Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti come solida base culturale, in seguito pittore, illustratore, grafico… affascinante oratore professa l’ espressione artistica, tutta, come mezzo e unico fine per sperimentare, comunicare.
Gianpaolo Giambuzzi fa , quindi, anche della fotografia uno strumento per indagare sulle possibilità della tecnica, usata come vero e proprio strumento di cesello, e della espressività, in un paesaggio come in un ritratto, nel colore come nel bianco e nero.
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Gianpaolo Giambuzzi fa , quindi, anche della fotografia uno strumento per indagare sulle possibilità della tecnica, usata come vero e proprio strumento di cesello, e della espressività, in un paesaggio come in un ritratto, nel colore come nel bianco e nero.
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D -- Ritieni utile, esteticamente formativa, la fruizione delle arti figurative da parte di chi pratica la fotografia? Pensi che la frequentazione di musei, pinacoteche, dell’arte più in generale, possa aiutare il fotoamatore ad affinare la propria personale visione fotografica?
R -- Sicuramente l' avvicinarsi a qualsiasi contesto, dove viene sviluppata una rappresentazione attraverso l' immagine, e' motivo di approfondimento verso quelle tematiche che si rivolgono anche alla fotografia.
Credo sia conoscenza comune che la fotografia abbia dalla sua nascita, preso a riferimento i modelli di composizione che i pittori utilizzavano per il taglio o la rappresentazione di una scena. invece alcuni saranno sorpresi nel sapere che tanti pittori del passato facevano uso della camera ottica. Un esempio lampante e' il Canaletto con le sue vedute di Venezia, dove le regole di una buona inquadratura paesaggistica le ritroviamo tutte, anzi regole che lui stesso ha contribuito a sancire, per un corretto utilizzo della prospettiva nella realizzazione di un dipinto. Le stesse regole in seguito che hanno utilizzato i fotografi che si accingevano a sviluppare ad esempio la tematica del paesaggio. Naturalmente questo discorso e' applicabile anche per la ritrattistica e i svariati temi che ritroviamo in fotografia. Esempio ulteriore sono gli Impressionisti che ritraevano la vita reale nel suo compiersi (logicamente con i tempi per la realizzazione di un dipinto). “Le Cattedrali” di C. Monet, dipinte in svariati momenti del giorno per cogliere le varie differenze di luce, oppure - Musica alle Tuileries - di E. Manet, dove troviamo la rappresentazione di una giornata di festa al giardino omonimo, sono facilmente riconducibili alle foto così dette istantanee , scattate nella quotidianeita' della vita. C'e' da precisare che tali attinenze e paragoni sono puramente indicativi e, possono servire come modello di studio, oppure ricordare che i fotografi in passato hanno avuto questi riferimenti. Mi preme aggiungere quindi, che i dipinti citati oltre ad essere di altissimo valore artistico hanno anche finalita' concettuali derivanti dall' epoca e, possono risultare probabilmente diverse in alcuni casi da quelle attuali.
R -- Sicuramente l' avvicinarsi a qualsiasi contesto, dove viene sviluppata una rappresentazione attraverso l' immagine, e' motivo di approfondimento verso quelle tematiche che si rivolgono anche alla fotografia.
Credo sia conoscenza comune che la fotografia abbia dalla sua nascita, preso a riferimento i modelli di composizione che i pittori utilizzavano per il taglio o la rappresentazione di una scena. invece alcuni saranno sorpresi nel sapere che tanti pittori del passato facevano uso della camera ottica. Un esempio lampante e' il Canaletto con le sue vedute di Venezia, dove le regole di una buona inquadratura paesaggistica le ritroviamo tutte, anzi regole che lui stesso ha contribuito a sancire, per un corretto utilizzo della prospettiva nella realizzazione di un dipinto. Le stesse regole in seguito che hanno utilizzato i fotografi che si accingevano a sviluppare ad esempio la tematica del paesaggio. Naturalmente questo discorso e' applicabile anche per la ritrattistica e i svariati temi che ritroviamo in fotografia. Esempio ulteriore sono gli Impressionisti che ritraevano la vita reale nel suo compiersi (logicamente con i tempi per la realizzazione di un dipinto). “Le Cattedrali” di C. Monet, dipinte in svariati momenti del giorno per cogliere le varie differenze di luce, oppure - Musica alle Tuileries - di E. Manet, dove troviamo la rappresentazione di una giornata di festa al giardino omonimo, sono facilmente riconducibili alle foto così dette istantanee , scattate nella quotidianeita' della vita. C'e' da precisare che tali attinenze e paragoni sono puramente indicativi e, possono servire come modello di studio, oppure ricordare che i fotografi in passato hanno avuto questi riferimenti. Mi preme aggiungere quindi, che i dipinti citati oltre ad essere di altissimo valore artistico hanno anche finalita' concettuali derivanti dall' epoca e, possono risultare probabilmente diverse in alcuni casi da quelle attuali.
D -- Il colore è tradizionalmente campo della pittura, e il paragone con la pittura si riaccende con l’introduzione del colore in fotografia.
Cosa ha una fotografia che la pittura non potrà mai avere?
R -- “La fotografia e' “usabile” la pittura no. Solo quando la pittura si snatura e acquista la dimensione e la fisionomia dell' illustrazione, diventa “usabile” quasi come la fotografia.”
Spesso sentiamo dire: che bel dipinto sembra una fotografia, oppure che bella fotografia sembra un dipinto... credo sia il modo peggiore di porsi di fronte alla visione di entrambi.
Avendo la pittura come espressione massima un carattere interpretativo, nei dipinti di corrente classica (Michelangelo, Raffaello, Leonardo)oppure nella “moderna” corrente pittorica di nome Anacronismo, la riproduzione diciamo “realistica e descrittiva” non e' mai fine a se stessa - esempio la Gioconda - ma viene adoperata sempre per esprimere concetti piu' profondi e intimi. Quando questo non accade allora un “Dipinto” anche se di buona fattura, non sara' mai ricordato come opera di certo rilievo, anzi nella peggiore delle ipotesi decade a pure e semplice illustrazione. Anche se molti dipinti vengono utilizzati per scopi commerciali, pubblicitari addirittura di packaging, e' sempre la riproduzione di essi, (cioe' la fotografia del dipinto), mai l' opera in se' per se'. A differenza della fotografia, un dipinto esiste in un' unica “stampa”: irripetibile.
In Fotografia invece essendoci anche la richiesta di verita', un' immagine che si propone come “realistica”, trova maggior legittimazione nell' essere il piu' possibile fedele a quanto l' occhio ha visto attraverso il mirino, di conseguenza piu' apprezzata. Il discorso andrebbe approfondito sulle proporzioni tra percentuale tecnica e contenuto in rapporto al tema fotografico trattato. Ma credo che quanto ho scritto sia sufficiente a spiegare alcune diversita' con la pittura. Considerando la premessa iniziale, escludo da questo discorso tutte le possibilita' che il digitale offre in termini di stravolgimento, in seguito approfondiro' meglio.
Cosa ha una fotografia che la pittura non potrà mai avere?
R -- “La fotografia e' “usabile” la pittura no. Solo quando la pittura si snatura e acquista la dimensione e la fisionomia dell' illustrazione, diventa “usabile” quasi come la fotografia.”
Spesso sentiamo dire: che bel dipinto sembra una fotografia, oppure che bella fotografia sembra un dipinto... credo sia il modo peggiore di porsi di fronte alla visione di entrambi.
Avendo la pittura come espressione massima un carattere interpretativo, nei dipinti di corrente classica (Michelangelo, Raffaello, Leonardo)oppure nella “moderna” corrente pittorica di nome Anacronismo, la riproduzione diciamo “realistica e descrittiva” non e' mai fine a se stessa - esempio la Gioconda - ma viene adoperata sempre per esprimere concetti piu' profondi e intimi. Quando questo non accade allora un “Dipinto” anche se di buona fattura, non sara' mai ricordato come opera di certo rilievo, anzi nella peggiore delle ipotesi decade a pure e semplice illustrazione. Anche se molti dipinti vengono utilizzati per scopi commerciali, pubblicitari addirittura di packaging, e' sempre la riproduzione di essi, (cioe' la fotografia del dipinto), mai l' opera in se' per se'. A differenza della fotografia, un dipinto esiste in un' unica “stampa”: irripetibile.
In Fotografia invece essendoci anche la richiesta di verita', un' immagine che si propone come “realistica”, trova maggior legittimazione nell' essere il piu' possibile fedele a quanto l' occhio ha visto attraverso il mirino, di conseguenza piu' apprezzata. Il discorso andrebbe approfondito sulle proporzioni tra percentuale tecnica e contenuto in rapporto al tema fotografico trattato. Ma credo che quanto ho scritto sia sufficiente a spiegare alcune diversita' con la pittura. Considerando la premessa iniziale, escludo da questo discorso tutte le possibilita' che il digitale offre in termini di stravolgimento, in seguito approfondiro' meglio.
La fotografia puo' rendere immaginaria la realta', la pittura puo' rendere reale l' immaginario.
La pittura puo’ avere facolta’ concreta di dare “corpo -materia” all’ astratto inconscio, cioe' pur partendo da un dato irreale, intimo, riesce ad essere artefice di un prodotto reale; Astrattismo, Metafisica, Surrealismo, sono solo alcune correnti che testimoniano quanto detto.
Sviluppo il concetto:
L' arte pittorica e' nell ' essere umano, si rivela come mezzo espressivo congenito, endogeno. Da un frammento intimo produce una realta', ma non dobbiamo escludere che puo' anche percorrere la strada inversa.
*”...Dal 1982, Nato Frasca' sviluppa un nuovo orientamento: lo studio degli aspetti psicologici che danno vita all'icona (psiconologia), applicata anche alla storia dell'arte. In questo contesto egli affronta l'analisi dello"scarabocchio" degli adulti da cui fa risalire la condizione pre - natale...”
http://www.galleriaroma.it/Bonaiuto/Frasc%C3%A0.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/nato-frasca/
Piu' volte con questo artista, essendo stato mio docente, ho avuto modo di vivere l‘ esperienza dello “scarabocchio” degli adulti, libera espressione della mente. Ad occhi chiusi e /o senza riflettere su cio' che si sta facendo, si realizza con una penna oppure una matita un libero inciso, il risultato sono tante linee che si mescolano fra loro fino a sembrare un specie di elettroencefalogramma confuso. Essendo realizzato ad occhi chiusi o senza riflettere, i condizionamenti esterni vengono minimizzati. La risultanza e' che per molti versi, attraverso questo atto ci si riesce a liberare di uno stato intimo, profondo, molto profondo e a riprodurre in ultima istanza un' “opera astratta”. L' elaborato prodotto ha sia lo scopo di creare un personale senso liberatorio, ma nello stesso tempo quello di essere sottoposto ad analisi.
La fotografia ( grafia della luce) invece deve necessariamente servirsi di un dato reale se vuole come ultima analisi liberare l’ inconscio, ammesso che riesca a farlo nella stessa dimensione della pittura. Mentre la pittura e’ nell’ essere umano, la fotografia e' dell' essere umano, ma e' un mezzo alieno, esogeno, derivante anche dal fatto che e' legata molto di piu’ ad una tecnologia. Acquisisce la realta' restituendone un frammento... rende immaginaria la realta'. Per realizzare una foto occorrono luce e buio, ma non possono mai essere presenti uno per volta. La luce massima come il buio piu' profondo, non producono risultati. Se non il nulla, come prova ovvia.
La pittura puo’ avere facolta’ concreta di dare “corpo -materia” all’ astratto inconscio, cioe' pur partendo da un dato irreale, intimo, riesce ad essere artefice di un prodotto reale; Astrattismo, Metafisica, Surrealismo, sono solo alcune correnti che testimoniano quanto detto.
Sviluppo il concetto:
L' arte pittorica e' nell ' essere umano, si rivela come mezzo espressivo congenito, endogeno. Da un frammento intimo produce una realta', ma non dobbiamo escludere che puo' anche percorrere la strada inversa.
*”...Dal 1982, Nato Frasca' sviluppa un nuovo orientamento: lo studio degli aspetti psicologici che danno vita all'icona (psiconologia), applicata anche alla storia dell'arte. In questo contesto egli affronta l'analisi dello"scarabocchio" degli adulti da cui fa risalire la condizione pre - natale...”
http://www.galleriaroma.it/Bonaiuto/Frasc%C3%A0.htm
http://www.treccani.it/enciclopedia/nato-frasca/
Piu' volte con questo artista, essendo stato mio docente, ho avuto modo di vivere l‘ esperienza dello “scarabocchio” degli adulti, libera espressione della mente. Ad occhi chiusi e /o senza riflettere su cio' che si sta facendo, si realizza con una penna oppure una matita un libero inciso, il risultato sono tante linee che si mescolano fra loro fino a sembrare un specie di elettroencefalogramma confuso. Essendo realizzato ad occhi chiusi o senza riflettere, i condizionamenti esterni vengono minimizzati. La risultanza e' che per molti versi, attraverso questo atto ci si riesce a liberare di uno stato intimo, profondo, molto profondo e a riprodurre in ultima istanza un' “opera astratta”. L' elaborato prodotto ha sia lo scopo di creare un personale senso liberatorio, ma nello stesso tempo quello di essere sottoposto ad analisi.
La fotografia ( grafia della luce) invece deve necessariamente servirsi di un dato reale se vuole come ultima analisi liberare l’ inconscio, ammesso che riesca a farlo nella stessa dimensione della pittura. Mentre la pittura e’ nell’ essere umano, la fotografia e' dell' essere umano, ma e' un mezzo alieno, esogeno, derivante anche dal fatto che e' legata molto di piu’ ad una tecnologia. Acquisisce la realta' restituendone un frammento... rende immaginaria la realta'. Per realizzare una foto occorrono luce e buio, ma non possono mai essere presenti uno per volta. La luce massima come il buio piu' profondo, non producono risultati. Se non il nulla, come prova ovvia.
Della fotografia se ne puo' fare uso per un fine, (scientifico, commerciale, documentaristico*) in pittura no, se non nella sua unica dimensione come espressione d'arte.
Nel caso invece, dove la pittura vuol rimarcare un contenuto puramente stilistico di una determinata corrente pittorica ed in piu', arricchita di virtuosismi estetici fine a se stessi, esempio: “sembra una fotografia” nasce il Manierismo che puo' essere visto per intenderci come pittura commerciale, in termini propri: pittura di maniera, che pero' raramente per non dire mai, tocca i livelli qualitativi - concettuali della corrente originale. Anche se ultimamente il Manierismo e' stato un po' rivalutato, a mio avviso pero' solo perche' viviamo in periodo storico-artistico di decadimento. Lascio passare il concetto “documentaristico”* della pittura, o forse meglio pittura iconografica e narrativa, perche' un tempo non esisteva la fotografia, ma anche in questo caso, la mediazione umana dell' artista e' molto incisiva e, la parte concettuale ha un peso primario nell' intera realizzazione, dove comunque nel risultato finale, vediamo impresso un forte carattere personale di chi realizza il dipinto, ritratto o storia che sia. (Giotto, la Cappella degli Scrovegni)
“Quando la fotografia riesce a liberarsi dei suoi stessi schemi e dell' uso, puo' acquistare una similare liberta' della pittura. Fotografia che racconta se stessa e, solo se stessa.”
La pittura e la fotografia sono mezzi espressivi diversi. Ogni mezzo espressivo, non puo' essere sostituito da un altro: termina la sua logica di esistere. Il colore in pittura e' inteso anche come materia, quindi nella realta' osservare un dipinto dal vero significa anche apprezzarne le sue qualita' plastiche (non a caso si sono sviluppate correnti come: informale materico). In fotografia la realta' del colore assume spesso una dimensione riproduttiva, la ricerca che soventemente viene fatta in questo campo, e' la piu' possibile fedelta' con il reale. E' un concetto molto sensibile sia a chi e' fotografo dilettante, sia a chi e' fotografo professionista, specialmente in riferimento a temi: commerciali, documentaristici, scientifici.
Invece per la fotografia , impegnata su fronti che tentano di inserire concetti, “meno commerciali” l' uso del colore, del BN o anche della manipolazione post-prodotta dell' immagine , spesso diventa motivo di stravolgimento della realta', riconsegnando un elaborato che prescinde dalla realta' stessa, ma diventa frutto originale di cio' che l' autore ha voluto dire magari in forma intimista.
Un riferimento storico lo ritroviamo nel film: Il Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni, dove ad esempio delle mele vennero dipinte di grigio per esigenze concettuali. Ma in tutto il film ci fu una precisa ricerca del colore in tal senso. E' uno tra i primi esempi cinematografici con l'uso del colore attraverso la fotografia che diventa motivo per esprimere concetti. Fu premiato a Venezia con il Nastro D'argento per la fotografia.
Nel caso invece, dove la pittura vuol rimarcare un contenuto puramente stilistico di una determinata corrente pittorica ed in piu', arricchita di virtuosismi estetici fine a se stessi, esempio: “sembra una fotografia” nasce il Manierismo che puo' essere visto per intenderci come pittura commerciale, in termini propri: pittura di maniera, che pero' raramente per non dire mai, tocca i livelli qualitativi - concettuali della corrente originale. Anche se ultimamente il Manierismo e' stato un po' rivalutato, a mio avviso pero' solo perche' viviamo in periodo storico-artistico di decadimento. Lascio passare il concetto “documentaristico”* della pittura, o forse meglio pittura iconografica e narrativa, perche' un tempo non esisteva la fotografia, ma anche in questo caso, la mediazione umana dell' artista e' molto incisiva e, la parte concettuale ha un peso primario nell' intera realizzazione, dove comunque nel risultato finale, vediamo impresso un forte carattere personale di chi realizza il dipinto, ritratto o storia che sia. (Giotto, la Cappella degli Scrovegni)
“Quando la fotografia riesce a liberarsi dei suoi stessi schemi e dell' uso, puo' acquistare una similare liberta' della pittura. Fotografia che racconta se stessa e, solo se stessa.”
La pittura e la fotografia sono mezzi espressivi diversi. Ogni mezzo espressivo, non puo' essere sostituito da un altro: termina la sua logica di esistere. Il colore in pittura e' inteso anche come materia, quindi nella realta' osservare un dipinto dal vero significa anche apprezzarne le sue qualita' plastiche (non a caso si sono sviluppate correnti come: informale materico). In fotografia la realta' del colore assume spesso una dimensione riproduttiva, la ricerca che soventemente viene fatta in questo campo, e' la piu' possibile fedelta' con il reale. E' un concetto molto sensibile sia a chi e' fotografo dilettante, sia a chi e' fotografo professionista, specialmente in riferimento a temi: commerciali, documentaristici, scientifici.
Invece per la fotografia , impegnata su fronti che tentano di inserire concetti, “meno commerciali” l' uso del colore, del BN o anche della manipolazione post-prodotta dell' immagine , spesso diventa motivo di stravolgimento della realta', riconsegnando un elaborato che prescinde dalla realta' stessa, ma diventa frutto originale di cio' che l' autore ha voluto dire magari in forma intimista.
Un riferimento storico lo ritroviamo nel film: Il Deserto Rosso di Michelangelo Antonioni, dove ad esempio delle mele vennero dipinte di grigio per esigenze concettuali. Ma in tutto il film ci fu una precisa ricerca del colore in tal senso. E' uno tra i primi esempi cinematografici con l'uso del colore attraverso la fotografia che diventa motivo per esprimere concetti. Fu premiato a Venezia con il Nastro D'argento per la fotografia.
D -- Alberto Savinio rimproverava alla fotografia di ridurre il mondo in bianco e nero, si potrebbe anche ribaltare l’affermazione pensando che solo la fotografia ce lo ha fatto vedere in bianco e nero, mettendo in risalto aspetti che altrimenti non avremmo apprezzato allo stesso modo. Quale è l’aspetto della rappresentazione del reale, se c’è, che secondo te non può prescindere dal bianco e nero?
R -- In parte ho risposto con la precedente domanda. Approfondisco.
La fotografia agli inizi, non aveva con se' il concetto di bianco e nero o colore; rappresentava solamente il prodotto di un altro prodotto , in termini fisici, chimici: l' incidenza della luce su una superficie ad essa sensibile. Questo concetto secondo me non e' mutato anche con l' avvento del colore.
Il BN oggi puo' essere inteso come un dei diversi interventi concettuali della fotografia sulla “realta'”. Se all' inizio della fotografia il BN era una risultanza tecnica, non essendoci la possibilita' di fotografare a colori, in seguito e' stato utilizzato per soddisfare quel bisogno di intervenire sulla realta', imprimendo alla stessa un significato frutto di un pensiero elaborato dal fotografo, che spesso si e' sentito e si sente ancora rilegato a puro riproduttore, ritenendo tale pratica molto restrittiva e penalizzante. Ricordiamo Adams per il bianco e nero, nonostante nel periodo della sua produzione fotografica esistesse gia' il colore.
R -- In parte ho risposto con la precedente domanda. Approfondisco.
La fotografia agli inizi, non aveva con se' il concetto di bianco e nero o colore; rappresentava solamente il prodotto di un altro prodotto , in termini fisici, chimici: l' incidenza della luce su una superficie ad essa sensibile. Questo concetto secondo me non e' mutato anche con l' avvento del colore.
Il BN oggi puo' essere inteso come un dei diversi interventi concettuali della fotografia sulla “realta'”. Se all' inizio della fotografia il BN era una risultanza tecnica, non essendoci la possibilita' di fotografare a colori, in seguito e' stato utilizzato per soddisfare quel bisogno di intervenire sulla realta', imprimendo alla stessa un significato frutto di un pensiero elaborato dal fotografo, che spesso si e' sentito e si sente ancora rilegato a puro riproduttore, ritenendo tale pratica molto restrittiva e penalizzante. Ricordiamo Adams per il bianco e nero, nonostante nel periodo della sua produzione fotografica esistesse gia' il colore.
D -- “Il fiume dei pesci dormienti” è una tua immagine magnifica, dalla inquadratura al titolo evocativo., passando per un b/n da manuale.
Il fiume dei pesc… Gianpaolo Giambuz… 15.06.12 43
Come e dove è stata realizzata? Ma in particolare: perché?
R -- Ti ringrazio per il “magnifica” la prendo come una cortesia d'animo.
Un giorno, uno di quei giorni che sembrano mistici per natura, passeggiando sulle sponde del fiume Sile nel Trevigiano, sono rimasto colpito nel vedere panni stesi al sole, lungo i margini delle sue acque. Improvvisamente mi sono sentito immerso in un luogo tra il reale e il fantastico, come in un sogno. La prima risposta che mi son dato - affinche' la mia mente decidesse di pensare che non ero prossimo alla pazzia - fu che quegli indumenti sventolanti al sole, fossero di qualche gruppo di barboni, ma allo stesso tempo non sembrava appartenessero a tali individui...
Allungando la vista, vidi donne anziane mentre erano intente a lavare panni nel fiume.
Si stava svolgendo una ricorrenza, di quando le donne del luogo si recavano al fiume a lavare i panni, magari erano le stesse donne che da giovane svolgevano quel mestiere casalingo... lavandaie.
La quasi totale assenza di persone ad assistere all' evento, rendeva la scena ancora piu' surreale. Quindi ho cercato, nella fotografia a cui tu hai fatto riferimento: “Il fiume dei pesci dormienti”, di cogliere l' essenza della situazione, quella sensazione che mi ha fatto vivere un momento tra il reale e l' immaginario...
Il Sile e' un fiume che scorre lento, molto lento e silenzioso, anche se inesorabilmente giunge al suo destino. I pesci che lo popolano sembrano dormire.
Il fiume dei pesc… Gianpaolo Giambuz… 15.06.12 43
Come e dove è stata realizzata? Ma in particolare: perché?
R -- Ti ringrazio per il “magnifica” la prendo come una cortesia d'animo.
Un giorno, uno di quei giorni che sembrano mistici per natura, passeggiando sulle sponde del fiume Sile nel Trevigiano, sono rimasto colpito nel vedere panni stesi al sole, lungo i margini delle sue acque. Improvvisamente mi sono sentito immerso in un luogo tra il reale e il fantastico, come in un sogno. La prima risposta che mi son dato - affinche' la mia mente decidesse di pensare che non ero prossimo alla pazzia - fu che quegli indumenti sventolanti al sole, fossero di qualche gruppo di barboni, ma allo stesso tempo non sembrava appartenessero a tali individui...
Allungando la vista, vidi donne anziane mentre erano intente a lavare panni nel fiume.
Si stava svolgendo una ricorrenza, di quando le donne del luogo si recavano al fiume a lavare i panni, magari erano le stesse donne che da giovane svolgevano quel mestiere casalingo... lavandaie.
La quasi totale assenza di persone ad assistere all' evento, rendeva la scena ancora piu' surreale. Quindi ho cercato, nella fotografia a cui tu hai fatto riferimento: “Il fiume dei pesci dormienti”, di cogliere l' essenza della situazione, quella sensazione che mi ha fatto vivere un momento tra il reale e l' immaginario...
Il Sile e' un fiume che scorre lento, molto lento e silenzioso, anche se inesorabilmente giunge al suo destino. I pesci che lo popolano sembrano dormire.
D -- In moltissime tue fotografie c’è la presenza umana integrata con il paesaggio, come se fosse un elemento dello stesso, di pari importanza ma quasi mai preponderante rispetto agli altri elementi della inquadratura. Quanto è essenziale il respiro dell’uomo in un racconto fotografico?
R -- Credo che in ogni cosa che fotografiamo c'e' il respiro dell' uomo, piu' che importante o essenziale lo ritengo inevitabile.
R -- Credo che in ogni cosa che fotografiamo c'e' il respiro dell' uomo, piu' che importante o essenziale lo ritengo inevitabile.
D -- Cosa diventerà la fotografia?
R -- Per capire dove si va, forse bisogna capire anche da dove si viene...
Fotografico significa dettagliato, oggettivo, che riproduce con esattezza la realta'.
Concettualmente l’ immagine prodotta dal mezzo fotografico non dall' inizio, ma nel tempo ha acquistato in maniera giusta o sbagliata l' autorevole dimensione di vero. “In fotografia veritas”. E penso dicendo cio' di non essere ubriaco...anche in forma figurata il concetto non cambia: “... L’ Istat ha rilasciato una fotografia reale delle condizioni del paese...”; espressione risulta molto appropriata, oltre che molto attuale...
Fatta questa premessa possiamo dire che siamo gia’ al post-fotografia a fronte di quella intesa in termini piu' stretti.
“ Il fiore del male”
Mentre come ho scritto la fotografia sempre piu' e' rientrata nel certo, sicuro; oggi con l‘ avvento del digitale e la manipolazione post - produttiva ( Photoshop) la sua stessa dimensione e’ posta sul piano del dubbio ( forse lo sono anche i risultati dell’ Istat...). La fotografia pero’ il seme del dubbio “il tarlo” lo incubava dalla nascita. L’ occhio umano non e’ un grandangolo e neppure un teleobiettivo, molti credono un zoom per me neanche questo. Lo stesso occhio invece seleziona volta per volta la focale per uso e consumo personale, incondivisibile. Nessuno sa esattamente con certezza cosa un' altro individuo vede, neanche addirittura se i colori sono esattamente uguali per tutti. L’ insieme dei dati registrati che si differenziano da individuo a individuo sotto l’ impulso di valutazioni molto personali, contribuiscono a restituire alla mente la visione della scena. In sintesi l’ occhio non e’ un registratore passivo. Acquisisce sempre una verita' contestualizzata.
La fotografia invece preconfeziona la visione, decontestualizza, elide, sceglie, sottrae o aggiunge attraverso la decisione presa dal fotografo. Per essere, “cristallini come una lente”: il punto di vista e' di chi la scatta in tutti i sensi. E non finisce qui. Questo come gia' specificato avviene attraverso un elemento forviante ad iniziare dal nome: “obiettivo” , che per le ragioni spiegate non lo e’ affatto. Senza dimenticare che trasforma la realta' da una forma tridimensionale ad una bidimensionale proiettandola sul piano pellicola o sul sensore e, poi ancora sulla eventuale carta stampata.
Da un punto di vista etico opera piu' onesta sarebbe stata se quell' occhio infernale e somma di filtri e lenti, si fosse chiamato: soggettivo; avremmo risolto gran parte dei guai. Insomma il seme del bene o del male, l’ angelo o il demone a secondo dei punti vista, era gia' infiltrato congenitamente nelle carni della fotografia, e pronto a divenire quella che oggi la stessa rappresenta.
Causa le misteriose faccende che albergano nell‘ animo umano, la massa sembrava non voler rendersene conto, o non sapeva come fare. In quest' epoca tale trasformazione sta trovando il suo pieno sviluppo...
Allontanandoci dal concetto dello “Skarrafone” Kafkiano che ritroviamo nel racconto: La metamorfosi (Kafka) paragonabile per alcuni allo stato della fotografia, voglio concludere con una nota positiva e, riallacciarmi alla domanda sui possibili futuri della fotografia.
La fotografia andra' da dove arriva...
Con una nuova consapevolezza di se’, continuera' a muovere i suoi passi sulla strada lastricata di positivismo in cui ebbe i gloriosi natali.
R -- Per capire dove si va, forse bisogna capire anche da dove si viene...
Fotografico significa dettagliato, oggettivo, che riproduce con esattezza la realta'.
Concettualmente l’ immagine prodotta dal mezzo fotografico non dall' inizio, ma nel tempo ha acquistato in maniera giusta o sbagliata l' autorevole dimensione di vero. “In fotografia veritas”. E penso dicendo cio' di non essere ubriaco...anche in forma figurata il concetto non cambia: “... L’ Istat ha rilasciato una fotografia reale delle condizioni del paese...”; espressione risulta molto appropriata, oltre che molto attuale...
Fatta questa premessa possiamo dire che siamo gia’ al post-fotografia a fronte di quella intesa in termini piu' stretti.
“ Il fiore del male”
Mentre come ho scritto la fotografia sempre piu' e' rientrata nel certo, sicuro; oggi con l‘ avvento del digitale e la manipolazione post - produttiva ( Photoshop) la sua stessa dimensione e’ posta sul piano del dubbio ( forse lo sono anche i risultati dell’ Istat...). La fotografia pero’ il seme del dubbio “il tarlo” lo incubava dalla nascita. L’ occhio umano non e’ un grandangolo e neppure un teleobiettivo, molti credono un zoom per me neanche questo. Lo stesso occhio invece seleziona volta per volta la focale per uso e consumo personale, incondivisibile. Nessuno sa esattamente con certezza cosa un' altro individuo vede, neanche addirittura se i colori sono esattamente uguali per tutti. L’ insieme dei dati registrati che si differenziano da individuo a individuo sotto l’ impulso di valutazioni molto personali, contribuiscono a restituire alla mente la visione della scena. In sintesi l’ occhio non e’ un registratore passivo. Acquisisce sempre una verita' contestualizzata.
La fotografia invece preconfeziona la visione, decontestualizza, elide, sceglie, sottrae o aggiunge attraverso la decisione presa dal fotografo. Per essere, “cristallini come una lente”: il punto di vista e' di chi la scatta in tutti i sensi. E non finisce qui. Questo come gia' specificato avviene attraverso un elemento forviante ad iniziare dal nome: “obiettivo” , che per le ragioni spiegate non lo e’ affatto. Senza dimenticare che trasforma la realta' da una forma tridimensionale ad una bidimensionale proiettandola sul piano pellicola o sul sensore e, poi ancora sulla eventuale carta stampata.
Da un punto di vista etico opera piu' onesta sarebbe stata se quell' occhio infernale e somma di filtri e lenti, si fosse chiamato: soggettivo; avremmo risolto gran parte dei guai. Insomma il seme del bene o del male, l’ angelo o il demone a secondo dei punti vista, era gia' infiltrato congenitamente nelle carni della fotografia, e pronto a divenire quella che oggi la stessa rappresenta.
Causa le misteriose faccende che albergano nell‘ animo umano, la massa sembrava non voler rendersene conto, o non sapeva come fare. In quest' epoca tale trasformazione sta trovando il suo pieno sviluppo...
Allontanandoci dal concetto dello “Skarrafone” Kafkiano che ritroviamo nel racconto: La metamorfosi (Kafka) paragonabile per alcuni allo stato della fotografia, voglio concludere con una nota positiva e, riallacciarmi alla domanda sui possibili futuri della fotografia.
La fotografia andra' da dove arriva...
Con una nuova consapevolezza di se’, continuera' a muovere i suoi passi sulla strada lastricata di positivismo in cui ebbe i gloriosi natali.
D -- Il tuo prossimo progetto in agenda
R -- Se parliamo di lavoro ci sono diversi progetti gia' iniziati, l' ampliamento di un ufficio di grafica e comunicazione, e' il primo della lista essendo nella sua fase conclusiva.
Invece per quanto riguarda la fotografia allo stato “puro”, spero di riuscire a fare un bel viaggio in terre straniere, anche zone difficili, per poter cogliere magari qualcosa che fino ad oggi mi sfugge...
R -- Se parliamo di lavoro ci sono diversi progetti gia' iniziati, l' ampliamento di un ufficio di grafica e comunicazione, e' il primo della lista essendo nella sua fase conclusiva.
Invece per quanto riguarda la fotografia allo stato “puro”, spero di riuscire a fare un bel viaggio in terre straniere, anche zone difficili, per poter cogliere magari qualcosa che fino ad oggi mi sfugge...
Un regalo prezioso, questo contributo di Gianpaolo per le nostre interviste.
Un capitolo di grandissimo spessore culturale a disposizione di tutti coloro che vorranno approfondire col nostro Ospite.
Gli rinnovo ancora una volta ringraziamenti sinceri e tanti, per il suo tempo e per la sua rara cortesia.
Lei è giovanissima, ma se il buon giorno si vede dal mattino, l’Autrice della prossima settimana è da tenere d’occhio… introspezione e grande sensibilità, caratteristiche che le sono proprie, e che con sincerità attraversano tutti i suoi scatti.
“la fotografia è un “fare i conti con se stessi”.. quando mi trovo davanti all’obiettivo è l’inconscio ad avere la meglio, tutto ciò che rappresento viene tutto dall’interno, di razionale c’è ben poco e questo non può che manifestarsi attraverso il Corpo.. alla fine è il Corpo attraverso cui si manifestano tutti gli istinti più nascosti di ognuno di noi, è il Corpo che è a diretto contatto con l’ambiente esterno, è sul Corpo che abbiamo le tracce di tutto ciò che abbiamo vissuto e di cui sentiamo il peso ed è sul Corpo che tutto ciò diventa visibile.. ed è questo il Corpo che io rappresento nelle mie fotografie. “
Un capitolo di grandissimo spessore culturale a disposizione di tutti coloro che vorranno approfondire col nostro Ospite.
Gli rinnovo ancora una volta ringraziamenti sinceri e tanti, per il suo tempo e per la sua rara cortesia.
Lei è giovanissima, ma se il buon giorno si vede dal mattino, l’Autrice della prossima settimana è da tenere d’occhio… introspezione e grande sensibilità, caratteristiche che le sono proprie, e che con sincerità attraversano tutti i suoi scatti.
“la fotografia è un “fare i conti con se stessi”.. quando mi trovo davanti all’obiettivo è l’inconscio ad avere la meglio, tutto ciò che rappresento viene tutto dall’interno, di razionale c’è ben poco e questo non può che manifestarsi attraverso il Corpo.. alla fine è il Corpo attraverso cui si manifestano tutti gli istinti più nascosti di ognuno di noi, è il Corpo che è a diretto contatto con l’ambiente esterno, è sul Corpo che abbiamo le tracce di tutto ciò che abbiamo vissuto e di cui sentiamo il peso ed è sul Corpo che tutto ciò diventa visibile.. ed è questo il Corpo che io rappresento nelle mie fotografie. “
Grazie Giampaolo per questo escursus che ci porta ad accarezzare due interessanti tematiche come pittura e fotografia scoprendone ed apprezzandone differenze e parallelismi che spesso ai profani possono sfuggire...
Osservando le tue foto ho avuto sensazioni contrastanti... a volte mi sembra quasi di essere preso ed indirizzato verso un luogo ben preciso... tagli stretti, particolari che incatenano l'occhio e lo costringono ad un cammino che ha una sola meta possibile:
Mare Nero con il suo passaggio stretto tra le rocce fino allo scorcio di mare
Mare nero Gianpaolo Giambuz… 03.11.12 8
Le impronte di Puzzle, trend d'union tra piastrelle ma anche freccia puntata verso un brumoso orizzonte
Puzzle Gianpaolo Giambuz… 06.10.12 47
O il raggio di luce del Breviario citato da Lucy nella sua attenta caratterizzazione della tua galleria. Poi all'improvviso gli spazi si aprono... non c'è più una stella polare che ci tiene per mano e lo sguardo è libero di spaziare come in Nebula
[fc-foto:23562275]
o Il mare dentro
[fc-foto:18814795]
Osservando le tue foto ho avuto sensazioni contrastanti... a volte mi sembra quasi di essere preso ed indirizzato verso un luogo ben preciso... tagli stretti, particolari che incatenano l'occhio e lo costringono ad un cammino che ha una sola meta possibile:
Mare Nero con il suo passaggio stretto tra le rocce fino allo scorcio di mare
Mare nero Gianpaolo Giambuz… 03.11.12 8
Le impronte di Puzzle, trend d'union tra piastrelle ma anche freccia puntata verso un brumoso orizzonte
Puzzle Gianpaolo Giambuz… 06.10.12 47
O il raggio di luce del Breviario citato da Lucy nella sua attenta caratterizzazione della tua galleria. Poi all'improvviso gli spazi si aprono... non c'è più una stella polare che ci tiene per mano e lo sguardo è libero di spaziare come in Nebula
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o Il mare dentro
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