67. Marzo: Pietro De Angelis
La mia prima attrazione fotografica.
Una foto in bianconero, tra le tante che erano appese sulle pareti di un bar del mio paese natio (Tagliacozzo in provincia dell’Aquila) nella piazza dell’Obelisco. Uno “Scatto unico su “Lastra” in vetro eseguito dal fotografo Antonio Cervellieri, capostipite di una famiglia molto prestigiosa di fotografi del paese. La foto, del novembre 1946, era vincitrice del concorso sul tema “L’Abruzzo risorge” e ritraeva un gruppo di scolari dietro i loro banchi di scuola in strada, alcuni di loro seduti per terra, con la maestra seduta dietro un rudimentale tavolino ed un maestro alla lavagna. La foto ora è possibile ammirarla nel libro di un nipote del Cervellieri, allontanatosi anche lui da molti anni dal suo paese natio.
A distanza di tanti anni sono rimasto senza parole nel vedere pubblicata una foto di Raimondo Motti su Fotocommunity, che ritrae Don Lorenzo Milani, con il suo gruppo di ragazzi della Scuola di Barbiana, in strada anche loro, con Don Milani alla lavagna.
Fu guardando quella foto nei primi anni ‘60, in quel bar del mio paese, dove mi recavo in vacanza dai miei zii ogni estate, che sognai la prima volta di fare il fotografo. Anche se in seguito la mia professione fu tutt’altra.
La mia prima fotocamera.
Una Kodak Instamatic del 1963.
Provavo e riprovavo, ma i miei risultati erano sempre lontani dalla meraviglia appesa in quel bar. E quello di fare il fotografo restava solo un sogno.
Le mia prima reflex.
La storica russa ZENIT-E, esclusivamente meccanica e manuale con il famoso esposimetro ad “occhiello” sulla parte superiore della fotocamera, che si aggiunse alla cinese SEAGULL a soffietto, che aveva il privilegio di poter scattare con la stessa pellicola in due formati diversi. Le conservo entrambe, naturalmente!
Le mie reflex successive.
Sempre NIKON, dall’analogico al digitale. Attualmente quella più in uso la D810 e sempre a portata di mano la compattina Fujifilm X20, per le “catture occasionali”.
Ottiche in uso (Nikon).
14-24mm; 50mm; 28-300mm, soprattutto per le street.
In interno, la preferita, 24-85mm.
Il mio primo Grande Maestro.
Umberto Mazzoldi, fotografo di Civitavecchia (1929-1998), al quale ho dedicato la b&w in un interno_14, pubblicata su FC il 22.08.2014, scelta tra le mie da sua figlia, la quale ha ereditato il mestiere del padre.
Umberto ha avuto la pazienza, dalla seconda metà degli anni ’60, di ospitarmi ore ed ore nel suo laboratorio artigianale ed in camera oscura, svelandomi di volta in volta le varie tecniche sul bianconero. L’Artista, grande quanto modesto, fotografava vari generi (ritratti, street, particolari urbani e naturalistici). Ma già allora mi incoraggiava nei miei studi sulle forme del nudo, oltre che della ritrattistica. Io gli devo molto per quanto possa vere appreso dai suoi insegnamenti.
La successiva scuola di fotografia, penso mi sia stata utile soprattutto per prendere maggiore dimestichezza sui sistemi di illuminazione.
Ai tempi dell’analogico, vincendo qualche concorso, di cui venivo a conoscenza attraverso le varie riviste di fotografia, riuscivo a pagarmi in parte le sensibili spese fotografiche dell’epoca.
La mia ricerca.
Come si potrà dedurre dal mio profilo di FC, il mio impegno maggiore è sulla ritrattistica e sulle forme del nudo. In particolare per il nudo, l’immagine fotografica può suggerire un ventaglio di significati, influenzati da vari fattori, non ultimo quello dell’illusione di “realtà”, che la fotografia dovrebbe catturare e trasmettere.
Le percezioni del fotografo, attraverso il suo sguardo e la sua sensibilità, dallo scatto al lavoro in post, giungono all’osservatore e se, oltre l’apprezzamento dal punto di vista tecnico, trasmettono emozione e suscitano “sentimento”, si può dire che il fotografo abbia raggiunto il suo obbiettivo e possa essere soddisfatto del proprio lavoro.
Per molte persone “nudo” ed “erotismo”sono diventati sinonimi. I miei scatti, di foto in un interno, soprattutto di nudi, hanno avuto e continuano ad avere un altro scopo, un’altra “pretesa”. Quella di esaltare la bellezza della luce e delle forme, attraverso lavori “morbidi”, possibilmente “puliti” e tecnicamente validi.
Allora lo studio dei sistemi di illuminazione e dei loro effetti sulla figura e sulle forme dei nudi, con le loro luci e le loro ombre, è stato e resta per me uno studio affascinante da una parte, molto impegnativo dall’altra. Chiamando la modella ad un onere in più. Quello di collaborare con il fotografo al fine di trovare in ogni circostanza la “scena” migliore da offrire all’osservatore, come ultimo “usufruitore” dell’immagine, con la sensazione di essersi avvicinati il più possibile al “bello”.
La modella, quindi, non più solo “insieme di forme” davanti all’obiettivo, ma protagonista con le sue espressioni, con i suoi movimenti più o meno sinuosi delle braccia e delle gambe, nella costruzione della scena finale.
Kory, la quale collabora con me ormai da qualche anno, è stata e resta preziosa e soprattutto molto paziente durante le fasi di “costruzione” dell’immagine e della scena.
La mia ispirazione a volte si rifà ai grandi fotografi, in qualche caso ai grandi pittori o scultori. Naturalmente non sempre con risultati esaltanti. Decido comunque di presentare la foto all’attenzione degli amici e di altri fotografi, solo se per me quella foto è riuscita, anche se in minima parte, nell’intento iniziale, che resta quello di suscitare interesse per la scena realizzata, non solo dal punto di vista tecnico, cosa sempre importante, ma anche dal punto di vista “emozionale”.
Fotocommunity, in cui sono presente dal 2011, in questo senso è stato per me uno strumento molto importane e colgo l’occasione per ringraziare lo Staff e gli utenti per i graditissimi riconoscimenti finora ricevuti (numerose foto in galleria, molte in home page, una foto del mese, due in editors’ choice, una foto scelta dalla LietoColle per la copertina di un libro di poesie, un link messo a disposizione dallo Staff per le foto di nudo artistico: http://www.fotocommunity.it/nudo/nudo-progetti-p-de-angelis/19530.)
Ulteriori Attività in campo fotografico.
Effettuo corsi di base di tecnica fotografica (senza scopo di lucro, in collaborazione con un’Associazione culturale del paese in cui abito da alcuni anni, Tolfa in provincia di Roma) e partecipo a mostre di beneficienza, mettendo a disposizione di volta in volta alcuni dei i miei lavori.
Riviste, saggi e testi di fotografia preferiti.
L’elenco sarebbe molto lungo. Cito solo “L’Arte della dagherrotipia” di Stefan Richter; i dossier “I Maestri della Fotografia” pubblicati per alcuni anni fa con Progresso Fotografico; le hachette de I Grandi Fotografi della Magnum Photos; la Forma dei Nudi a cura di Amy Conger, la quale è ritenuta la massima autorità su Edward Weston, in particolar modo per il periodo messicano del grande fotografo e sulla sua collaborazione con Tina Modotti.
Degni di citazione anche i saggi della EINAUDI, come la Storia della fotografia (Beaumont Newhall), Arte e Fotografia (Aaron Scharf), Il Risorgimento nella Fotografia (Lamberto Vitali). Infine gli otto volumi di Storia Fotografica di Roma (dal 1900 al 2000).
Ringrazio lo Staff di FC per l’odierna selezione “fotografo del mese”… ne sono sinceramente onorato!
Pietro De Angelis
Una foto in bianconero, tra le tante che erano appese sulle pareti di un bar del mio paese natio (Tagliacozzo in provincia dell’Aquila) nella piazza dell’Obelisco. Uno “Scatto unico su “Lastra” in vetro eseguito dal fotografo Antonio Cervellieri, capostipite di una famiglia molto prestigiosa di fotografi del paese. La foto, del novembre 1946, era vincitrice del concorso sul tema “L’Abruzzo risorge” e ritraeva un gruppo di scolari dietro i loro banchi di scuola in strada, alcuni di loro seduti per terra, con la maestra seduta dietro un rudimentale tavolino ed un maestro alla lavagna. La foto ora è possibile ammirarla nel libro di un nipote del Cervellieri, allontanatosi anche lui da molti anni dal suo paese natio.
A distanza di tanti anni sono rimasto senza parole nel vedere pubblicata una foto di Raimondo Motti su Fotocommunity, che ritrae Don Lorenzo Milani, con il suo gruppo di ragazzi della Scuola di Barbiana, in strada anche loro, con Don Milani alla lavagna.
Fu guardando quella foto nei primi anni ‘60, in quel bar del mio paese, dove mi recavo in vacanza dai miei zii ogni estate, che sognai la prima volta di fare il fotografo. Anche se in seguito la mia professione fu tutt’altra.
La mia prima fotocamera.
Una Kodak Instamatic del 1963.
Provavo e riprovavo, ma i miei risultati erano sempre lontani dalla meraviglia appesa in quel bar. E quello di fare il fotografo restava solo un sogno.
Le mia prima reflex.
La storica russa ZENIT-E, esclusivamente meccanica e manuale con il famoso esposimetro ad “occhiello” sulla parte superiore della fotocamera, che si aggiunse alla cinese SEAGULL a soffietto, che aveva il privilegio di poter scattare con la stessa pellicola in due formati diversi. Le conservo entrambe, naturalmente!
Le mie reflex successive.
Sempre NIKON, dall’analogico al digitale. Attualmente quella più in uso la D810 e sempre a portata di mano la compattina Fujifilm X20, per le “catture occasionali”.
Ottiche in uso (Nikon).
14-24mm; 50mm; 28-300mm, soprattutto per le street.
In interno, la preferita, 24-85mm.
Il mio primo Grande Maestro.
Umberto Mazzoldi, fotografo di Civitavecchia (1929-1998), al quale ho dedicato la b&w in un interno_14, pubblicata su FC il 22.08.2014, scelta tra le mie da sua figlia, la quale ha ereditato il mestiere del padre.
Umberto ha avuto la pazienza, dalla seconda metà degli anni ’60, di ospitarmi ore ed ore nel suo laboratorio artigianale ed in camera oscura, svelandomi di volta in volta le varie tecniche sul bianconero. L’Artista, grande quanto modesto, fotografava vari generi (ritratti, street, particolari urbani e naturalistici). Ma già allora mi incoraggiava nei miei studi sulle forme del nudo, oltre che della ritrattistica. Io gli devo molto per quanto possa vere appreso dai suoi insegnamenti.
La successiva scuola di fotografia, penso mi sia stata utile soprattutto per prendere maggiore dimestichezza sui sistemi di illuminazione.
Ai tempi dell’analogico, vincendo qualche concorso, di cui venivo a conoscenza attraverso le varie riviste di fotografia, riuscivo a pagarmi in parte le sensibili spese fotografiche dell’epoca.
La mia ricerca.
Come si potrà dedurre dal mio profilo di FC, il mio impegno maggiore è sulla ritrattistica e sulle forme del nudo. In particolare per il nudo, l’immagine fotografica può suggerire un ventaglio di significati, influenzati da vari fattori, non ultimo quello dell’illusione di “realtà”, che la fotografia dovrebbe catturare e trasmettere.
Le percezioni del fotografo, attraverso il suo sguardo e la sua sensibilità, dallo scatto al lavoro in post, giungono all’osservatore e se, oltre l’apprezzamento dal punto di vista tecnico, trasmettono emozione e suscitano “sentimento”, si può dire che il fotografo abbia raggiunto il suo obbiettivo e possa essere soddisfatto del proprio lavoro.
Per molte persone “nudo” ed “erotismo”sono diventati sinonimi. I miei scatti, di foto in un interno, soprattutto di nudi, hanno avuto e continuano ad avere un altro scopo, un’altra “pretesa”. Quella di esaltare la bellezza della luce e delle forme, attraverso lavori “morbidi”, possibilmente “puliti” e tecnicamente validi.
Allora lo studio dei sistemi di illuminazione e dei loro effetti sulla figura e sulle forme dei nudi, con le loro luci e le loro ombre, è stato e resta per me uno studio affascinante da una parte, molto impegnativo dall’altra. Chiamando la modella ad un onere in più. Quello di collaborare con il fotografo al fine di trovare in ogni circostanza la “scena” migliore da offrire all’osservatore, come ultimo “usufruitore” dell’immagine, con la sensazione di essersi avvicinati il più possibile al “bello”.
La modella, quindi, non più solo “insieme di forme” davanti all’obiettivo, ma protagonista con le sue espressioni, con i suoi movimenti più o meno sinuosi delle braccia e delle gambe, nella costruzione della scena finale.
Kory, la quale collabora con me ormai da qualche anno, è stata e resta preziosa e soprattutto molto paziente durante le fasi di “costruzione” dell’immagine e della scena.
La mia ispirazione a volte si rifà ai grandi fotografi, in qualche caso ai grandi pittori o scultori. Naturalmente non sempre con risultati esaltanti. Decido comunque di presentare la foto all’attenzione degli amici e di altri fotografi, solo se per me quella foto è riuscita, anche se in minima parte, nell’intento iniziale, che resta quello di suscitare interesse per la scena realizzata, non solo dal punto di vista tecnico, cosa sempre importante, ma anche dal punto di vista “emozionale”.
Fotocommunity, in cui sono presente dal 2011, in questo senso è stato per me uno strumento molto importane e colgo l’occasione per ringraziare lo Staff e gli utenti per i graditissimi riconoscimenti finora ricevuti (numerose foto in galleria, molte in home page, una foto del mese, due in editors’ choice, una foto scelta dalla LietoColle per la copertina di un libro di poesie, un link messo a disposizione dallo Staff per le foto di nudo artistico: http://www.fotocommunity.it/nudo/nudo-progetti-p-de-angelis/19530.)
Ulteriori Attività in campo fotografico.
Effettuo corsi di base di tecnica fotografica (senza scopo di lucro, in collaborazione con un’Associazione culturale del paese in cui abito da alcuni anni, Tolfa in provincia di Roma) e partecipo a mostre di beneficienza, mettendo a disposizione di volta in volta alcuni dei i miei lavori.
Riviste, saggi e testi di fotografia preferiti.
L’elenco sarebbe molto lungo. Cito solo “L’Arte della dagherrotipia” di Stefan Richter; i dossier “I Maestri della Fotografia” pubblicati per alcuni anni fa con Progresso Fotografico; le hachette de I Grandi Fotografi della Magnum Photos; la Forma dei Nudi a cura di Amy Conger, la quale è ritenuta la massima autorità su Edward Weston, in particolar modo per il periodo messicano del grande fotografo e sulla sua collaborazione con Tina Modotti.
Degni di citazione anche i saggi della EINAUDI, come la Storia della fotografia (Beaumont Newhall), Arte e Fotografia (Aaron Scharf), Il Risorgimento nella Fotografia (Lamberto Vitali). Infine gli otto volumi di Storia Fotografica di Roma (dal 1900 al 2000).
Ringrazio lo Staff di FC per l’odierna selezione “fotografo del mese”… ne sono sinceramente onorato!
Pietro De Angelis
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