104 - Giancarlo Crocicchia
Mostra online di Giancarlo Crocicchia: "Viaggiando l'Africa".
Così Giancarlo spiega gli intensi sentimenti che animano questo suo bellissimo ed emozionante lavoro:
"Ogni viaggio ha un punto di partenza e io devo tornare indietro al 1987 quando per la prima volta andai in Tanzania. Ma come trasmettere a chi legge cosa si prova?
E allora uso i miei appunti di viaggio per portare i vostri occhi dove l’orizzonte non è mai finito e le vostre menti dove la forza della natura nella sua maestosità ci ricorda quanto effimera è la nostra presenza su questo pianeta.
Ci sono posti, quasi ovunque, dove un sorriso di un bambino ha il potere di trasformare la nostra forza interiore in una fragilità che sorprende, annichilisce e disarma.
Appunti di viaggio per capire attraverso modeste riflessioni il perché a volte ci si sente attratti così intensamente da luoghi culturalmente e geograficamente tanto distanti da noi, dal nostro modo di essere e di pensare. Immagini che scendono silenti a volte nell’anima, che ti scioccano spesso per la loro crudezza e verità, presenti nel mio percorso umano, difficili da raccontare sia agli altri e sia a me stesso perché ci vuole tempo per metabolizzare, potendo poi esprimere ciò che si è visto, odorato, ascoltato! E allora da buon compagno di viaggio lascio che ognuno veda ciò che riesce a cogliere in ogni scatto, a volte non tecnicamente perfetto... ma che importa, se poi qualcosa resta.
Tanti sono i passi messi da quella data, chilometri e miglia nautiche percorse, profondità e altitudini smisurate per misurare me stesso, i miei limiti e per esorcizzare le paure, per cercare nella bellezza e nel silenzio dei grandi spazi e della profondità del mare forse qualche risposta al mio, al nostro essere in questo tempo.
Da quella data altre volte ho percorso la rossa terra battuta d’Africa, dalla Tunisia attraverso il deserto così aspro e duro al Kenia, alla Tanzania, all’Etiopia, terra dove ho trovato il grande cuore della Rift Valley, il cuore dell’Africa, ma anche il cuore dell’infanzia dimenticata, da tutti. Ancora la terra rossa del deserto egiziano, il rosa dei tramonti sulle montagne del Sinai, tante volte in Egitto quasi 8 anni di seguito per immergermi nei profumi delle spezie, nel caos dei suk, e nelle profondità del Mar Rosso. Da Hurgada alle coste del Sinai, per scendere in Sudan e incontrare in un’orgia di adrenalina gli squali grigi di Shanganeb. In Sudan l'incontro con i padri Comboniani nel Darfur, che costruiscono piccole scuole e ospedali, per dare un significato alla vita di povera gente, di bambini senza alcun futuro di crescita culturale, che quando arrivi ti prendono per mano, chiedono e domandano in un inglese appena stentato da dove vieni, il tuo nome. Allungano le braccia i più piccoli, per essere presi in braccio, due insieme, mocciosi spesso quasi nudi e il mio cuore si fa piccolo. Avrei voluto portarli via, soprattutto dalla follia religiosa di chi in nome di un Dio musulmano rade a zero scuole, ospedali e piccoli dispensari, un dio che dovrebbe essere per tutti misericordioso, e che invece incute terrore e disperazione tra i suoi stessi figli.
Visi, colori, meravigliosi occhi che ti guardano e ammiccano, o che chiedono in silenzio e con dignità un aiuto. In pochi posti nel mondo ho lasciato il cuore, ma ogni volta che è successo c’era sempre il sorriso di un bambino.
Vorrei condividere con Voi questo piccolo percorso d’immagine" (Giancarlo Crocicchia).
Così Giancarlo spiega gli intensi sentimenti che animano questo suo bellissimo ed emozionante lavoro:
"Ogni viaggio ha un punto di partenza e io devo tornare indietro al 1987 quando per la prima volta andai in Tanzania. Ma come trasmettere a chi legge cosa si prova?
E allora uso i miei appunti di viaggio per portare i vostri occhi dove l’orizzonte non è mai finito e le vostre menti dove la forza della natura nella sua maestosità ci ricorda quanto effimera è la nostra presenza su questo pianeta.
Ci sono posti, quasi ovunque, dove un sorriso di un bambino ha il potere di trasformare la nostra forza interiore in una fragilità che sorprende, annichilisce e disarma.
Appunti di viaggio per capire attraverso modeste riflessioni il perché a volte ci si sente attratti così intensamente da luoghi culturalmente e geograficamente tanto distanti da noi, dal nostro modo di essere e di pensare. Immagini che scendono silenti a volte nell’anima, che ti scioccano spesso per la loro crudezza e verità, presenti nel mio percorso umano, difficili da raccontare sia agli altri e sia a me stesso perché ci vuole tempo per metabolizzare, potendo poi esprimere ciò che si è visto, odorato, ascoltato! E allora da buon compagno di viaggio lascio che ognuno veda ciò che riesce a cogliere in ogni scatto, a volte non tecnicamente perfetto... ma che importa, se poi qualcosa resta.
Tanti sono i passi messi da quella data, chilometri e miglia nautiche percorse, profondità e altitudini smisurate per misurare me stesso, i miei limiti e per esorcizzare le paure, per cercare nella bellezza e nel silenzio dei grandi spazi e della profondità del mare forse qualche risposta al mio, al nostro essere in questo tempo.
Da quella data altre volte ho percorso la rossa terra battuta d’Africa, dalla Tunisia attraverso il deserto così aspro e duro al Kenia, alla Tanzania, all’Etiopia, terra dove ho trovato il grande cuore della Rift Valley, il cuore dell’Africa, ma anche il cuore dell’infanzia dimenticata, da tutti. Ancora la terra rossa del deserto egiziano, il rosa dei tramonti sulle montagne del Sinai, tante volte in Egitto quasi 8 anni di seguito per immergermi nei profumi delle spezie, nel caos dei suk, e nelle profondità del Mar Rosso. Da Hurgada alle coste del Sinai, per scendere in Sudan e incontrare in un’orgia di adrenalina gli squali grigi di Shanganeb. In Sudan l'incontro con i padri Comboniani nel Darfur, che costruiscono piccole scuole e ospedali, per dare un significato alla vita di povera gente, di bambini senza alcun futuro di crescita culturale, che quando arrivi ti prendono per mano, chiedono e domandano in un inglese appena stentato da dove vieni, il tuo nome. Allungano le braccia i più piccoli, per essere presi in braccio, due insieme, mocciosi spesso quasi nudi e il mio cuore si fa piccolo. Avrei voluto portarli via, soprattutto dalla follia religiosa di chi in nome di un Dio musulmano rade a zero scuole, ospedali e piccoli dispensari, un dio che dovrebbe essere per tutti misericordioso, e che invece incute terrore e disperazione tra i suoi stessi figli.
Visi, colori, meravigliosi occhi che ti guardano e ammiccano, o che chiedono in silenzio e con dignità un aiuto. In pochi posti nel mondo ho lasciato il cuore, ma ogni volta che è successo c’era sempre il sorriso di un bambino.
Vorrei condividere con Voi questo piccolo percorso d’immagine" (Giancarlo Crocicchia).
11 Foto |
Pagina 1
di 1