26. Tommaso Forin
Marito, padre di tre figli, fotografo escursionista... qui si gioca il mio compromesso di vita e il mio modo di essere fotografo.
All’alba dei 40 anni, con una diagnosi di menisco rotto, ho cominciato pian piano a frequentare nuovamente la montagna e a divertirmi nel raccontare le mie escursioni in un sito, http://www.passeggiando.it
Per raccontare delle escursioni è opportuno avere delle fotografie, e una fiammante Canon EOS 300D poteva fare allo scopo. Da qui è stato un crescendo continuo, che ha trovato sempre nuovi stimoli in fotocommunity, in quanto vetrina di fotografi e di modi diversi di intendere la fotografia.
Penso che per avere dei risultati sia necessario focalizzare la propria attenzione su temi specifici, visto che il tempo è sempre poco. Per questo il mio interesse è caduto quasi esclusivamente sulla fotografia di montagna. Ma l’appetito vien mangiando, e le pur semplici ma lunghe passeggiate sono pian piano state sostituite da brevi ma frenetiche escursioni che hanno come obiettivo la caccia all’alba o al tramonto (gli orari migliori per la fotografia), con orari impensabili per me fino a qualche anno fa, camminando spesso alla sola luce della lampada frontale, con il buio e in mezzo alla montagna.
E’ così diventato normale svegliarmi alle 2,30 di notte per partire da casa alla volta della montagna, camminate veloci per arrivare in quota e aspettare l’alba. Spesso da solo. Altre volte mi sono preventivamente portato in quota e poi sono comunque partito con il buio per raggiungere la location designata.
La tipologia di location prescelta per i miei scatti è un’altra delle mie peculiarità. La foto di montagna è per me diventata negli ultimi due anni la foto dal luogo più sperduto, in mezzo ai monti dove pochi arrivano, sempre all’alba o al tramonto. Luoghi dove quasi nessuno arriva con il cavalletto, dove è già tanto arrivare come faccio con due corpi macchina e due obiettivi sempre a tracolla per essere pronto in ogni momento e ridurre al minimo le perdite di tempo durante il cammino. Dove è essenziale avere delle batterie di scorta per le macchine fotografiche (è necessario riuscire a scattare anche a temperature di -20°) e per la lampada frontale. Senza dimenticare il vestiario, che deve essere sempre abbondante, e la necessaria scorta di acqua e qualche cosa da mangiare e i ramponi, alle alte quote sempre necessari, sia d’inverno che d’estate. D’inverno poi tutto si complica ancor più, ci sono le ciaspe da portare…
Tutto questo materiale potrebbe sembrare esagerato, però questo è anche il mio modo di cercare il risultato, nessun compromesso, nessun rischio di fallire la missione, pena una mezza giornata di ferie buttata via.
Infatti il mio compromesso di vita è proprio questo: quasi mai esco in montagna nel weekend, che dedico alla famiglia, ma lo faccio durante la settimana prendendo ferie. Per sprecarne il meno possibile studio percorsi tali da riuscire ad essere di ritorno presto, in modo poi da andare al lavoro nella seconda parte di giornata se ho fatto l’alba, o viceversa se il progetto è per il tramonto.
Tutto ciò è possibile solo con un discreto allenamento fisico, e per questo motivo esco a correre un paio di volte alla settimana, cosa che mi fa oltretutto sicuramente bene.
La fotografia è perciò solo una parte del progetto, prima vi è la preparazione, la scelta della location e il necessario continuo allenamento per riuscire ad arrivare nei tempi previsti all’appuntamento con l’alba o il tramonto.
Non ho mai rincorso concorsi o altro, finora mi sono concentrato nel far crescere il mio sito web, che conta d’estate fino a 1.000 pagine lette al giorno, grazie alle notizie che gli appassionati di escursionismo trovano. In quest’ultimo periodo stanno nascendo nuove opportunità, che penso siano il frutto di un lavoro realizzato senza fretta ma con una continua ricerca del miglioramento della qualità del mio prodotto.
Quello che raccolgo in montagna nell’assistere per lo più da solo al sorgere del sole è unico, un turbinio di emozioni, per l’escursione coronata dal successo, per la maestosità del paesaggio che ogni volta mi trovo di fronte... e le fatiche così non si sentono, i momenti duri si sopportano perché la ricompensa è sempre grande.
E ogni volta mi sovviene quella bellissima frase dell’amica Agnese che sintetizza in modo perfetto questi momenti:
"Quando sei a quell'altezza tu non sei più solo, sei così vicino al cielo che la sensazione è quella di farne parte, non sei più un uomo ma sei parte dell'universo, ed ogni volta che ci pensi vivi la nostalgia di questa bella emozione".
Per puro caso, sono canonista:
ho due corpi macchina, una EOS 40D e una EOS 5D con battery grip. In escursione ho sempre montato sulla 40D un EF 70-200 L F4 IS USM (da un mese) con un moltiplicatore 1,4 di focale, mentre sulla EOS 5 D monto un EF 16-35 F2,8 L II. In più (se ne stanno quasi sempre a casa) ho un EF 24-70 L F 2,8, un EF 300 L IS USM.
Dimenticavo …. la diagnosi del menisco rotto era assolutamente sbagliata!
All’alba dei 40 anni, con una diagnosi di menisco rotto, ho cominciato pian piano a frequentare nuovamente la montagna e a divertirmi nel raccontare le mie escursioni in un sito, http://www.passeggiando.it
Per raccontare delle escursioni è opportuno avere delle fotografie, e una fiammante Canon EOS 300D poteva fare allo scopo. Da qui è stato un crescendo continuo, che ha trovato sempre nuovi stimoli in fotocommunity, in quanto vetrina di fotografi e di modi diversi di intendere la fotografia.
Penso che per avere dei risultati sia necessario focalizzare la propria attenzione su temi specifici, visto che il tempo è sempre poco. Per questo il mio interesse è caduto quasi esclusivamente sulla fotografia di montagna. Ma l’appetito vien mangiando, e le pur semplici ma lunghe passeggiate sono pian piano state sostituite da brevi ma frenetiche escursioni che hanno come obiettivo la caccia all’alba o al tramonto (gli orari migliori per la fotografia), con orari impensabili per me fino a qualche anno fa, camminando spesso alla sola luce della lampada frontale, con il buio e in mezzo alla montagna.
E’ così diventato normale svegliarmi alle 2,30 di notte per partire da casa alla volta della montagna, camminate veloci per arrivare in quota e aspettare l’alba. Spesso da solo. Altre volte mi sono preventivamente portato in quota e poi sono comunque partito con il buio per raggiungere la location designata.
La tipologia di location prescelta per i miei scatti è un’altra delle mie peculiarità. La foto di montagna è per me diventata negli ultimi due anni la foto dal luogo più sperduto, in mezzo ai monti dove pochi arrivano, sempre all’alba o al tramonto. Luoghi dove quasi nessuno arriva con il cavalletto, dove è già tanto arrivare come faccio con due corpi macchina e due obiettivi sempre a tracolla per essere pronto in ogni momento e ridurre al minimo le perdite di tempo durante il cammino. Dove è essenziale avere delle batterie di scorta per le macchine fotografiche (è necessario riuscire a scattare anche a temperature di -20°) e per la lampada frontale. Senza dimenticare il vestiario, che deve essere sempre abbondante, e la necessaria scorta di acqua e qualche cosa da mangiare e i ramponi, alle alte quote sempre necessari, sia d’inverno che d’estate. D’inverno poi tutto si complica ancor più, ci sono le ciaspe da portare…
Tutto questo materiale potrebbe sembrare esagerato, però questo è anche il mio modo di cercare il risultato, nessun compromesso, nessun rischio di fallire la missione, pena una mezza giornata di ferie buttata via.
Infatti il mio compromesso di vita è proprio questo: quasi mai esco in montagna nel weekend, che dedico alla famiglia, ma lo faccio durante la settimana prendendo ferie. Per sprecarne il meno possibile studio percorsi tali da riuscire ad essere di ritorno presto, in modo poi da andare al lavoro nella seconda parte di giornata se ho fatto l’alba, o viceversa se il progetto è per il tramonto.
Tutto ciò è possibile solo con un discreto allenamento fisico, e per questo motivo esco a correre un paio di volte alla settimana, cosa che mi fa oltretutto sicuramente bene.
La fotografia è perciò solo una parte del progetto, prima vi è la preparazione, la scelta della location e il necessario continuo allenamento per riuscire ad arrivare nei tempi previsti all’appuntamento con l’alba o il tramonto.
Non ho mai rincorso concorsi o altro, finora mi sono concentrato nel far crescere il mio sito web, che conta d’estate fino a 1.000 pagine lette al giorno, grazie alle notizie che gli appassionati di escursionismo trovano. In quest’ultimo periodo stanno nascendo nuove opportunità, che penso siano il frutto di un lavoro realizzato senza fretta ma con una continua ricerca del miglioramento della qualità del mio prodotto.
Quello che raccolgo in montagna nell’assistere per lo più da solo al sorgere del sole è unico, un turbinio di emozioni, per l’escursione coronata dal successo, per la maestosità del paesaggio che ogni volta mi trovo di fronte... e le fatiche così non si sentono, i momenti duri si sopportano perché la ricompensa è sempre grande.
E ogni volta mi sovviene quella bellissima frase dell’amica Agnese che sintetizza in modo perfetto questi momenti:
"Quando sei a quell'altezza tu non sei più solo, sei così vicino al cielo che la sensazione è quella di farne parte, non sei più un uomo ma sei parte dell'universo, ed ogni volta che ci pensi vivi la nostalgia di questa bella emozione".
Per puro caso, sono canonista:
ho due corpi macchina, una EOS 40D e una EOS 5D con battery grip. In escursione ho sempre montato sulla 40D un EF 70-200 L F4 IS USM (da un mese) con un moltiplicatore 1,4 di focale, mentre sulla EOS 5 D monto un EF 16-35 F2,8 L II. In più (se ne stanno quasi sempre a casa) ho un EF 24-70 L F 2,8, un EF 300 L IS USM.
Dimenticavo …. la diagnosi del menisco rotto era assolutamente sbagliata!
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