27. Aprile: Daniele Longoni
Sono cagliaritano.
Nel 1974, a 17 anni, un amico che sviluppava e stampava le sue foto mi fece assistere alle operazioni in camera oscura e rimasi folgorato dalla magia della cosa. E così ho iniziato: ingranditore, bacinelle, fotocamere Richo, Fujica e infine Olympus, per tante immagini in bianco e nero, soprattutto di reportage e di teatro.
L'aspetto tecnico artigianale legato alla fotografia analogica era veramente esaltante, anche se faticoso. Tanti libri e tante riviste divorati e un po' di mostre ed esposizioni visitate, in Italia e all'estero sino alla prima metà degli anni Ottanta, quando ho abbandonato la facoltà di filosofia, con solo sei esami dati, per dedicarmi professionalmente alla navigazione marittima.
Per un po' ho lasciato perdere la pratica compulsiva e velleitariamente artistica della fotografia; ho ripreso nel 2007, dopo aver scansionato centinaia di negativi archiviati. In quell'anno ho acquistato la prima reflex digitale per scoprirne rapidamente i vantaggi rispetto alle tecniche del passato. Sono poi arrivati fondali di carta, torce flash da studio, fotocamere e obiettivi di qualità.
Mi trovo bene sia nella foto d'azione che in quella ragionata e tranquilla; pratico con soddisfazione diversi generi fotografici come il paesaggio, il ritratto, il reportage, lo still life e la macro. Proprio la macro e il close-up di insetti mi hanno consentito di sviluppare quella serie di immagini che hanno contribuito ad attirare una certa attenzione verso i miei lavori. Ve ne parlo un po'.
Non sono un appassionato di entomologia e non fotografo insetti o altri animali per documentarli in maniera didascalica, lo faccio solo per motivi estetici. Rifuggo certo manierismo nella macro, preferisco riprenderli in studio cercando di accostare loro materiali vari - come il vetro, l'acciaio inox, la porcellana, le plastiche - con tecniche di illuminazione da still life, anche se forse sarebbe più corretto parlare di "still and life" in questo caso...
In genere gli insetti provengono dal giardino della casa in cui vivo e dopo gli scatti vengono sempre rimessi in libertà. Per gli scatti non uso artifici, come colle o spilli, per tenerli fermi; cerco semplicemente di capirne i caratteri e di saggiare la loro attitudine alla fuga: usualmente, liberandoli improvvisamente davanti all'obiettivo e alle luci pilota accese, restano un attimo inebetiti dandomi il tempo di scattare. Naturalmente non stanno fermi a lungo, e quindi si tratta di aver la pazienza di star dietro a fotografare anche per un'oretta per tirar fuori una singola buona immagine.
Mi dedico tanto alla postproduzione e cerco di tenermi aggiornato sulle tecniche più recenti e vantaggiose al fine di valorizzare le immagini, ma non amo alterarne in maniera sostanziale il contenuto. Piuttosto che esagerare con le clonazioni, curo attentamente il set prima di scattare. Insomma, ritaglio, intervengo sui toni, miglioro la nitidezza, ma non aggiungo e non tolgo niente a ciò che è presente sulla scena; rispetto chi pratica il fotomontaggio o altri assemblaggi vari, ma quei generi non sono nelle mie corde.
Attrezzatura di ripresa:
due corpi macchina, una Canon EOS 5D mark II e una Canon EOS 5D Sigma 12-24 mm f/4,5-5,6 Samyang 14mm f/2.8 IF ED UMC Aspherical Canon TS-E 24mm f/3.5 L II Tilt-Shift Canon TS-E 90mm f/2.8 Tilt-Shift Canon EF 17-40 mm f/4 L Canon 24-105mm f/4 L IS Canon 50mm f/1.4 Canon EF 70-200mm f/2.8L IS II USM Sigma 180mm f3.5 Macro
Treppiede Manfrotto 055XB con testa a cremagliera 410
Nel 1974, a 17 anni, un amico che sviluppava e stampava le sue foto mi fece assistere alle operazioni in camera oscura e rimasi folgorato dalla magia della cosa. E così ho iniziato: ingranditore, bacinelle, fotocamere Richo, Fujica e infine Olympus, per tante immagini in bianco e nero, soprattutto di reportage e di teatro.
L'aspetto tecnico artigianale legato alla fotografia analogica era veramente esaltante, anche se faticoso. Tanti libri e tante riviste divorati e un po' di mostre ed esposizioni visitate, in Italia e all'estero sino alla prima metà degli anni Ottanta, quando ho abbandonato la facoltà di filosofia, con solo sei esami dati, per dedicarmi professionalmente alla navigazione marittima.
Per un po' ho lasciato perdere la pratica compulsiva e velleitariamente artistica della fotografia; ho ripreso nel 2007, dopo aver scansionato centinaia di negativi archiviati. In quell'anno ho acquistato la prima reflex digitale per scoprirne rapidamente i vantaggi rispetto alle tecniche del passato. Sono poi arrivati fondali di carta, torce flash da studio, fotocamere e obiettivi di qualità.
Mi trovo bene sia nella foto d'azione che in quella ragionata e tranquilla; pratico con soddisfazione diversi generi fotografici come il paesaggio, il ritratto, il reportage, lo still life e la macro. Proprio la macro e il close-up di insetti mi hanno consentito di sviluppare quella serie di immagini che hanno contribuito ad attirare una certa attenzione verso i miei lavori. Ve ne parlo un po'.
Non sono un appassionato di entomologia e non fotografo insetti o altri animali per documentarli in maniera didascalica, lo faccio solo per motivi estetici. Rifuggo certo manierismo nella macro, preferisco riprenderli in studio cercando di accostare loro materiali vari - come il vetro, l'acciaio inox, la porcellana, le plastiche - con tecniche di illuminazione da still life, anche se forse sarebbe più corretto parlare di "still and life" in questo caso...
In genere gli insetti provengono dal giardino della casa in cui vivo e dopo gli scatti vengono sempre rimessi in libertà. Per gli scatti non uso artifici, come colle o spilli, per tenerli fermi; cerco semplicemente di capirne i caratteri e di saggiare la loro attitudine alla fuga: usualmente, liberandoli improvvisamente davanti all'obiettivo e alle luci pilota accese, restano un attimo inebetiti dandomi il tempo di scattare. Naturalmente non stanno fermi a lungo, e quindi si tratta di aver la pazienza di star dietro a fotografare anche per un'oretta per tirar fuori una singola buona immagine.
Mi dedico tanto alla postproduzione e cerco di tenermi aggiornato sulle tecniche più recenti e vantaggiose al fine di valorizzare le immagini, ma non amo alterarne in maniera sostanziale il contenuto. Piuttosto che esagerare con le clonazioni, curo attentamente il set prima di scattare. Insomma, ritaglio, intervengo sui toni, miglioro la nitidezza, ma non aggiungo e non tolgo niente a ciò che è presente sulla scena; rispetto chi pratica il fotomontaggio o altri assemblaggi vari, ma quei generi non sono nelle mie corde.
Attrezzatura di ripresa:
due corpi macchina, una Canon EOS 5D mark II e una Canon EOS 5D Sigma 12-24 mm f/4,5-5,6 Samyang 14mm f/2.8 IF ED UMC Aspherical Canon TS-E 24mm f/3.5 L II Tilt-Shift Canon TS-E 90mm f/2.8 Tilt-Shift Canon EF 17-40 mm f/4 L Canon 24-105mm f/4 L IS Canon 50mm f/1.4 Canon EF 70-200mm f/2.8L IS II USM Sigma 180mm f3.5 Macro
Treppiede Manfrotto 055XB con testa a cremagliera 410
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