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Lebanon 7

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Commenti 8

  • Mariana Magnani 20/01/2011 21:34

    Bianco

    Per un tuo abbraccio
    avrei trafitto il sole.

    Il Mediterraneo è una perla. Come le pietre preziose, è sorto dalle viscere della Storia, attraversando molte difficoltà.
    E' un' area geografica ed una parte importante della storia: un mare con le sue sponde, con paesi e popolazioni; stereotipi, a vantaggio dall' industria turistica. Ed è anche un comodo gadget per organizzare colloqui, che consentono ai promotori di giustificare le sovvenzioni di cui fruiscono. Ciò che si dice in quei convegni - non sempre, ma in alcuni casi - se ne va via col vento, trattenendo al massimo l' attenzione di pochi isolati o appassionati della realtà mediterranea.
    Nel mondo arabo il Mediterraneo è chiamato «il mare bianco di mezzo». Di fatto non è bianco, né sta nel mezzo. Al limite, lo si può collocare al centro della carta del mondo: tutto dipende dal luogo in cui si sta, da dove lo si guarda. Bianco, perché il suo azzurro è talmente luminoso da confondersi con la luce lunare, quando la luna è piena. Il mondo arabo non si è fatto una fama di tradizioni marittime, benché i suoi scambi commerciali siano sempre passati attraverso il Mediterraneo.
    La cultura mediterranea stessa è cresciuta attraverso incontri; scambi; passioni; commistioni; duttilità; forti ambizioni. Agli arabi si deve la traduzione di Aristotele in arabo e in latino. E sono stati viaggiatori arabi come Ibn Batouta, o italiani come Marco Polo, a portare nel mondo lo spirito di questo Mediterraneo. I viaggi; i commerci; le vicende di guerra e pace; i ritrovamenti e i matrimoni; le successive simbiosi culturali nella musica come nella pittura o nell' arte culinaria: ecco ciò che più fedelmente definisce il Mediterraneo di oggi e di ieri. Forse che la letteratura e la poesia unifichino il Mediterraneo, dandogli una voce in grado di arrivare lontano e di parlare al mondo?
    La resistenza, la fanno i visionari, coloro che portano nel cuore questa luce mediterranea e la celebrano; la cantano al di là del tempo e delle contingenze.
    I poeti parlano di giardini che non hanno più un paese ove fiorire, e ci rammentano «i frutti nella poesia e nel mare». Sono parole di un poeta libanese francofono, Georges Schéhadé, che ci dice ancora: «Quando avremo Spiagge dolci da toccare con lo sguardo E una vita ove l' ombra si scosta dalla luce Verrà il riposo con i suoi tesori Tu ed io sulla Terra delle spiagge O amore mio che i viaggi Al sonno stai domandando». E come per rispondergli, il poeta greco Yannis Ritsos scrive, nel marzo 1972: «Il nudo sentiero, il sole, i ramoscelli secchi, le pietre. Raggiunta infine la sorgente, al meriggio, Davanti al fragore e all' abbondanza dell' acqua, Comprendiamo quanto la nostra sete Sia poca cosa». L' andaluso Vicente Aleixandre evoca il sole, che è l' altra faccia enigmatica e immobile del mare, in una poesia intitolata Figli del sole: «La luce, bella luce del sole, Crudele messaggio dell' impossibile, Annuncio dorato di un fuoco sottratto all' uomo, Ci invia la sua folgorante promessa strappata Sempre e per sempre in cielo, serenamente statico (Sombras del paraiso; 1939-1943). Nel settembre 1941, l' altro premio Nobel della letteratura, il greco Georges Seferis, descriveva con parole semplici la quotidiana bellezza di questo Mediterraneo: «Il mare ti appartiene e il vento Con un astro sospeso al firmamento. Signore, essi non sanno che noi Siamo solo ciò che possiamo Curando le nostre piaghe con erbe Raccolte sui verdi pendii, Non laggiù ma qui, molto vicino. Respiriamo come possiamo, Con la timida preghiera d' ogni mattino Che si fa strada verso la riva Lungo le faglie della memoria Signore, non con loro. Sia fatta altrimenti la tua volontà». * * * Come già disse il poeta francese René Char, «gli uccelli non hanno cuore di cantare in un cespuglio di domande». Il bacino mediterraneo, e più precisamente la sua parte più povera, il Sud, somiglia a una foresta di interrogativi, di problemi, di destini contrastati. I poeti sono i migliori analisti di una situazione strutturale. Vedono lontano ed in profondità. Perciò bisogna consultarli - leggerli in via prioritaria.
    Già Platone, e in seguito Nietzsche, hanno previsto tutto: in prmis l'importanza vitale della poesia. Lo hanno fatto molto prima di quest' epoca moderna così violenta e manichea.


    La poesia vive anche di echi. Questo ovviamente non sempre, ma sicuramente quando ciò che si sta leggendo appartenga ad una tradizione che non sia "preventivamente uccisa e mummificata", secondo le parole del poeta triestino.

    Nella plaquette Mediterranee è una poesia "facile", se si vuole, ma perfetta sui generis.

    Ulisse

    Nella mia giovanezza ho navigato
    lungo le coste dalmate. Isolotti
    a fior d'onda emergevano, ove raro
    un uccello sostava intento a prede,
    coperti d'alghe, scivolosi, al sole
    belli come smeraldi. Quando l'alta
    marea e la notte li annullava, vele
    sottovento sbandavano più al largo,
    per fuggirne l'insidia. Oggi il mio regno
    è quella terra di nessuno. Il porto
    accende ad altri i suoi lumi; me al largo
    sospinge ancora il non domato spirito,
    e della vita il doloroso amore.


    Tredici endecasillabi cristallini, un incipit semplice (un endecasillabo a maiore con una prosopopea dantesca) che introduce solennemente ad uno di quei "miti" autobiografici (Mengaldo) tipici, come questo Ulisse, dell'ultima parte della vita del poeta, un poeta che non vuole, quasi programmaticamente, rinunciare al suo "non domato spirito". Un uso altamente musicale dell'enjambement, l'incastonatura al centro della composizione di una pennellata di colore quasi accecante nella luce solare, uno di quei colori giovanili che ricorda Carlo Muscetta da qualche parte, una vera "smaltatura" come fu definita da qualcuno che non ricordo. Tutto questo (e altro) confezionato con quelle "trite parole" di Saba ("amai trite parole che non uno / osava. M'incantò la rima fiore / amore, / la più antica difficile del mondo" la sua dichiarazione poetica proprio all'inizio di Mediterranee), allineate in limpide catene sintattiche scevre da artifici retorici. Il tempo, il luogo, l'agire e la prospettiva di un poeta già anziano sono mirabilmente condensati in maniera aristotelica.


    Sono indubbie le origini mediterranee della cultura, alla faccia di chi vuole ambientare opere e collocare autori altrove.
    Ma è da stimarsi saggio un confronto con culture diverse.
    Lo sguardo di questa donna è un invito a farlo.
    L'immagine evoca una storia: la storia.
    Evoca sapori e odori; evoca suoni; evoca tradizioni. Ma sa altresì raggiungere vette inarrivabili e inaspettate. Sorgono dubbi. La bellezza solamente incatena.
    Complimenti!
    M.
  • Patrizia Todisco 10/12/2010 13:52

    mi piace l'atmosfera morbida dei colori ed allo stesso tempo contrastata dei neri. Lei in attesa o sognante.....
  • Haidu Norbert 02/12/2010 20:55

    Top++++
    Lg,Norbert
  • Rollmöpchen 06/11/2010 0:24

    ______!!!!!!________
    ______(ô ô)_______
    ___ooO-(_)-Ooo____
    ¥¦¥¦¥¦¥¦¥¦¥¦¥¦¥¦¥¦¥¦¥
    Was meine Augen da sehen, erfreut sie sehr ;-)
    (¸.•´..¸.•´¸.•*´) ¸.•*¨) ¸.•´¸.•*´)¸.•*¨) ¸.•´¸.•*´)¸.•*¨) ¸.•´

    LG Gabriele


  • Cherie Bradshaw 29/10/2010 13:53

    che bella+mi piace molto..

    sento il profumo del sud....
  • Alberto Valente 28/10/2010 0:21

    Immagine soft e ben realizzata.....
  • paolobarbaresi 26/10/2010 8:07

    ottima nel taglio,un pò meno nella scelta del viraggio,io l'avrei preferita b\w.Ciao Antò.
  • alessandro tagliaferri 25/10/2010 23:08

    Bellissima: ottima composizione

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