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Stefano Bertoi


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  • Mariana Magnani 30/04/2011 22:20


    Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
    a le piaghe mortali
    che nel bel corpo tuo sí spesse veggio,
    piacemi almen che ' miei sospir' sian quali
    spera 'l Tevero et l'Arno,
    e 'l Po, dove doglioso et grave or seggio.
    Rettor del cielo, io cheggio
    che la pietà che Ti condusse in terra
    Ti volga al Tuo dilecto almo paese.
    Vedi, Segnor cortese,
    di che lievi cagion' che crudel guerra;
    e i cor', che 'ndura et serra
    Marte superbo et fero,
    apri Tu, Padre, e 'ntenerisci et snoda;
    ivi fa che 'l Tuo vero,
    qual io mi sia, per la mia lingua s'oda.

    Voi cui Fortuna à posto in mano il freno
    de le belle contrade,
    di che nulla pietà par che vi stringa,
    che fan qui tante pellegrine spade?
    perché 'l verde terreno
    del barbarico sangue si depinga?
    Vano error vi lusinga:
    poco vedete, et parvi veder molto,
    ché 'n cor venale amor cercate o fede.
    Qual piú gente possede,
    colui è piú da' suoi nemici avolto.
    O diluvio raccolto
    di che deserti strani
    per inondar i nostri dolci campi!
    Se da le proprie mani
    questo n'avene, or chi fia che ne scampi?

    Ben provide Natura al nostro stato,
    quando de l'Alpi schermo
    pose fra noi et la tedesca rabbia;
    ma 'l desir cieco, e 'ncontr'al suo ben fermo,
    s'è poi tanto ingegnato,
    ch'al corpo sano à procurato scabbia.
    Or dentro ad una gabbia
    fiere selvagge et mansüete gregge
    s'annidan sí che sempre il miglior geme:
    et è questo del seme,
    per piú dolor, del popol senza legge,
    al qual, come si legge,
    Mario aperse sí 'l fianco,
    che memoria de l'opra ancho non langue,
    quando assetato et stanco
    non piú bevve del fiume acqua che sangue.

    Cesare taccio che per ogni piaggia
    fece l'erbe sanguigne
    di lor vene, ove 'l nostro ferro mise.
    Or par, non so per che stelle maligne,
    che 'l cielo in odio n'aggia:
    vostra mercé, cui tanto si commise.
    Vostre voglie divise
    guastan del mondo la piú bella parte.
    Qual colpa, qual giudicio o qual destino
    fastidire il vicino
    povero, et le fortune afflicte et sparte
    perseguire, e 'n disparte
    cercar gente et gradire,
    che sparga 'l sangue et venda l'alma a prezzo?
    Io parlo per ver dire,
    non per odio d'altrui, né per disprezzo.

    Né v'accorgete anchor per tante prove
    del bavarico inganno
    ch'alzando il dito colla morte scherza?
    Peggio è lo strazio, al mio parer, che 'l danno;
    ma 'l vostro sangue piove
    piú largamente, ch'altr'ira vi sferza.
    Da la matina a terza
    di voi pensate, et vederete come
    tien caro altrui che tien sé cosí vile.
    Latin sangue gentile,
    sgombra da te queste dannose some;
    non far idolo un nome
    vano senza soggetto:
    ché 'l furor de lassú, gente ritrosa,
    vincerne d'intellecto,
    peccato è nostro, et non natural cosa.

    Non è questo 'l terren ch'i' toccai pria?
    Non è questo il mio nido
    ove nudrito fui sí dolcemente?
    Non è questa la patria in ch'io mi fido,
    madre benigna et pia,
    che copre l'un et l'altro mio parente?
    Perdio, questo la mente
    talor vi mova, et con pietà guardate
    le lagrime del popol doloroso,
    che sol da voi riposo
    dopo Dio spera; et pur che voi mostriate
    segno alcun di pietate,
    vertú contra furore
    prenderà l'arme, et fia 'l combatter corto:
    ché l'antiquo valore
    ne gli italici cor' non è anchor morto.

    Signor', mirate come 'l tempo vola,
    et sí come la vita
    fugge, et la morte n'è sovra le spalle.
    Voi siete or qui; pensate a la partita:
    ché l'alma ignuda et sola
    conven ch'arrive a quel dubbioso calle.
    Al passar questa valle
    piacciavi porre giú l'odio et lo sdegno,
    vènti contrari a la vita serena;
    et quel che 'n altrui pena
    tempo si spende, in qualche acto piú degno
    o di mano o d'ingegno,
    in qualche bella lode,
    in qualche honesto studio si converta:
    cosí qua giú si gode,
    et la strada del ciel si trova aperta.

    Canzone, io t'ammonisco
    che tua ragion cortesemente dica,
    perché fra gente altera ir ti convene,
    et le voglie son piene
    già de l'usanza pessima et antica,
    del ver sempre nemica.
    Proverai tua ventura
    fra' magnanimi pochi a chi 'l ben piace.
    Di' lor: - Chi m'assicura?
    I' vo gridando: Pace, pace, pace. -

    Canzoniere, Petrarca


    Le scaglie di mare di Eugenio Montale.
    Il miracolo.

    Cerca una maglia rotta nella rete che ci stringe, tu balza fuori, fuggi! Va, per te l'ho pregato, ora la sete mi sarà lieve, meno acre la ruggine.
    Eugenio Montale, In Limine



    Di grande potenza visiva!
    Complimenti!
    M.