Paolo Barbaresi
Paolo Barbaresi , amico e Maestro, cerca da sempre un punto di vista differente e, tornando alle origini, cerca nuovi mezzi espressivi e di ricerca visiva.
Estetica, coraggio, ricerca… in risonanza emotiva che giorno dopo giorno genera visioni.
Skeleton Bay è geografia umana, memoria collettiva, rappresentazione della contemporaneità, ma al di sopra di tutto è un’inquietudine, un andare oltre l’apparenza della normalità per scoprirne un significato meno ovvio, un sentimento che viene metabolizzato divenendo nostalgia.
La figura umana non è quasi mai visibile: i simboli, possono raccontare quanto i volti? Paolo ci insegna che sì, i luoghi a volte sanno essere molto più espressivi e profondi dei volti. E qui siamo in presenza di veri e propri ritratti di un continuo divenire, un movimento non evidente ma palese, un “mondo nel mondo”, in un universo parallelo, dove tracce rese visibili da occhi sapienti ci portano a sognare ad occhi aperti, decriptando ciò che c’è intorno a noi.
Non la realtà, bensì la visione della realtà, la poetica propria e personalissima di un Autore, come in un’opera letteraria, in un lavoro pittorico.
La fotografia per poter comunicare deve necessariamente essere creativa, imparare cosa si ha da dire e trovare i giusti termini per dirlo.
Con arte antica del foro stenopeico e della pellicola washi, Paolo Barbaresi mischia alchemicamente l’imprevedibilità e la fragilità del supporto ottenendo il risultato perfetto dal sapore antico di rarefatta, evocativa bellezza: Skeleton Bay, le tracce visibili di un passato prossimo eloquente e silenzioso, inquietante e malinconico.
Lucy Franco
Estetica, coraggio, ricerca… in risonanza emotiva che giorno dopo giorno genera visioni.
Skeleton Bay è geografia umana, memoria collettiva, rappresentazione della contemporaneità, ma al di sopra di tutto è un’inquietudine, un andare oltre l’apparenza della normalità per scoprirne un significato meno ovvio, un sentimento che viene metabolizzato divenendo nostalgia.
La figura umana non è quasi mai visibile: i simboli, possono raccontare quanto i volti? Paolo ci insegna che sì, i luoghi a volte sanno essere molto più espressivi e profondi dei volti. E qui siamo in presenza di veri e propri ritratti di un continuo divenire, un movimento non evidente ma palese, un “mondo nel mondo”, in un universo parallelo, dove tracce rese visibili da occhi sapienti ci portano a sognare ad occhi aperti, decriptando ciò che c’è intorno a noi.
Non la realtà, bensì la visione della realtà, la poetica propria e personalissima di un Autore, come in un’opera letteraria, in un lavoro pittorico.
La fotografia per poter comunicare deve necessariamente essere creativa, imparare cosa si ha da dire e trovare i giusti termini per dirlo.
Con arte antica del foro stenopeico e della pellicola washi, Paolo Barbaresi mischia alchemicamente l’imprevedibilità e la fragilità del supporto ottenendo il risultato perfetto dal sapore antico di rarefatta, evocativa bellezza: Skeleton Bay, le tracce visibili di un passato prossimo eloquente e silenzioso, inquietante e malinconico.
Lucy Franco
7 Foto |
Pagina 1
di 1