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L'Avvento.
Sotto le annerite volte di un’antica galleria, costrutta da rugosi blocchi di pietra segnati dal tempo, lì apparve la donna dal cupo velame, il suo serio ombelico era proteso al vento, era l’impavido compagno d’oscuro tatuaggio. S’appalesò in una zona intrisa dal salmastro passaggio di uomini che sono solo sbavate immagini, sbandieranti movimento irrequieto, distratto, vociferante e caotico. Adorna è ella nel centro del petto d’una fibbia dorata e calza neri sandali che non consentirebbero agile corsa, ma non è di movimento che ella vorrebbe cibarsi, ambisce a essere un punto fermo, una guida, un faro arroccato su scogliera assolata, lontano dalla notte in cui è stata tormentosamente sognata.
La sfida.
Sotto gli odorosi archi d’annose costruzioni, per chi non fosse dalle vacuità menzognere distolto, intento al perenne inseguimento di mode, d’apparenze, d’inganni, e volesse rallentare il suo passo, le suole di bianchi tennis stridendo su bucherellate mattonelle rettangolari, forse allora scoprirebbero che dell’altro c’è sulle rive di secolari mari. Una presenza appena percepita e conosciuta solo dall’inconscio, è una donna dalla chioma corvina, fu ella un giorno bambina, con lei giocammo in un campo di grano dorato e ora adulta ritorna a insegnarci il gioco della vita. Che ella talvolta bussi alla mente cosciente è fatto dato per certo, ma arduo è sentire il suo lieve tocco e impossibilitato è l’orecchio dello sciocco.
Miraggi
La luce diurna s’infrange su facciate di rossastri palazzi dalle snelle e svettanti finestre in cui s’aprono buie occhiaie ad arco sesto acuto. Per chi abbandona la galleria non c’è saluto. Per chi esce dall’ombra e si inoltra nell’accecante luce solare perderà per sempre quella unica magica occasione di scoprire che esiste un’altra dimensione. Una messaggera da un altro universo è fino a noi giunta per annunciarci la lieta novella. Sotto le arcate suonò una campanella. Trillò un attimo e poi tacque. Chissà se qualcuno vide la donna di nero vestita. Per molti la percezione è solo un’illusione a cui non vale la pena di dedicare attenzione.
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È luogo comune credere che mille parole non valgono una immagine. Ma è solo un luogo comune. E così ho provato a raccontare la vostra foto con un terzo di mille, esattamente 333 parole.
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Geo Portaluppi 21/07/2010 4:17
L'Avvento.Sotto le annerite volte di un’antica galleria, costrutta da rugosi blocchi di pietra segnati dal tempo, lì apparve la donna dal cupo velame, il suo serio ombelico era proteso al vento, era l’impavido compagno d’oscuro tatuaggio. S’appalesò in una zona intrisa dal salmastro passaggio di uomini che sono solo sbavate immagini, sbandieranti movimento irrequieto, distratto, vociferante e caotico. Adorna è ella nel centro del petto d’una fibbia dorata e calza neri sandali che non consentirebbero agile corsa, ma non è di movimento che ella vorrebbe cibarsi, ambisce a essere un punto fermo, una guida, un faro arroccato su scogliera assolata, lontano dalla notte in cui è stata tormentosamente sognata.
La sfida.
Sotto gli odorosi archi d’annose costruzioni, per chi non fosse dalle vacuità menzognere distolto, intento al perenne inseguimento di mode, d’apparenze, d’inganni, e volesse rallentare il suo passo, le suole di bianchi tennis stridendo su bucherellate mattonelle rettangolari, forse allora scoprirebbero che dell’altro c’è sulle rive di secolari mari. Una presenza appena percepita e conosciuta solo dall’inconscio, è una donna dalla chioma corvina, fu ella un giorno bambina, con lei giocammo in un campo di grano dorato e ora adulta ritorna a insegnarci il gioco della vita. Che ella talvolta bussi alla mente cosciente è fatto dato per certo, ma arduo è sentire il suo lieve tocco e impossibilitato è l’orecchio dello sciocco.
Miraggi
La luce diurna s’infrange su facciate di rossastri palazzi dalle snelle e svettanti finestre in cui s’aprono buie occhiaie ad arco sesto acuto. Per chi abbandona la galleria non c’è saluto. Per chi esce dall’ombra e si inoltra nell’accecante luce solare perderà per sempre quella unica magica occasione di scoprire che esiste un’altra dimensione. Una messaggera da un altro universo è fino a noi giunta per annunciarci la lieta novella. Sotto le arcate suonò una campanella. Trillò un attimo e poi tacque. Chissà se qualcuno vide la donna di nero vestita. Per molti la percezione è solo un’illusione a cui non vale la pena di dedicare attenzione.
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È luogo comune credere che mille parole non valgono una immagine. Ma è solo un luogo comune. E così ho provato a raccontare la vostra foto con un terzo di mille, esattamente 333 parole.
Onorino Paluzzi 09/06/2008 14:02
6/10