13. Gennaio: Paolo Pasquino
Architetto, sono rimasto affacciato al muro della fotografia per tanto tempo. A volte scioglievo la fissità dell’occhio ai margini della foto che stavo in quel momento guardando… perché ho sempre creduto (e credo…) che ci fossero estreme similitudini… ma come fosse sempre inverno, mi ritraevo…, e se veniva qualcuno dicevo ho finito studiato copiato letto. Sì. Le cose dentro di me rimanevano distinte, staccate... non potevo prescindere dall’essere architetto, non mi sapevo distaccare da quel mio limite: accettavo che di là potesse correre un mondo, ma insistevo in cuore, che il mondo era qui, nel rimanere.
Poi sono nati i miei figli… ho comprato una digitale (D50) per ricordare… e ho cominciato a scattare loro raffiche furibonde… tutto mettevo in automatico… ma ben presto, mi sono accorto che non mi bastava… insomma, dovevo darmi di più… questo è accaduto circa un anno fa… nell’incontrare, casualmente, questa comunità... che mi ha fatto aggiungere strada a strada, scoprire una via parallela.
Per natura, sono curioso, e subito mi sono interessato a quei fotografi di pensiero che sono qui… molto spesso mi sono trovato a percorrere il loro lavoro, in silenzio…, pensando - ecco questa è la più bella -, aspettando la loro prossima, scoprendo che sarebbe stata ancora più bella.
Mi veniva da domandare la loro età fotografica, arrossendo, io, avendo i pochi mesi che ho... per fortuna il web garantisce confronto visivo e verbale aperto, diretto, immediato, e quello sui contenuti è stato per me performante, mai smetterò di ringraziarli...
Così mi pongo anche ora… con gli occhi ancora chiusi… e così… ho scoperto maestri di cultura, di tecnica, di pensiero, di respiro… fotografico… dentro e fuori di qui...
Applico, nelle mie foto, quanto so. L’essere architetto mi porta a scomporre tutto ciò che vedo… in linee, forme, volumi... mi è facile, da sempre mi sono educato a farlo; subito leggo la composizione, la sua lingua è universale. La difficoltà vera, in una foto, è sentirne il respiro, e di alcune ne sento addirittura il movimento.
Sono, con me, sempre più rigido, posto meno, perché scarto, cancello, butto… scelgo… e prima di inviare stampo… mi sembra più rispettoso nei confronti di chi vede...
L’automatico l’ho da subito abbandonato, è da un po’ ormai che vedo tempi e diaframmi, la luce mi attira, l’ombra mi intriga; dovessi scegliere un colore per l’emozione opterei per la sua assenza… per questo amo il bianconero… ho una D300, da un anno sempre con me, con un 12-24 quasi sempre su… è quello che amo di più… in studio preferibilmente uso il 35mm o l’85mm, dipende… ( mi piacciono le ottiche fisse, l’ultima è un 50mm) per lo “sviluppo” ho lightroom, photoshop lo uso per le maschere di contrasto e poco altro (è perché non lo so usare come vorrei). Le mie foto sono state esposte in una mostra, una di esse ha vinto un concorso… ma, questo, è già passato.
Ho venduto mie foto… all’inizio con sorpresa, e la cosa che più mi inebria è che ora ho anche incarichi fotografici… e, felicemente, mi sdoppio lasciando la parte destra di me alla fotografia...
Poi sono nati i miei figli… ho comprato una digitale (D50) per ricordare… e ho cominciato a scattare loro raffiche furibonde… tutto mettevo in automatico… ma ben presto, mi sono accorto che non mi bastava… insomma, dovevo darmi di più… questo è accaduto circa un anno fa… nell’incontrare, casualmente, questa comunità... che mi ha fatto aggiungere strada a strada, scoprire una via parallela.
Per natura, sono curioso, e subito mi sono interessato a quei fotografi di pensiero che sono qui… molto spesso mi sono trovato a percorrere il loro lavoro, in silenzio…, pensando - ecco questa è la più bella -, aspettando la loro prossima, scoprendo che sarebbe stata ancora più bella.
Mi veniva da domandare la loro età fotografica, arrossendo, io, avendo i pochi mesi che ho... per fortuna il web garantisce confronto visivo e verbale aperto, diretto, immediato, e quello sui contenuti è stato per me performante, mai smetterò di ringraziarli...
Così mi pongo anche ora… con gli occhi ancora chiusi… e così… ho scoperto maestri di cultura, di tecnica, di pensiero, di respiro… fotografico… dentro e fuori di qui...
Applico, nelle mie foto, quanto so. L’essere architetto mi porta a scomporre tutto ciò che vedo… in linee, forme, volumi... mi è facile, da sempre mi sono educato a farlo; subito leggo la composizione, la sua lingua è universale. La difficoltà vera, in una foto, è sentirne il respiro, e di alcune ne sento addirittura il movimento.
Sono, con me, sempre più rigido, posto meno, perché scarto, cancello, butto… scelgo… e prima di inviare stampo… mi sembra più rispettoso nei confronti di chi vede...
L’automatico l’ho da subito abbandonato, è da un po’ ormai che vedo tempi e diaframmi, la luce mi attira, l’ombra mi intriga; dovessi scegliere un colore per l’emozione opterei per la sua assenza… per questo amo il bianconero… ho una D300, da un anno sempre con me, con un 12-24 quasi sempre su… è quello che amo di più… in studio preferibilmente uso il 35mm o l’85mm, dipende… ( mi piacciono le ottiche fisse, l’ultima è un 50mm) per lo “sviluppo” ho lightroom, photoshop lo uso per le maschere di contrasto e poco altro (è perché non lo so usare come vorrei). Le mie foto sono state esposte in una mostra, una di esse ha vinto un concorso… ma, questo, è già passato.
Ho venduto mie foto… all’inizio con sorpresa, e la cosa che più mi inebria è che ora ho anche incarichi fotografici… e, felicemente, mi sdoppio lasciando la parte destra di me alla fotografia...
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