Il punto di vista del carrello: non troppo brutto, non troppo bello
Da grande voglio fare il carrello di un supermarket. Non deve essere una brutta vita.
Sono garantite quattro ruote ecologiche, così non inquini, non sporchi, e sulle rotelle è montata una elegante struttura in metallo non cromato, capiente, arieggiata, arrugginibile se e quando serve.
Buona parte del tempo la passi infilato nel didietro del carrello che ti sta davanti, niente di osè, o di personale, infatti a pareggiare i conti c’è un altro carrello che s’infila nel tuo posteriore, per stare tutti vicini, vicini, in lunghi serpentoni, senza privilegi di sorta.
Ogni tanto qualcuno mette una moneta in una apposita fessura, ed ecco che parti per una nuova avventura, cigolando e tirando in direzione opposta rispetto a quella in cui si deve andare, eh sì, perché non ci sono carrelli bilanciati, sono tutti sbilenchi.
Nel cestone c’è il ricordino di quello che ti ha usato prima: un sacchetto di plastica, i guanti per prendere la frutta, mezza brioche mangiucchiata, un torsolo di mela annerito. Con cura e attenzione si raccoglie il tutto e lo si deposita delicatamente nel carrello successivo, affinché nulla vada perso e per permettere ai posteri di sapere ciò che i predecessori hanno lasciato a testimonianza del loro passaggio: è il prezzo della civiltà!
Appena entrati nell’area acquisti t’imbatti nel reparto frutta e verdura, con le bilance vomita cartellino dei prezzi. Tutti i carrellisti si ammassano felici e apatici nei pressi delle bilance, lo sguardo spento, intruppati in un ingorgo senza sbocco, ogni tanto si pesa un sacchetto, ogni tanto si cede il passo agli uomini in camice blu che trascinano enormi pile di ceste con nuove derrate, poi pazienti si attende che la rotazione terrestre smaltisca i più perseveranti, quelli che persistono in loco e che vanno avanti solo per il vuoto creato da chi, davanti, si è mosso, forse perché pungolato da un bisognino.
La corsia dei formaggi e salumi è una vera festa per gli occhi: sotto luci ammiccanti gli addetti in camice bianco continuano ad ammassare latticini e insaccati: battono frenetici le dita su macchinette con fastidiosi ticchettii, catalogando tutto. Pare che registrino quello che ognuno compera: la massaia Rosina ha prelevato dallo scaffale tre mozzarelle, un etto di prosciutto cotto, formaggio grattugiato in busta e sei vasetti di yogurt: a casa l’attende il marito diabetico. Per muoversi tra le corsie si deve guardare in direzione opposta a quella in cui si procede: sono garantiti gli urti, gli scontri tra carrelli: « Oh, mi scusi. » « Ma si immagini… » nascono timide amicizie, e poi ci si informa: « Oh, anche lei qui? » « No, sono un ologramma, il mio corpo è alle Baleari. » « Ah, volevo ben dire… »
Il signor Perriche..sprut..sprut…tti è desiderato alla cassa ventiquattro, alla cassa dieci manca un “pezzo”, la cassa otto apre all’improvviso, senza segni premonitori: tutti i carrelli in zona vi confluiscono per essere i primi, anche quelli che non hanno terminato la spesa, solo per il gusto d’essere in testa alla coda e guardare quelli dietro con superiorità. Tutto procede bene come al solito. Il capo reparto Fiore è desiderato da un giardiniere che non trova i semi oleosi. Una donna ha fatto cadere una bottiglia d’olio di semi. A fianco giace una bottiglia d’aceto semi rotta: a rotta di collo appare una inserviente incorporata in uno strofinaccio, deve essere lesta, prima che sopraggiunga qualcuno dal reparto frutta e verdura con l’insalata.
Tutto tranquillo, tutto calmo. Il signor Fiore è vieppiù desiderato, ma non lo si trova più.
A un tratto si scatena il parapiglia generale: gli altoparlanti strombettano che al reparto acque gassate è in corso una svendita di tamarindo bengalese, tutti corrono verso la corsia incriminata… mi precede un uomo corpulento ma veloce, un altro, carico di mercanzia, con coppola calata sugli occhi, guadagna terreno, anche una vecchia signora, sgomitando, mi supera… è la fine, resterò senza tamarindo bengalese, e poco mi consola il fatto che, a ben pensarci, non so neppure che gusto abbia il tamarindo bengalese.
Elvio Bartoli 18/03/2009 23:02
Idea interessante e bella realizzazione. Ovviamente gustoso il commento...Elvio :)
Christian Lindenau von LüttRott 12/03/2009 18:19
Super !!!Absolut gut.
Christian
carlo jacuzzi 11/03/2009 21:04
G E N I A L E !!!!!!!!!!!Anna Lisa Imperiali 01/03/2009 7:52
Fai diventare le tue foto dei veri e propri quadri, bella anche questa!dolores coll 11/02/2009 21:50
me encanta. poesía en el super.Alberto Angelici 05/02/2009 19:54
Caro Geo, le tue foto in prosa son poesia vera! Nessun paradosso, anche se a parole può sembrar bisticcio! :-)Alberto
Francesco Vigna 16/01/2009 17:07
esilarante! p.s. anche io sono un frequentatore dello stesso supermercato.... se riesco a beccare il tamarindo bengalese ne piglio uno anche per te.....così finalmente sapremo che gusto ha!ciao Francesco
Paolo Liguori 07/01/2009 1:30
Sei eccezionale Geo, un GRANDE!!!Non riuscivo a staccare gli occhi dal "racconto",scusa, adesso guardo anche la foto...;-))
Bellissima! Io, quando posso, al supermercato prendo il cestino, ma adesso non potrò fare a meno di sorridere quando la prossima volta "guiderò" un carrello!
Un saluto, Paolo
Alessandro Rovelli 05/01/2009 20:55
Il mondo di Geo...un mondo parallelo, captato con occhi vispi e mente sempre vigile....un documentario un po' alla Tati della ordinaria pazzia del nostro vivere....E allora avanti a tutta forza o nostro corriere dell'assurdo presente...noi, involontari comici, spaventati guerrieri (Benni) stupiremo nel vedere/leggere le tue scansioni del nostro onirico viaggio....Un salutone nuovo ...dal nuovo anno!Roberto Tagliani 05/01/2009 10:50
Ciao Geo,L'immagine rende, ma come la commenti tu rende 1.000 volte di più !!!
Non sapevo che come me, anche il tuo carrello (non te, ovviamente), fosse un estimatore del tamarindo bengalese !!!
Io ne vado matto. Mia figlia poi se non ha un bicchiere di tamarindo bengalese a tavola comincia con i capricci.
Quella furba di mia moglie invece, quando vede che stiamo per rimanerne senza, imbosca quello che resta dietro altre bottiglie sotto il lavandino...
A proposito, hai sentito cosa stanno combinando in Bengala: visto che il tamarindo è la materia prima più esportata, alla faccia della crisi, hanno deciso di dimezzare la produzione per far lievitare i prezzi ....Sti bastardi !!!
Ohhh !! Nonostante tutto il prezzo cala !!!! :-)))
Gaetano Ficara 04/01/2009 7:05
Caro Geo, ti conoscevo di fama grazie all'amico Enrico Manna, oggi sono andato a vedere il tuo Portfolio e ne sono rimasto estasiato.......le foto raccontano per gli occhi e per l'anima, i tuoi racconti ne esaltano i contenuti profondi e ludici....Ho letto quest'ultimo sul carrello....geniale!
Un caro saluto,
Gae
Roberto Andreini 04/01/2009 1:29
Un immagine molto originale e dinamica, complimentiun ottimo scatto!!!!
ciao Roberto
Lorena Torregiani 02/01/2009 19:46
bellissima immagine, simpaticissimo ed esilarante racconto, situazione supermercato descritta fedelmente mi ci riconosco anch'io!!!! bravissimo e tanti auguri per un meraviglioso 2009!agnese52 02/01/2009 14:28
al supermercato vicino a casa mia al carrello a volte potrebbe girare la testa, fa caldo dentro e i cappotti rimangono in macchina ed è pieno di giovani signore.......buon anno!
Maria Luisa Runti 02/01/2009 12:06
Arguzia ed ironia unitamente ad un'immagine "vignetta" creano un racconto fantastico:)))