The Face (s) of New York
Dicembre 2015. New York. Dal Queens a Manhattan, andata e ritorno. In metropolitana, seguendo la scia dei pendolari giornalieri che si recano e tornano dal lavoro. Tra loro c’è uno "street photographer” (o "streetpher”), ovviamente in incognito. Che sa entrare in sintonia con la vita, percepirne gli umori, gli odori, i colori, per poi tentare di catturarla in un’istantanea. Si chiama Ivano Mercanzin. Vicentino. Classe 1961. La sua macchina fotografica non è esibita né invadente. La porta appesa al collo, apparentemente indifferente e noncurante. Ma in realtà è all’opera. E scatta. Gli habitué del mezzo di trasporto più usato dai newyorkesi divengono, così, inconsapevoli protagonisti di quello che, di lì a poco, seguendo una logica e una linea narrativa precise, acquisterà le fattezze di un vero e proprio reportage. Uomini, donne, bambini e anziani. Sui loro volti si riflette la storia della Grande Mela, durante la sua vita di tutti i giorni, negli spostamenti da un capo all’altro della metropoli. È l’espressione di personalità, caratteri e umori di genti, etnie, personaggi, facce di popolo nelle loro tradizioni e culture diverse, scandite in un caleidoscopio di sfumature. Un "face to face”, un interscambio emotivo alternato, ma continuo, tra esseri umani e ambiente, tra diversi aspetti della vita: l’ironia, l’imprevedibilità, la tragedia, il disagio, la bellezza, l’altruismo come anche la crudeltà.
"Un penny per i tuoi pensieri”, diceva Jeanne Moreau nel film "Querelle”. Ma è possibile guardare il volto di qualcuno e sapere cosa stia pensando? Per la scienza di un prossimo futuro probabilmente sì. Oggi, invece, ci possiamo limitare – ed è alquanto più rassicurante – a immaginare i pensieri degli altri, la loro vita, tra le pieghe del loro volto, di un’espressione, di una postura. Le fotografie esposte sono, infatti, immagini dal contenuto decisamente evocativo, testimonianza di un frammento di realtà, di quella tranche de vie che ha avuto luogo a New York in quel mese di dicembre del 2015. Sul metrò. E di cui oggi, grazie al nostro street photographer, possiamo venirne a conoscenza, sbirciando tra quei momenti decisivi nei quali, uomini e donne, giovani e non, sono tutti protagonisti inconsapevoli, ciascuno con il proprio bagaglio di storie di insolita normalità. (Cesare Biasini Selvaggi)
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