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Dunque… guardando bene, questa non è la semplice foto di una comune piazza della solita Venezia popolata da turismo anonimo.
Guardando meglio appunto, sapendo che questo Fotografo non fa mai scatti casuali, si nota sull’angolo l’insegna di un caffè che prende il nome dal vicino ponte Rialto e laggiù, sul fondo del perimetro, eretta nel bel mezzo, una statua bronzea, opera del 1883 di Andrea Dal Zotto.
La Piazza è Campo San Bartolomeo, e la statua raffigura l’esimio Carlo Goldoni, cittadino della Repubblica di Venezia, avvocato, commediografo e soprattutto rifondatore del teatro italiano. Questa prospettiva urbana, com'è ripresa dal Fotografo, potrebbe rappresentare il teatro ideale de “ La bottega del caffè”, commedia goldoniana messa in scena per la prima volta nel 1750.
Tutta l'azione ruota attorno alla caffetteria, luogo di ritrovo di avventori abituali e forestieri. La “bottega” è collocata proprio al centro della piazza che, con i suoi edifici circostanti, funge da scenografia naturale. Vi si anima un microcosmo di umanità visto nel suo continuo andirivieni, fatto di pettegolezzi, voltafaccia, tradimenti, su cui vengono costruite le alterne dinamiche tra i personaggi, il cui interesse ruota comunque principalmente intorno allo “zecchino”.
Dall’alto del suo piedistallo Goldoni sembra ancor oggi essere il regista che continua a sorvegliare la compagnia di attori, controllando che il copione venga rispettato nella forma e nei contenuti.
Per capire meglio va precisato che a lui si deve la grande riqualifica del teatro, avvenuta in Italia nella seconda metà del ‘700 ( 150 anni più tardi di quanto era avvenuto in Francia con Molière) , una vera e propria riforma in seguito a cui lo spettacolo non era più costituito soltanto da una trama abbozzata con dialoghi affidati all’improvvisazione dei commedianti, ma diventava un vero e proprio testo letterario, con caratterizzazioni ben definite, e le cui parti venivano imparate a memoria dai commedianti.
Con Goldoni il testo torna ad assumere il ruolo pedagogico che già si era prefissato di avere il teatro classico, e ridona importanza ai valori morali di ciascun personaggio.
Le sue commedie attingono riferimenti, allusioni e richiami alla vita quotidiana, mettendo in scena rappresentanze dei diversi ceti della popolazione cittadina: dall’aristocrazia alla borghesia, fino al popolino, illustrando in modo satirico i conflitti che possono sorgere dalla convivenza delle varie classi sociali.
Come tutti i geni, Goldoni non fu compreso a fondo in un’ Italia costituzionalmente di mentalità antica e ostile alle novità, i cui tempi non erano maturi per accogliere e condividere una visione meno classista della società.
Per le sue idee morali, democratiche, egualitarie, Goldoni può essere oggi considerato un pre-illuminista e pre-rivoluzionario. La sua acuta rappresentazione della realtà sociale non mancò di essere per lui fonte di scandalo e guai allorchè i nobili, oggetto delle sue satire, si riconoscevano nei personaggi portati alla ribalta.
Indebitato dagli oneri accumulati per la causa del teatro, emigrò in Francia dove insegnò l’Italiano alla corte di Versailles, fino allo scoppio della Rivoluzione.
Non ebbe altre fortune in vita e morì povero.
Ingrata sorte che troppo spesso colpisce chi si dimostra anticipatore dei tempi.
I Veneziani un secolo dopo gli resero onore con questa statua: http://www.arte.it/luogo/campo-san-bartolomeo-1113
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ann mari cris aschieri 05/03/2019 19:32
Here we are again....lucy franco 10/02/2019 10:42
l'intero range di tonalità nel b/n. Ottima, e perfetta per l'ARCHIVIO DELLE MUSEann mari cris aschieri 10/02/2019 10:39
SELEZIONATA PER L’ARCHIVIO DELLE MUSEhttp://www.fotocommunity.it/temi/archivio-delle-muse/20562
Dunque… guardando bene, questa non è la semplice foto di una comune piazza della solita Venezia popolata da turismo anonimo.
Guardando meglio appunto, sapendo che questo Fotografo non fa mai scatti casuali, si nota sull’angolo l’insegna di un caffè che prende il nome dal vicino ponte Rialto e laggiù, sul fondo del perimetro, eretta nel bel mezzo, una statua bronzea, opera del 1883 di Andrea Dal Zotto.
La Piazza è Campo San Bartolomeo, e la statua raffigura l’esimio Carlo Goldoni, cittadino della Repubblica di Venezia, avvocato, commediografo e soprattutto rifondatore del teatro italiano. Questa prospettiva urbana, com'è ripresa dal Fotografo, potrebbe rappresentare il teatro ideale de “ La bottega del caffè”, commedia goldoniana messa in scena per la prima volta nel 1750.
Tutta l'azione ruota attorno alla caffetteria, luogo di ritrovo di avventori abituali e forestieri. La “bottega” è collocata proprio al centro della piazza che, con i suoi edifici circostanti, funge da scenografia naturale. Vi si anima un microcosmo di umanità visto nel suo continuo andirivieni, fatto di pettegolezzi, voltafaccia, tradimenti, su cui vengono costruite le alterne dinamiche tra i personaggi, il cui interesse ruota comunque principalmente intorno allo “zecchino”.
Dall’alto del suo piedistallo Goldoni sembra ancor oggi essere il regista che continua a sorvegliare la compagnia di attori, controllando che il copione venga rispettato nella forma e nei contenuti.
Per capire meglio va precisato che a lui si deve la grande riqualifica del teatro, avvenuta in Italia nella seconda metà del ‘700 ( 150 anni più tardi di quanto era avvenuto in Francia con Molière) , una vera e propria riforma in seguito a cui lo spettacolo non era più costituito soltanto da una trama abbozzata con dialoghi affidati all’improvvisazione dei commedianti, ma diventava un vero e proprio testo letterario, con caratterizzazioni ben definite, e le cui parti venivano imparate a memoria dai commedianti.
Con Goldoni il testo torna ad assumere il ruolo pedagogico che già si era prefissato di avere il teatro classico, e ridona importanza ai valori morali di ciascun personaggio.
Le sue commedie attingono riferimenti, allusioni e richiami alla vita quotidiana, mettendo in scena rappresentanze dei diversi ceti della popolazione cittadina: dall’aristocrazia alla borghesia, fino al popolino, illustrando in modo satirico i conflitti che possono sorgere dalla convivenza delle varie classi sociali.
Come tutti i geni, Goldoni non fu compreso a fondo in un’ Italia costituzionalmente di mentalità antica e ostile alle novità, i cui tempi non erano maturi per accogliere e condividere una visione meno classista della società.
Per le sue idee morali, democratiche, egualitarie, Goldoni può essere oggi considerato un pre-illuminista e pre-rivoluzionario. La sua acuta rappresentazione della realtà sociale non mancò di essere per lui fonte di scandalo e guai allorchè i nobili, oggetto delle sue satire, si riconoscevano nei personaggi portati alla ribalta.
Indebitato dagli oneri accumulati per la causa del teatro, emigrò in Francia dove insegnò l’Italiano alla corte di Versailles, fino allo scoppio della Rivoluzione.
Non ebbe altre fortune in vita e morì povero.
Ingrata sorte che troppo spesso colpisce chi si dimostra anticipatore dei tempi.
I Veneziani un secolo dopo gli resero onore con questa statua:
http://www.arte.it/luogo/campo-san-bartolomeo-1113
Grazie
Tonino Di Marzio 14/09/2018 7:19
Un bell'insieme di vite, bravo!