7. Tracce
Tracce di morte, tracce di vite consumate, tracce dell'immenso dolore e dell'immenso male: Alessandro A., Chiara De Giovanni e Paola De Giovanni hanno fermato i loro passi sul limitare di un luogo di pianto e strazio infinito, il campo di concentramento nazista di Natzweiler-Struthof.
Nel campo, operativo dal maggio 1941 al settembre 1944, sono state internate circa 40.000 persone, e 25.000 vi hanno trovato la morte. La vita al campo è stata narrata nel 1967 dallo scrittore italiano di lingua romena Boris Pahor in "Necropoli".
Alessandro, Chiara e Paola hanno realizzato un lavoro pudico e asciutto, in cui la forza emotiva e narrativa è interamente affidata al potere evocativo dell'immagine. E il passato riemerge, con tutta la forza della sua tragica verità.
Così Paola descrive l'esperienza:
"Natzweiler-Struthof è un campo di concentramento nazista situato sui monti Vosgi, a circa 50 km a sud-ovest di Strasburgo. Quella terra, un tempo Germania, è Francia ai nostri giorni. Sulla strada che lì porta, pian piano la storia di quel tempo si rivela… la si comincia a intravedere fra gli alberi del bosco... nelle ombre avvolgenti... fino a divenire sempre più chiara, quando a queste immagini, la mente accosta i suoni… allora lì è tutto più evidente. Si giunge al campo, e un gran silenzio, mite, rispettoso e sereno, ci accoglie verso l’entrata. Calpesti la terra, tocchi le mura, ti giri e rigiri per tentare di intuire gli strazianti momenti di quel tempo, di quei giorni… ma non ti è concesso… rimani in silenzio. L’esperienza della visita di un campo di concentramento nazista è assolutamente unica al mondo. Alessandro A., Chiara De Giovanni e Paola De Giovanni hanno deciso di proporla alla loro vita nell’agosto del 2007.
Forse si è un po’ egoisti, o forse no; si tenta di penetrare il Mistero, allo stesso tempo si vuole rendere un tributo a questo popolo… si vorrebbe che la propria presenza fosse importante per ciascuna di quelle persone... si legge ogni nome scolpito sulle croci, con la certezza di rendere omaggio.
Ci si confronta con la Follia dell’uomo, ci si interroga sul Perché… ci si siede a meditare, avvolti in un sentimento a metà tra l’amarezza profonda e la serenità. Un semplice percorso, animato da scatti che descrivono da diversi punti di vista parte di un‘unica realtà straziante, che è quella della Shoah" (Paola De Giovanni).
Nel campo, operativo dal maggio 1941 al settembre 1944, sono state internate circa 40.000 persone, e 25.000 vi hanno trovato la morte. La vita al campo è stata narrata nel 1967 dallo scrittore italiano di lingua romena Boris Pahor in "Necropoli".
Alessandro, Chiara e Paola hanno realizzato un lavoro pudico e asciutto, in cui la forza emotiva e narrativa è interamente affidata al potere evocativo dell'immagine. E il passato riemerge, con tutta la forza della sua tragica verità.
Così Paola descrive l'esperienza:
"Natzweiler-Struthof è un campo di concentramento nazista situato sui monti Vosgi, a circa 50 km a sud-ovest di Strasburgo. Quella terra, un tempo Germania, è Francia ai nostri giorni. Sulla strada che lì porta, pian piano la storia di quel tempo si rivela… la si comincia a intravedere fra gli alberi del bosco... nelle ombre avvolgenti... fino a divenire sempre più chiara, quando a queste immagini, la mente accosta i suoni… allora lì è tutto più evidente. Si giunge al campo, e un gran silenzio, mite, rispettoso e sereno, ci accoglie verso l’entrata. Calpesti la terra, tocchi le mura, ti giri e rigiri per tentare di intuire gli strazianti momenti di quel tempo, di quei giorni… ma non ti è concesso… rimani in silenzio. L’esperienza della visita di un campo di concentramento nazista è assolutamente unica al mondo. Alessandro A., Chiara De Giovanni e Paola De Giovanni hanno deciso di proporla alla loro vita nell’agosto del 2007.
Forse si è un po’ egoisti, o forse no; si tenta di penetrare il Mistero, allo stesso tempo si vuole rendere un tributo a questo popolo… si vorrebbe che la propria presenza fosse importante per ciascuna di quelle persone... si legge ogni nome scolpito sulle croci, con la certezza di rendere omaggio.
Ci si confronta con la Follia dell’uomo, ci si interroga sul Perché… ci si siede a meditare, avvolti in un sentimento a metà tra l’amarezza profonda e la serenità. Un semplice percorso, animato da scatti che descrivono da diversi punti di vista parte di un‘unica realtà straziante, che è quella della Shoah" (Paola De Giovanni).
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