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Santino Mineo


Free Account, Venezia

N°49

RAVOGGHIA

La potatura veniva effettuata, con riferimento a quella principale, ogni due-tre anni per i limoni, ogni due anni per l'arancio e annualmente per il mandarino. Molta cura richiedevano gli interventi di dendrochirurgia per eliminare le carie degli alberi più vecchi.
Anche la raccolta, a testimonianza dell'alto valore dei prodotto, veniva condotta con estrema cura.
I frutti venivano raccolti, come d'altronde viene fatto tuttora, con il peduncolo, spezzato con l'ausilio dell'unghia del pollice. I verdelli, quando le piante erano poco cariche, venivano raccolti dai grandi alberi con l'ausilio di canne appositamente tagliate a formare una forcella. Gli operai che andavano a raccogliere alla giornata avevano l'obbligo di portare con se la scala per la raccolta e due panieri di vimini foderati con della juta.
Questi venivano controllati dal proprietario che accertava che non ci fossero strappi nella juta poiché il contatto dei frutti con il vimini, poteva danneggiarli.
I frutti raccolti venivano portati allo “scaru”, piccoli spiazzi all'interno dell'agrumeto o nei locali che in genere erano presenti nei pressi dell'azienda, e dove si effettuavano le operazioni successive (ncasciari). Dopo aver riempito il paniere, i frutti venivano versati da questo, accompagnandoli con le mani o con dei panni, dentro delle ceste foderate ai lati e con al fondo dei sacchi o alt ro materiale tra cui foglie che impedivano che i frutti subissero dei traumi.
La lavorazione di frutti nei pressi delle aziende spettava alle donne; i frutti venivano prelevati dalla cesta, separando i frutti di scarto e, dopo l'asportazione dei peduncolo (spiricuddari), effettuato con l'ausilio di apposite forbici (forbicicchi i spiricuddari), venivano avvolti singolarmente in
fogli di carta velina e posti in una particolare cassa di legno. Questa era separata in due scomparti, da un tramezzo in legno, per evitare che i frutti
si muovessero durante lo spostamento della cassa stessa e subissero dei traumi. La cassa veniva foderata con numerosi fogli di carta velina e i frutti vi venivano posti con cura a strati (sola). Giunti a metà della cassa si provvedeva a mettere altri fogli di carta velina. La cassa veniva riempita con un colmo centrale di frutti, coperta con altri fogli di carta e chiusa dall'apposito coperchio in legno. La cassa veniva ulteriormente chiusa con apposite strisce (circhi) di castagno.
Giunti poi al locale (malasenu), siti in genere a Palermo città, dove i frutti venivano preparati per essere spediti ai mercati nazionali o internazionali, la cassa veniva aperta dai "mastri di spalla" nella "refazione'; le donne provvedevano a separare i frutti secondo precise classi diametrali, operazione questa che per praticità veniva compiuta ad occhio, ma che, all'occorrenza, poteva essere verificata con l'ausilio di appositi calibri
(ravogghia).

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Exif

Fotocamera PENTAX K20D
Obiettivo 3 0
Diaframma 2.8
Tempo di esposizione 1/60
Distanza focale 50.0 mm
ISO 200