aspetto che mi piace, per la verità c’è veramente poco da sperimentare, ormai tutti hanno sperimentato tutto e molti continuano a sperimentare il già sperimentato però qualcosa ci si inventa sempre. La maggior parte degli esperimenti cadono nel vuoto e nell’oblio della bruttura e della banalità ma mi dico sempre che se non provo non potrò mai sapere.
Hologram 24 - Jer… EraS Perani 08.12.17 9
Hologram 27 - Rob… EraS Perani 10.12.17 6
Ultima modifica di lucy franco il 18.12.17, 10:36, modificato 1 volta in totale.
D - Spesso nelle tue fotografie c’è la campagna, lo spazio disabitato: perché è un tuo protagonista? E’ un territorio per perdersi o per ritrovarsi?
R - Sono sostanzialmente un visionario, nella mia campagna, o meglio, nei miei spazi vuoti, mi ci immergo e mi immagino altri mondi, un po’ quello che vorrei sentisse chi guarda le mie fotografie.
Cerco sempre di evidenziare quello che non c’è, immaginare quello che vorrei che fosse.
Mi faccio sempre una domanda quando fotografo: “come vorresti che fosse quello che vedi nel mirino?” ergo: inventati qualcosa.
Credo comunque che siano entrambe le cose, un territorio per perdersi e per ritrovarsi, pertanto protagonista a prescindere.
cdn_36 EraS Perani 06.12.17 10
[fc-foto:40494751]
[fc-foto:40470733]
cdp_58 EraS Perani 08.11.17 11
[fc-foto:40330409]
R - Sono sostanzialmente un visionario, nella mia campagna, o meglio, nei miei spazi vuoti, mi ci immergo e mi immagino altri mondi, un po’ quello che vorrei sentisse chi guarda le mie fotografie.
Cerco sempre di evidenziare quello che non c’è, immaginare quello che vorrei che fosse.
Mi faccio sempre una domanda quando fotografo: “come vorresti che fosse quello che vedi nel mirino?” ergo: inventati qualcosa.
Credo comunque che siano entrambe le cose, un territorio per perdersi e per ritrovarsi, pertanto protagonista a prescindere.
cdn_36 EraS Perani 06.12.17 10
[fc-foto:40494751]
[fc-foto:40470733]
cdp_58 EraS Perani 08.11.17 11
[fc-foto:40330409]
D - Le tue immagini raccontano di una persona complessa e semplice allo stesso tempo, dotata di sensibilità e personalità che inevitabilmente si specchiano nei tuoi lavori. Ma c’è un “segnale”, una caratteristica che, in mezzo ai molti scatti che probabilmente realizzi in una sessione, ti fa individuare proprio “quella “fotografia come “tua”?
R - Raramente faccio delle sessioni e raramente faccio “molti scatti”, non sono un tipo da studio, cavalletto e luci, sono più “sanguigno”. Comunque, come dicevo prima, cerco di evidenziare quello che non c’è, cerco di togliere il più possibile, il superfluo, lasciando quel vuoto indispensabile a porsi le domande necessarie, non voglio che chi guarda le mie fotografie abbiano la stessa sensazione, il mio desiderio è trasmettere una sensazione diversa a ognuno che non necessariamente deve essere una bella sensazione.
D - E quando invece consideri una foto una “buona“foto?
R - Una mia foto mai, trovo sempre qualcosa che non va. In generale considero una foto “buona” quando la leggo immediatamente, indipendentemente dal tipo di fotografia.
R - Raramente faccio delle sessioni e raramente faccio “molti scatti”, non sono un tipo da studio, cavalletto e luci, sono più “sanguigno”. Comunque, come dicevo prima, cerco di evidenziare quello che non c’è, cerco di togliere il più possibile, il superfluo, lasciando quel vuoto indispensabile a porsi le domande necessarie, non voglio che chi guarda le mie fotografie abbiano la stessa sensazione, il mio desiderio è trasmettere una sensazione diversa a ognuno che non necessariamente deve essere una bella sensazione.
D - E quando invece consideri una foto una “buona“foto?
R - Una mia foto mai, trovo sempre qualcosa che non va. In generale considero una foto “buona” quando la leggo immediatamente, indipendentemente dal tipo di fotografia.
D - Bombardati come siamo da milioni di immagini che ci aspettano dietro l’angolo, dalla tv, dai giornali e dal computer, per non parlare degli smartphone, ha ancora senso oggi organizzare una mostra per condividere le proprie fotografie? E se si, quanta importanza ha in questa manifestazione del proprio lavoro la stampa di una immagine?
R -Per un certo verso hai ragione, siamo bombardati dalle immagini ma, se ci riflettiamo, anche 100 anni fa era la stessa cosa, sono i nostri occhi che “vedono” e vedono allo stesso modo ieri come oggi, ciò che è cambiato e la percezione che la nostra mente ha, il condizionamento che ne riceve, torniamo a ciò che dice Toscani, dobbiamo essere educati alla lettura.
Organizzare una mostra ha più senso oggi che qualche anno fa proprio per quanto si diceva prima, educare alla lettura, imparare a leggere, non lo si fa con internet o in modo virtuale, si fa visitando mostre, andando nei musei, leggendo, parlando e, cosa molto importante, confrontandosi con gli altri e con se stessi.
La stampa, quella cosa meravigliosa.
Dovrebbe essere sufficiente come risposta ma voglio precisare due cose:
1. Una foto stampata non corre il pericolo di essere “fraintesa” i colori, i grigi, i neri profondi … sono per tutti uguali, cosa che non succede in una proiezione o sul web.
2. I files non sono eterni, stampare le proprie fotografie è anche un’opera di salvaguardia.
R -Per un certo verso hai ragione, siamo bombardati dalle immagini ma, se ci riflettiamo, anche 100 anni fa era la stessa cosa, sono i nostri occhi che “vedono” e vedono allo stesso modo ieri come oggi, ciò che è cambiato e la percezione che la nostra mente ha, il condizionamento che ne riceve, torniamo a ciò che dice Toscani, dobbiamo essere educati alla lettura.
Organizzare una mostra ha più senso oggi che qualche anno fa proprio per quanto si diceva prima, educare alla lettura, imparare a leggere, non lo si fa con internet o in modo virtuale, si fa visitando mostre, andando nei musei, leggendo, parlando e, cosa molto importante, confrontandosi con gli altri e con se stessi.
La stampa, quella cosa meravigliosa.
Dovrebbe essere sufficiente come risposta ma voglio precisare due cose:
1. Una foto stampata non corre il pericolo di essere “fraintesa” i colori, i grigi, i neri profondi … sono per tutti uguali, cosa che non succede in una proiezione o sul web.
2. I files non sono eterni, stampare le proprie fotografie è anche un’opera di salvaguardia.
D - C’è un argomento di cui è difficile farti parlare: i premi (non pochi) che hanno vinto le tue fotografie. Raccontaci almeno di quella volta che ... ti ha fatto particolarmente piacere ricevere quel riconoscimento.
R - Non sono avvezzo a parlare di queste cose preferisco passare oltre.
D - In quale delle tue fotografie e/o progetti ti identifichi maggiormente?
D- Normalmente mi verrebbe da dire nel prossimo da fare ma, se proprio dovessi scegliere una fotografia sceglierei Abbey Road, parte del progetto “panorami italiani”. Credo sia la sintesi perfetta del mio modo di vedere quello che non c’è.
ERAS PERANI Abbe… lucy franco 18.12.17 0
R - Non sono avvezzo a parlare di queste cose preferisco passare oltre.
D - In quale delle tue fotografie e/o progetti ti identifichi maggiormente?
D- Normalmente mi verrebbe da dire nel prossimo da fare ma, se proprio dovessi scegliere una fotografia sceglierei Abbey Road, parte del progetto “panorami italiani”. Credo sia la sintesi perfetta del mio modo di vedere quello che non c’è.
ERAS PERANI Abbe… lucy franco 18.12.17 0
D - Il tuo prossimo progetto in agenda?
R - "Memory", un lavoro sui luoghi persi che ho in corso da tempo e che tu parzialmente conosci,
memory_08 EraS Perani 14.12.17 6
ERAS PERANI proje… lucy franco 18.12.17 0
per il resto ne ho più di cinquanta in corso d’opera, pensare al prossimo non mi rende la vita facile. Ovviamente scherzavo ma non troppo, io ho veramente tutti questi progetti in corso, anche di più, mi rende facile fotografare. Quando sono in giro, avendo ben chiari i miei progetti, non faccio fatica a trovare ciò che cerco, diversamente da chi cerca senza sapere cosa.
Se parliamo invece di imagoMentis c’è qualche idea in corso ma ancora non ben definita. Ultima modifica di lucy franco il 18.12.17, 10:37, modificato 2 volte in totale.
R - "Memory", un lavoro sui luoghi persi che ho in corso da tempo e che tu parzialmente conosci,
memory_08 EraS Perani 14.12.17 6
ERAS PERANI proje… lucy franco 18.12.17 0
per il resto ne ho più di cinquanta in corso d’opera, pensare al prossimo non mi rende la vita facile. Ovviamente scherzavo ma non troppo, io ho veramente tutti questi progetti in corso, anche di più, mi rende facile fotografare. Quando sono in giro, avendo ben chiari i miei progetti, non faccio fatica a trovare ciò che cerco, diversamente da chi cerca senza sapere cosa.
Se parliamo invece di imagoMentis c’è qualche idea in corso ma ancora non ben definita. Ultima modifica di lucy franco il 18.12.17, 10:37, modificato 2 volte in totale.
Grazie ad ERAS PERANI per questa conversazione, chiara e interessante, e per la sua sempre attenta e gentilissima disponibilita per Fotocommunity.
Ah, eccomi qui, mica sono uso a queste cose, sembro proprio uno di quelli veri ... grazie Lucy :-)
Bella intervista ed interessante foto-chiacchierata.
Complimenti ad entrambi
Complimenti ad entrambi
Una foto-intervista molto interessante, complimenti a tutti e due!
per Eras: a me personalmente piace molto il suo modo di fotografare, vedo sempre che dividi le foto in gruppi/progetti, dall'intervista dici di aver sempre un progetto e poi fare foto, non pensi che ci sono delle situazioni o scene che non si potrebbero programmare?