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LEO,"SPETTACOLARE" IL SUO MONDO..... Foto & Immagine di Gianni Boradori ᐅ Vedi e commenta gratuitamente la foto su fotocommunity. Scopri gratuitamente altre immagini.
Ridere non è che piangere a rovescio. Quando anche ridere non si può più sopportare, si svela il trucco e si piange dalle risate.
Tutto è compreso tra le parentesi dei due pianti. L’immersione nel liquido amniotico non permette compressioni tali come le consente l’aria; è noto come l’aria sia più comprimibile dei liquidi. Non a caso la pioggia confonde le lacrime e l’azione opposta è una decompressione.
Cè chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.
Il nesso tra ciò che vela e ciò che svela il trucco si può rintracciare in un tema solo all’apparenza abusato e stonato rispetto alla cupa armonia umbratile che contraddistingue queste parole. L'angolazione, però, è tutto; lo scrivere e la stesura di idee hanno qualcosa in comune con regia, pittura, sartoria e chirurgia: il taglio. Non si tratta di squarciare il velo di Maya; è un taglio preciso, millimetrico, quel tanto che consente di vedere e, appunto, ridere tra le lacrime di ciò che si è visto; c’è chi ride sotto i baffi, sporchi di briciole; noi ridiamo sotto le lacrime, intrise di nulla. Piangere ridendo, o ridere piangendo, come spesso fanno i bambini, è il tema di queste righe e dell'immagine, che parla da sè.
Snodo sono le seguenti realtà-attività: clown, giullari, pagliacci, saltimbanchi e altri. Non sarà analizzata la loro azione: del resto, cosa importa un’azione?
Un clown, ad esempio, dovrebbe far ridere; ma non v’è nulla di più ridicolo di un clown che non faccia ridere. Chaplin lo ha mostrato chiaramente, in particolar modo ne Luci della ribalta, forse il suo film più interessante, in quanto narra di un comico che non riesce più a far ridere; quando ci riuscirà nuovamente (anche mediante un memorabile duetto con Buster Keaton) morirà.
:
Ciò che è importante è la copertura di un mondo: il buffone non fa altro che mascherare; è il movimento esattamente opposto all' alètheia. Una patina leggera e trasparente, sebbene sempre visibile, copre ed appanna. Due versi di colui che Eco definì “il più colto dei cantautori italiani”:
Già temi che il giullare getti maschera e casacca
e mostri il vero volto dietro al velo della biacca.
Significativa ed esemplare, esaustiva, oserei dire, riguardo al nostro tema, è una canzone di Vinicio Capossela. Il destino dei buffoni è ben mostrato; la loro sorte, né più triste né più allegra, forse solo più comica rispetto a quella di altri, è far ridere di sé, distrarre il pubblico dalle sventure che sono accadute; non riuscire a "spiccicarsi di dosso" il cerone e, infine, l’incapacità di essere normali:
Di creta mi pare il cerone,
s’appiccica al volto,
il mal del buffone…
Ridere vorrei stasera
ridere vorrei per me.
[...]
I trapezi ronzavano elettrici
uccelli di piuma di un mondo di luna;
legati i compagni per mano
libravan da pesci
vicini e lontano.
Si sfioran d’un tratto i due bracci
appesi nell’aria
come due stracci…
Sul sangue buttarono rena
ed entraron di corsa i pagliacci.
E sempre ridere per compiacere
la sala piena da mantenere;
che bello udire
l’applauso ilare,
gonfiar la sala,
scacciare il male
e sempre cedere con batticuore
a sogni e parole
da far scoppiare!
Il padrone ha la tuba allungata
e ha baffi arditi
e in fondo già sa
che restiamo alla frusta qui uguali
felici e incapaci di esser normali…
e allora ridano gli altri stasera
ridano gli altri per noi;
e allora ridano gli altri stasera
ridano gli altri di noi.
Il compito del buffone è dunque quello di far ridere di sé: ciò che accade spesso anche ai filosofi, sin da quando Talete cadde in un fosso.
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
5 "follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.
Vorrei lasciare sotto tutte le tue foto un commento,perchè sono belle innovative e allo stesso tempo classiche. Classico non vuol dire antico vuol dire di "classe". Ciò che a te non manca insieme ad una ispirazione che credo di non vedere altrove in FC
Carlo
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GRAZIANO PICCHI 24/02/2011 9:25
Un'inquadratura e una scelta del momento molto particolare, molto bellaGiorgio Bisetti 21/02/2011 13:15
Che bella ...Gianni!!!!Mariana Magnani 18/02/2011 23:16
Ridere non è che piangere a rovescio. Quando anche ridere non si può più sopportare, si svela il trucco e si piange dalle risate.Tutto è compreso tra le parentesi dei due pianti. L’immersione nel liquido amniotico non permette compressioni tali come le consente l’aria; è noto come l’aria sia più comprimibile dei liquidi. Non a caso la pioggia confonde le lacrime e l’azione opposta è una decompressione.
Cè chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.
Il nesso tra ciò che vela e ciò che svela il trucco si può rintracciare in un tema solo all’apparenza abusato e stonato rispetto alla cupa armonia umbratile che contraddistingue queste parole. L'angolazione, però, è tutto; lo scrivere e la stesura di idee hanno qualcosa in comune con regia, pittura, sartoria e chirurgia: il taglio. Non si tratta di squarciare il velo di Maya; è un taglio preciso, millimetrico, quel tanto che consente di vedere e, appunto, ridere tra le lacrime di ciò che si è visto; c’è chi ride sotto i baffi, sporchi di briciole; noi ridiamo sotto le lacrime, intrise di nulla. Piangere ridendo, o ridere piangendo, come spesso fanno i bambini, è il tema di queste righe e dell'immagine, che parla da sè.
Snodo sono le seguenti realtà-attività: clown, giullari, pagliacci, saltimbanchi e altri. Non sarà analizzata la loro azione: del resto, cosa importa un’azione?
Un clown, ad esempio, dovrebbe far ridere; ma non v’è nulla di più ridicolo di un clown che non faccia ridere. Chaplin lo ha mostrato chiaramente, in particolar modo ne Luci della ribalta, forse il suo film più interessante, in quanto narra di un comico che non riesce più a far ridere; quando ci riuscirà nuovamente (anche mediante un memorabile duetto con Buster Keaton) morirà.
:
Ciò che è importante è la copertura di un mondo: il buffone non fa altro che mascherare; è il movimento esattamente opposto all' alètheia. Una patina leggera e trasparente, sebbene sempre visibile, copre ed appanna. Due versi di colui che Eco definì “il più colto dei cantautori italiani”:
Già temi che il giullare getti maschera e casacca
e mostri il vero volto dietro al velo della biacca.
Significativa ed esemplare, esaustiva, oserei dire, riguardo al nostro tema, è una canzone di Vinicio Capossela. Il destino dei buffoni è ben mostrato; la loro sorte, né più triste né più allegra, forse solo più comica rispetto a quella di altri, è far ridere di sé, distrarre il pubblico dalle sventure che sono accadute; non riuscire a "spiccicarsi di dosso" il cerone e, infine, l’incapacità di essere normali:
Di creta mi pare il cerone,
s’appiccica al volto,
il mal del buffone…
Ridere vorrei stasera
ridere vorrei per me.
[...]
I trapezi ronzavano elettrici
uccelli di piuma di un mondo di luna;
legati i compagni per mano
libravan da pesci
vicini e lontano.
Si sfioran d’un tratto i due bracci
appesi nell’aria
come due stracci…
Sul sangue buttarono rena
ed entraron di corsa i pagliacci.
E sempre ridere per compiacere
la sala piena da mantenere;
che bello udire
l’applauso ilare,
gonfiar la sala,
scacciare il male
e sempre cedere con batticuore
a sogni e parole
da far scoppiare!
Il padrone ha la tuba allungata
e ha baffi arditi
e in fondo già sa
che restiamo alla frusta qui uguali
felici e incapaci di esser normali…
e allora ridano gli altri stasera
ridano gli altri per noi;
e allora ridano gli altri stasera
ridano gli altri di noi.
Il compito del buffone è dunque quello di far ridere di sé: ciò che accade spesso anche ai filosofi, sin da quando Talete cadde in un fosso.
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
5 "follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.
Aldo Palazzeschi
Sublime esecuzione!
Struggente!
Complimenti!
M.
Vincenzo Galluccio 18/02/2011 20:33
Mi piace.maurizio bartolozzi 18/02/2011 19:12
Un ottimo momento colto,mi piace e trovo molto appropriata l'atmosfera evanescente e rarefatta,per una dimensione quasi onirica.carlo negri 18/02/2011 18:50
Vorrei lasciare sotto tutte le tue foto un commento,perchè sono belle innovative e allo stesso tempo classiche. Classico non vuol dire antico vuol dire di "classe". Ciò che a te non manca insieme ad una ispirazione che credo di non vedere altrove in FCCarlo
Maria Barbagallo 18/02/2011 16:40
Piu Chè bella *****Buon WE Gianni
Ciao
laura fogazza 18/02/2011 14:19
immagine molto bella...laura