Non parlarmene Antonio... pensa che io partivo già svantaggiato perchè avendo iniziato a scattare con un'Agfamatic Pocket... per chi non la conoscesse, la compattina dell'epoca analogica :) ... mi trovavo sempre a dover spiegare come mai le mie stampe avessero una forma diversa da quelle dei miei compagni che rubando la reflex o la polaroid ai genitori avevano formati più canonici dei due o tre più comuni all'epoca (polaroid a parte che era ovviamente inconfondibile)... Però è stata anche una lezione importante per capire che i confini "tecnici" sono artefatti tutt'altro che immutabili ed insormontabili... Ricordo quanto orgoglio provai quando riuscii a realizzare la mia prima panoramica ottenta "incollando" una di fianco all'altra 5 foto... come potrai immaginare, riguardandola ora fa solo tenerezza per il grossolano tentativo... ma avevo 11 anni e un bambino ha decisamente una diversa indulgenza nel raffrontarsi ai propri risultati... :)
28.10.12, 16:38
Messaggio 47 di 66
Leggendo la bella evoluzione dell'intervista di Andrea Minichini ho potuto apprezzare il suo amore per la musica e il connubio tra questa e le sue immagini. Ancora una volta ho notato un'analogia, come ho detto anche a lui, tra il vostro modo di vivere la fotografia, essere medici forse accomuna e così ho pensato di tornare su queste pagine per un'ulteriore curiosità. Anche tu associ basi musicali alle tue fotografie e parli spesso di interdisciplinarità quindi vorrei chiederti cos'è per te la musica e se ha un ruolo in fase di creazione delle tue opere o è qualcosa che abbini loro dopo. Ho notato inoltre che le musiche che usi appartengono a generi molto diversi tra loro e spesso che non ti aspetti come certi rock neppure inglofoni o italiani che sembrano avere poco a che fare con le favole. Come mai queste scelte? Tu hai un tuo genere preferito? Se dovessi dare una colonna sonora a questa tua intervista quale sarebbe? Lo so che sono una gran scocciatrice ma questo spazio è troppo interessante! :-) Valentina
...già...sono curioso di leggerti Maurizio.-)))..grazie Valentina................
A
A
Ciao Andrea… detto così sembra quasi una minaccia… :)))
Ovviamente scherzo… grazie a te e Valentina per la domanda!
Perdonatemi il ritardo ma un impegno poi rinviato per motivi metereologici mi ha tenuto lontano dalla tastiera.
Questa parentesi mi ha però consentito di pensare a lungo a quanto mi hai chiesto Valentina… perché se da una parte mi è facile dire che per me la musica è una fedele compagna di vita che mi tiene compagnia ovunque vada… non altrettanto facile è spiegare il perché o come essa possa condizionare le altre attività…
Comincio con il dire che non sono un fruitore schizzinoso di generi…
Rimango incantato dal pianoforte di Rachmaninov ma sento il sangue accelerare per i tamburi taiko resi noti da gruppi percussionisti come i Kodò… che imitano da una parte il ritmo cardiaco e dall’altro il brontolio ora sommesso ora assordante della natura vulcanica del suolo nipponico…
Quando abitavo a Lipsia non ho perso un concerto eseguito sul famoso organo di Johann Sebastian Bach in St Thomas Kirche o le performances nelle altre chiese cittadine come St. Nicolas, St. Matthew e St. Peters dove il grande compositore ha lasciato un ricordo indelebile del suo passaggio… ma mi son lasciato anche commuovere da Nena che cantava “99luftbalons”…
Sono capace di sognare con la primavera di Vivaldi ma al contempo mi lascio incantare dalle melodie che riprendono il danzare del vento fra le vette di un flauto andino…
Adoro il soprano Montserrat Caballé, un talento a mio vedere inarrivabile e considero strepitosa la sua performance con Freddie Mercury nel brano Barcelona…
Sacro e profano? Non saprei… io credo che approcciarsi alla musica, nel suo senso più completo, cosi come in tanti altri ambiti, con supponenza… porti a perdere quello che potrebbe passare inosservato sotto il proprio naso alzato al cielo… :)
La musica è trasporto, è la normale colonna sonora della vita tradotta in note e trascritta su un pentagramma… e come nella vita affrontare la quotidianità di corsa persi nelle pastoie delle convenzioni… comporta perdere di vista le piccole cose che invece possono comunicare ed arricchire tanto…
Ovviamente scherzo… grazie a te e Valentina per la domanda!
Perdonatemi il ritardo ma un impegno poi rinviato per motivi metereologici mi ha tenuto lontano dalla tastiera.
Questa parentesi mi ha però consentito di pensare a lungo a quanto mi hai chiesto Valentina… perché se da una parte mi è facile dire che per me la musica è una fedele compagna di vita che mi tiene compagnia ovunque vada… non altrettanto facile è spiegare il perché o come essa possa condizionare le altre attività…
Comincio con il dire che non sono un fruitore schizzinoso di generi…
Rimango incantato dal pianoforte di Rachmaninov ma sento il sangue accelerare per i tamburi taiko resi noti da gruppi percussionisti come i Kodò… che imitano da una parte il ritmo cardiaco e dall’altro il brontolio ora sommesso ora assordante della natura vulcanica del suolo nipponico…
Quando abitavo a Lipsia non ho perso un concerto eseguito sul famoso organo di Johann Sebastian Bach in St Thomas Kirche o le performances nelle altre chiese cittadine come St. Nicolas, St. Matthew e St. Peters dove il grande compositore ha lasciato un ricordo indelebile del suo passaggio… ma mi son lasciato anche commuovere da Nena che cantava “99luftbalons”…
Sono capace di sognare con la primavera di Vivaldi ma al contempo mi lascio incantare dalle melodie che riprendono il danzare del vento fra le vette di un flauto andino…
Adoro il soprano Montserrat Caballé, un talento a mio vedere inarrivabile e considero strepitosa la sua performance con Freddie Mercury nel brano Barcelona…
Sacro e profano? Non saprei… io credo che approcciarsi alla musica, nel suo senso più completo, cosi come in tanti altri ambiti, con supponenza… porti a perdere quello che potrebbe passare inosservato sotto il proprio naso alzato al cielo… :)
La musica è trasporto, è la normale colonna sonora della vita tradotta in note e trascritta su un pentagramma… e come nella vita affrontare la quotidianità di corsa persi nelle pastoie delle convenzioni… comporta perdere di vista le piccole cose che invece possono comunicare ed arricchire tanto…
Un piccolo esempio potrebbe essere una canzone come “99luftbalons” proprio della cantante tedesca che ho prima citato… ad un ascolto superficiale potrebbe apparire il tipico brano pop anni 80… orecchiabile e dance ma dal testo reso ancora più incomprensibile dall’uso del tedesco e quindi che nessuno, in un epoca distante dalle possibilità della rete… si è mai preso il tempo di tradurre… Nena però è una ragazza cresciuta nella Germania sfregiata dal muro… che sente più che in altri luoghi il peso della guerra fredda nel periodo dei veti olimpici incrociati dell’ 80 (Mosca) e 84 (Los Angeles) e vuole parlare dell’inquietudine di quell’epoca… così narra di speranze tradite, dell’attimo in cui l’innocenza muore perché si capisce che anche il gesto più innocuo può essere frainteso da chi ha malizia nei propri occhi e cuori. “99luftbalons” racconta di 99 palloncini lasciati volare verso l’orizzonte (era fatto spesso da ovest verso est e viceversa come modo di affermare che almeno il cielo non aveva confini) che furono scambiati per UFO e scatenarono una guerra che distrusse il mondo:
Chi l'avrebbe mai pensato
che si sarebbe arrivati a tanto
per 99 palloncini?
99 anni di guerra
non lasciarono spazio ad un vincitore
ministri della guerra non ce ne sono più
e neanche caccia
Oggi io me ne vado in giro
e vedo il mondo in rovina
Ho trovato un palloncino
penso a te e lo lascio volare via...
Per chi volesse il testo completo in Italiano lo potete trovare qui assieme al video della canzone in tedesco:
[fc-foto:27871451]
Analogamente potrei citare Barry McGuire che… nel 1965!!!… cantava “Eve of Destruction”… difficile non considerarla attuale… basta cambiare, neppure di tanto, i luoghi descritti…
Chi l'avrebbe mai pensato
che si sarebbe arrivati a tanto
per 99 palloncini?
99 anni di guerra
non lasciarono spazio ad un vincitore
ministri della guerra non ce ne sono più
e neanche caccia
Oggi io me ne vado in giro
e vedo il mondo in rovina
Ho trovato un palloncino
penso a te e lo lascio volare via...
Per chi volesse il testo completo in Italiano lo potete trovare qui assieme al video della canzone in tedesco:
[fc-foto:27871451]
Analogamente potrei citare Barry McGuire che… nel 1965!!!… cantava “Eve of Destruction”… difficile non considerarla attuale… basta cambiare, neppure di tanto, i luoghi descritti…
Inutile poi negare le solite, per me imprescindibili, influenze cinematografiche … il cinema ha da sempre compreso l’importanza della musica nel fruire di una storia, al punto che spesso un brano è immediatamente riconoscibile anche avulso dal suo contesto… Sergio Leone certo non ha bisogno di presentazioni ma anche John Williams o Murray Gold (“Trust Your Doctor” mette i brividi specie ascoltandola in versione orchestrale in un teatro stracolmo…)… Shunsuke Kikuchi (fantastico creatore di BGM, le musiche d’atmosfera degli Anime) o Andrew Powell… e persino Mark Knopfler… per fare giusto qualche esempio…
Tutto ciò ha ingenerato in me la convinzione che la musica, nelle sue varie forme, sia una via espressiva estremamente “potente” e quindi ho sempre avuto l’impulso naturale e non studiato a tavolino come mero escamotage… di associarla ad altre vie espressive come ad esempio la letteratura o la fotografia trovando che… osservare un immagine mentre si ascolta una musica espressamente scelta per essa abbia un sapore diverso… oserei dire, persino più intimo… cosi come leggere un libro con un bel sottofondo d’atmosfera…
Per quanto riguarda la fase creativa, l’influenza musicale parte ben prima dell’inizio dello shooting con i modelli… posare in Chroma key non è facilissimo e trovo che condividere brani già in fase di definizione dello storyboard aiuti ad entrare meglio nella parte perché la musica tende a generare in una mente creativa e ricettiva delle situazioni (vogliamo parlare del Bolero di Ravel o “O Fortuna” della Carmina Burana di Carl Orff?... ma anche “Ten Black Roses” dei The Rasmus o “I Walk Alone” di Tarja Turunen) che è poi più facile inscenare…
Ovvio che anche in fase elaborativa la soundtrack guida spesso la fantasia…
Questo, se vogliamo, spiega anche perché non mi accontento della sola tradizione classica o anglofona… trovo che ogni popolo abbia cercato nella propria produzione musicale, pop/folk/aulica che sia… il linguaggio che meglio lo descrive e quindi dovendo parlare delle tradizione/leggende di un determinato luogo, cerco quanto di più espressivo si confaccia a quanto tento di esprimere pescando, se possibile dal bacino locale…
Poi detto tra noi… trovo che confrontarsi con generi, tendenze ed influenze il più difformi possibili aiuti a mantenere la mente aperta… il che non è mai un male in quest’epoca dove imperversano le certezze e sembra proibito farsi sfiorare dai dubbi… :)
Scusatemi, mi sono dilungato come al solito ma spero di aver risposto alla domanda… se no sono qui! A vostro rischio e pericolo, visto quanto sono noiosamente prolisso!
Tutto ciò ha ingenerato in me la convinzione che la musica, nelle sue varie forme, sia una via espressiva estremamente “potente” e quindi ho sempre avuto l’impulso naturale e non studiato a tavolino come mero escamotage… di associarla ad altre vie espressive come ad esempio la letteratura o la fotografia trovando che… osservare un immagine mentre si ascolta una musica espressamente scelta per essa abbia un sapore diverso… oserei dire, persino più intimo… cosi come leggere un libro con un bel sottofondo d’atmosfera…
Per quanto riguarda la fase creativa, l’influenza musicale parte ben prima dell’inizio dello shooting con i modelli… posare in Chroma key non è facilissimo e trovo che condividere brani già in fase di definizione dello storyboard aiuti ad entrare meglio nella parte perché la musica tende a generare in una mente creativa e ricettiva delle situazioni (vogliamo parlare del Bolero di Ravel o “O Fortuna” della Carmina Burana di Carl Orff?... ma anche “Ten Black Roses” dei The Rasmus o “I Walk Alone” di Tarja Turunen) che è poi più facile inscenare…
Ovvio che anche in fase elaborativa la soundtrack guida spesso la fantasia…
Questo, se vogliamo, spiega anche perché non mi accontento della sola tradizione classica o anglofona… trovo che ogni popolo abbia cercato nella propria produzione musicale, pop/folk/aulica che sia… il linguaggio che meglio lo descrive e quindi dovendo parlare delle tradizione/leggende di un determinato luogo, cerco quanto di più espressivo si confaccia a quanto tento di esprimere pescando, se possibile dal bacino locale…
Poi detto tra noi… trovo che confrontarsi con generi, tendenze ed influenze il più difformi possibili aiuti a mantenere la mente aperta… il che non è mai un male in quest’epoca dove imperversano le certezze e sembra proibito farsi sfiorare dai dubbi… :)
Scusatemi, mi sono dilungato come al solito ma spero di aver risposto alla domanda… se no sono qui! A vostro rischio e pericolo, visto quanto sono noiosamente prolisso!
30.10.12, 18:48
Messaggio 52 di 66
Tu sei impegnativo!
Per leggere una tua risposta bisogna prepararsi sempre a un salto senza paracadute in mondi sconosciuti, affascinanti e non convenzionali. Un vero spasso! :-)
Vado subito ad ascoltare i tuoi consigli musicali però non mi hai detto quale colonna sonora daresti a questa tua intervista, sono curiosa!
Per leggere una tua risposta bisogna prepararsi sempre a un salto senza paracadute in mondi sconosciuti, affascinanti e non convenzionali. Un vero spasso! :-)
Vado subito ad ascoltare i tuoi consigli musicali però non mi hai detto quale colonna sonora daresti a questa tua intervista, sono curiosa!
grazie Maurizio.-))...minacce.?..non si dica nemmeno x scherzo.-)))
azz..mo che ho trovato " l' Enciclopedia della musica Moroni &co"?!
sarei pazzo!!...ho appezzato tantissimo nel capitolo del 30mo volume: musica e cinema... " come restare soggiogati dalla musica non sapendo che è un film"
..non c'è??....c'è...c è.-)))))....e............ d'un tratto sono divenute obsolete e ammuffite...la Einaudi e la EDT....-))
grazie Maurizio
azz..mo che ho trovato " l' Enciclopedia della musica Moroni &co"?!
sarei pazzo!!...ho appezzato tantissimo nel capitolo del 30mo volume: musica e cinema... " come restare soggiogati dalla musica non sapendo che è un film"
..non c'è??....c'è...c è.-)))))....e............ d'un tratto sono divenute obsolete e ammuffite...la Einaudi e la EDT....-))
grazie Maurizio
Hai proprio ragione Andrea… tendo ad esagerare con le citazioni… ma trovo che gli esempi siano più immediati per visualizzare un concetto… specie se poi si è di per se prolissi e noiosi come me! :)))
Opsss Valentina… già, hai ragione anche tu… ma quale colonna sonora scegliere? Si è parlato di così tante cose...
Vediamo un po’… personalmente ho trovato molto piacevole quest’occasione di scambio d’opinioni, colorata e… allegra… come trovo sia in generale l’idea della rubrica “qualche domanda a...”… che si configura come un’occasione di approcciarsi a persone che normalmente si conoscono e si giudicano solo attraverso il filtro dei risultati esposti che per loro stessa natura… essendo tali risultati atti nel giudizio alla soggettività dei gusti personali… porta a giudicare frettolosamente e magari un po’ superficialmente.
Qui, per chi vuol cogliere l’occasione… c’è la possibilità di conoscere la persona dietro l’obbiettivo nella sua tridimensionalità e complessità e probabilmente rivedere convinzioni da primo impatto… nonché ovviamente approfondire percorsi formativi a volte molto dissimili dai propri che hanno portato a sviluppare un altrettanto diversa sensibilità e modo d’esprimersi fotograficamente.
Proprio per tutte queste sottese possibilità, io sceglierei non un semplice accompagnamento musicale ma due splendidi video sorretti dalla stessa canzone… che per me parlano della bellezza della scoperta e del saper guardare ciò che ci circonda sempre con lo stesso curioso, incantato stupore… e non dovrebbe essere questo a guidare l’occhio del fotografo? :)
https://www.youtube.com/watch?v=OCRkU6zmKDA
https://www.youtube.com/watch?v=gQa7YmMlHIc
D’altro canto, come diceva Johann Wolfgang Goethe:
I più felici sono coloro che vivono giorno per giorno come i bambini, portando a spasso le loro bambole che svestono e rivestono, girando con gran rispetto intorno alla dispensa dove la mamma ha rinchiuso i dolci, e quando infine riescono a ottenere quanto desiderano, lo divorano a piena bocca gridando: "Ancora!".
Grazie Valentina e a tutti quelli che sono passati da queste parti! Ed ovviamente ancora a Lucy per la possibilità di parlare del mio mondo!
Opsss Valentina… già, hai ragione anche tu… ma quale colonna sonora scegliere? Si è parlato di così tante cose...
Vediamo un po’… personalmente ho trovato molto piacevole quest’occasione di scambio d’opinioni, colorata e… allegra… come trovo sia in generale l’idea della rubrica “qualche domanda a...”… che si configura come un’occasione di approcciarsi a persone che normalmente si conoscono e si giudicano solo attraverso il filtro dei risultati esposti che per loro stessa natura… essendo tali risultati atti nel giudizio alla soggettività dei gusti personali… porta a giudicare frettolosamente e magari un po’ superficialmente.
Qui, per chi vuol cogliere l’occasione… c’è la possibilità di conoscere la persona dietro l’obbiettivo nella sua tridimensionalità e complessità e probabilmente rivedere convinzioni da primo impatto… nonché ovviamente approfondire percorsi formativi a volte molto dissimili dai propri che hanno portato a sviluppare un altrettanto diversa sensibilità e modo d’esprimersi fotograficamente.
Proprio per tutte queste sottese possibilità, io sceglierei non un semplice accompagnamento musicale ma due splendidi video sorretti dalla stessa canzone… che per me parlano della bellezza della scoperta e del saper guardare ciò che ci circonda sempre con lo stesso curioso, incantato stupore… e non dovrebbe essere questo a guidare l’occhio del fotografo? :)
https://www.youtube.com/watch?v=OCRkU6zmKDA
https://www.youtube.com/watch?v=gQa7YmMlHIc
D’altro canto, come diceva Johann Wolfgang Goethe:
I più felici sono coloro che vivono giorno per giorno come i bambini, portando a spasso le loro bambole che svestono e rivestono, girando con gran rispetto intorno alla dispensa dove la mamma ha rinchiuso i dolci, e quando infine riescono a ottenere quanto desiderano, lo divorano a piena bocca gridando: "Ancora!".
Grazie Valentina e a tutti quelli che sono passati da queste parti! Ed ovviamente ancora a Lucy per la possibilità di parlare del mio mondo!
04.11.12, 07:04
Messaggio 55 di 66
Io non l'ho trovata noiosa e ci ho passato un pomeriggio a cercare la gente di cui parli. Che viaggio per il mondo! Mi sono piaciuti anche i video di cui conoscevo la canzone ma non immaginavo i luoghi stupendi e le immagini che facevano sognare come le tue. Perfetti per un'intervista che è stata un viaggio nei sogni, grazie! Valentina
assolutamente niente noia Maurizio....ho solo fatto ironia..goliardica...onde sottolineare la tua ampia conoscenza.-)))))
....ma poi...sai... sono solo un rude Rianimatore.....-)))))))))))))))))
e ... però....mica scherzavo sull'Enciclopedia...eheheheheheheh!!!!
ciao Maurizio....un piacere.-))
....ma poi...sai... sono solo un rude Rianimatore.....-)))))))))))))))))
e ... però....mica scherzavo sull'Enciclopedia...eheheheheheheh!!!!
ciao Maurizio....un piacere.-))
Se c'è una cosa che ho imparato in questi anni è che di rude i rianimatori hanno solo l'incrollabile tenacia con cui intervengono in casi estremi... per il resto li ho sempre trovati estremamente precisi ed attenti come d'altro canto il ruolo richiede... ruolo troppo spesso sottovalutato... ma questo è forse un discorso trito e ritrito sul come chi è indispensabile si confonda con qualcosa di scontato...
Hai davvero tutta la mia stima Andrea! :)
Sono contento di non avervi annoiato a morte... certo specie nel tuo caso Andrea sarebbe un bel guaio se te ne ricordassi dei brani in sala operatoria e ... dovessero rianimare te dall'effetto cloroformio! :))))
Hai davvero tutta la mia stima Andrea! :)
Sono contento di non avervi annoiato a morte... certo specie nel tuo caso Andrea sarebbe un bel guaio se te ne ricordassi dei brani in sala operatoria e ... dovessero rianimare te dall'effetto cloroformio! :))))
02.04.13, 09:20
Messaggio 58 di 66
Io spero che Lucy mi perdonerà se "riesumo" questa intervista ma dopo aver ammirato la mostra on line di Maurizio:
http://www.fotocommunity.it/soggetti/ma ... roni/19546
ed essermi persa nelle sue fantasie mi sono sorte tante domande a cui spero l'autore possa avere la pazienza di dedicare qualche minuto del suo tempo che so essere molto prezioso.
Innanzi tutto vorrei chiederti quanto del Giappone moderno e reale c'è nei tuoi lavori notoriamente votati alla fantasia? Cos'è il Giappone per un occidentale che ha la fortuna di viverci per tempi congrui e non solo passarci qualche giorno per vacanza?
Ho notato che spesso nei tuoi lavori esistono dei precisi richiami come ad esempio nel caso di:
Mito Mitsukuni Ma… fotocommunity.it 01.04.13 5
dove ho scoperto che anche il simbolo ha un significato inerente al titolo. Io mi chiedevo quanto questo è frutto di una ricerca bibliografica votata ad un certo perfezionismo e quanto invece è legato al tentativo di mandare un messaggio, guidare l'osservatore verso qualcosa di non immediatamente riconoscibile ai più.
Io ad esempio non sapevo neppure se questo Mitsukuni fosse un tipo di pietanza e invece documentandomi ho scoperto la storia molto interessante di un paladino dei deboli e degli oppressi.
C'è forse anche un intento didattico nelle tue immagini?
Ti ringrazio per la pazienza e per le risposte se avrai tempo di darmele e rinnovo gli applausi a scena aperta per lo splendido lavoro di questa mostra!
http://www.fotocommunity.it/soggetti/ma ... roni/19546
ed essermi persa nelle sue fantasie mi sono sorte tante domande a cui spero l'autore possa avere la pazienza di dedicare qualche minuto del suo tempo che so essere molto prezioso.
Innanzi tutto vorrei chiederti quanto del Giappone moderno e reale c'è nei tuoi lavori notoriamente votati alla fantasia? Cos'è il Giappone per un occidentale che ha la fortuna di viverci per tempi congrui e non solo passarci qualche giorno per vacanza?
Ho notato che spesso nei tuoi lavori esistono dei precisi richiami come ad esempio nel caso di:
Mito Mitsukuni Ma… fotocommunity.it 01.04.13 5
dove ho scoperto che anche il simbolo ha un significato inerente al titolo. Io mi chiedevo quanto questo è frutto di una ricerca bibliografica votata ad un certo perfezionismo e quanto invece è legato al tentativo di mandare un messaggio, guidare l'osservatore verso qualcosa di non immediatamente riconoscibile ai più.
Io ad esempio non sapevo neppure se questo Mitsukuni fosse un tipo di pietanza e invece documentandomi ho scoperto la storia molto interessante di un paladino dei deboli e degli oppressi.
C'è forse anche un intento didattico nelle tue immagini?
Ti ringrazio per la pazienza e per le risposte se avrai tempo di darmele e rinnovo gli applausi a scena aperta per lo splendido lavoro di questa mostra!
Ciao Valentina, non preoccuparti, la pazienza ed il tempo per determinate cose si trovano! :)
Certo però che non sono domande semplici le tue…
Vorrei premettere che, per quanto si abiti a lungo in un luogo… specie tanto alieno rispetto alla cultura di nascita… non se ne riesce che a scalfire la superficie culturale e sociale… troppe sono le sottigliezze di un popolo per pretenderne la comprensione totale dai contatti, forzatamente limitati che si possono instaurare… conseguentemente io posso parlarti del “mio” Giappone, quello che ho imparato ad amare e rispettare.
Di questo c’è davvero molto nelle mie immagini… a partire da quelle che ai nostri occhi occidentali, appaiono contraddizioni… L’aspetto ipertecnologico solo apparentemente si scontra con l’amore per le tradizioni, perché il giapponese è fermamente convinto che ciò che è deriva da ciò che è stato e conseguentemente il futuro trae insegnamento dal passato… rinnegando le tradizioni si rinnegano le basi stesse del proprio futuro…
Quello che ho tentato di comunicare in questa mostra è proprio questo dualismo che costituisce al contempo base e spinta… che... in maniera visuale, si traduce nel connubio tra moderni cosplay e locations incontaminate o tradizionali kimono e futuristiche megalopoli…cosa che per altro Tokyo già è… meditazione zen e combattimento, filosofia e contingenza… per questo ogni immagine ha un piccolo fil rouge che la lega alla precedente e ne fa la naturale conseguenza… ;)
Ne consegue che… per me… il Giappone è un’occasione d’apertura mentale… il confrontarsi giornalmente con un modo di pensare strutturalmente tanto diverso ti consente di apprezzare meglio anche le sottigliezze che tendiamo a dare per implicite nella quotidianità… costringe ad imparare a guardare le cose da più angolazioni e punti di vista e non in base agli stereotipi cristallizzati di logore convinzioni culturali. Questo si traduce, innanzi tutto in una maggiore umiltà nel confrontarsi con ciò che circonda perché ciò che siamo convinti sia graniticamente in un certo modo non per tutti è così… e forse nel loro modo di guardare diverso, c’è qualcosa che può arricchire anche noi se solo abbiamo l’umiltà e l’intelligenza di porci anche nella loro prospettiva…
In secondo luogo, ovviamente... si esplica in una coltivazione di fantasia e creatività senza preclusioni legate al dogmatismo che la quotidianità, l’elitarismo da una parte e la massificazione dall’altra… tentano di imporre.
Lo so che può apparire molto filosofica come risposta ma in realtà è parte integrale di un pragmatismo che per molti versi richiede la vita in Giappone.
Per quanto riguarda invece le immagini in se… in realtà, entrambe le cose sono vere… Mi piace documentarmi quando qualcosa solletica la mia curiosità… e mi piace che le immagini che ne conseguono rispecchino una certa precisione anche documentaristica storico culturale pur rimanendo nell’ambito senza confini ristretti della fantasia…
Anche per questo… una volta che le rivedo mi assalgono sempre dubbi… e si questo… può voler dire che sono noiosamente perfezionista! :(
A parte però questo aspetto, sono profondamente convinto che la fotografia… tanto come prodotto finito che trasformata in immagine elaborata… possa essere un ottimo veicolo per messaggi, anche complessi, proprio per la sua immediatezza di lettura ma al contempo per la possibilità di essere fruita a livelli sempre più profondi…
Così il fruitore “veloce” si può soffermare semplicemente sull’insieme o la tecnica realizzativa... mentre un fruitore più “lento” può addentrarsi nei particolari e magari essere invogliato ad approfondire... come tu hai fatto con il daimyo Mitsukuni Tokugawa
Il simbolo o mon è quello del clan Tokugawa ma anche Matsudaira... ed era il Mitsuba aoi o "triplo malvone" o malvarosa, che distingueva il clan dello Shogun da quello imperiale che sfoggiava il crisantemo… è stato posto in bella vista, a differenza del daimyo che non appare… proprio per sottolineare il comportamento di Mitsukuni che amava viaggiare in incognito vestito da contadino, con le sue due guardie del corpo… Suke, imbattibile con la spada e Kaku, dotato di forza prodigiosa… per smascherare politici e nobili corrotti a cui si palesava… una volta raccolte le prove delle malefatte, esibendo il mon della famiglia Tokugawa... tanto temuto e rispettato in tutto il Giappone che finì per identificarsi con l’epoca Edo stessa.
Ora, ovviamente tutto questo non è immediatamente comprensibile dalla visione dell’immagine… ma guidati anche dal titolo… può trasformarsi in una divertente caccia al tesoro…
Alla fine un’immagine può essere anche un prezioso scrigno di scoperte su quella via d’apertura mentale di cui parlavamo poco fa.
Spero che quanto scritto risponda alle tue curiosità e ti ringrazio per l'interesse! :)
Certo però che non sono domande semplici le tue…
Vorrei premettere che, per quanto si abiti a lungo in un luogo… specie tanto alieno rispetto alla cultura di nascita… non se ne riesce che a scalfire la superficie culturale e sociale… troppe sono le sottigliezze di un popolo per pretenderne la comprensione totale dai contatti, forzatamente limitati che si possono instaurare… conseguentemente io posso parlarti del “mio” Giappone, quello che ho imparato ad amare e rispettare.
Di questo c’è davvero molto nelle mie immagini… a partire da quelle che ai nostri occhi occidentali, appaiono contraddizioni… L’aspetto ipertecnologico solo apparentemente si scontra con l’amore per le tradizioni, perché il giapponese è fermamente convinto che ciò che è deriva da ciò che è stato e conseguentemente il futuro trae insegnamento dal passato… rinnegando le tradizioni si rinnegano le basi stesse del proprio futuro…
Quello che ho tentato di comunicare in questa mostra è proprio questo dualismo che costituisce al contempo base e spinta… che... in maniera visuale, si traduce nel connubio tra moderni cosplay e locations incontaminate o tradizionali kimono e futuristiche megalopoli…cosa che per altro Tokyo già è… meditazione zen e combattimento, filosofia e contingenza… per questo ogni immagine ha un piccolo fil rouge che la lega alla precedente e ne fa la naturale conseguenza… ;)
Ne consegue che… per me… il Giappone è un’occasione d’apertura mentale… il confrontarsi giornalmente con un modo di pensare strutturalmente tanto diverso ti consente di apprezzare meglio anche le sottigliezze che tendiamo a dare per implicite nella quotidianità… costringe ad imparare a guardare le cose da più angolazioni e punti di vista e non in base agli stereotipi cristallizzati di logore convinzioni culturali. Questo si traduce, innanzi tutto in una maggiore umiltà nel confrontarsi con ciò che circonda perché ciò che siamo convinti sia graniticamente in un certo modo non per tutti è così… e forse nel loro modo di guardare diverso, c’è qualcosa che può arricchire anche noi se solo abbiamo l’umiltà e l’intelligenza di porci anche nella loro prospettiva…
In secondo luogo, ovviamente... si esplica in una coltivazione di fantasia e creatività senza preclusioni legate al dogmatismo che la quotidianità, l’elitarismo da una parte e la massificazione dall’altra… tentano di imporre.
Lo so che può apparire molto filosofica come risposta ma in realtà è parte integrale di un pragmatismo che per molti versi richiede la vita in Giappone.
Per quanto riguarda invece le immagini in se… in realtà, entrambe le cose sono vere… Mi piace documentarmi quando qualcosa solletica la mia curiosità… e mi piace che le immagini che ne conseguono rispecchino una certa precisione anche documentaristica storico culturale pur rimanendo nell’ambito senza confini ristretti della fantasia…
Anche per questo… una volta che le rivedo mi assalgono sempre dubbi… e si questo… può voler dire che sono noiosamente perfezionista! :(
A parte però questo aspetto, sono profondamente convinto che la fotografia… tanto come prodotto finito che trasformata in immagine elaborata… possa essere un ottimo veicolo per messaggi, anche complessi, proprio per la sua immediatezza di lettura ma al contempo per la possibilità di essere fruita a livelli sempre più profondi…
Così il fruitore “veloce” si può soffermare semplicemente sull’insieme o la tecnica realizzativa... mentre un fruitore più “lento” può addentrarsi nei particolari e magari essere invogliato ad approfondire... come tu hai fatto con il daimyo Mitsukuni Tokugawa
Il simbolo o mon è quello del clan Tokugawa ma anche Matsudaira... ed era il Mitsuba aoi o "triplo malvone" o malvarosa, che distingueva il clan dello Shogun da quello imperiale che sfoggiava il crisantemo… è stato posto in bella vista, a differenza del daimyo che non appare… proprio per sottolineare il comportamento di Mitsukuni che amava viaggiare in incognito vestito da contadino, con le sue due guardie del corpo… Suke, imbattibile con la spada e Kaku, dotato di forza prodigiosa… per smascherare politici e nobili corrotti a cui si palesava… una volta raccolte le prove delle malefatte, esibendo il mon della famiglia Tokugawa... tanto temuto e rispettato in tutto il Giappone che finì per identificarsi con l’epoca Edo stessa.
Ora, ovviamente tutto questo non è immediatamente comprensibile dalla visione dell’immagine… ma guidati anche dal titolo… può trasformarsi in una divertente caccia al tesoro…
Alla fine un’immagine può essere anche un prezioso scrigno di scoperte su quella via d’apertura mentale di cui parlavamo poco fa.
Spero che quanto scritto risponda alle tue curiosità e ti ringrazio per l'interesse! :)
04.04.13, 15:47
Messaggio 60 di 66
Grazie, sempre esaustivo e squisitamente gentile. Quindi ne approfitto, un'ultima volta prometto.
Nel nostro immaginario i giapponesi sono quelli che, macchina fotografica sempre la collo, li trovi a scattare a qualunque cosa. Da osservatrice esterna ci vedo molta compulsività e mi viene da chiedermi come sia in patria, cosa sia la fotografia per il giapponese medio e come ci si rapporta un occidentale che si trovi a fare shooting là?
Sempre grazie anticipatamente!
Nel nostro immaginario i giapponesi sono quelli che, macchina fotografica sempre la collo, li trovi a scattare a qualunque cosa. Da osservatrice esterna ci vedo molta compulsività e mi viene da chiedermi come sia in patria, cosa sia la fotografia per il giapponese medio e come ci si rapporta un occidentale che si trovi a fare shooting là?
Sempre grazie anticipatamente!