Ottimo Fabio questo scatto di Thomas Hoepker è un perfetto esempio di capacità manipolativa della fotografia sulla percezione umana. La prima volta che la vidi fu su un volumone Magnum di un certo peso alloggiato in una parte rinforzata della mia libreria. In effetti questa foto, non la vidi, allora, tra le centinaia di documenti che ci arrivarono di quel terribile giorno da tutti i mezzi di comunicazione. Ad un primo sguardo mi disturbò quasi ed è una delle foto in quel volume sulla quale sono tornato spesso e mi ha fatto riflettere ogni volta su una cosa diversa. La forza di questo scatto sta nella capacità di smontare quella sensazione di terribile disagio che ogni altra immagine di quell' evento ci ha trasmesso. E' surreale e per certi versi incredibile il contrasto tra la splendida giornata, la serenità dei ragazzi e la tragedia che si stava consumando alle loro spalle ti stupisce, ma mai ma fatto pensare, neanche una volta ad una manipolazione fotografica. Non credo ci siano tanti fotografi che in un contesto del genere, con tale pressione emotiva, presi dall' ansia di catturare scatti vendibili, si sarebbero fermati o solo sarebbero riusciti a vedere questa situazione. Non solo non condivido la critica che gli è stata mossa in relazione all' autocensura, ma credo ci sia stata in questo caso una incredibile dimostrazione di professionalità. Al rientro l'agenzia cercava foto che "documentassero" l'evento nella sua tragicità. Questa foto ha il potere di creare dubbi e di alimentare riflessioni su mille altre cose brutte di quest' epoca, ma non è storicamente rappresentativa dell' evento che si andava a raccontare. Non credo inoltre che nell' immediatezza dell' evento sarebbe stata compresa e avrebbe fatto riflettere sulle cose giuste. Queste foto dovrebbero fare la differenza a parer mio e non la post produzione. Ritorniamo al discorso etico riferito ad un certo tipo di documenti. L'importanza di essere credibili e di non alimentare dubbi è fondamentale nel fotogiornalismo come nella fotografia scientifica. L'arte è un altra cosa e li si può divagare sul tema come si vuole. Se non ricordo male qualcuno in passato giudicò arte un escremento umano inscatolato alla biennale di Venezia e L'artista americano Paul McCarthy espone un enorme cacca all' ingresso della biennale dell' arte di Carrara anni dopo. La differenza tra l'arte e la fotografia documentale sta proprio nel fatto che una foto di "merda" rimane tale in fotogiornalismo nell' arte può diventare un capolavoro.
16.10.12, 08:09
Messaggio 17 di 26
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Stessa cosa per me.
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Pienamente d'accordo. Sia con l'analisi della foto sia con l'osservazione successiva. E difatti ho sempre ammirato il lavoro di Hoepker, ho anche per questo a casa un libro solo di foto sue, oltre alla foto in questione.
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Assolutamente d'accordo con te. E poi il termine autocensura in sé è assurdo: sono io l'autore e sono io a decidere se poi un lavoro è valido o opportuno oppure no. Fa anche questo parte del processo creativo, più che mai in fotografia. Punto.
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Non è stata compresa d'altronde adesso come doveva, poteva esserlo allora?
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Ecco, non ho capito tanto cosa intendessi qui. Per come la vedo io, il fotografo ha sempre in mano un bagaglio di scelte che lo possono portare a forzare o meno verso una direzione piuttosto che un'altra. Se poi ciò accada in post o accada in fotocamera, a me poco interessa, quello che mi interessa è che la foto, soprattutto giornalistica, cerchi di documentare nel modo più oggettivo possibile. L'oggettività non deve essere solo nella forma (aspetto che riguarda soprattutto il post) ma anche nei contenuti rappresentati (aspetto che viene deciso soprattutto in fotocamera). Ecco, bene quando Hoepker ha deciso di non pubblicare lo scatto. Un po' meno bene (forse) quando lo ha fatto anni dopo. Ha pubblicato uno scatto di reportage usandolo come uno scatto di street: ossia ha usato le persone in frame come attori inconsapevoli di un set predisposto per convogliare un concept. Un concept nella sua testa, soggettivo, non oggettivo. E questo ha generato ambiguità e discussioni. La domanda è: se fossi una delle persone ritratte in questo scatto sarei contento se poi anni dopo la gente potesse anche solo muovere illazioni sul mio stato d'animo in quel giorno così particolare? È giusto mettere in una luce così ambigua i protagonisti di una scena? Hai parlato di professionalità: ma se sono tanto professionale da fermarmi e vedere una scena che nessun altro avrebbe visto, so essere altrettanto professionale e perdere qualche minuto in più per spendere due parole con le persone che ho ritratto, per capire, per condividere? Non è il compito di un giornalista l'approfondire, l'andare a fondo della verità? O sto già pensando allo scatto successivo, al fatto che comunque devo cercare di ottenere altri scatti, + tragici, che la lancetta dell'orologio ticchetta e devo essere presto su un'altra scena? È questo professionale? Lo stesso Hoepker dice di sé stesso:
"Was everyone supposed to run around with a worried look on that day or the weeks after 9/11? How would I have looked on that day to a distanced observer? Probably like a coldhearted reporter, geared to shoot the pictures of his life. I just remember that I was in shock, confused, scared, disoriented, and emotional, but trying hard to stay focused on getting my snaps."
Già il termine snap ha un significato ambiguo: scatta e fuggi, scatta e prosegui, avanti col prossimo scatto.
E poi, ancora: "I got out of the car, shot three frames of the seemingly peaceful setting and drove on hastily, hoping/fearing to get closer to the unimaginable horrors at the tip of Manhattan. "
È il termine "seemingly" un termine accettabile per un reporter? Un reporter che ricerchi la verità? E cosa aveva però nella sua testa in quel momento veramente? Questo: "and drove on hastily, hoping/fearing to get closer to the unimaginable horrors at the tip of Manhattan."
È stato giusto pubblicare tale scatto anni dopo?
Tu, io, altri fotografi o persone abituate ad analizzare in generale una situazione sicuramente hanno interpretato la foto per quello che è: "Or was it just the devious lie of a snapshot, which ignored the seconds before and after I had clicked the shutter? Maybe this group had just gone through agony and catharsis or a long-concerned discussion?"
Così l'ho interpretata io. Perché ogni altra interpretazione rischierebbe di scoprire una mostruosità, l'indifferenza umana, di fronte ad un evento così unico, difficile da accettare.
Tuttavia, la massa di 6 miliardi e passa di persone di questo pianeta come interpreterebbe questa foto? Quando persino un giornalista professionista, nel nome di Frank Rich, New York Times, arriva a scrivere, per creare giusto un po' di polverone, "“This is a country that likes to move on, and fast. The young people in Mr. Hoepker’s photo aren’t necessarily callous. They’re just American.”
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Piero Manzoni, "Merda d'autore".
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Salvo riuscire a definire cosa sia la "merda". Se per me "merda" è trasformare una foto di reportage in un pastrocchio hdr d'impatto per far presa, per me è una foto di merda e tuttavia, stante le preoccupazioni (GIUSTAMENTE) manifestate nell'articolo da te segnalato, non mi pare che la tendenza odierna sia di considerarle comunque di merda, mi pare piuttosto di capire che tendano ad allargarsi a macchia d'olio, foto fatte in questo modo, ricetta per un successo ricercato e promesso. Ma la mia domanda di partenza torna ad essere: è davvero così un fenomeno nuovo, il ricercare l'impatto e con questo il successo? O non è piuttosto un fenomeno vecchio che oggigiorno usa strumenti semplicemente nuovi per far presa sulla gente? In "Occhio indiscreto", un fotoreporter nella figura di Joe Pesci, aggiustava un vagabondo ubriaco in una strada prima di fotografarlo, per far presa. Oggi viene usato ANCHE il postprocessing. Ma devo trovare consolante che una foto, quella di Hoepker, per es., sia fatta bene, senza post eccessivo, quando la scelta di ripresa è tuttavia altrettanto manipolativa quanto in un'altra foto un hdr sul cielo? Per concludere: è giusto segnalare un problema formale, come il peso eccessivo di certo post nella fotografia di reportage, tuttavia secondo il mio punto di vista un po' ingenuo voler credere che i motivi, che sottendono tale problema, siano nuovi.
Stessa cosa per me.
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Pienamente d'accordo. Sia con l'analisi della foto sia con l'osservazione successiva. E difatti ho sempre ammirato il lavoro di Hoepker, ho anche per questo a casa un libro solo di foto sue, oltre alla foto in questione.
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Assolutamente d'accordo con te. E poi il termine autocensura in sé è assurdo: sono io l'autore e sono io a decidere se poi un lavoro è valido o opportuno oppure no. Fa anche questo parte del processo creativo, più che mai in fotografia. Punto.
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Non è stata compresa d'altronde adesso come doveva, poteva esserlo allora?
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Ecco, non ho capito tanto cosa intendessi qui. Per come la vedo io, il fotografo ha sempre in mano un bagaglio di scelte che lo possono portare a forzare o meno verso una direzione piuttosto che un'altra. Se poi ciò accada in post o accada in fotocamera, a me poco interessa, quello che mi interessa è che la foto, soprattutto giornalistica, cerchi di documentare nel modo più oggettivo possibile. L'oggettività non deve essere solo nella forma (aspetto che riguarda soprattutto il post) ma anche nei contenuti rappresentati (aspetto che viene deciso soprattutto in fotocamera). Ecco, bene quando Hoepker ha deciso di non pubblicare lo scatto. Un po' meno bene (forse) quando lo ha fatto anni dopo. Ha pubblicato uno scatto di reportage usandolo come uno scatto di street: ossia ha usato le persone in frame come attori inconsapevoli di un set predisposto per convogliare un concept. Un concept nella sua testa, soggettivo, non oggettivo. E questo ha generato ambiguità e discussioni. La domanda è: se fossi una delle persone ritratte in questo scatto sarei contento se poi anni dopo la gente potesse anche solo muovere illazioni sul mio stato d'animo in quel giorno così particolare? È giusto mettere in una luce così ambigua i protagonisti di una scena? Hai parlato di professionalità: ma se sono tanto professionale da fermarmi e vedere una scena che nessun altro avrebbe visto, so essere altrettanto professionale e perdere qualche minuto in più per spendere due parole con le persone che ho ritratto, per capire, per condividere? Non è il compito di un giornalista l'approfondire, l'andare a fondo della verità? O sto già pensando allo scatto successivo, al fatto che comunque devo cercare di ottenere altri scatti, + tragici, che la lancetta dell'orologio ticchetta e devo essere presto su un'altra scena? È questo professionale? Lo stesso Hoepker dice di sé stesso:
"Was everyone supposed to run around with a worried look on that day or the weeks after 9/11? How would I have looked on that day to a distanced observer? Probably like a coldhearted reporter, geared to shoot the pictures of his life. I just remember that I was in shock, confused, scared, disoriented, and emotional, but trying hard to stay focused on getting my snaps."
Già il termine snap ha un significato ambiguo: scatta e fuggi, scatta e prosegui, avanti col prossimo scatto.
E poi, ancora: "I got out of the car, shot three frames of the seemingly peaceful setting and drove on hastily, hoping/fearing to get closer to the unimaginable horrors at the tip of Manhattan. "
È il termine "seemingly" un termine accettabile per un reporter? Un reporter che ricerchi la verità? E cosa aveva però nella sua testa in quel momento veramente? Questo: "and drove on hastily, hoping/fearing to get closer to the unimaginable horrors at the tip of Manhattan."
È stato giusto pubblicare tale scatto anni dopo?
Tu, io, altri fotografi o persone abituate ad analizzare in generale una situazione sicuramente hanno interpretato la foto per quello che è: "Or was it just the devious lie of a snapshot, which ignored the seconds before and after I had clicked the shutter? Maybe this group had just gone through agony and catharsis or a long-concerned discussion?"
Così l'ho interpretata io. Perché ogni altra interpretazione rischierebbe di scoprire una mostruosità, l'indifferenza umana, di fronte ad un evento così unico, difficile da accettare.
Tuttavia, la massa di 6 miliardi e passa di persone di questo pianeta come interpreterebbe questa foto? Quando persino un giornalista professionista, nel nome di Frank Rich, New York Times, arriva a scrivere, per creare giusto un po' di polverone, "“This is a country that likes to move on, and fast. The young people in Mr. Hoepker’s photo aren’t necessarily callous. They’re just American.”
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Piero Manzoni, "Merda d'autore".
Citazione: Davide Procaccini 13.10.12, 08:40Al messaggio citato
Salvo riuscire a definire cosa sia la "merda". Se per me "merda" è trasformare una foto di reportage in un pastrocchio hdr d'impatto per far presa, per me è una foto di merda e tuttavia, stante le preoccupazioni (GIUSTAMENTE) manifestate nell'articolo da te segnalato, non mi pare che la tendenza odierna sia di considerarle comunque di merda, mi pare piuttosto di capire che tendano ad allargarsi a macchia d'olio, foto fatte in questo modo, ricetta per un successo ricercato e promesso. Ma la mia domanda di partenza torna ad essere: è davvero così un fenomeno nuovo, il ricercare l'impatto e con questo il successo? O non è piuttosto un fenomeno vecchio che oggigiorno usa strumenti semplicemente nuovi per far presa sulla gente? In "Occhio indiscreto", un fotoreporter nella figura di Joe Pesci, aggiustava un vagabondo ubriaco in una strada prima di fotografarlo, per far presa. Oggi viene usato ANCHE il postprocessing. Ma devo trovare consolante che una foto, quella di Hoepker, per es., sia fatta bene, senza post eccessivo, quando la scelta di ripresa è tuttavia altrettanto manipolativa quanto in un'altra foto un hdr sul cielo? Per concludere: è giusto segnalare un problema formale, come il peso eccessivo di certo post nella fotografia di reportage, tuttavia secondo il mio punto di vista un po' ingenuo voler credere che i motivi, che sottendono tale problema, siano nuovi.
Un’ analisi decisamente interessante la tua, che porta ancor di più e inevitabilmente a riflettere sull' importanza, in un certo tipo di fotografia, di proporre al pubblico immagini che rappresentino il più possibile la realtà e della responsabilità che ogni fotografo ha, rispetto alle immagini che cattura e propone. Vero è, come hai fatto ampiamente notare, che alcune volte è meno dannoso un cielo improbabile caricato con il post proprio, perchè poco credibile, di una scena ambigua colta e mostrata con superficialità che conduce il pensiero dell' osservatore lontano dalla verità. Hai ragione quando dici che è in realtà un argomento vecchio e ampiamente dibattuto, ma forse non fa mai male tornarci su per ricordare cosa è giusto o cosa è sbagliato o quantomeno, visto che ognuno di noi non è sicuramente detentore della verità assoluta, per tornare a riflettere.
Purtroppo il mio inglese non è così buono da farmi percepire alcune sfumature, ma credo e spero di aver colto le tue perplessità rispetto ad alcuni termini usati dall’ autore dello scatto.
Alcune cose le posso dire per esperienza personale, fotografare in alcuni momenti di forte pressione emotiva non è proprio come scattare un paesaggio o fare un ritratto in studio. Non c’è tempo per pensare devi documentare quello che ti trovi davanti nel miglior modo che conosci e basta. A volte per evitare di essere sopraffatti dalle emozioni ci si impongono alcune regole che possono non essere condivise dai più, ma senza quegli schemi mentali freddi e razionali non si porta gran che a casa. Anche Bresson riteneva che un reporter dovesse documentare e basta senza lasciarsi influenzare dalla parte emozionale. Il compito di un fotografo è di documentare a prescindere nel migliore dei modi il “filtro etico” o “censura” deve avvenire necessariamente dopo. Anche qui le cose sono cambiate e molto con l’avvento del digitale. Una volta il fotografo scattava e molto spesso inviava i rulli ancora da sviluppare. La selezione la faceva il photo-editor e quando andava bene vedeva sui giornali le foto scelte non da lui. Oggi la prima scrematura la fa il fotografo stesso e qualche volta si fanno dei bei casini. Per fare un esempio, un paio d’anni fa decido di andare in Bosnia per seguire un progetto fotografico in collaborazione con un associazione di volontariato e fotografo all’ interno di un ospedale per bambini con gravi deformità. Non avevo mai avuto esperienze del genere. Pesante vi confesso. Ho pensato allora ancor prima di affrontare lo “scossone emotivo”, di decidere cosa sarebbe stato etico/rispettoso fotografare quindi ho finito per autocensurarmi in fase di scatto. Risultato al momento della presentazione del lavoro il photo-editor al quale ho chiesto aiuto, avverte dagli scatti quanto sopra e ritiene, pensiero da me poi condiviso, che si tratti di un lavoro incompleto in cui sarebbe stato bene qualcuno degli scatti che mi ero imposto di non fare.
Tornando ad Hoepker siamo proprio convinti che un reporter di Magnum dal 1964, l’ 11 settembre 2001 mentre cerca di raggiugere il luogo della catastrofe decide improvvisamente di fermare la sua corsa verso ground zero per fare tre scatti strumentali? Io credo abbia visto ciò che ha fotografato così come lo abbiamo poi visto noi. Alla domanda non sarebbe stato meglio cercare di parlare prima coi soggetti fotografati cercare di capire chiedere il permesso? La risposta mi viene spontanea ed è no. Se ogni volta si deve chiedere e far si che cambi lo stato delle cose nel frattempo è meglio lasciare la macchina a casa. Se avesse chiesto sarebbero stati più spontanei? Veri? Discutibile o meno sarebbe stato un documento?.
Dietro questa foto ci sono interventi legali dei fotografati, ed è comprensibile la bufera mediatica che si è scatenata come conseguenza. Quale americano avrebbe provato piacere nell’ essere ritratto così quel giorno.
La foto è apparsa su un volumone Magnum anni dopo e la foto in questione fu scelta da Paul Fusco altro fotografo Magnum, una parte di responsabilità è anche sua.
Io ritengo comunque che per quanto discutibile l'immagine in questione trova la sua forza nella sua plausibilità e per quanto strumentale o strumentalizzata fa discutere proprio perchè non è frutto di interventi postumi che ne avrebbero minato l’attendibilità.
Purtroppo il mio inglese non è così buono da farmi percepire alcune sfumature, ma credo e spero di aver colto le tue perplessità rispetto ad alcuni termini usati dall’ autore dello scatto.
Alcune cose le posso dire per esperienza personale, fotografare in alcuni momenti di forte pressione emotiva non è proprio come scattare un paesaggio o fare un ritratto in studio. Non c’è tempo per pensare devi documentare quello che ti trovi davanti nel miglior modo che conosci e basta. A volte per evitare di essere sopraffatti dalle emozioni ci si impongono alcune regole che possono non essere condivise dai più, ma senza quegli schemi mentali freddi e razionali non si porta gran che a casa. Anche Bresson riteneva che un reporter dovesse documentare e basta senza lasciarsi influenzare dalla parte emozionale. Il compito di un fotografo è di documentare a prescindere nel migliore dei modi il “filtro etico” o “censura” deve avvenire necessariamente dopo. Anche qui le cose sono cambiate e molto con l’avvento del digitale. Una volta il fotografo scattava e molto spesso inviava i rulli ancora da sviluppare. La selezione la faceva il photo-editor e quando andava bene vedeva sui giornali le foto scelte non da lui. Oggi la prima scrematura la fa il fotografo stesso e qualche volta si fanno dei bei casini. Per fare un esempio, un paio d’anni fa decido di andare in Bosnia per seguire un progetto fotografico in collaborazione con un associazione di volontariato e fotografo all’ interno di un ospedale per bambini con gravi deformità. Non avevo mai avuto esperienze del genere. Pesante vi confesso. Ho pensato allora ancor prima di affrontare lo “scossone emotivo”, di decidere cosa sarebbe stato etico/rispettoso fotografare quindi ho finito per autocensurarmi in fase di scatto. Risultato al momento della presentazione del lavoro il photo-editor al quale ho chiesto aiuto, avverte dagli scatti quanto sopra e ritiene, pensiero da me poi condiviso, che si tratti di un lavoro incompleto in cui sarebbe stato bene qualcuno degli scatti che mi ero imposto di non fare.
Tornando ad Hoepker siamo proprio convinti che un reporter di Magnum dal 1964, l’ 11 settembre 2001 mentre cerca di raggiugere il luogo della catastrofe decide improvvisamente di fermare la sua corsa verso ground zero per fare tre scatti strumentali? Io credo abbia visto ciò che ha fotografato così come lo abbiamo poi visto noi. Alla domanda non sarebbe stato meglio cercare di parlare prima coi soggetti fotografati cercare di capire chiedere il permesso? La risposta mi viene spontanea ed è no. Se ogni volta si deve chiedere e far si che cambi lo stato delle cose nel frattempo è meglio lasciare la macchina a casa. Se avesse chiesto sarebbero stati più spontanei? Veri? Discutibile o meno sarebbe stato un documento?.
Dietro questa foto ci sono interventi legali dei fotografati, ed è comprensibile la bufera mediatica che si è scatenata come conseguenza. Quale americano avrebbe provato piacere nell’ essere ritratto così quel giorno.
La foto è apparsa su un volumone Magnum anni dopo e la foto in questione fu scelta da Paul Fusco altro fotografo Magnum, una parte di responsabilità è anche sua.
Io ritengo comunque che per quanto discutibile l'immagine in questione trova la sua forza nella sua plausibilità e per quanto strumentale o strumentalizzata fa discutere proprio perchè non è frutto di interventi postumi che ne avrebbero minato l’attendibilità.
18.10.12, 10:01
Messaggio 19 di 26
Citazione: Davide Procaccini 16.10.12, 19:31Al messaggio citato
Intendiamoci, se sia meno dannoso non te lo so dire neanch'io. Sicuramente il primo caso può risultare molto sottile da cogliere. Il secondo... la gente si abitua alle immagini ed allo stile dominante di un'epoca fino prima o poi arrivare a identificarle con la realtà. Questa la mia impressione. Penso che pochi, nella massa, oggi si rendano conto quanto i film, le serie, i manifesti, le foto, ecc. che vedono ogni giorno si rendano conto di quanto siano sinonimo di un'epoca nelle loro carnagioni desaturate, paesaggi ultra dinamici, nei cieli nuvolosi e drammatici, o nei pastoni/pastrocchi di neri che quasi non lasciano più filtrare luce nelle vignettature abusate dei bw. E tuttavia, è sempre stato così: ogni epoca ha la sua fotografia, la fotografia come rappresentazione del reale ha poco interesse e comunque resta un miraggio irraggiungibile, sia che io usi una Kodak Elite Chrome o una Fuji Superia, un filtro rosso piuttosto che blu, o che in PS dia più peso ad un colore piuttosto che un altro. Così riusciamo a distringuere la fotografia degli anni 50 dai 70 o dai 00 (non la farina ;-) )
Citazione: Davide Procaccini 16.10.12, 19:31Al messaggio citato
Assolutamente d'accordo con te. L'importante è non cadere nella consolante trappola (capitato anche a me più volte) di credere che il passato sia sempre così diverso e/o migliore.
Citazione: Davide Procaccini 16.10.12, 19:31Al messaggio citato
Sono d'accordo e capisco cosa intendi. Molto bella ed interessante anche la condivisione della tua esperienza in questo forum.
Citazione: Davide Procaccini 16.10.12, 19:31Al messaggio citato
No, non credo che Hoepker si sia fermato con l'intenzione di scattare foto strumentalizzanti. Vado oltre: sono convinto che dal momento dello scatto, il 9/11, alla sua pubblicazione nel 2006 mai ha attraversato la mente di Hoepker l'idea della strumentalizzazione. Non ne metto in dubbio neanche la professionalità. Se non fosse stato professionale, quello scatto lo avrebbe già pubblicato nel 2011. Il solo fatto che abbia avuto un tentennamento, un dubbio parla a favore della sua professionalità. Semplicemente penso che nel 2006 rivedendo lo scatto vi abbia visto il potenziale di un concept, che ritraesse un'America, ma anche l'essere umano in generale, che comunque va avanti a vivere anche dopo le catastrofi + impensabili. Un pensiero forte e positivo. Il set e gli attori erano già lì, lo scenario completo. Gli anni sono passati, gli Stati Uniti, ed il mondo, comunque si erano effettivamente ripresi dal trauma e cominciavano a guardare avanti. L'immagine doveva essere un simbolo e perché no un messaggio positivo. Il problema è che il solito giornalista sensazionalista, nella figura di Rich, ha poi dovuto stravolgere il tutto, e rivoltare la frittata in quella che è stata una critica semplicistica e populista al popolo americano. Abbiamo sempre due scelte, se vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Ecco, in quest'ottica la cosa gli è scivolata un po' di mano e la frittata, rivoltata o meno, oramai è fatta.
Per quanto riguarda il resto: non si parla di chiedere il permesso, Davide, si parla di cercare di conoscere. Indubbiamente bisogna considerare il tutto sotto un aspetto umano. Lo stress, il panico, la magnitudo di un evento simile... e Hoepker non è meno umano di altri, e proprio per questo non vi riscontro una figura negativa. Il mio è solo uno spunto ed uno stimolo a riflettere: fotografare per conoscere, conoscere per fotografare.
Lasciar la macchina a casa? Alcuni lo fanno, per fortuna non tutti, altrimenti nessuno documenterebbe. Paradossalmente proprio la ragazza ritratta, che da le spalle al WTC, è una fotografa professionista, che quel giorno ha lasciato la macchina a casa per aver le mani libere e poter in ogni evenienza prestare un soccorso imprevisto ed urgente. È giusto che si sia scagliata così, difendendosi, contro Hoepker? Secondo me no. Ognuno ha fatto le sue scelte quel giorno. Tutte alternative, nessuna migliore dell'altra.
Intendiamoci, se sia meno dannoso non te lo so dire neanch'io. Sicuramente il primo caso può risultare molto sottile da cogliere. Il secondo... la gente si abitua alle immagini ed allo stile dominante di un'epoca fino prima o poi arrivare a identificarle con la realtà. Questa la mia impressione. Penso che pochi, nella massa, oggi si rendano conto quanto i film, le serie, i manifesti, le foto, ecc. che vedono ogni giorno si rendano conto di quanto siano sinonimo di un'epoca nelle loro carnagioni desaturate, paesaggi ultra dinamici, nei cieli nuvolosi e drammatici, o nei pastoni/pastrocchi di neri che quasi non lasciano più filtrare luce nelle vignettature abusate dei bw. E tuttavia, è sempre stato così: ogni epoca ha la sua fotografia, la fotografia come rappresentazione del reale ha poco interesse e comunque resta un miraggio irraggiungibile, sia che io usi una Kodak Elite Chrome o una Fuji Superia, un filtro rosso piuttosto che blu, o che in PS dia più peso ad un colore piuttosto che un altro. Così riusciamo a distringuere la fotografia degli anni 50 dai 70 o dai 00 (non la farina ;-) )
Citazione: Davide Procaccini 16.10.12, 19:31Al messaggio citato
Assolutamente d'accordo con te. L'importante è non cadere nella consolante trappola (capitato anche a me più volte) di credere che il passato sia sempre così diverso e/o migliore.
Citazione: Davide Procaccini 16.10.12, 19:31Al messaggio citato
Sono d'accordo e capisco cosa intendi. Molto bella ed interessante anche la condivisione della tua esperienza in questo forum.
Citazione: Davide Procaccini 16.10.12, 19:31Al messaggio citato
No, non credo che Hoepker si sia fermato con l'intenzione di scattare foto strumentalizzanti. Vado oltre: sono convinto che dal momento dello scatto, il 9/11, alla sua pubblicazione nel 2006 mai ha attraversato la mente di Hoepker l'idea della strumentalizzazione. Non ne metto in dubbio neanche la professionalità. Se non fosse stato professionale, quello scatto lo avrebbe già pubblicato nel 2011. Il solo fatto che abbia avuto un tentennamento, un dubbio parla a favore della sua professionalità. Semplicemente penso che nel 2006 rivedendo lo scatto vi abbia visto il potenziale di un concept, che ritraesse un'America, ma anche l'essere umano in generale, che comunque va avanti a vivere anche dopo le catastrofi + impensabili. Un pensiero forte e positivo. Il set e gli attori erano già lì, lo scenario completo. Gli anni sono passati, gli Stati Uniti, ed il mondo, comunque si erano effettivamente ripresi dal trauma e cominciavano a guardare avanti. L'immagine doveva essere un simbolo e perché no un messaggio positivo. Il problema è che il solito giornalista sensazionalista, nella figura di Rich, ha poi dovuto stravolgere il tutto, e rivoltare la frittata in quella che è stata una critica semplicistica e populista al popolo americano. Abbiamo sempre due scelte, se vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
Ecco, in quest'ottica la cosa gli è scivolata un po' di mano e la frittata, rivoltata o meno, oramai è fatta.
Per quanto riguarda il resto: non si parla di chiedere il permesso, Davide, si parla di cercare di conoscere. Indubbiamente bisogna considerare il tutto sotto un aspetto umano. Lo stress, il panico, la magnitudo di un evento simile... e Hoepker non è meno umano di altri, e proprio per questo non vi riscontro una figura negativa. Il mio è solo uno spunto ed uno stimolo a riflettere: fotografare per conoscere, conoscere per fotografare.
Lasciar la macchina a casa? Alcuni lo fanno, per fortuna non tutti, altrimenti nessuno documenterebbe. Paradossalmente proprio la ragazza ritratta, che da le spalle al WTC, è una fotografa professionista, che quel giorno ha lasciato la macchina a casa per aver le mani libere e poter in ogni evenienza prestare un soccorso imprevisto ed urgente. È giusto che si sia scagliata così, difendendosi, contro Hoepker? Secondo me no. Ognuno ha fatto le sue scelte quel giorno. Tutte alternative, nessuna migliore dell'altra.
(continuo a seguire con estremo interesse anche se me ne sto buona buona .. continuate che è interessantissimo!!!!)
27.10.12, 09:54
Messaggio 21 di 26
Sei gentile Rosalba, Davide ed io penso che abbiamo detto tutto quanto avessimo da dire su questo tema. E penso che alla fine su molti punti sostanzialmente ci siamo ritrovati d'accordo. Ho ammirato soprattutto lo spunto offerto di Davide a mettere in discussione anche il lavoro di Palmisano, a non limitarsi solo alle sue parole ma ad analizzarne i fatti, il richiamo insomma a prestare sempre attenzione e ad avere comunque un approccio critico. Da parte mia non ho più nulla da aggiungere a quanto non sia già stato detto e mi pare che la partecipazione a questo forum sia (purtroppo) comunque stata abbastanza ridotta, quindi temo, salvo risvolti imprevisti, che ti resti ben poco da seguire :-D
La partecipazione ai forum ultimamente è sempre ridotta, purtroppo ..
Credo che in questo caso per impossibilità da parte di molti di intervenire (io in testa), ma questo è relativo se il post è seguito ;-))
Grazie della "lezione" a tutti :-))
Credo che in questo caso per impossibilità da parte di molti di intervenire (io in testa), ma questo è relativo se il post è seguito ;-))
Grazie della "lezione" a tutti :-))
30.10.12, 14:20
Messaggio 23 di 26
A me sembra piuttosto essere ridotta la partecipazione ai forum fotografici. Ma questa è cosa vecchia... ;-)
Ringrazio io, davvero, gli intervenuti su questo argomento, per il livello delle argomentazioni e l'interesse che le stesse mi hanno suscitato... e, ne sono convinto, hanno suscitato anche in altri, silenti.
Onestamente, personalmente, per limiti miei, non saprei che altro aggiungere...
Ma spero che altri possano ancora intervenire...
Onestamente, personalmente, per limiti miei, non saprei che altro aggiungere...
Ma spero che altri possano ancora intervenire...
Non sarà che la comunicazione sul web richieda un minimo di capacità di sintesi?
30.10.12, 22:35
Messaggio 26 di 26
Uh... e dire che su facebook mi riesce d'esser così sintetico...