57. Marzo: Rocco Carnevale
L\'incontro con la fotografia avviene nel 1991, molto giovane. Da lì amore e odio, abbandoni e riscoperte.
Non amo particolarmente parlare della mia fotografia, qualche giorno fa le parole di Massimiliano Tuveri hanno guardato a fondo e qui le riporto.
- “Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate”.
Diane Arbus
Ecco, sono sicuro che in questa frase si riassuma il lavoro fotografico di Rocco Carnevale, lui non manipola in alcun modo le sue visioni, le fissa in un fotogramma, una realtà immaginata da una parte e all’estremità opposta, invece, la fotografia, composta, realizzata e resa nello stesso tempo fluida, che scorre cioè nella stessa direzione del tempo.
Questa strategia crea una finzione attraverso l’apparenza di una realtà senza soluzione di continuità ed un modo quasi poetico, diretto, che viene usato al fine di esporre una finzione filmica tramite una seria di fotografie scattate come immaginari fotogrammi di una pellicola cinematografica.
L’ambiguità narrativa è parallela all’ambiguità della vita stessa, poiché Rocco è sia attore, nel senso di personaggio nascosto nel fotogramma che creatore della foto stessa.
Le sue immagini costituiscono dunque una serie fotografica in bianco e nero, di medio/piccolo formato, all’interno della quale lui intende evocare gli immaginari cinematografici degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, creando una sorta di filo conduttore nel quale il fruitore si sente trasportato in una dimensione dove le figure, spesso sfocate, dei protagonisti rappresentano, in sostanza, degli archetipi comuni, per il mezzo dei quali, in modo transitivo, spesso associabili al proprio personale vissuto.
Il fatto interessante, è il suo voler preservare l’aura e lo stile di autori “noir” come Hitchcock e una parte della corrente del neorealismo, utilizzando un’immagine “sospesa”, volutamente immobilizzata, sfidando il limite della sua esistenza oggettiva in quanto fotografia, tanto da rendere sfumato il confine con la realtà stessa.
Un saluto a tutti ed in particolar modo allo staff di Fotocommunity per questo spazio.
Non amo particolarmente parlare della mia fotografia, qualche giorno fa le parole di Massimiliano Tuveri hanno guardato a fondo e qui le riporto.
- “Credo davvero che ci siano cose che nessuno riesce a vedere prima che vengano fotografate”.
Diane Arbus
Ecco, sono sicuro che in questa frase si riassuma il lavoro fotografico di Rocco Carnevale, lui non manipola in alcun modo le sue visioni, le fissa in un fotogramma, una realtà immaginata da una parte e all’estremità opposta, invece, la fotografia, composta, realizzata e resa nello stesso tempo fluida, che scorre cioè nella stessa direzione del tempo.
Questa strategia crea una finzione attraverso l’apparenza di una realtà senza soluzione di continuità ed un modo quasi poetico, diretto, che viene usato al fine di esporre una finzione filmica tramite una seria di fotografie scattate come immaginari fotogrammi di una pellicola cinematografica.
L’ambiguità narrativa è parallela all’ambiguità della vita stessa, poiché Rocco è sia attore, nel senso di personaggio nascosto nel fotogramma che creatore della foto stessa.
Le sue immagini costituiscono dunque una serie fotografica in bianco e nero, di medio/piccolo formato, all’interno della quale lui intende evocare gli immaginari cinematografici degli anni Trenta, Quaranta e Cinquanta, creando una sorta di filo conduttore nel quale il fruitore si sente trasportato in una dimensione dove le figure, spesso sfocate, dei protagonisti rappresentano, in sostanza, degli archetipi comuni, per il mezzo dei quali, in modo transitivo, spesso associabili al proprio personale vissuto.
Il fatto interessante, è il suo voler preservare l’aura e lo stile di autori “noir” come Hitchcock e una parte della corrente del neorealismo, utilizzando un’immagine “sospesa”, volutamente immobilizzata, sfidando il limite della sua esistenza oggettiva in quanto fotografia, tanto da rendere sfumato il confine con la realtà stessa.
Un saluto a tutti ed in particolar modo allo staff di Fotocommunity per questo spazio.
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