La sostenibile leggerezza del cappellino bianco
Il titolo della foto riecheggia quello del libro di Milan Kundera, “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Lo scrittore boemo ambientò il suo libro nel 1968, l’anno in cui i carri armati sovietici invasero Praga (titoloni cubitali in prima pagina sui giornali e il mondo tremò perché l’invasione dell’Ungheria nel 1956 era un ricordo recente). In Italia il 1968 fu l’apice della turbolenta (manganellate volarono dalla polizia) contestazione universitaria, che vide gli studenti andare a braccetto per la prima volta con le maestranze operaie, essendo addivenuti ad analoghi interessi in comune (almeno così si disse…).
L’anno Sessantotto viene però massimamente ricordato come l’anno in cui io conobbi il leggendario Paolo Zappa, ora ritrovato al raduno dopo 40 anni di forzata lontananza e astinenza. Egli è meneghino e suo malgrado concittadino dell’esimio Carletto Abbati, celeberrimo gestore di giornali, riviste e quotidiani, e qui riconoscibile, anche se ripreso di spalle, per via del vezzoso cappellino bianco con tanto di cinturino a tergo.
Mercé l’intervento di Abbati era in corso uno dei più importanti esperimenti mai compiuto a un foto raduno e devo confessare che ero particolarmente inorgoglito che la località prescelta fosse Vigevano, città qui larvatamente ricordata nella seconda parte del titolo “cappellino bianco”, connesso con palese nesso fonetico a “Cavallino bianco”, noto Circolo Culturale e Ricreativo vigevanese, fondato a imperituro ricordo dell’imperatore Carlo V che, nel 1533, a bordo del suo appariscente cavallo bianco, fece il suo ingresso trionfale a Vigevano. L’evento storico ebbe risonanza mondiale, quasi quanto l’odierno citato esperimento, giacché Carlo V a Vigevano coagulò il punto di svolta nella corsa all’accaparramento di una nazione dopo l’altra. Lo chiamavano l’asso piglia tutto, e Carlo V divenne il padrone del mondo e un bel dì raggiante proferì: « Sul mio impero non tramonta mai il sole. » Il punto nodale di questo incredibile risultato vide la sua culla a Vigevano, in quanto fu proprio qui che il novello imperatore giocò le sue carte vincenti, sanando i rovesci politici avvenuti in Sicilia a causa di quel pasticciaccio del “Ricambio generazionale siciliano” (vedi il libro fotografico di Pollaci-Portaluppi) .
Carlo V fece il suo ingresso trionfale il 13 marzo passando dalla Porta Ducale, proseguì per il Bergonzone e infine pervenne nella piazza Ducale e da qui salì su quel meraviglioso scalone esterno, oggi smantellato, la cui rampa si inerpicava partendo dal bar dove il 21 giugno 2009 abbiamo preso l’aperitivo in compagnia degli assessori. Una volta addivenuto nel cortile del Castello Carlo V venne accolto dalla magnificenza della corte sforzesca. Era duca Francesco II, figlio di Ludovico il Moro, e le cronache raccontano che furono tre giorni di festa grande, ma in realtà furono otto, di baldorie, bevute, mangiate a crepapelle. L’imperatore sapeva come ingraziarsi il popolo, e soprattutto, essendo Carlo V un abile cacciatore, mirabile arciere ed esperto archibugiere, fece massacro di selvaggina che abbondante viveva nei boschi attorno Vigevano e lungo le rive del Ticino, accoppò cinghiali, caprioli ed esemplari di tante altre specie, all’epoca ridondanti e oggi estinte, non si sa se per via di Carlo V che, alla fine di quella intensa e godereccia vacanza, uscendo da Vigevano, giurò solennemente, assiso in arcione del suo cavallo bianco, che mai al mondo, e lui aveva girato assai, aveva visto “luogo più delizioso e tanto di suo gusto”.
Ma dal Carlo del passato torniamo a quello del presente, ovvero al più famoso Carlo di Milano e al suo esperimento che avevamo lasciato nel momento cruciale.
E a dimostrazione che dico il vero, vi basti osservare con quale attenta attenzione l’inclito pubblico, specialmente le due gentili dame bionde dal sognante sguardo rapito e ammirato, s’imbeve delle dotte parole del mirabolante conferenziere, Carletto Abbati, la cui fibietta non a caso è posizionata fuori asse. L’abbatica teoria, enunciata a Vigevano in anteprima mondiale, sostiene che la leggerezza del corpo umano, posto nelle dovute condizioni (ovvero nella tumultuosa scissione molecolare fermentativa degli zuccheri dell’uva), soggiace sì ineluttabilmente alla forza della gravità terrestre, però subendo altresì, per via dell’aspro odor dei vini che dal ribollir dei tini per le vie del borgo va le anime a rallegrar, anche il magnetico influsso della rotazione dell’asse terrestre, inclinato in un intervallo compreso da 22,50° e 24,50°, e compiendo detto scostamento di 2,00° in appena 41.000 anni. Attualmente è di 23,27°, misura che risulta indicata dalla posizione della fibbia, di cui vi invito a notare la millimetrica precisione nella taratura sul cinturino. E inoltre esorto il lettore d’osservare la foto la quale mostra inequivocabilmente che, per l’accresciuto peso, il braccio destro abbatico abbisogna di sostegno, e infatti è appoggiato, mentre il sinistro fluttua leggero nell’aere e pare galleggiare nelle rossastre ore vespertine. Questo avviene perché l’asse terrestre è inclinato rispetto al piano della eclettica eclittica di circa 1,50°, e ruotando genera, per via della forza centrifuga, l’appesantimento della parte che più dista dal sole, e alleggerendo per contro la parte prossima, effetto noto come il fluttuare tra le nubi quando si è un po’ brilli. E il momento clou dell’esperimento sta per scoccare! Sostiene infatti Abbati nella sua squisita leggerezza, che ruotando il corpo di 180°, ovvero mostrando la faccia in luogo delle terga, si vedrà progressivamente appesantirsi il braccio sinistro, quello che ora fluttua, mentre s’alzerà leggero il braccio destro, quello appoggiato. Mi ero appostato nel luogo ottimale per riprendere il Carletto nazionale nel momento in cui si sarebbe girato, mostrandomi il volto, quand’ecco che subitaneo e fulmineo si intrufolò nel gruppo quel simpaticone di Er-man, motteggiando: “Ma questo qui racconta un sacco di balle!”
Questa foto è ovviamente dedicata sia a Carlo Abbati, la cui presenza al raduno è stata determinate per la buona riuscita dell’incontro e sia, ex aequo, alla fantasmagorica mimica facciale di Er-man, senza la quale questa foto non avrebbe avuto alcun sugo.
Alberto Angelici 30/08/2009 15:13
Lo so, lo vedo: c'eravate tutti meno che il sottoscritto.A.
er-man 09/07/2009 23:09
@Carlo!Battaglia persa con te.........tutte tue le donne presenti! Getto la spugna!
er-man 09/07/2009 23:05
Che ER-MATTO che sono.federico ravaldini 08/07/2009 23:49
In attesa del perdono per il quì quo quà, intercoso, mi copio la pagina e me la leggo in privato poi vedremo cosa ne sorte. Ciao Geo dal big FEDESempreGio 08/07/2009 22:59
Bellissimo l'attimo colto e strepitosa la nota che ci accompagna in questo viaggio :-))) Grazie per tutto Geo, un abbraccio a prestooo GioANGELA ROMANAZZI 08/07/2009 20:21
Eh eh!! E' proprio ERMATTO!!!Roberto L. 08/07/2009 9:52
ho sempre sostenuto che le foto devono saper commuovere, indignare, denunciare, rappacificare, eccitare e ridonare la pace, ma far sorridere, questa è un'arte che fa della foto qualcosa di addirittura terapeutico. E tu, con immagini e parole, ci riesci alla grande! Un abbraccioRoby
Marialbi 07/07/2009 16:12
geo sei favoloso, un altro momento di quella splendidagiornata...
ecco carlo!!!! sempre lui...in bella mostra....
simpaticissima l'espressione di erman!!!
un abbraccio
maryte
giancarlo abbati 07/07/2009 13:00
grazie geo della grande dedica super incasinata da 22,50° e 24,50°, e compiendo detto scostamento di 2,00° in appena 41.000 anni. Attualmente è di 23,27°, qui si vede il mio grande fascino ,erm-an e' molto piu giovane e bello di me ma le donne erano molto piu' interessate a me ,vedesi da foto ,mi guardano con ammirazione e bramosia.so modesto no .foto e dediche bellissime,ciao.Lorena Torregiani 07/07/2009 12:19
bello scatto! fantastica l'espressione di Er-man e sempre avvincenti e divertenti le spiegazioni sotto alle foto!Roberto Tagliani 07/07/2009 8:01
Sei Grande !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!