Ivano Mercanzin
“Amo raccontarmi attraverso la fotografia, un modo per conoscere meglio i propri chiaroscuri, e quelli del mondo che ci circonda. Magari con il bianco e nero.”
Questo il concetto sintetico con il quale l’amico IVANO MERCANZIN https://www.fotocommunity.it/fotografo/ ... in/2373924
si racconta.
Ma risaliamo a qualche nota biografica: studia disegno e pittura con il maestro Vincenzo Ursoleo, partecipa a concorsi di poesia ricevendo premi e menzioni. Letteratura,pittura e scultura le sue passioni, ma la rivelazione arriva nel 2011, quando la Fotografia si guadagna un posto in primo piano nei suoi molteplici interessi. Osserva, filtra, cristallizza e nel tempo le immagini prendono la forma della sua sensibilità artistica. Venezia, Terra Madre,The Face(s)of NYC, Coney Island, la Fornace Venini, 21 grammi, Boys don’t cry, sono alcuni dei suoi progetti.
Nel 2017-2018 partecipa al Masterclass Pro-Photographer di Paolo Marchetti, pluripremiato fotografo internazionale, per apprendere le tecniche del reportage. Ultima modifica di lucy franco il 13.03.19, 19:17, modificato 3 volte in totale.
Questo il concetto sintetico con il quale l’amico IVANO MERCANZIN https://www.fotocommunity.it/fotografo/ ... in/2373924
si racconta.
Ma risaliamo a qualche nota biografica: studia disegno e pittura con il maestro Vincenzo Ursoleo, partecipa a concorsi di poesia ricevendo premi e menzioni. Letteratura,pittura e scultura le sue passioni, ma la rivelazione arriva nel 2011, quando la Fotografia si guadagna un posto in primo piano nei suoi molteplici interessi. Osserva, filtra, cristallizza e nel tempo le immagini prendono la forma della sua sensibilità artistica. Venezia, Terra Madre,The Face(s)of NYC, Coney Island, la Fornace Venini, 21 grammi, Boys don’t cry, sono alcuni dei suoi progetti.
Nel 2017-2018 partecipa al Masterclass Pro-Photographer di Paolo Marchetti, pluripremiato fotografo internazionale, per apprendere le tecniche del reportage. Ultima modifica di lucy franco il 13.03.19, 19:17, modificato 3 volte in totale.
D – I diversi interessi di cui ti sei nutrito e che formano il tuo back ground presentano una sorta di contaminazione artistica. Quanto è stato importante per la tua fotografia attuale questa palestra culturale?
R - Ansel Adams ha ben sintetizzato questo concetto con uno dei suoi più famosi aforismi: “Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica, tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito e le persone che hai amato.”
Ecco quindi che le “contaminazioni” artistiche diventano fondamentali alla realizzazione dei miei progetti fotografici. E in ogni istante, dalla visione iniziale, allo scatto, alle elaborazioni successive e all’editing finale tutto ciò viene filtrato dal mio vissuto e diventa la “mia” fotografia. Ritengo che solo attraverso questo procedimento interiore si riesca a realizzare immagini che contengano in sé delle emozioni, le stesse che spesso chi le osserva prova.
In questo caso avviene quello strano fenomeno, quasi di transfer, tra le tue emozioni e quelle dell’osservatore, anche se non lo conosci e non sa nulla di te. E qui risiede la grande importanza della fotografia, la sua forza evocativa che travalica tempo e spazio.
D -E quale ( se c’è) il fotografo, o la fotografia che ha rappresentato la tua prima “folgorazione” per quest’ arte?
R - All’inizio non c’è stato un fotografo o una fotografia in particolare che mi ha colpito. E’ stato come una folgorazione, qualcosa che prima non c’era ( o forse era sopita) e poi è emersa prepotentemente fino a non abbandonarmi più da quel fine anno 2011 fino ad oggi e spero anche per domani.
In seguito ho cominciato a studiare i fotografi del passato e presente e ho visitato diverse mostre . Tra i miei preferiti Francesca Woodman, Helmut Newton, Robert Mapplethorpe, DaidoMoryama, Todd Hido, Alex Webb e molti altri.
Come vedi generi diversi tra loro e anche per qualcuno molto lontani dal mio genere fotografico.
Ma per questo mi affascinano perché sento sempre la necessità e la curiosità di sperimentare nuovi linguaggi espressivi e di mettermi in discussione, partendo da zero.
R - Ansel Adams ha ben sintetizzato questo concetto con uno dei suoi più famosi aforismi: “Non fai solo una fotografia con una macchina fotografica, tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito e le persone che hai amato.”
Ecco quindi che le “contaminazioni” artistiche diventano fondamentali alla realizzazione dei miei progetti fotografici. E in ogni istante, dalla visione iniziale, allo scatto, alle elaborazioni successive e all’editing finale tutto ciò viene filtrato dal mio vissuto e diventa la “mia” fotografia. Ritengo che solo attraverso questo procedimento interiore si riesca a realizzare immagini che contengano in sé delle emozioni, le stesse che spesso chi le osserva prova.
In questo caso avviene quello strano fenomeno, quasi di transfer, tra le tue emozioni e quelle dell’osservatore, anche se non lo conosci e non sa nulla di te. E qui risiede la grande importanza della fotografia, la sua forza evocativa che travalica tempo e spazio.
D -E quale ( se c’è) il fotografo, o la fotografia che ha rappresentato la tua prima “folgorazione” per quest’ arte?
R - All’inizio non c’è stato un fotografo o una fotografia in particolare che mi ha colpito. E’ stato come una folgorazione, qualcosa che prima non c’era ( o forse era sopita) e poi è emersa prepotentemente fino a non abbandonarmi più da quel fine anno 2011 fino ad oggi e spero anche per domani.
In seguito ho cominciato a studiare i fotografi del passato e presente e ho visitato diverse mostre . Tra i miei preferiti Francesca Woodman, Helmut Newton, Robert Mapplethorpe, DaidoMoryama, Todd Hido, Alex Webb e molti altri.
Come vedi generi diversi tra loro e anche per qualcuno molto lontani dal mio genere fotografico.
Ma per questo mi affascinano perché sento sempre la necessità e la curiosità di sperimentare nuovi linguaggi espressivi e di mettermi in discussione, partendo da zero.
D - Diceva Robert Capa: "Se le tue fotografie non sono abbastanza belle, non sei andato abbastanza vicino". La fotografia per te è l’estensione della tua sensibilità emozionale o il prodotto della tua razionalità tecnica e strumentale?
R - Ho sperimentato la lontananza e la vicinanza con due progetti diversi tra loro: nel 2015 ero a NY per la mia prima mostra, “Venezia Visioni e Illusioni” e la galleria si trovava a Manhattan.
Ogni giorno mi spostavo dal Queens, dove alloggiavo,a Manhattan e mi sono accorto in quel momento che mi affascinavano le persone nella subway e dintorni.
Ho cominciato a scattare per cercare di cogliere le emozioni di quei brevi momenti di contatto tra me e loro e ne è uscito il racconto “The face (s) of NYC”, visi e corpi molto ravvicinati nella loro quotidianità ( scattavo senza farmi notare tenendo la macchina appesa ma mai davanti agli occhi).
The Face (s) of N… IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
The Face (s) of N… IVANO MERCANZIN 10.03.19 2
The Face (s) of N… IVANO MERCANZIN 10.03.19 2
Sempre lo stesso periodo un altro racconto, “Coney Island” completamente diverso: un luna park a dicembre chiuso con pochissime persone che passeggiavano in questo luogo deserto e desolato. La spiaggia e l’oceano a fare da cornice. Quasi un paesaggio onirico completamente diverso da “The Face” eppure affascinante, poetico e come sospeso in un’ atmosfera surreale, l’ho definito il Luna Park dell’anima.
Coney Island IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
Coney Island IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
Coney Island IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
Coney Island IVANO MERCANZIN 25.11.18 8
Per rispondere alla tua domanda , mi pare sia già chiaro dalle mie risposte che cosa è importante per me: la sensibilità emozionale senza la quale non riuscirei a produrre alcuna fotografia.
R - Ho sperimentato la lontananza e la vicinanza con due progetti diversi tra loro: nel 2015 ero a NY per la mia prima mostra, “Venezia Visioni e Illusioni” e la galleria si trovava a Manhattan.
Ogni giorno mi spostavo dal Queens, dove alloggiavo,a Manhattan e mi sono accorto in quel momento che mi affascinavano le persone nella subway e dintorni.
Ho cominciato a scattare per cercare di cogliere le emozioni di quei brevi momenti di contatto tra me e loro e ne è uscito il racconto “The face (s) of NYC”, visi e corpi molto ravvicinati nella loro quotidianità ( scattavo senza farmi notare tenendo la macchina appesa ma mai davanti agli occhi).
The Face (s) of N… IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
The Face (s) of N… IVANO MERCANZIN 10.03.19 2
The Face (s) of N… IVANO MERCANZIN 10.03.19 2
Sempre lo stesso periodo un altro racconto, “Coney Island” completamente diverso: un luna park a dicembre chiuso con pochissime persone che passeggiavano in questo luogo deserto e desolato. La spiaggia e l’oceano a fare da cornice. Quasi un paesaggio onirico completamente diverso da “The Face” eppure affascinante, poetico e come sospeso in un’ atmosfera surreale, l’ho definito il Luna Park dell’anima.
Coney Island IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
Coney Island IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
Coney Island IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
Coney Island IVANO MERCANZIN 25.11.18 8
Per rispondere alla tua domanda , mi pare sia già chiaro dalle mie risposte che cosa è importante per me: la sensibilità emozionale senza la quale non riuscirei a produrre alcuna fotografia.
D –Le foto presenti su Fotocommunity, ma anche gran parte di quelle realizzate da te, presenti sul tuo sito https://www.ivanomercanzin.it//?_mob=1 sono in b/n
“Il bianco e nero sono i colori della fotografia. (…) simboleggiano le alternative di speranza e disperazione a cui l’umanità è sempre soggetta” è una affermazione di Robert Frank. Ti riconosci in questa affermazione?
R - Mi pare un’ affermazione alquanto impegnativa in cui Frank evidenzia che il bianco rappresenti la speranza e il nero la disperazione. Ma oltre a questo ci sono le sfumature di grigio e soprattutto i chiaroscuri. Cioè quelle parti dell’essere umano misteriose, fatte di cose non dette, di sensazioni, di emozioni, di passioni, che alimentano l’anima, quella parte impalpabile e instabile che ci differenzia e ci rende unici.
Le luci e le ombre poi rendono visibili oggetti, luoghi, persone magari le più piccole e apparentemente insignificanti che in base alla tua scelta diventano le vere protagoniste della tua immagine.
Il bianco e nero di fatto è una trasfigurazione della realtà, è qualcosa di “irreale” per certi versi e per qualche strano fenomeno sembra abbia un filo diretto con la tua e l’altrui interiorità, come un linguaggio arcaico in qui tutto accade apparentemente senza un motivo o una causa particolare, eppure è.
Gondole Danzanti IVANO MERCANZIN 25.11.18 6
Venezia IVANO MERCANZIN 25.11.18 4
Due nella notte IVANO MERCANZIN 25.11.18 2
Scano Boa IVANO MERCANZIN 29.11.18 5
TERRA MADRE IVANO MERCANZIN 29.11.18 9
D - Quando hai la tentazione del colore?
R - Mi capita raramente ma quando succede anche il mio colore sembra un “non colore”, mi piacciono le sfumature, i colori non urlati, non appariscenti, non invadenti o protagonisti, è l’insieme della foto che deve raccontare, i suoi equilibri armonici, la sua composizione.
In questo caso il colore è un complemento ma non “l’indispensabile”. Ultima modifica di lucy franco il 13.03.19, 19:05, modificato 2 volte in totale.
“Il bianco e nero sono i colori della fotografia. (…) simboleggiano le alternative di speranza e disperazione a cui l’umanità è sempre soggetta” è una affermazione di Robert Frank. Ti riconosci in questa affermazione?
R - Mi pare un’ affermazione alquanto impegnativa in cui Frank evidenzia che il bianco rappresenti la speranza e il nero la disperazione. Ma oltre a questo ci sono le sfumature di grigio e soprattutto i chiaroscuri. Cioè quelle parti dell’essere umano misteriose, fatte di cose non dette, di sensazioni, di emozioni, di passioni, che alimentano l’anima, quella parte impalpabile e instabile che ci differenzia e ci rende unici.
Le luci e le ombre poi rendono visibili oggetti, luoghi, persone magari le più piccole e apparentemente insignificanti che in base alla tua scelta diventano le vere protagoniste della tua immagine.
Il bianco e nero di fatto è una trasfigurazione della realtà, è qualcosa di “irreale” per certi versi e per qualche strano fenomeno sembra abbia un filo diretto con la tua e l’altrui interiorità, come un linguaggio arcaico in qui tutto accade apparentemente senza un motivo o una causa particolare, eppure è.
Gondole Danzanti IVANO MERCANZIN 25.11.18 6
Venezia IVANO MERCANZIN 25.11.18 4
Due nella notte IVANO MERCANZIN 25.11.18 2
Scano Boa IVANO MERCANZIN 29.11.18 5
TERRA MADRE IVANO MERCANZIN 29.11.18 9
D - Quando hai la tentazione del colore?
R - Mi capita raramente ma quando succede anche il mio colore sembra un “non colore”, mi piacciono le sfumature, i colori non urlati, non appariscenti, non invadenti o protagonisti, è l’insieme della foto che deve raccontare, i suoi equilibri armonici, la sua composizione.
In questo caso il colore è un complemento ma non “l’indispensabile”. Ultima modifica di lucy franco il 13.03.19, 19:05, modificato 2 volte in totale.
D - Nelle tue immagini è immanente uno stato esistenziale sospeso tra solitudine e silenzio, abbracciato dal bianco e nero. Un approdo stilistico o una esigenza da sempre ricercata?
R -Hai individuato i miei temi ricorrenti: la solitudine e il silenzio.
La solitudine però è quella “sana” quella che viene ricercata per far posto al proprio sentire, quel mettersi in sintonia con la parte più profonda del proprio essere, per ascoltarsi, per cercare di capire il proprio posto in questo nostro viaggio terreno; per poi rapportarsi con gli altri con rinnovato stupore e curiosità.
Il silenzio quindi diventa un elemento necessario a questa ricerca, un momento di assenza di disturbo e di distrazione perché solo attraverso il silenzio si possono sentire meglio i propri pensieri e i loro sinuosi movimenti.
Un commento di un osservatore che non conoscevo ad una mia mostra che mi è rimasto impresso è stato quando mi ha detto: “ in queste immagini sei riuscito a raccontare il silenzio”.
R -Hai individuato i miei temi ricorrenti: la solitudine e il silenzio.
La solitudine però è quella “sana” quella che viene ricercata per far posto al proprio sentire, quel mettersi in sintonia con la parte più profonda del proprio essere, per ascoltarsi, per cercare di capire il proprio posto in questo nostro viaggio terreno; per poi rapportarsi con gli altri con rinnovato stupore e curiosità.
Il silenzio quindi diventa un elemento necessario a questa ricerca, un momento di assenza di disturbo e di distrazione perché solo attraverso il silenzio si possono sentire meglio i propri pensieri e i loro sinuosi movimenti.
Un commento di un osservatore che non conoscevo ad una mia mostra che mi è rimasto impresso è stato quando mi ha detto: “ in queste immagini sei riuscito a raccontare il silenzio”.
D – Osservando i tuoi lavori, le serie dedicate alle città, arriva la comunicazione di una fotografia diretta, quella senza filtri, senza effetti speciali, quella che si propone di riprodurre in maniera obiettiva la realtà senza l’ausilio di alcuna implementazione tecnica.
Ma al contempo quella in cui contano altrettanto importanti che gli elementi di composizione, anche le atmosfere.
Tentiamo una sintesi del concetto di reportage per te.
R - Come anche descritto in precedenza penso sia emerso il mio modo di fotografare che è quello di non interferire con ciò che mi sta intorno siano persone, cose o altro. Ecco quindi che il mio approccio è di essere il più sincero e descrittivo possibile senza interferire nella scena.
Ma con una particolare attenzione alla composizione, meglio se realizzata in più piani per rendere il racconto più completo. Non dimentichiamo che in un piccolo frame a volte dobbiamo raccontare una piccola parte di mondo, aggiungendoci anche il carattere emozionale.
Oltre a ciò è fondamentale l’atmosfera che vuoi trasmettere e qui diventa più difficile perché è uno scoprirsi, un raccontare qualcosa di sé ma per questo così affascinante.
Ma al contempo quella in cui contano altrettanto importanti che gli elementi di composizione, anche le atmosfere.
Tentiamo una sintesi del concetto di reportage per te.
R - Come anche descritto in precedenza penso sia emerso il mio modo di fotografare che è quello di non interferire con ciò che mi sta intorno siano persone, cose o altro. Ecco quindi che il mio approccio è di essere il più sincero e descrittivo possibile senza interferire nella scena.
Ma con una particolare attenzione alla composizione, meglio se realizzata in più piani per rendere il racconto più completo. Non dimentichiamo che in un piccolo frame a volte dobbiamo raccontare una piccola parte di mondo, aggiungendoci anche il carattere emozionale.
Oltre a ciò è fondamentale l’atmosfera che vuoi trasmettere e qui diventa più difficile perché è uno scoprirsi, un raccontare qualcosa di sé ma per questo così affascinante.
D – Nel luglio del 2018 è stato edito l’ultimo tuo libro fotografico “BOYS DON’T CRY”liberamente ispirato al film omonimo di Kimberly Peirce. Tante e importanti le collaborazioni che lo hanno accompagnato. Ripercorriamo insieme la storia del progetto.
Boys Don'T Cry IVANO MERCANZIN 10.03.19 2
Boys Don'T Cry IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
R - Il progetto è nato per caso come sempre del resto, dialogando con Paola Mischiatti, bravissima fotografa che raramente si presta come “interprete” per altri fotografi.
Avevamo desiderio di fare qualcos’altro insieme (qualche anno prima avevamo realizzato un altro racconto, 21 grammi) e ci è venuta l’idea di raccontare l’androginia, i gender, questo confine molto labile dei Generi.
Ci è venuto in mente il film, l’abbiamo rivisto, abbiamo definito poche cose essenziali, ho scelto il posto (un‘ isola deserta a Porte Tolle, Scano Boa) e ci siamo buttati nella realizzazione.
Tutto molto spontaneo e naturale, senza bisogno di particolari indirizzi o altro. Paola libera di muoversi a suo totale piacimento e io di scattare nello stesso modo.
Molto silenzio tra noi, solo così si riesce ad ascoltare le emozioni e a raccontarle.
In seguito, appena terminato il lavoro, ho pensato di stampare un libro ( come di solito realizzo sempre per ogni progetto che ritengo sia completato) e ho inviato le foto a qualche amico o conoscente o simpatizzante. Ho avuto un riscontro al di sopra di ogni aspettativa, con nostra sorpresa, ricevendo gli scritti che sono veramente di alto spessore.
A questi si è aggiunto inoltre uno splendido racconto della scrittrice Tania Piazza inedito e scritto per “Boys” e alcune poesie meravigliose di Giovanna Cristina Vivinetto , una giovane poetessa che ha raccontato il suo passaggio, la sua trasformazione, la sua metamorfosi nella raccolta “Dolore Minimo”.
Boys Don'T Cry IVANO MERCANZIN 10.03.19 2
Boys Don'T Cry IVANO MERCANZIN 10.03.19 0
R - Il progetto è nato per caso come sempre del resto, dialogando con Paola Mischiatti, bravissima fotografa che raramente si presta come “interprete” per altri fotografi.
Avevamo desiderio di fare qualcos’altro insieme (qualche anno prima avevamo realizzato un altro racconto, 21 grammi) e ci è venuta l’idea di raccontare l’androginia, i gender, questo confine molto labile dei Generi.
Ci è venuto in mente il film, l’abbiamo rivisto, abbiamo definito poche cose essenziali, ho scelto il posto (un‘ isola deserta a Porte Tolle, Scano Boa) e ci siamo buttati nella realizzazione.
Tutto molto spontaneo e naturale, senza bisogno di particolari indirizzi o altro. Paola libera di muoversi a suo totale piacimento e io di scattare nello stesso modo.
Molto silenzio tra noi, solo così si riesce ad ascoltare le emozioni e a raccontarle.
In seguito, appena terminato il lavoro, ho pensato di stampare un libro ( come di solito realizzo sempre per ogni progetto che ritengo sia completato) e ho inviato le foto a qualche amico o conoscente o simpatizzante. Ho avuto un riscontro al di sopra di ogni aspettativa, con nostra sorpresa, ricevendo gli scritti che sono veramente di alto spessore.
A questi si è aggiunto inoltre uno splendido racconto della scrittrice Tania Piazza inedito e scritto per “Boys” e alcune poesie meravigliose di Giovanna Cristina Vivinetto , una giovane poetessa che ha raccontato il suo passaggio, la sua trasformazione, la sua metamorfosi nella raccolta “Dolore Minimo”.
D – Una tua foto mancata, che rimpiangi di non aver scattato.
R - Sono moltissime le foto che non ho scattato, ma non rappresentano rimpianti, sono quelle future, quelle che mi piacerebbe scattare che non appartengono al mio genere attuale, come per esempio i ritratti, foto concettuali-artistiche e molte altre.
D – Una tua foto che al contrario ha una storia che ti è particolarmente cara.
Questa è un’immagine che piace particolarmente, già nella fase di scatto che poi è stata confermata anche in seguito.
verso la luce IVANO MERCANZIN 11.03.19 2
Rappresenta questo signore anziano, un po’ curvo dagli anni e dalle esperienze che transita da un posto buio per andare verso la luce, il tutto in un gioco di luci e ombre che mi piace particolarmente, di chiaroscuri, di variazioni di grigio che ben riassumono il mio concetto di fotografia.
In questo frame si racchiude il mio pensiero: c’è sempre una via d’uscita, una luce che illumina il tuo percorso, una via di uscita, una speranza che ci aiuta a sopravvivere. ( la foto è stata scattata a Venezia al Monastero della Chiesa di Santa Maria dell’Orto)
D - Prossimo progetto in agenda
R - La fotografia occupa tutto il mio tempo libero e dato che mi piace organizzare le mostre dei miei progetti (ne organizzo circa cinque all’ anno), stampare i miei libri (sono arrivato al momento a sette) e promuovermi nei social e di persona, tutto ciò richiede tempo e a volte sacrifici.
A questo è da aggiungere anche la collaborazione con Tania Piazza alla realizzazione di un libro con i suoi racconti e le mie fotografie che li hanno ispirati che stiamo promuovendo in varie città.
I miei nuovi progetti quindi hanno una gestazione non programmabile come di fatto è successo fino ad oggi.
A parte un nuovo progetto che mi ha proposto di recente un gallerista che metterà insieme un fotografo (io), un pittore e una scrittrice per interpretare con linguaggi diversi alcuni oggetti a cui seguirà una mostra dedicata.
Mi affascina l’idea di una fotografia che esca dal reportage, dal paesaggio, dal ritratto e diventi qualcos’ altro sempre nell’ ottica che più apprezzo: la libertà di espressione e di creatività.
Grazie all'amico Ivano per il tempo che ci ha concesso e per la sua gentilezza.
R - Sono moltissime le foto che non ho scattato, ma non rappresentano rimpianti, sono quelle future, quelle che mi piacerebbe scattare che non appartengono al mio genere attuale, come per esempio i ritratti, foto concettuali-artistiche e molte altre.
D – Una tua foto che al contrario ha una storia che ti è particolarmente cara.
Questa è un’immagine che piace particolarmente, già nella fase di scatto che poi è stata confermata anche in seguito.
verso la luce IVANO MERCANZIN 11.03.19 2
Rappresenta questo signore anziano, un po’ curvo dagli anni e dalle esperienze che transita da un posto buio per andare verso la luce, il tutto in un gioco di luci e ombre che mi piace particolarmente, di chiaroscuri, di variazioni di grigio che ben riassumono il mio concetto di fotografia.
In questo frame si racchiude il mio pensiero: c’è sempre una via d’uscita, una luce che illumina il tuo percorso, una via di uscita, una speranza che ci aiuta a sopravvivere. ( la foto è stata scattata a Venezia al Monastero della Chiesa di Santa Maria dell’Orto)
D - Prossimo progetto in agenda
R - La fotografia occupa tutto il mio tempo libero e dato che mi piace organizzare le mostre dei miei progetti (ne organizzo circa cinque all’ anno), stampare i miei libri (sono arrivato al momento a sette) e promuovermi nei social e di persona, tutto ciò richiede tempo e a volte sacrifici.
A questo è da aggiungere anche la collaborazione con Tania Piazza alla realizzazione di un libro con i suoi racconti e le mie fotografie che li hanno ispirati che stiamo promuovendo in varie città.
I miei nuovi progetti quindi hanno una gestazione non programmabile come di fatto è successo fino ad oggi.
A parte un nuovo progetto che mi ha proposto di recente un gallerista che metterà insieme un fotografo (io), un pittore e una scrittrice per interpretare con linguaggi diversi alcuni oggetti a cui seguirà una mostra dedicata.
Mi affascina l’idea di una fotografia che esca dal reportage, dal paesaggio, dal ritratto e diventi qualcos’ altro sempre nell’ ottica che più apprezzo: la libertà di espressione e di creatività.
Grazie all'amico Ivano per il tempo che ci ha concesso e per la sua gentilezza.
che bel racconto, complimenti ad Ivano, ho visto le foto di due progetti e mi sono piaciute moltissimo, quelle di NY, The face e Coney Island, fantastiche!
p.s. complimenti anche a lucy, che propone artisti sempre diversi tra loro, grazie!
p.s. complimenti anche a lucy, che propone artisti sempre diversi tra loro, grazie!
il racconto di Ivano assomiglia molto alle sue foto, elegante mai sopra le righe ma chiaro e ti accompagna per gradi ma in modo diretto, onorato di collaborare con lui nel prossimo lavoro, e brava Lucy.