Da anni ci offre la sua particolarissima interpretazione della parola “fotografia”, usando solo un estremo bianco e nero, dentro cui vive il suo, il nostro Alter ego, muovendosi tra filosofia e religione, tra Jim Morrison e Woody Allen, con la stessa efficace eloquenza.
Semplicità e genialità si accompagnano alle sue ombre, al cappello e alla sua valigetta, protagonisti assoluti di tantissime sintesi di fotografia e concetto, cifra stilistica originale di gino lombardi .
Un mercoledì nero gino lombardi 01.09.10 24
cogito ergo sum gino lombardi 18.03.12 108
"fatti non foste… gino lombardi 04.02.12 17
Sto più male io! gino lombardi 10.05.10 28
Semplicità e genialità si accompagnano alle sue ombre, al cappello e alla sua valigetta, protagonisti assoluti di tantissime sintesi di fotografia e concetto, cifra stilistica originale di gino lombardi .
Un mercoledì nero gino lombardi 01.09.10 24
cogito ergo sum gino lombardi 18.03.12 108
"fatti non foste… gino lombardi 04.02.12 17
Sto più male io! gino lombardi 10.05.10 28
la vetta
gino lombardi
11.09.11
112
[fc-foto:25664098]
Al di là del bene… gino lombardi 17.01.10 127
[fc-foto:24977353]
L'universo è fini… gino lombardi 28.04.11 24
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Al di là del bene… gino lombardi 17.01.10 127
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L'universo è fini… gino lombardi 28.04.11 24
Un caffè d'invern…
gino lombardi
07.10.10
95
[fc-foto:23480017]
Anche l'amore muo… gino lombardi 07.12.10 85
[fc-foto:23011485]
[fc-foto:22780029]
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Anche l'amore muo… gino lombardi 07.12.10 85
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D -- La tua fotografia è certamente particolare ed originale : è il risultato di una ricerca oppure nasce come pura e semplice espressione creativa?
R -- Ti ringrazio per la domanda, la cui risposta è in qualche modo collegata al “come” è iniziata la mia avventura nel campo della fotografia. Dico subito che non ho iniziato per passione, ma per aver dato ascolto al suggerimento di una mia amica fotografa, la quale mi disse: “perché non provi a fotografare?” “Va bene” risposi senza convinzione. Infatti, ero così sicuro che la prova non avrebbe avuto seguito che cominciai a fotografare con delle macchine usa e getta, ma getta una, getta due, getta tre…, alla fine ho speso più del costo di una macchina vera (una compatta) che poi mi sono deciso a comprare. Intanto, con le usa e getta, era cominciato in mio interesse per l’arte fotografica che ho interpretato come un nuovo mezzo per esternare il pensiero e che si aggiungeva agli unici che conoscevo, cioè il linguaggio parlato e scritto. Ed è stato proprio per questo modo di intendere la fotografia che mi sono orientato verso la fotografia concettuale, affascinato dall’idea di racchiudere in un unico sguardo mille parole e che ho cercato di rendere il più possibile espressive per permettere l’immediata percezione del concetto rappresentato. Quindi, per rispondere alla tua domanda, il mio modo di intendere la fotografia certamente risente di un approccio non canonico con il mondo delle immagini ed è probabile che ciò abbia contribuito a delineare una modalità espressiva che molti utenti di FC hanno individuato come stile personale, in proposito mi piace riportare la definizione che ne hanno dato: “pagine bianche sulle quali scrivo le mie storie”.
R -- Ti ringrazio per la domanda, la cui risposta è in qualche modo collegata al “come” è iniziata la mia avventura nel campo della fotografia. Dico subito che non ho iniziato per passione, ma per aver dato ascolto al suggerimento di una mia amica fotografa, la quale mi disse: “perché non provi a fotografare?” “Va bene” risposi senza convinzione. Infatti, ero così sicuro che la prova non avrebbe avuto seguito che cominciai a fotografare con delle macchine usa e getta, ma getta una, getta due, getta tre…, alla fine ho speso più del costo di una macchina vera (una compatta) che poi mi sono deciso a comprare. Intanto, con le usa e getta, era cominciato in mio interesse per l’arte fotografica che ho interpretato come un nuovo mezzo per esternare il pensiero e che si aggiungeva agli unici che conoscevo, cioè il linguaggio parlato e scritto. Ed è stato proprio per questo modo di intendere la fotografia che mi sono orientato verso la fotografia concettuale, affascinato dall’idea di racchiudere in un unico sguardo mille parole e che ho cercato di rendere il più possibile espressive per permettere l’immediata percezione del concetto rappresentato. Quindi, per rispondere alla tua domanda, il mio modo di intendere la fotografia certamente risente di un approccio non canonico con il mondo delle immagini ed è probabile che ciò abbia contribuito a delineare una modalità espressiva che molti utenti di FC hanno individuato come stile personale, in proposito mi piace riportare la definizione che ne hanno dato: “pagine bianche sulle quali scrivo le mie storie”.
D -- Mi sembra di capire che a te non interessa la fotografia in sé, ma in quanto mezzo per divulgare il pensiero, è così?
R -- Si, è così. Io credo che non si possa esercitare un’arte per l’arte stessa, senza che al detto esercizio sia sottesa una qualche traccia dell’intendimento che l’artefice dell’opera si propone di seguire. E così, per esempio, lo scopo sotteso di un fotografo potrebbe essere quello di Henri Cartier-Bresson: “Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà.”, mentre il senso che un fotografo attribuisce ai suoi scatti potrebbe essere quello di Irving Penn: “Un buon fotografo è una persona che comunica un fatto, tocca il cuore, fa diventare l’osservatore una persona diversa”. Un senso e uno scopo del fotografare che personalmente ritrovo nelle parole di Mario Giacomelli: “La fotografia è una cosa semplice. A condizione di avere qualcosa da dire.”. Ma dire cosa? Io credo fortemente nel “cogito ergo sum” di cartesiana memoria, credo cioè che noi siamo in quanto pensiamo, e quanto più elevati sono i nostri pensieri tanto più saliamo nel processo evolutivo – almeno nel processo evolutivo morale - della nostra specie, quindi è fondamentale che il pensiero sia veicolato e reso oggetto di studio e riflessioni. Con le mie foto mi propongo proprio di divulgare il pensiero attraverso la scrittura con la luce che - per proprie caratteristiche comunicative - ritengo più incisiva della scrittura con carta e penna.
R -- Si, è così. Io credo che non si possa esercitare un’arte per l’arte stessa, senza che al detto esercizio sia sottesa una qualche traccia dell’intendimento che l’artefice dell’opera si propone di seguire. E così, per esempio, lo scopo sotteso di un fotografo potrebbe essere quello di Henri Cartier-Bresson: “Non è la mera fotografia che mi interessa. Quel che voglio è catturare quel minuto, parte della realtà.”, mentre il senso che un fotografo attribuisce ai suoi scatti potrebbe essere quello di Irving Penn: “Un buon fotografo è una persona che comunica un fatto, tocca il cuore, fa diventare l’osservatore una persona diversa”. Un senso e uno scopo del fotografare che personalmente ritrovo nelle parole di Mario Giacomelli: “La fotografia è una cosa semplice. A condizione di avere qualcosa da dire.”. Ma dire cosa? Io credo fortemente nel “cogito ergo sum” di cartesiana memoria, credo cioè che noi siamo in quanto pensiamo, e quanto più elevati sono i nostri pensieri tanto più saliamo nel processo evolutivo – almeno nel processo evolutivo morale - della nostra specie, quindi è fondamentale che il pensiero sia veicolato e reso oggetto di studio e riflessioni. Con le mie foto mi propongo proprio di divulgare il pensiero attraverso la scrittura con la luce che - per proprie caratteristiche comunicative - ritengo più incisiva della scrittura con carta e penna.
D -- Una caratteristica delle tue foto è – tranne quale rara eccezione – il bianco e nero estremi, senza vie di mezzo. Questa è la tua cifra stilistica che credo sia dettata dall’esigenza di rendere evidente il concetto rappresentato. E’ solo questo oppure c’è dell’altro?
R -- Speravo che mi facessi questa domanda perché mi permette di parlare non solo di fotografia, ma anche di filosofia o, meglio, della filosofia del bianco e del nero. Una filosofia che ho appreso qui, tra i banchi di f.c., grazie a un maestro come V.O.G., ma andiamo con ordine: si, è esattamente così, un bianco e un nero senza mezze misure permettono di rendere immediato e diretto il concetto rappresentato, quantomeno nella sua struttura di base, intorno alla quale ciascuno potrà argomentare come meglio crede. Questo è il senso apparente della mia cifra stilistica, ma accanto ad esso ce ne potrebbe essere un altro (l’uso del condizionale è d’obbligo … si tratta di considerazioni soggettive) e sarebbe connesso con il principio che mi sono dato e che è esposto nel mio profilo: “Credo che le immagini - della realtà o costruite - seguano sempre i contorni dei nostri pensieri”. Principio che mi permette di individuare nella filosofia e nella teologia [materie per le quali ho la passione sin dai tempi del liceo (oltre alla passione per la più bella della classe…)] l’impronta formativa che traccia i concetti che traduco in immagini. Fin qui ero arrivato nelle mie considerazioni, ma non sapevo che proprio l’utilizzo del bianco assoluto e del nero assoluto rivelano questa mia forma mentis che (in quanto ruotante intorno alla filosofia e alla teologia) tende essenzialmente alla ricerca del senso della vita e del senso della morte.
E la rivelazione mi è arrivata leggendo quanto ha scritto V.O.G. a commento di una mia foto: “presagio della morte nelle immagini di Gino. i due colori... il bianco, la vita ed il nero, il dopo di essa. omini senza volto che non sono come la fotografia comune ritrae le persone. a loro non interessa avviare un dialogo fatto di sguardi, di complicità di tratti somatici... loro vengono da altrove”…”in alcune delle sue immagini intervengono punti di colore, sono gli attimi fuggenti dell'esistenza spesso piccoli ed insignificanti ma capaci di annullare la bicromia , la differenza tra la vita e la morte che poi è la stessa cosa. gli omini neri di gino a differenza di quelli di Giacomelli sembrano o andare incontro alla morte oppure rientrare da questa in un'altra vita. camminano spesso, talvolta si siedono a pensare. a loro gli altri non servono... vanno verso la luce o verso il buio e viceversa.”
R -- Speravo che mi facessi questa domanda perché mi permette di parlare non solo di fotografia, ma anche di filosofia o, meglio, della filosofia del bianco e del nero. Una filosofia che ho appreso qui, tra i banchi di f.c., grazie a un maestro come V.O.G., ma andiamo con ordine: si, è esattamente così, un bianco e un nero senza mezze misure permettono di rendere immediato e diretto il concetto rappresentato, quantomeno nella sua struttura di base, intorno alla quale ciascuno potrà argomentare come meglio crede. Questo è il senso apparente della mia cifra stilistica, ma accanto ad esso ce ne potrebbe essere un altro (l’uso del condizionale è d’obbligo … si tratta di considerazioni soggettive) e sarebbe connesso con il principio che mi sono dato e che è esposto nel mio profilo: “Credo che le immagini - della realtà o costruite - seguano sempre i contorni dei nostri pensieri”. Principio che mi permette di individuare nella filosofia e nella teologia [materie per le quali ho la passione sin dai tempi del liceo (oltre alla passione per la più bella della classe…)] l’impronta formativa che traccia i concetti che traduco in immagini. Fin qui ero arrivato nelle mie considerazioni, ma non sapevo che proprio l’utilizzo del bianco assoluto e del nero assoluto rivelano questa mia forma mentis che (in quanto ruotante intorno alla filosofia e alla teologia) tende essenzialmente alla ricerca del senso della vita e del senso della morte.
E la rivelazione mi è arrivata leggendo quanto ha scritto V.O.G. a commento di una mia foto: “presagio della morte nelle immagini di Gino. i due colori... il bianco, la vita ed il nero, il dopo di essa. omini senza volto che non sono come la fotografia comune ritrae le persone. a loro non interessa avviare un dialogo fatto di sguardi, di complicità di tratti somatici... loro vengono da altrove”…”in alcune delle sue immagini intervengono punti di colore, sono gli attimi fuggenti dell'esistenza spesso piccoli ed insignificanti ma capaci di annullare la bicromia , la differenza tra la vita e la morte che poi è la stessa cosa. gli omini neri di gino a differenza di quelli di Giacomelli sembrano o andare incontro alla morte oppure rientrare da questa in un'altra vita. camminano spesso, talvolta si siedono a pensare. a loro gli altri non servono... vanno verso la luce o verso il buio e viceversa.”
E, dunque, quel bianco e quel nero che utilizzo per costruire le foto hanno un significato che va oltre l’estetica, oltre l’intento di evidenziare il concetto, poiché traducono la mia percezione del mondo che inconsciamente rendo visibile.
E’ il famoso io che esce dal sé e si materializza nell’attività creativa, quell’attività – per dirla con Fromm – in cui “l’artefice e il suo oggetto diventano un’unica cosa: l’uomo si unisce col mondo nel processo di creazione”. Ciò significa che la fotografia – al pari di ogni altra attività creativa – rivela la personalità del suo autore, per questo non mi appare strano leggere in alcuni commenti alle mie foto anche delle considerazioni che riguardano la mia persona, la quale si manifesta attraverso le immagini e che un occhio attento legge come se fosse un’impronta digitale.
E’ il famoso io che esce dal sé e si materializza nell’attività creativa, quell’attività – per dirla con Fromm – in cui “l’artefice e il suo oggetto diventano un’unica cosa: l’uomo si unisce col mondo nel processo di creazione”. Ciò significa che la fotografia – al pari di ogni altra attività creativa – rivela la personalità del suo autore, per questo non mi appare strano leggere in alcuni commenti alle mie foto anche delle considerazioni che riguardano la mia persona, la quale si manifesta attraverso le immagini e che un occhio attento legge come se fosse un’impronta digitale.
D -- Molte tue fotografie sono percorse da una certa ironia, c’è in questo un autore cui ti ispiri particolarmente?
R -- Non ho un autore a cui mi ispiro per il semplice motivo che non ho pubblicato ancora un libro di fotografia -:))
R -- Non ho un autore a cui mi ispiro per il semplice motivo che non ho pubblicato ancora un libro di fotografia -:))
D -- Ci sono state delle osservazioni sui tuoi lavori in ordine alla loro valenza di fotografie, tant’è che hai aperto un apposito forum. http://www.fotocommunity.it/forum/fotog ... fotografia
Ce ne vuoi parlare?
R -- Prima di sapere che si può scrivere con la luce, oltre che con la penna, per me la fotografia era un foglio su cui erano impresse le immagini di battesimi, cresime, matrimoni ecc., era perciò lontanissima l’idea della fotografia come arte, con una sua storia, una sua letteratura, con i suoi diversi orientamenti di pensiero: tutto questo l’ho appreso entrando in questa community. Ora, far parte di una community di fotografi significa entrare in relazione con gli altri consociati ed accettare anche le eventuali critiche ai propri lavori, ciò è tanto più vero per me che ho tutto da imparare e nulla da insegnare.
Ce ne vuoi parlare?
R -- Prima di sapere che si può scrivere con la luce, oltre che con la penna, per me la fotografia era un foglio su cui erano impresse le immagini di battesimi, cresime, matrimoni ecc., era perciò lontanissima l’idea della fotografia come arte, con una sua storia, una sua letteratura, con i suoi diversi orientamenti di pensiero: tutto questo l’ho appreso entrando in questa community. Ora, far parte di una community di fotografi significa entrare in relazione con gli altri consociati ed accettare anche le eventuali critiche ai propri lavori, ciò è tanto più vero per me che ho tutto da imparare e nulla da insegnare.
Epperò – c’è sempre un però nella vita – è necessario che le critiche siano costruttive, e cioè siano ragionate e motivate affinché si possa comprendere, imparare e correggere gli errori. Quando, invece, si critica affermando senza spiegare, allora si è di fronte al non senso della critica: questo è quanto avvenuto rispetto alle mie foto, che alcuni utenti hanno definito immagini grafiche e non fotografie, senza fornire alcuna spiegazione su quanto affermato. Sulla questione non avrei dovuto soffermarmi più di tanto, sia perché l’assenza di una motivazione rende la critica immeritevole di essere considerata sia perché a me interessa rappresentare l’idea, e poco importa se a rappresentarla è una fotografia o un’immagine grafica, epperò – ci può essere più di un però nella vita - ormai mi ero incuriosito e volevo saperlo io cosa fossero i miei lavori. Perciò ho aperto un apposito forum dove richiedevo un parere a chiunque volesse rispondere. In questo forum sono intervenuti nomi noti per la loro competenza in fatto di fotografia, i quali hanno detto che la mia è fotografia senza alcun dubbio, indicando letteratura e argomentando logicamente: ogni qualvolta l’immagine è ottenuta con l’utilizzo di una macchina fotografica si ha fotografia, a prescindere dall’eventuale elaborazione dell’immagine stessa (a proposito, io elaboro le mie foto con un programma per nulla sofisticato in dotazione standard al mio p.c.).
D -- C’è' sicuramente una fotografia delle tue che ha avuto una genesi o un significato particolare : raccontaci ...
R -- Si, c’è una fotografia che esprime un momento del mia vita molto pesante dal punto di vista psicologico: attendevo la definizione di una questione cui tenevo particolarmente e che non ha avuto l’esito sperato: una delusione che era confinata dentro di me e che inconsciamente ho manifestato all’esterno con la foto “Delusione”.
[fc-foto:21648349]
Questa è la foto, la cui genesi ho potuto sintetizzare solo perché un mio amico, che conosceva le aspettative tradite sopra accennate, vedendo la foto e il periodo di realizzazione, mi ha detto: “ hai notato che questa foto rappresenta quella tua delusione?”. Strano mondo quello dell’inconscio, un mondo che è in noi e non ne abbiamo piena contezza, eppure - e forse - è in esso che risiede la nostra vera personalità.
R -- Si, c’è una fotografia che esprime un momento del mia vita molto pesante dal punto di vista psicologico: attendevo la definizione di una questione cui tenevo particolarmente e che non ha avuto l’esito sperato: una delusione che era confinata dentro di me e che inconsciamente ho manifestato all’esterno con la foto “Delusione”.
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Questa è la foto, la cui genesi ho potuto sintetizzare solo perché un mio amico, che conosceva le aspettative tradite sopra accennate, vedendo la foto e il periodo di realizzazione, mi ha detto: “ hai notato che questa foto rappresenta quella tua delusione?”. Strano mondo quello dell’inconscio, un mondo che è in noi e non ne abbiamo piena contezza, eppure - e forse - è in esso che risiede la nostra vera personalità.
D -- La tua prima mostra: il contatto col pubblico "reale" e non "virtuale" e le sue reazioni, la sua disponibilità alla visione della fotografia come commistione tra rappresentazione e concetto.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
R -- Come ho già detto non avrei mai pensato di occuparmi di fotografia, men che meno di allestire una mostra fotografica (e penso che non l’avrei allestita se una tale Lucy Franco non mi avesse coinvolto nella realizzazione dei “canoni inversi”). L’esperienza è stata certamente positiva per l’affluenza (notevole) del pubblico e per l’interesse che i visitatori hanno dimostrato per le foto esposte. Come impressione personale debbo dire che se è vero che l’artefice di un’opera si unisce col mondo attraverso l’opera stessa, è anche vero che è l’opera realizzata a manifestarsi all’esterno come protagonista: nel corso della mostra ho più volte riscontrato una certa insofferenza da parte dei visitatori ad essere guidati nella visione delle immagini in esposizione, preferendo essere lasciati liberi di ascoltare le proprie sensazioni per poi esprimere il loro pensiero: in tanti si sono complimentati per l’originalità delle immagini in se stesse e per la sottesa ricerca di una modalità espressiva tendente a rappresentare in foto un dato concetto. Cosa mi ha lasciato questa esperienza? Mi ha lasciato una maggiore consapevolezza della necessità degli uomini di dare forma ai propri pensieri, di creare qualcosa che abbia il sapore dell’anima e di condividerla con altre anime.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
R -- Come ho già detto non avrei mai pensato di occuparmi di fotografia, men che meno di allestire una mostra fotografica (e penso che non l’avrei allestita se una tale Lucy Franco non mi avesse coinvolto nella realizzazione dei “canoni inversi”). L’esperienza è stata certamente positiva per l’affluenza (notevole) del pubblico e per l’interesse che i visitatori hanno dimostrato per le foto esposte. Come impressione personale debbo dire che se è vero che l’artefice di un’opera si unisce col mondo attraverso l’opera stessa, è anche vero che è l’opera realizzata a manifestarsi all’esterno come protagonista: nel corso della mostra ho più volte riscontrato una certa insofferenza da parte dei visitatori ad essere guidati nella visione delle immagini in esposizione, preferendo essere lasciati liberi di ascoltare le proprie sensazioni per poi esprimere il loro pensiero: in tanti si sono complimentati per l’originalità delle immagini in se stesse e per la sottesa ricerca di una modalità espressiva tendente a rappresentare in foto un dato concetto. Cosa mi ha lasciato questa esperienza? Mi ha lasciato una maggiore consapevolezza della necessità degli uomini di dare forma ai propri pensieri, di creare qualcosa che abbia il sapore dell’anima e di condividerla con altre anime.
D -- Il tuo prossimo progetto in agenda
R -- Mi piacerebbe raccogliere le mie foto in un libro, chissà………….
Grazie a Gino Lom per questo dialogo quanto mai composito ed interessante, sicuramente aperto ancora a tante domande.
Il nostro prossimo ospite è qui, nella nostra comunità, presenza discreta ma importante, per la capacità di comunicazione poetica che le sue fotografie hanno, e per la continua, intelligente, ragionata ricerca che vi è alla base, frutto di curiosità e presupposto di evoluzione.
“Fare la sua conoscenza ( Luigi Ghirri – n.d.r.) , e approfondirla, mi ha insegnato a recuperare il contatto diretto, quasi affettivo, con il mondo che ho intorno, non alterato da stereotipi fotografici esasperati. E' stato un riemergere in una nuova realtà e saper guardarla con occhi nuovi, meravigliati di quanto straordinario ci sia nell'ordinario.”
L’appuntamento per questo nuovo incontro è tra 15 giorni.
R -- Mi piacerebbe raccogliere le mie foto in un libro, chissà………….
Grazie a Gino Lom per questo dialogo quanto mai composito ed interessante, sicuramente aperto ancora a tante domande.
Il nostro prossimo ospite è qui, nella nostra comunità, presenza discreta ma importante, per la capacità di comunicazione poetica che le sue fotografie hanno, e per la continua, intelligente, ragionata ricerca che vi è alla base, frutto di curiosità e presupposto di evoluzione.
“Fare la sua conoscenza ( Luigi Ghirri – n.d.r.) , e approfondirla, mi ha insegnato a recuperare il contatto diretto, quasi affettivo, con il mondo che ho intorno, non alterato da stereotipi fotografici esasperati. E' stato un riemergere in una nuova realtà e saper guardarla con occhi nuovi, meravigliati di quanto straordinario ci sia nell'ordinario.”
L’appuntamento per questo nuovo incontro è tra 15 giorni.
Gino complimenti per i tuoi lavori, che esprimono un'intelligenza e una creatività unica..ironici, ma di un'ironia amara, rimangono facilmente impressi e spingono sempre al ragionamento..un potere enorme!!
Gino... che dire? I tuoi lavori mi hanno affascinato fin dalla prima volta in cui mi ci sono imbattuto... il guardarli, cosiccome il leggerti, costringe la mente a rimanere aperta e reattiva... lasciarsi pervadere dalla situazione e poi lasciare che mente e cuore la rielaborino... Questo trovo sia un'attività formativa anche per il successivo raffrontarsi con il proprio stile fotografico perchè ti costringe ad interrogarti sulle tue motivazioni e risponderti... il più possibile con sincerità cosa che spesso non facciamo concedendoci una certa indulgenza con noi stessi. Il bianco e nero assoluto... il bianco che come sappiamo è la summa dei colori ed il nero che ne è l'assenza... cosa di più emblematico?
E questo mi fa sorgere una domanda: Perchè? Cosa ti anima in questa ricerca?
La domanda è sibillina ma spiegandomi... la fotografia concettuale è il tuo modo dichiarato per veicolare concetti, per costringere in modo non coercitivo ma quasi subliminale la mente a soffermarsi e porsi domande... interpretare/pensare... e questo richiede impegno in primis da parte tua che non banalizzi mai il messaggio vergandolo anzi d'ironia per renderlo più recepibile... (non per niente modifichi spesso la tua creatura dopo averla guardata e riguardata anche già nella tua galleria) per poi raccogliere però sicuramente molto meno di quanto profondi...
Questo richiede motivazioni forti e solide nella volontà di perseguirle perchè se non le si ha... una strada di questo tipo si abbandona presto... quindi mi chiedevo cosa ti muove su una china tanto impervia...
Devo rinnovarti i miei più sinceri complimenti perchè leggerti è sempre una piacevole esperienza e questa intervista non ha fatto eccezione... svelando ancora di più, se ve ne fosse bisogno, il grande uomo dietro la grande opera!
Un grazie a Lucy che non perde occasione, con perizia e sensibilità, per proporci nuove vie di godere della fotografia in tutte le sue sfumature!
E questo mi fa sorgere una domanda: Perchè? Cosa ti anima in questa ricerca?
La domanda è sibillina ma spiegandomi... la fotografia concettuale è il tuo modo dichiarato per veicolare concetti, per costringere in modo non coercitivo ma quasi subliminale la mente a soffermarsi e porsi domande... interpretare/pensare... e questo richiede impegno in primis da parte tua che non banalizzi mai il messaggio vergandolo anzi d'ironia per renderlo più recepibile... (non per niente modifichi spesso la tua creatura dopo averla guardata e riguardata anche già nella tua galleria) per poi raccogliere però sicuramente molto meno di quanto profondi...
Questo richiede motivazioni forti e solide nella volontà di perseguirle perchè se non le si ha... una strada di questo tipo si abbandona presto... quindi mi chiedevo cosa ti muove su una china tanto impervia...
Devo rinnovarti i miei più sinceri complimenti perchè leggerti è sempre una piacevole esperienza e questa intervista non ha fatto eccezione... svelando ancora di più, se ve ne fosse bisogno, il grande uomo dietro la grande opera!
Un grazie a Lucy che non perde occasione, con perizia e sensibilità, per proporci nuove vie di godere della fotografia in tutte le sue sfumature!