Daniele D'Antonio - Fotos & Foto - Autore di Torino, Italia | fotocommunity Profilo di Daniele D'Antonio - Fotografo Daniele D'Antonio di Torino, Italia [fc-user:1182938]
Nato nel secolo ormai scorso, con almeno cent’anni di ritardo (o di anticipo, le ipotesi restano aperte), intriso fino al midollo della cultura tecnica figlia dell’illuminismo e del razionalismo, scopre coi primi capelli grigi che la vita non è solo tecnica e carriera, ma esiste all’interno dell’io di ognuno una sfera molto più intima e “spirituale”, il più delle volte sacrificata al dio massificatore della società.
Riprende in mano la macchina fotografica, abbandonata al termine dell’Università, e con questa inizia a fermare le immagini di una realtà quotidiana spesso paradossale, sovente drammatica, molto frequentemente farsesca, dove cerca di evidenziare da un lato la vita assurda che ognuno di noi conduce in questa epoca, e dall’altra tutto ciò che, in un modo o nell’altro, per mille ragioni diverse, ognuno di noi si perde per la strada, per ignoranza, appiattimento, ignavia.
Non basta: percependo che il limite tra il reale, osservato e vissuto, e l’irreale o il surreale è molto più labile di quanto normalmente si pensi, inizia una ricerca che, attraverso le immagini, trasmetta questa impressione all’osservatore e lo conduca a vedere una realtà ancora agganciata alle forme quotidiane note, ma già in vista dei tòpoi di Magritte e De Chirico, senza pur tuttavia arrivare, per il momento, alle visioni di Dalì, ai sogni allucinati di Max Ernst ed ai gioiosi orgasmi cromatici di Mirò.
Daniele D'Antonio 08/05/2008 23:11
Nato nel secolo ormai scorso, con almeno cent’anni di ritardo (o di anticipo, le ipotesi restano aperte), intriso fino al midollo della cultura tecnica figlia dell’illuminismo e del razionalismo, scopre coi primi capelli grigi che la vita non è solo tecnica e carriera, ma esiste all’interno dell’io di ognuno una sfera molto più intima e “spirituale”, il più delle volte sacrificata al dio massificatore della società.Riprende in mano la macchina fotografica, abbandonata al termine dell’Università, e con questa inizia a fermare le immagini di una realtà quotidiana spesso paradossale, sovente drammatica, molto frequentemente farsesca, dove cerca di evidenziare da un lato la vita assurda che ognuno di noi conduce in questa epoca, e dall’altra tutto ciò che, in un modo o nell’altro, per mille ragioni diverse, ognuno di noi si perde per la strada, per ignoranza, appiattimento, ignavia.
Non basta: percependo che il limite tra il reale, osservato e vissuto, e l’irreale o il surreale è molto più labile di quanto normalmente si pensi, inizia una ricerca che, attraverso le immagini, trasmetta questa impressione all’osservatore e lo conduca a vedere una realtà ancora agganciata alle forme quotidiane note, ma già in vista dei tòpoi di Magritte e De Chirico, senza pur tuttavia arrivare, per il momento, alle visioni di Dalì, ai sogni allucinati di Max Ernst ed ai gioiosi orgasmi cromatici di Mirò.
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