... Primo D'Apote
Primo D'Apote
è un paesaggista di cui tutti conosciamo la bravura: dalle tele dei grandi pittori impara le regole della composizione, fino a sublimarle in fotografia.
Paesaggi sconfinati, colori in cui si percepisce verità e suggestione, la bellezza insita nelle regole diventa il movente stesso e lo scopo della sua fotografia. Nel suo profilo infatti campeggia una frase di Cartier –Bresson, quasi una dichiarazione d’intenti: "non si può scindere la sostanza dalla forma"
Sunrise Primo D'Apote 10.11.12 34
... Primo D'Apote 23.11.11 19
.... Primo D'Apote 21.11.10 16
Crepuscolo Primo D'Apote 17.04.10 18
Paesaggi sconfinati, colori in cui si percepisce verità e suggestione, la bellezza insita nelle regole diventa il movente stesso e lo scopo della sua fotografia. Nel suo profilo infatti campeggia una frase di Cartier –Bresson, quasi una dichiarazione d’intenti: "non si può scindere la sostanza dalla forma"
Sunrise Primo D'Apote 10.11.12 34
... Primo D'Apote 23.11.11 19
.... Primo D'Apote 21.11.10 16
Crepuscolo Primo D'Apote 17.04.10 18
...
Primo D'Apote
08.04.10
108
Lux Primo D'Apote 04.03.10 13
Agosto - ore 20,3… Primo D'Apote 28.02.10 24
Venezia - Urgenza Primo D'Apote 01.10.09 26
[fc-foto:19892664]
Lux Primo D'Apote 04.03.10 13
Agosto - ore 20,3… Primo D'Apote 28.02.10 24
Venezia - Urgenza Primo D'Apote 01.10.09 26
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Passaggi Obbligat…
Primo D'Apote
27.12.12
14
Alta Val Tanaro -… Primo D'Apote 17.11.12 19
Lisbona - Bairro… Primo D'Apote 13.10.12 18
.... Primo D'Apote 10.02.11 47
[fc-foto:19858722]
Alta Val Tanaro -… Primo D'Apote 17.11.12 19
Lisbona - Bairro… Primo D'Apote 13.10.12 18
.... Primo D'Apote 10.02.11 47
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D -- La geometria implicita in ogni paesaggio, la ricerca della composizione delle linee sembra essere un tuo marchio di fabbrica: un approccio spontaneo o un lavoro di ricerca?
R -- Per riuscire a spiegare le mie scelte compositive devo partire da lontanissimo, da prima che iniziassi a fotografare con assiduità ed impegno. Da ragazzo rimanevo a bocca aperta per ore a guardare sui libri i dipinti di grandi pittori dal Caravaggio fino ad arrivare all’impressionista Claude Monet. Guardando le tele di questi grandi pittori ho letto e cercato di capire l’importanza della composizione. Come in tutte le discipline e dopo tanto esercizio, mi sento di dire, e ciò mi accade da parecchi anni, di non andare alla ricerca spasmodica di linee compositive canoniche. Dette linee sono un movimento naturale che avviene nella mia mente.
In relazione alla tecnica a tutto tondo, è mio intendimento spendere ancora due parole e lo faccio, mi consentirete, per lanciare uno strale: Maledetto colui che ha inventato il “Program”! Mi spiego. Conosco “fotografi” che alla parola diaframma pensano o ad una parte del corpo umano o a qualcos’altro… Vedo foto eseguite senza la minima conoscenza della tecnica di base. Ed ho osservato altresì che alcuni autori, non danno la minima importanza alla composizione. Intendiamoci, non è che questa debba costituire un dogma che possa imbrigliare la creatività dei singoli ma troppo spesso mi capita di osservare foto in cui il soggetto ritratto non è a fuoco, e/o magari lo stesso è collocato nella parte centrale del frame senza badare al contesto e al racconto. Nel mio girovagare per il web mi imbatto in immagini mosse, sottoesposte, immagini in cui i toni sono un pastrocchio indistinguibile ed esteticamente inaccettabile. E quel che è peggio è che tutti questi, che formalmente sono indiscutibilmente dei difetti , sono invece eletti a spunti creativi innovativi e fondanti.
Sono fermamente convinto che tutti i generi fotografici debbano essere accomunati dalla solida conoscenza della tecnica di base. Saper comporre, saper esporre, saper scegliere il momento di scatto, e soprattutto conoscere la luce nella sua “potenza” siano degli imprescindibili punti di partenza che possano e debbano guidare l’occhio, la mano e il cuore di chi vuole realizzare delle foto degne di questo nome. La tecnologia digitale, poi, per molti fotografi della nuova era finisce per costituire un’arma a doppio taglio… Questi ultimi, e ce ne sono tanti, rimarranno per tantissimo tempo fotografi inconsapevoli, quasi orbi… E talvolta essi ricevono – come dire? – il colpo di grazia allorquando ricevono un minimo di riconoscimento in qualche portale di fotografia. A tale evenienza, con il sentirsi “arrivati”, segue l’abbandono dello studio del pianeta fotografia in tutte le sue sfaccettature. E allora mi capita spesso di incrociare il prototipo del fotografo inconsapevole. Chiunque si dedichi alla fotografia paesaggistica sa perfettamente che è buona norma alzarsi molto presto al mattino per poter cogliere condizioni di luce favorevoli e talora molto fuggevoli. E questa, credetemi, è una regola alla quale non mi sottraggo a costo di sacrifici che però il più delle volte mi ripagano. E ogni qualvolta, ritenuta terminata la sessione di scatti per le mutate condizioni di luce, rimetto la fotocamera nello zaino, vedo arrivare a frotte i tipici fotografi inconsapevoli…
R -- Per riuscire a spiegare le mie scelte compositive devo partire da lontanissimo, da prima che iniziassi a fotografare con assiduità ed impegno. Da ragazzo rimanevo a bocca aperta per ore a guardare sui libri i dipinti di grandi pittori dal Caravaggio fino ad arrivare all’impressionista Claude Monet. Guardando le tele di questi grandi pittori ho letto e cercato di capire l’importanza della composizione. Come in tutte le discipline e dopo tanto esercizio, mi sento di dire, e ciò mi accade da parecchi anni, di non andare alla ricerca spasmodica di linee compositive canoniche. Dette linee sono un movimento naturale che avviene nella mia mente.
In relazione alla tecnica a tutto tondo, è mio intendimento spendere ancora due parole e lo faccio, mi consentirete, per lanciare uno strale: Maledetto colui che ha inventato il “Program”! Mi spiego. Conosco “fotografi” che alla parola diaframma pensano o ad una parte del corpo umano o a qualcos’altro… Vedo foto eseguite senza la minima conoscenza della tecnica di base. Ed ho osservato altresì che alcuni autori, non danno la minima importanza alla composizione. Intendiamoci, non è che questa debba costituire un dogma che possa imbrigliare la creatività dei singoli ma troppo spesso mi capita di osservare foto in cui il soggetto ritratto non è a fuoco, e/o magari lo stesso è collocato nella parte centrale del frame senza badare al contesto e al racconto. Nel mio girovagare per il web mi imbatto in immagini mosse, sottoesposte, immagini in cui i toni sono un pastrocchio indistinguibile ed esteticamente inaccettabile. E quel che è peggio è che tutti questi, che formalmente sono indiscutibilmente dei difetti , sono invece eletti a spunti creativi innovativi e fondanti.
Sono fermamente convinto che tutti i generi fotografici debbano essere accomunati dalla solida conoscenza della tecnica di base. Saper comporre, saper esporre, saper scegliere il momento di scatto, e soprattutto conoscere la luce nella sua “potenza” siano degli imprescindibili punti di partenza che possano e debbano guidare l’occhio, la mano e il cuore di chi vuole realizzare delle foto degne di questo nome. La tecnologia digitale, poi, per molti fotografi della nuova era finisce per costituire un’arma a doppio taglio… Questi ultimi, e ce ne sono tanti, rimarranno per tantissimo tempo fotografi inconsapevoli, quasi orbi… E talvolta essi ricevono – come dire? – il colpo di grazia allorquando ricevono un minimo di riconoscimento in qualche portale di fotografia. A tale evenienza, con il sentirsi “arrivati”, segue l’abbandono dello studio del pianeta fotografia in tutte le sue sfaccettature. E allora mi capita spesso di incrociare il prototipo del fotografo inconsapevole. Chiunque si dedichi alla fotografia paesaggistica sa perfettamente che è buona norma alzarsi molto presto al mattino per poter cogliere condizioni di luce favorevoli e talora molto fuggevoli. E questa, credetemi, è una regola alla quale non mi sottraggo a costo di sacrifici che però il più delle volte mi ripagano. E ogni qualvolta, ritenuta terminata la sessione di scatti per le mutate condizioni di luce, rimetto la fotocamera nello zaino, vedo arrivare a frotte i tipici fotografi inconsapevoli…
D -- La fotografia paesaggistica è un potente mezzo di "comunicazione emozionale" fondamentale per guardare, raffigurare e scoprire nuove possibilità di percezione. Linee naturali, articolazioni territoriali, assi ambientali diventano elementi essenziali di una composizione fotografica che si rivolge all'osservatore con messaggi profondi, ritmi ancestrali. A nessuno interessa vedere un paesaggio come lo hanno visto in 1000 altri. A tutti invece interessa vedere con gli occhi del fotografo. Quanto più ci avviciniamo all’Essenza del paesaggio, tanto più ci avviciniamo a fare Fotografia di Paesaggio
Condividi?
R -- Condivido in pieno! Lasciarsi trasportare dalla bellezza del luogo scattando con il cuore credo sia la condizione per poter portare a casa un’immagine di alto livello.
Personalmente mi emoziono davanti a certi scenari, al momento dello scatto sono consapevole d’aver fermato un momento irripetibile. Comunque l’anima, ribadisco, non esclude la tecnica. Il saper guardare con i propri occhi, il saper mettere in ordine gli elementi naturali di una scena impreziosita da una luce interessante, costituisce il punto di partenza e non di arrivo verso una foto che sia esteticamente ammirevole. Molte volte mi si chiede di svelare i miei segreti.
Ma il fatto è che non ci sono segreti, c’è solo tanto amore per la fotografia che si declina nelle sue forme variegate, ognuna delle quali ha la sua importanza.
Ad ogni buon conto, almeno un segreto lo voglio condividere con tutti quelli che hanno a cuore il proprio cammino evolutivo in tale ambito.
A volte mi capita di ritornare sullo stesso scorcio svariate volte… E in ciò sono guidato unicamente dalla ricerca dei presupposti ideali, dettati quasi unicamente dalle condizioni di luce. A tal proposito mi viene in soccorso Monet il quale diceva che ”la luce è la persona più importante del quadro”. Non sempre si ha la possibilità di trovare situazioni e luce interessanti, non sempre si ha la mente preparata a cogliere quello che gli eventi contingenti ci mettono davanti. E allora bisogna avere la capacità di fare un passo indietro, di saper aspettare le condizioni che la nostra sensibilità e la nostra capacità tecnica, giudicheranno ottimali.
Il grande Ansel Adams riferiva che si ritrovava spesso nelle condizioni di ritornare per intere settimane sullo stesso posto per poter cogliere il “momento magico”. Quando dico momento magico, mi riferisco alla luce e, magari, ad un evento atmosferico che possa rendere diversa ed interessante l’immagine.
Ecco, se c’è un elemento che ricerco spasmodicamente è la luce!
Ritengo di poter affermare che, negli ultimi anni, il mio rapporto con essa è diventata quasi una sfida: da un lato la mia capacità interpretativa e dall’altro le sue mutevoli proposte, i suoi capricci e i suoi ammalianti inviti allo scatto.
E sovente, questa disputa si conclude in una sintesi felice che mette in evidenza la tipicità e le varie sfumature del luogo da me ritratto.
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R -- Condivido in pieno! Lasciarsi trasportare dalla bellezza del luogo scattando con il cuore credo sia la condizione per poter portare a casa un’immagine di alto livello.
Personalmente mi emoziono davanti a certi scenari, al momento dello scatto sono consapevole d’aver fermato un momento irripetibile. Comunque l’anima, ribadisco, non esclude la tecnica. Il saper guardare con i propri occhi, il saper mettere in ordine gli elementi naturali di una scena impreziosita da una luce interessante, costituisce il punto di partenza e non di arrivo verso una foto che sia esteticamente ammirevole. Molte volte mi si chiede di svelare i miei segreti.
Ma il fatto è che non ci sono segreti, c’è solo tanto amore per la fotografia che si declina nelle sue forme variegate, ognuna delle quali ha la sua importanza.
Ad ogni buon conto, almeno un segreto lo voglio condividere con tutti quelli che hanno a cuore il proprio cammino evolutivo in tale ambito.
A volte mi capita di ritornare sullo stesso scorcio svariate volte… E in ciò sono guidato unicamente dalla ricerca dei presupposti ideali, dettati quasi unicamente dalle condizioni di luce. A tal proposito mi viene in soccorso Monet il quale diceva che ”la luce è la persona più importante del quadro”. Non sempre si ha la possibilità di trovare situazioni e luce interessanti, non sempre si ha la mente preparata a cogliere quello che gli eventi contingenti ci mettono davanti. E allora bisogna avere la capacità di fare un passo indietro, di saper aspettare le condizioni che la nostra sensibilità e la nostra capacità tecnica, giudicheranno ottimali.
Il grande Ansel Adams riferiva che si ritrovava spesso nelle condizioni di ritornare per intere settimane sullo stesso posto per poter cogliere il “momento magico”. Quando dico momento magico, mi riferisco alla luce e, magari, ad un evento atmosferico che possa rendere diversa ed interessante l’immagine.
Ecco, se c’è un elemento che ricerco spasmodicamente è la luce!
Ritengo di poter affermare che, negli ultimi anni, il mio rapporto con essa è diventata quasi una sfida: da un lato la mia capacità interpretativa e dall’altro le sue mutevoli proposte, i suoi capricci e i suoi ammalianti inviti allo scatto.
E sovente, questa disputa si conclude in una sintesi felice che mette in evidenza la tipicità e le varie sfumature del luogo da me ritratto.
D -- Fotografare il paesaggio non è semplice, è fondamentale andare oltre ciò che si vede: è tradurre in immagini ciò che si sente, sottolinearlo con sfumature , drammatizzarlo quando serve, renderlo suggestivo se è il caso, con toni morbidi. Il b/n è il miglior compagno per esprimere tutto questo (Alberto Bregani, per Progresso Fotografico 2012 )
Oppure il colore dà un valore estetico aggiunto alla fotografia di paesaggio?
R -- Credo che il numero dei paesaggisti sia ogni giorno in progressivo aumento: scaturire nel banale, nel già visto è facilissimo… Basta andare un po’ in giro per il web per rendersene conto.
“ La fotografia di paesaggio è la prova suprema del fotografo e spesso la sua delusione suprema”( A. Adams). Non credo che il colore possa prevalere sul Bw e viceversa, entrambi sono forme espressive validissime. In relazione a tale scelta, mi sento di dire che l’autore è chiamato a far emergere la sua sensibilità personale in totale libertà, quello che sente in maniera preponderante nelle proprie corde.
Con questa domanda mi solleciti ad una breve disamina della concezione “filosofica” dell’autore Bregani. Che dirti? Come tutti i bravi fotografi di land, egli imprime nei suoi scatti il fascino, la storia, e l’attimo del luogo. I suoi toni morbidi e le sue immagini drammatiche mi riportano alla mente Ansel Adams… Quando ho mosso i primi passi nella fotografia mi sono nutrito degli insegnamenti di quest’ultimo, consumando chilometri di pellicola in BW, passando intere notti in camera oscura…
Comunque, va detto che nella fotografia in Bw si riproducono soggetti tridimensionali in bidimensionali caratterizzati da una serie di sfumature di grigio. Qui subentra la capacità e l’estro del fotografo nel modificarne la densità intervenendo sull’esposizione in vista di risultati voluti e nella ricerca di una interpretazione personale della scena.
Tutto ciò comporta il coinvolgimento di una qualità imprescindibile di un buon fotografo: la previsualizzazione del risultato finale. Oggi nell’era digitale, continuo a dare molta importanza alla densità anche nei lavori in RGB.
Sicuramente Alberto Bregani, credo di non peccare di presunzione nel fornire questa interpretazione, ha perfettamente chiaro questo concetto. E ciò che egli fotograficamente esprime ne è la prova.
In definitiva, si ritorna ancora a battere sullo stesso tasto: conoscenza tecnica ed estro sono elementi imprescindibili.
Dimenticavo… A mio modo di vedere e di concepire la fotografia mi sento di dire che il Bw si decide al momento dello scatto! Qualcuno crede di poter ovviare ai problemi espositivi convertendo il frame da RGB a gradazione di grigi. È questo un errore madornale!
Oppure il colore dà un valore estetico aggiunto alla fotografia di paesaggio?
R -- Credo che il numero dei paesaggisti sia ogni giorno in progressivo aumento: scaturire nel banale, nel già visto è facilissimo… Basta andare un po’ in giro per il web per rendersene conto.
“ La fotografia di paesaggio è la prova suprema del fotografo e spesso la sua delusione suprema”( A. Adams). Non credo che il colore possa prevalere sul Bw e viceversa, entrambi sono forme espressive validissime. In relazione a tale scelta, mi sento di dire che l’autore è chiamato a far emergere la sua sensibilità personale in totale libertà, quello che sente in maniera preponderante nelle proprie corde.
Con questa domanda mi solleciti ad una breve disamina della concezione “filosofica” dell’autore Bregani. Che dirti? Come tutti i bravi fotografi di land, egli imprime nei suoi scatti il fascino, la storia, e l’attimo del luogo. I suoi toni morbidi e le sue immagini drammatiche mi riportano alla mente Ansel Adams… Quando ho mosso i primi passi nella fotografia mi sono nutrito degli insegnamenti di quest’ultimo, consumando chilometri di pellicola in BW, passando intere notti in camera oscura…
Comunque, va detto che nella fotografia in Bw si riproducono soggetti tridimensionali in bidimensionali caratterizzati da una serie di sfumature di grigio. Qui subentra la capacità e l’estro del fotografo nel modificarne la densità intervenendo sull’esposizione in vista di risultati voluti e nella ricerca di una interpretazione personale della scena.
Tutto ciò comporta il coinvolgimento di una qualità imprescindibile di un buon fotografo: la previsualizzazione del risultato finale. Oggi nell’era digitale, continuo a dare molta importanza alla densità anche nei lavori in RGB.
Sicuramente Alberto Bregani, credo di non peccare di presunzione nel fornire questa interpretazione, ha perfettamente chiaro questo concetto. E ciò che egli fotograficamente esprime ne è la prova.
In definitiva, si ritorna ancora a battere sullo stesso tasto: conoscenza tecnica ed estro sono elementi imprescindibili.
Dimenticavo… A mio modo di vedere e di concepire la fotografia mi sento di dire che il Bw si decide al momento dello scatto! Qualcuno crede di poter ovviare ai problemi espositivi convertendo il frame da RGB a gradazione di grigi. È questo un errore madornale!
D -- Uno straordinario dilettante solitario, Mario Giacomelli, rilegge il paesaggio marchigiano, trasformandolo in grafismo, e poi in luogo dello spirito.
Quanto senti affine a te a questa ulteriore interpretazione?
R -- Se si parla di BW, devo ritornare sempre sul maestro Ansel Adams, il quale veniva definito “fotografo realistico”.
Egli stesso però confutava questo appellativo, asserendo, e a ragione, l’impossibilità fisico/chimica di trasferire le intere luminanze di un soggetto su una stampa. Per cui tutte le fotografie sono mere interpretazioni del soggetto originale.
Non posso dire di essere affine al grande Mario Giacomelli, mi sento ancora troppo piccolo per questo paragone. Nelle sue opere c’è il suo carattere, la sua grande personalità, la sua idea di fotografia, la sua filosofia.
Quanto senti affine a te a questa ulteriore interpretazione?
R -- Se si parla di BW, devo ritornare sempre sul maestro Ansel Adams, il quale veniva definito “fotografo realistico”.
Egli stesso però confutava questo appellativo, asserendo, e a ragione, l’impossibilità fisico/chimica di trasferire le intere luminanze di un soggetto su una stampa. Per cui tutte le fotografie sono mere interpretazioni del soggetto originale.
Non posso dire di essere affine al grande Mario Giacomelli, mi sento ancora troppo piccolo per questo paragone. Nelle sue opere c’è il suo carattere, la sua grande personalità, la sua idea di fotografia, la sua filosofia.
D -- E’ esatto considerarla una evoluzione della foto paesaggistica ?
R -- Credo fermamente di si, in quanto essa va oltre.
Considero la fotografia di Giacomelli alla stregua di una “trasfigurazione poetica”. Il suo è un atto di comunicazione, è un processo mentale creativo, ed un mezzo per penetrare la realtà più profonda di quello che fotografava.
La sua mira, credo, era quella di andare direttamente a cogliere l’anima dei suoi soggetti. Questo significa fotografare con anima e mente eccelse.
R -- Credo fermamente di si, in quanto essa va oltre.
Considero la fotografia di Giacomelli alla stregua di una “trasfigurazione poetica”. Il suo è un atto di comunicazione, è un processo mentale creativo, ed un mezzo per penetrare la realtà più profonda di quello che fotografava.
La sua mira, credo, era quella di andare direttamente a cogliere l’anima dei suoi soggetti. Questo significa fotografare con anima e mente eccelse.
D -- Ci sono sempre due persone in qualsiasi fotografia: il fotografo e chi guarda la foto ( Ansel Adams) Quanto è importante il giudizio di chi guarda una tua foto?
R -- Questa affermazione non è altro che una risposta ad alcuni commenti fatti alle sue foto: “Non ci sono persone in queste fotografie” molti gli contestavano ingenerosamente. Ed egli rispondeva “ci sono sempre due persone: il fotografo e l’osservatore”.
Tengo moltissimo al giudizio dell’osservatore quale che sia il suo grado di cultura, il suo livello di competenza tecnica e la sua sensibilità artistica.
Quando fotografo, non lo faccio solo per me stesso. La foto rimane sempre una forma d’arte comunicativa. Anche una persona con una percezione meno allenata di chi è avvezzo alla fotografia rileverà le qualità che costituiscono i segni distintivi di un bravo fotografo.
Aggiungo che il mio scopo fotografico è quello di mostrare il lato bello della “realtà”, il lato emotivo. Mi capita nelle mie mostre di scorgere in alcuni osservatori uno sguardo ed un interesse particolare per i miei lavori. Ecco, quel momento per me diventa la consapevolezza di essere riuscito a trasmettere il significato o la bellezza del soggetto da me fotografato.
R -- Questa affermazione non è altro che una risposta ad alcuni commenti fatti alle sue foto: “Non ci sono persone in queste fotografie” molti gli contestavano ingenerosamente. Ed egli rispondeva “ci sono sempre due persone: il fotografo e l’osservatore”.
Tengo moltissimo al giudizio dell’osservatore quale che sia il suo grado di cultura, il suo livello di competenza tecnica e la sua sensibilità artistica.
Quando fotografo, non lo faccio solo per me stesso. La foto rimane sempre una forma d’arte comunicativa. Anche una persona con una percezione meno allenata di chi è avvezzo alla fotografia rileverà le qualità che costituiscono i segni distintivi di un bravo fotografo.
Aggiungo che il mio scopo fotografico è quello di mostrare il lato bello della “realtà”, il lato emotivo. Mi capita nelle mie mostre di scorgere in alcuni osservatori uno sguardo ed un interesse particolare per i miei lavori. Ecco, quel momento per me diventa la consapevolezza di essere riuscito a trasmettere il significato o la bellezza del soggetto da me fotografato.
D -- La fotografia di paesaggio è la prova suprema del fotografo – e spesso la sua delusione suprema (.Ansel Adams )
Raccontaci una tua fotografia particolarmente problematica per la sua genesi.
R -- C’è una foto in particolare che mi ha dato un sacco di grattacapi, una cascata in montagna. Credo che un giorno la pubblicherò per condividerla con voi tutti.
Il soggetto (la cascata appunto)era incastonato in una gola molto profonda, tale che sia la luce dell’alba che quella del tramonto non erano adatte a farlo emergere in tutta la sua bellezza.
Quindi tutte le mie certezze tecniche, teoriche e pratiche ed i mie tentativi venivano continuamente vanificati. Sono tornato sul posto, quasi 90 Km da casa, per circa un mese, scattando ad intervalli regolari e a tutte le ore, non riuscivo affatto ad imprimere la minima parte della bellezza del soggetto.
Luci dure ed ombre chiuse, luminanza dell’acqua quasi impercettibile erano il leitmotiv costante di questa location. Fino a quando il dio pluvio è venuto in mio soccorso. Una leggera pioggerellina, una luce filtrata da un leggero strato di nuvole, un ombrello, un treppiedi , un ulteriore esercizio di pazienza e… sono riuscito a spuntarla.
Raccontaci una tua fotografia particolarmente problematica per la sua genesi.
R -- C’è una foto in particolare che mi ha dato un sacco di grattacapi, una cascata in montagna. Credo che un giorno la pubblicherò per condividerla con voi tutti.
Il soggetto (la cascata appunto)era incastonato in una gola molto profonda, tale che sia la luce dell’alba che quella del tramonto non erano adatte a farlo emergere in tutta la sua bellezza.
Quindi tutte le mie certezze tecniche, teoriche e pratiche ed i mie tentativi venivano continuamente vanificati. Sono tornato sul posto, quasi 90 Km da casa, per circa un mese, scattando ad intervalli regolari e a tutte le ore, non riuscivo affatto ad imprimere la minima parte della bellezza del soggetto.
Luci dure ed ombre chiuse, luminanza dell’acqua quasi impercettibile erano il leitmotiv costante di questa location. Fino a quando il dio pluvio è venuto in mio soccorso. Una leggera pioggerellina, una luce filtrata da un leggero strato di nuvole, un ombrello, un treppiedi , un ulteriore esercizio di pazienza e… sono riuscito a spuntarla.
D -- Post produzione: fin dove è lecito spingersi senza tradire la verità del territorio?
R -- Carissima Lucy, questa è la domanda delle cento pistole…
Premetto che esprimo un parere del tutto personale. Non ho certezze assolute, non sono il verbo, anche se ultimamente su FC alcuni esprimono sentenze e non commenti e non è mio intendimento dunque attirarmi le ire di altri utenti che non la pensano come me.
Penso che la pp sia utile al miglioramento di alcuni aspetti della foto. Personalmente cerco di correggere il colore scientificamente usando lo strumento contagocce di Ps.
Per esempio, un Bianco deve riportare i valori di pari numerazione nei singoli canali RGB a prescindere dalla sua intensità. Per quanto ritengo di avere un occhio allenato, mi affido al software per riconoscere con certezza matematica una dominante di colore impura. Usando discretamente Ps cerco di non alterare l’immagine iniziale e di restituirla nella sua fedeltà originaria.
Un’ottima foto, è risaputo, è quella che si esegue al momento dello scatto.
Ps è uno strumento utilissimo per il bilanciamento cromatico, per dare contrasto ad un file Raw.
In conclusione, il mio personalissimo gusto mi impone di trasmettere con le mie foto le sensazioni da me percepite al momento dello scatto.
Tutto il resto non fa parte della mia fotografia.
R -- Carissima Lucy, questa è la domanda delle cento pistole…
Premetto che esprimo un parere del tutto personale. Non ho certezze assolute, non sono il verbo, anche se ultimamente su FC alcuni esprimono sentenze e non commenti e non è mio intendimento dunque attirarmi le ire di altri utenti che non la pensano come me.
Penso che la pp sia utile al miglioramento di alcuni aspetti della foto. Personalmente cerco di correggere il colore scientificamente usando lo strumento contagocce di Ps.
Per esempio, un Bianco deve riportare i valori di pari numerazione nei singoli canali RGB a prescindere dalla sua intensità. Per quanto ritengo di avere un occhio allenato, mi affido al software per riconoscere con certezza matematica una dominante di colore impura. Usando discretamente Ps cerco di non alterare l’immagine iniziale e di restituirla nella sua fedeltà originaria.
Un’ottima foto, è risaputo, è quella che si esegue al momento dello scatto.
Ps è uno strumento utilissimo per il bilanciamento cromatico, per dare contrasto ad un file Raw.
In conclusione, il mio personalissimo gusto mi impone di trasmettere con le mie foto le sensazioni da me percepite al momento dello scatto.
Tutto il resto non fa parte della mia fotografia.
D -- Prossimo progetto fotografico in agenda
R -- La pubblicazione di un libro sulle Langhe.
Il mio “grazie” sincero a Primo, prezioso testimone con le sue parole e le sue straordinarie immagini di questa ultima intervista dell’anno, grande Autore fotografico e grande Persona.
Inaugureremo l’anno nuovo con la prossima Ospite, una Donna dalle molte frecce al suo arco: ironia, schiettezza, sincerità e sapienza.
Il tutto convogliato verso una grande capacità di comunicazione specchiata costantemente nelle sue fotografie, affinata in anni di studio e continue prove “ su strada” che ne hanno fatto uno dei fiori all’occhiello di Fotocommunity Italia specialmente per quel genere fotografico apparentemente facile che si chiama “street photography” .
Parleremo con Lei di molto…non perdete quest’altro affascinante appuntamento, tra 15 giorni
R -- La pubblicazione di un libro sulle Langhe.
Il mio “grazie” sincero a Primo, prezioso testimone con le sue parole e le sue straordinarie immagini di questa ultima intervista dell’anno, grande Autore fotografico e grande Persona.
Inaugureremo l’anno nuovo con la prossima Ospite, una Donna dalle molte frecce al suo arco: ironia, schiettezza, sincerità e sapienza.
Il tutto convogliato verso una grande capacità di comunicazione specchiata costantemente nelle sue fotografie, affinata in anni di studio e continue prove “ su strada” che ne hanno fatto uno dei fiori all’occhiello di Fotocommunity Italia specialmente per quel genere fotografico apparentemente facile che si chiama “street photography” .
Parleremo con Lei di molto…non perdete quest’altro affascinante appuntamento, tra 15 giorni
Caro maestro,
ho letto con molta attenzione l'intervista che ti è stata fatta e da questa ho imparato a conoscerti meglio. Sapevo, dalle tue opere, della tua attenzione alla luce, alla composizione e alla tecnica ma non sapevo che a guidare il tuo occhio, il tuo cuore e la tua mano fossero pittori del calibro di Caravaggio e di Monet che, tra gli altri, sono fra i miei autori preferiti (premetto però che non sono un intenditore d'arte). E ciò mi fa pensare una volta di più che, come ti ho detto di persona, sei una persona davvero speciale, con un raffinato senso estetico e con un "inconscio colto". Sei un brontolone irascibile ma hai un cuore nobile. Spero che questa intervista serva a farti conoscere un po' meglio su questo portale e a far sì che anche gli altri utenti dello stesso possano conoscerti più in profondità e possano capire davvero dove nascono quei capolavori che tu realizzi con la tua reflex.
Saluti cari
Alberto
ho letto con molta attenzione l'intervista che ti è stata fatta e da questa ho imparato a conoscerti meglio. Sapevo, dalle tue opere, della tua attenzione alla luce, alla composizione e alla tecnica ma non sapevo che a guidare il tuo occhio, il tuo cuore e la tua mano fossero pittori del calibro di Caravaggio e di Monet che, tra gli altri, sono fra i miei autori preferiti (premetto però che non sono un intenditore d'arte). E ciò mi fa pensare una volta di più che, come ti ho detto di persona, sei una persona davvero speciale, con un raffinato senso estetico e con un "inconscio colto". Sei un brontolone irascibile ma hai un cuore nobile. Spero che questa intervista serva a farti conoscere un po' meglio su questo portale e a far sì che anche gli altri utenti dello stesso possano conoscerti più in profondità e possano capire davvero dove nascono quei capolavori che tu realizzi con la tua reflex.
Saluti cari
Alberto
Acc... Alberto m'ha rubato il primo posto ;-) ... quindi mi associo cominciando con il mio personale
Caro Maestro ..
e continuando associandomi ad Alberto per quanto riguarda la tua generosità, anche intellettuale.. Ne so qualcosa: m'hai preso per mano, appena arrivata su fc, totalmente ignorante ed ignara di qualsiasi cosa riguardasse la fotografia e, con pazienza e gentilezza (che solo APPARENTEMENTE mal si conciliano con il tuo carattere irruento e burbero), hai cercato di indirizzarmi nella giusta direzione. Ho compreso, attraverso le tue parole, cosa significhi Amore Incondizionato per la Fotografia, cosa sia la testardaggine, la pazienza, l'intransigenza verso sè stessi, tutto quello che "costringe" a tornare (come dicevi) davanti ad uno scorcio finchè la luce giusta non arriva ....
Ora ho la possibilità di dirtelo pubblicamente quel GRAZIE che mille volte t'ho detto in privato.
Nell'intervista (come sempre magistralmente condotta da Lucy) non mi racconti nulla di nuovo .. a parte l'uscita del tuo libro sulle Langhe!!!! COMPLIMENTI, Primo!!!! Non vedo l'ora di gustarlo ... e continuar ad imparare.
Con stima ed affetto.
Rosalba
Caro Maestro ..
e continuando associandomi ad Alberto per quanto riguarda la tua generosità, anche intellettuale.. Ne so qualcosa: m'hai preso per mano, appena arrivata su fc, totalmente ignorante ed ignara di qualsiasi cosa riguardasse la fotografia e, con pazienza e gentilezza (che solo APPARENTEMENTE mal si conciliano con il tuo carattere irruento e burbero), hai cercato di indirizzarmi nella giusta direzione. Ho compreso, attraverso le tue parole, cosa significhi Amore Incondizionato per la Fotografia, cosa sia la testardaggine, la pazienza, l'intransigenza verso sè stessi, tutto quello che "costringe" a tornare (come dicevi) davanti ad uno scorcio finchè la luce giusta non arriva ....
Ora ho la possibilità di dirtelo pubblicamente quel GRAZIE che mille volte t'ho detto in privato.
Nell'intervista (come sempre magistralmente condotta da Lucy) non mi racconti nulla di nuovo .. a parte l'uscita del tuo libro sulle Langhe!!!! COMPLIMENTI, Primo!!!! Non vedo l'ora di gustarlo ... e continuar ad imparare.
Con stima ed affetto.
Rosalba