163. Alessia Mascellani
Mostra online di Alessia Mascellani: "Fenomenologia della luce".
L'autrice ci presenta un lavoro ispirato alle valenze concettuali e filosofiche dell'elemento fondante della fotografia, la luce. Alessia ne dimostra le potenzialità epifaniche, che si attuano nel rapporto dialettico con la volontà percettiva del fotografo.
Ecco la sua presentazione:
"Una sequenza di dieci scatti per ripercorrere, e brevemente illustrare, quello che ritengo essere un affascinante nesso tra filosofia e fotografia, ed in particolare tra la luce come idea filosofica, come apertura della nostra percezione al mondo (per riprendere le parole di Merleau-Ponty), e la luce come risultato di un’azione fisico-meccanica messa in opera dalla reflex. Una vera e propria Fenomenologia della Luce, quindi, intesa qui come susseguirsi delle varie modalità con cui la luce si manifesta e abita la fotografia, e si fa, al tempo stesso, mezzo rivelatore del senso delle cose, nonché loro strumento di interpretazione.
Ho pertanto suddiviso la mostra in tre brevi tappe, protagonista – ovviamente – la luce:
1. Luce come causa ed effetto di un’azione meccanica dettata dalla regolazione di diaframma ed otturatore
2. Luce come evento e prodotto spontaneo della natura
3. Luce artificiale, risultato di una manipolazione del fascio luminoso.
In tutte e tre le sezioni, in un modo o nell’altro, la luce rimanda al mondo materiale in cui affondano le radici del fotografo e della sua percezione: in realtà, il sipario dell’obiettivo si alza su oscurità ben più profonde di quelle che possiamo cogliere, il fotografo sfiora il visibile con la punta dello sguardo così come il cieco sfiora il reale con la punta delle dita, al fine di scoprirvi quei punti di minore resistenza da cui filtra il suo significato. Ecco allora che la camera oscura si illumina sia grazie alla luce del sole che alla visione restituita dall’occhio, e in essa si crea quel legame tra visibile e invisibile, filosoficamente parlando, tra soggetto e mondo, che ci guida verso la ricerca del senso delle cose. E’ come se la luce sospendesse le categorie proprie dell’esperienza percettiva, dissipando le coordinate spaziali, e obbligando il soggetto-fotografo a ricomporle, a partire da un rinnovato rapporto di se stesso al mondo percepito.
La fotografia quindi – utilizzando come mezzo la luce – restituisce – filosoficamente – il senso delle cose viste ed immortalate nello scatto: rende presente la luce come agente fisico, ma al tempo stesso come ciò che vela le cose svelandole, come ciò che rivela il senso profondo di ciò che guardiamo, e che entra nell’obiettivo – e ciò sia che lasciamo parlare liberamente la natura, sia che ne manipoliamo gli effetti, sia – infine – che ne mutiamo il percorso decidendo del diaframma e dell’otturatore, la cui apertura è perciò, in un modo o nell’altro, viatico verso il cuore del soggetto fotografato (Alessia Mascellani)".
L'autrice ci presenta un lavoro ispirato alle valenze concettuali e filosofiche dell'elemento fondante della fotografia, la luce. Alessia ne dimostra le potenzialità epifaniche, che si attuano nel rapporto dialettico con la volontà percettiva del fotografo.
Ecco la sua presentazione:
"Una sequenza di dieci scatti per ripercorrere, e brevemente illustrare, quello che ritengo essere un affascinante nesso tra filosofia e fotografia, ed in particolare tra la luce come idea filosofica, come apertura della nostra percezione al mondo (per riprendere le parole di Merleau-Ponty), e la luce come risultato di un’azione fisico-meccanica messa in opera dalla reflex. Una vera e propria Fenomenologia della Luce, quindi, intesa qui come susseguirsi delle varie modalità con cui la luce si manifesta e abita la fotografia, e si fa, al tempo stesso, mezzo rivelatore del senso delle cose, nonché loro strumento di interpretazione.
Ho pertanto suddiviso la mostra in tre brevi tappe, protagonista – ovviamente – la luce:
1. Luce come causa ed effetto di un’azione meccanica dettata dalla regolazione di diaframma ed otturatore
2. Luce come evento e prodotto spontaneo della natura
3. Luce artificiale, risultato di una manipolazione del fascio luminoso.
In tutte e tre le sezioni, in un modo o nell’altro, la luce rimanda al mondo materiale in cui affondano le radici del fotografo e della sua percezione: in realtà, il sipario dell’obiettivo si alza su oscurità ben più profonde di quelle che possiamo cogliere, il fotografo sfiora il visibile con la punta dello sguardo così come il cieco sfiora il reale con la punta delle dita, al fine di scoprirvi quei punti di minore resistenza da cui filtra il suo significato. Ecco allora che la camera oscura si illumina sia grazie alla luce del sole che alla visione restituita dall’occhio, e in essa si crea quel legame tra visibile e invisibile, filosoficamente parlando, tra soggetto e mondo, che ci guida verso la ricerca del senso delle cose. E’ come se la luce sospendesse le categorie proprie dell’esperienza percettiva, dissipando le coordinate spaziali, e obbligando il soggetto-fotografo a ricomporle, a partire da un rinnovato rapporto di se stesso al mondo percepito.
La fotografia quindi – utilizzando come mezzo la luce – restituisce – filosoficamente – il senso delle cose viste ed immortalate nello scatto: rende presente la luce come agente fisico, ma al tempo stesso come ciò che vela le cose svelandole, come ciò che rivela il senso profondo di ciò che guardiamo, e che entra nell’obiettivo – e ciò sia che lasciamo parlare liberamente la natura, sia che ne manipoliamo gli effetti, sia – infine – che ne mutiamo il percorso decidendo del diaframma e dell’otturatore, la cui apertura è perciò, in un modo o nell’altro, viatico verso il cuore del soggetto fotografato (Alessia Mascellani)".
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