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Sera d'agosto in paese...

Sera d'agosto in paese...

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carlo jacuzzi


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Sera d'agosto in paese...

In risposta alla bella immagine dell'amico Roberto L. che ci ha fatto vedere una sera d'agosto in città!!!

Sera d'agosto in città
Sera d'agosto in città
Roberto L.

Commenti 17

  • Big L. 05/12/2009 15:12

    Al di là di ogni pregiudizio preferisco la gente allegra, almeno anche di notte non ti senti mai solo
  • maria teresa mosna 10/09/2009 11:59

    Guardando le tue foto si trova sempre il tuo umorismo e simpatia!
    Ciao, Mt
  • Lou I. 09/09/2009 18:22

    No, troppo forte! Per fortuna che c'è il tuo umorismo :-)
    Ciao,
    Lou
  • Geo Portaluppi 08/09/2009 3:12

    L'albergo, se così lo vogliamo chiamare, era una bicocca trasandata oltre ogni dire. Vincenzo Gatullio era arrivato in quel paese seguendo indicazioni tortuose, sbagliando strada più volte, ripassando da dove era passato, come se la sua rotta fosse un circolo vizioso dal quale aveva temuto di non riuscire più a uscirne. Il vespro s'era agghindato in sera senza porre alcun indugio e l'arrivo in paese era previsto giust'appunto a tarda sera. Ma valutata la situazione, era ormai in evidente ritardo, e giacché la meta continuava a sfuggirgli, dopo un po' di girovagare infruttuoso, la sera s’era scocciata d’aspettarlo e, di buzzo suo, celermente aveva lasciato il posto a una buia notte rusticana. Lungo la strada sterrata di campagna non c'erano i rassicuranti lampioni di città. Il paese era in un posto posto fuori dai frequentati percorsi turistici. D'altra parte lui si stava recando colà per lavoro. Aveva un debito con un collega che gli aveva sottoposto quel caso. Rifiutare il favore all'amico collega non era nemmeno da congetturare, e così si era imbarcato in quella avventura ritrovandosi solo, in un viottolo di campagna, con i fari della vettura che sciabolavano una fitta oscurità campestre, in una sera d'agosto, allietata dall'assordante gracidare delle rane. Ma qualche anima buona ancora per lui vegliava da lassù. All'improvviso apparve un cartello stradale che indicava dove si doveva svoltare per chi s'era incaponito d'andare a Baldissero di Sotto. Vincenzo sterzò là dove consigliava, però senza garantire, il cartello, ma fortuna volle che l’indicazione fosse giusta e infatti, dopo un poco, scorse in lontananza delle luci: doveva per forza di cose trattarsi delle case di Baldissero di Sotto, sotto a cosa poi fosse questo non era dato saperlo, essendo il paese in una piatta landa che profumava di verbena e lavanda. Una gallina sonnambula razzolava meditabonda in quella che pomposamente veniva chiamata la piazza del paese. E la locanda, l'unica del paese, s’ergeva cupamente proprio in piazza. Vincenzo arrestò la vettura mentre tutta la polvere che aveva tentato inutilmente di seminare lungo la via gli giunse addosso in un solo colpo sommergendo lui e l'auto. Ecco da cosa derivava il "sotto" del nome del paese. Significava sotto una montagna di polvere. Cosa saggia disporre di bianca polvere in un paese fiocamente illuminato: il girare impolverati era un ingegnoso artificio che consentiva di scorgere le persone, anche a discreta distanza, dipendeva dallo strato di polvere che ti ricopriva: più spesso era, e più da lungi ti vedevano. Dietro il bancone un assonnato figuro che masticava tabacco senza sosta. « Cerco il signor Pedro Gutierrez. Dovrebbe alloggiare in questa... (stava per dire bettola ma si trattenne) ... in questo albergo. » Il portiere di notte, ma era lo stesso anche di giorno, indicò senza parlare le scale che si affacciavano a metà della parete che correva alla sua destra.
    Il dottore Gatullio, medico specialista rinolaringoiatra, arguì che dovesse salire per di là. Mosse alcuni passi in direzione del vano scala per subito arrestarsi. Si informò: « E il piano? »
    Il portiere di notte squadrò il visitatore con sospetto. Giravano pel mondo ben strambi individui.
    Seraficamente gli rispose: « Non abbiamo un piano nella fanfara. Solo strumenti portatili. Cornette in prevalenza, tamburi e se viene Gino c’è anche il violino. Ma Gino ha la pressione bassa, in genere non viene, bensì sviene e, l’avere un violino in banda, è accadimento raro. »
    Il dottore Gatullio era uomo temprato a ogni avversità. Prima di partire aveva fatto una seduta di training autogeno: non sai mai a cosa vai incontro in una paciosa serata d’agosto in uno sperduto paese. « Intendevo a che pianerottolo sta il signor Gutierrez… »
    « Ah, il pian… erottolo. Curioso modo di esprimersi. Da dove venite usano tutti mezze parole? Comunque Pedro è al primo pianerottolo – e marcò con la voce “ottolo” – e suona il bombardino. »
    « Buono a sapersi – replicò il dottore Gatullio – ma non sono qui per suonare. Il signor Gutierrez lo devo visitare. M’hanno detto che sta male. »
    « Quindi non siete venuto per la sagra del paese. Agosto mese di feste agresti, di manifestazioni folcloristiche. A trovare Pedro vengono solo dei suonatori. Provano un pezzo o due e poi se ne vanno. Sicuro che non siete un suonatore di banda paesana? »
    « Sicuro, sicuro, sono solo suonatore di campanello. Ma… non che la cosa mi riguardi, però non è scomodo che gli altri suonatori vengano a provare in albergo? La banda non ha una sua sede? »
    « La sede c’è. È Pedro che non esce mai, essendo timido. Il lavoro se lo porta in stanza. »
    Il dottore Gatullio aveva capito che quel discorso non l’avrebbe portato da nessuna parte, e deciso pose il piede sinistro sul primo scalino. Toc, toc, chi è, avanti, buonasera. La stanza era al buio. Tutto nero. A Vincenzo giungeva a sprazzi la roca voce, un po’ strozzata, di Gutierrez. Parlava a fatica avendo la gola in fiamme: la ipotizzata tonsillite trovava così una prima conferma.
    « Se accendessimo la luce… - propose Gatullio – potrei visitarla. »
    « Ah, no! – esclamò Pedro – Ho svitato tutte le lampadine. Non voglio essere visto. Sono timido! »
    Il portiere di notte lo aveva avvisato – meditò Vincenzo – però era imprevedibile che la timidezza arrivasse fino a quel punto.
    « Non riesco nemmeno a intravedere la vostra sagoma… come posso visitarvi. » lamentò Gatullio.
    « Non mi vedete perché sono nero. Ma i medici hanno una lampadina portatile, accendete quella. »
    Centrare la gola di un negro in una stanza al buio non è impresa agevole avendo a disposizione solo un fioco raggio di una minuscola lampadina. Medico e paziente non riuscivano a stabilire il rendezvous nonostante i molteplici tentativi. Escogitarono l’ultimo escamotage:
    « Fate rumore di scalpiccio con i piedi – suggerì il dottore - come un segnale morse. »
    Pedro iniziò a battere ritmicamente i piedi e a un tratto le sue estremità presero a muoversi da sole, l’antica sua arte di ballerino di flamenco stava tornando a impossessarsi di lui.
    « Dottore, dottore – esclamò giubilante Gutierrez – sono guarito, sono guarito! »
    « Poffarbacco – grugnì Gatullio – ma non sono riuscito ancora a vedervi la gola… »
    « Non dalla tonsillite sono stato risanato, bensì dalla infiammazione alla caviglia. Vengo da Siviglia dove mi esibivo come ballerino di flamenco, ma un brutto giorno una tendinite mi impedì di continuare nella mia professione. Dalla vergogna scappai dalla Spagna e venni a nascondermi qui spacciandomi per suonatore di bombardino. » Era balzato in piedi e stava facendo piroette attorno al dottore che, contagiato dal flamenco, prese anche lui a ballare, dapprima lentamente, poi sempre più freneticamente. Il chiasso che facevano era assordante e giunse all’orecchio del portiere di notte, che avvisò subito gli altri suonatori della banda, i quali veloci come saette giunsero in loco per assistere a quella indiavolata danza di un duo di ballerini eccezionale.
    Vincenzo non tornò più nella sua città. Si fermò in quel paese e nelle sere d’agosto, e poi in quelle di settembre e anche in quelle d’ottobre si esibì con Pedro sul palco della fanfara.
    Foto surreale, commento surreale. Pari e patta. Ciao, Geo.
    L'arca di Geò
    L'arca di Geò
    Geo Portaluppi
  • maha t. 07/09/2009 15:02

    hahaha grande!!!
  • giancarlo abbati 04/09/2009 18:30

    ooo carlo, e si che te l'avevo detto di togliere il tappo dall'obiettivo ,va be per questo ti posso perdonare ,ma poi ti avevo detto quando le porti sul pc almeno guardale e anche qui ti posso perdonare ,ma quando le posti ....non postare il n.del file almeno aprilo .pero' bel titolo ,non mi dice che hai fatto una grande estate oppure eri in un posto senza corrente in una sera nuvolosa .divertente mi hai rubato un idea ...che volevo mettere in atto .
  • Francesco Liberti 04/09/2009 16:17

    !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
  • Alessio Buzi 04/09/2009 12:58

    mi piace la gestione della luce haahhahahahahhaha

  • Riccardo Sanchini 04/09/2009 12:26

    Mi viene in mente quella storiella che chiedeva quale fosse il posto + buio a Chicago?
    Il buco del c ...di un uomo di colore scuro!!
    Sarebbe azzeccata per questo scatto d'autore, no??
    Mi sà che Roberto e le modelle ha fatto troppa invidia in giro.....Ciao Riccardo
  • bombamo Michèle 04/09/2009 12:12

    troppo forte!!
    michele
  • Sa Ra Virgy 04/09/2009 12:03

    ma ci prendi per i fondelli ?.....vedo che la fantasia galoppa nonostante la vecchiaia !
    fortissima
    ciao nonnino
  • Roberto L. 04/09/2009 11:30

    ah ah, sei troppo forte, amico mio!
    Ti sto cercando un appartamentino a Trieste (capirai che metropoli!) e una ventina di modelle! :-))
    Me la sto ancora ridendo.. Un abbraccio
    Roby
  • fabrizio caron 04/09/2009 8:52

    bhe alla fine ognuno ci mette cio' che vuole ... non è poi male !!!! :-))
    fabry
  • Bodil Hegnby Larsen 03/09/2009 23:33

    Grandissima opera d'arte, non inquinante! :-)))
    ciao Carlo
  • Marialbi 03/09/2009 23:13

    sei troppo forte
    una serata misteriosa
    ciao
    maryte