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strategia di comunicazione disintegrata

strategia di comunicazione disintegrata

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strategia di comunicazione disintegrata

kingston, jamaica. ero chiusa in taxi mentre l'autista, fuori alla mia sinistra, parlava da un residuo di cabina telefonica. a destra la scena della foto. il ragazzo, elegante e compìto rispetto alla gente della zona, è rimasto fermo a guardare il manifesto pubblicitario per una decina di minuti. invaghito dalla modella o dalla scatoletta connecting people? ...chissà! cellulari per bidonville: atrocità del marketing globale. trovo criminale posizionare manifesti patinati in aree depresse. strategia di comunicazione integrata che disintegra.

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"L'isola caraibica ha un tasso di omicidi tra i più elevati del mondo e un'alta percentuale della popolazione vive sotto la soglia di povertà. Gli sforzi del Governo per migliorare gli investimenti stranieri nell’isola non sono sufficienti, ma il turismo continua ad essere il motore trainante dell’economia.

Evoluzione politica

Fin dall'indipendenza raggiunta nel 1962, sono due i partiti che dominano lo scenario politico dell'isola: il JLP, Jamaican Labour Party e il PNP, People's National Party, che è attualmente al governo.
Il PNP era inizialmente schierato su posizioni socialdemocratiche: quando salì al potere per la prima volta nel 1972, guidato da Norman Manley, promosse importanti riforme per ridurre gli squilibri sociali e strinse rapporti con Cuba e con gli altri paesi in via di sviluppo della zona caraibica. Ma la sfavorevole congiuntura economica internazionale vanificò le politiche di Manley e portò alla recessione e a una forte inflazione, che fecero crescere le proteste popolari e causarono un grande aumento della criminalità e della violenza politica.

Le contestazioni sociali, insieme all'avversione statunitense per il governo socialdemocratico, portarono alla vittoria delle elezioni del 1980 il JLP di Edward Seaga, che si riavvicinò agli Stati Uniti e tagliò i legami con Cuba. Seaga migliorò la situazione economica attraverso severe riforme condizionate dai prestiti del Fondo Monetario Internazionale, ma dopo l'uragano “Gibert” del 1988 lo scontento popolare diventò insostenibile, e con le elezioni del 1989 tornò al potere il PNP di Manley.
Manley adottò riforme pragmatiche in continuità con Seaga, e mantenendo sostanzialmente questa stessa linea politica, il PNP è rimasto al potere fino ad oggi .

Dal ritiro di Manley nel 1992, alla guida del paese è salito James Percival Patterson, il primo premier nero del paese e l'unico ad essere eletto per tre mandati consecutivi. In politica estera Patterson si è distinto per aver preso posizioni progressiste e indipendenti: ha intensificato la cooperazione con le maggiori organizzazioni internazionali e ha rafforzato l'integrazione economica e politica con i vicini stati caraibici, con l'America Latina e con l'Unione Europea. Nel marzo scorso ha inoltre concesso asilo politico al presidente destituito di Haiti, Aristide (che domenica 30 Maggio ha lasciato l'isola per trasferirsi in Sud Africa), suscitando le lamentele degli Stati Uniti, e ha contestato la versione che gli americani hanno dato sulle vicende di Haiti, richiedendo un'inchiesta delle Nazioni Unite.

In politica interna, però, non è riuscito a ridurre l'altissimo tasso di criminalità né a risolvere i problemi economici del paese. Le sue politiche di austerity, combinate con le privatizzazioni, l’aumento della pressione fiscale ed i tagli alla spesa pubblica hanno frenato l'inflazione selvaggia, ma hanno fomentato la povertà e le proteste fra la popolazione. Nel 1999 in seguito ad un aumento del 30% della tassa sul gasolio, è scoppiata una serie di rivolte in tutto il paese, culminate con l'incendio del campo di zucchero di canna di Montego Bay, che ha costretto il governo ha ritirare il provvedimento Le accuse di corruzione e di connivenza con le bande criminali, che coinvolgono tanto il PNP quanto il JLP, hanno fatto emergere un partito di tendenze populiste, il National democratic movement (NDM), che ha registrato tuttavia un calo di popolarità negli ultimi tempi.

Nelle ultime elezioni politiche il PNP ha vinto con una maggioranza strettissima e ha perso le elezioni locali del 2003. Ma anche il JLP sta perdendo consensi tra la gente, a causa delle difficoltà nel trovare un successore al suo leader storico Seaga che, ormai 77enne, non si ripresenterà alle prossime politiche del 2006. Il risultato delle prossime elezioni dipenderà in gran parte da come il governo saprà affrontare i due più importanti temi dell'isola tra loro strettamente collegati: l'economia e la criminalità.

Economia

Le principali risorse della piccola economia giamaicana sono i giacimenti di bauxite e di alluminio, l'agricoltura, con la produzione di banane, e il turismo.

Dai primi mesi del 2004 l'economia è in crescita, soprattutto grazie a un miglioramento del settore turistico (che sta tornando agli alti livelli pre-11 settembre) e dei servizi. La crescita della produzione agricola è invece risultata inferiore, a causa delle avverse condizioni atmosferiche e della diffusione del Moko virus, una malattia delle piante che ha rovinato i raccolti di banane.

La crescita economica del paese non riesce comunque a tenere il passo dell'incremento demografico: il tasso di disoccupazione è ancora elevato (15%) e il 16,9% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. I dati possono apparire particolarmente preoccupanti se paragonati con quelli statunitensi o dei paesi membri dell’Unione Europea, ma in un contesto micro regionale sono, al contrario, segno di relativo benessere. Un altro grave problema che affligge l'economia giamaicana è il forte debito pubblico, che ammonta al 142,5% del PIL, insieme al debito estero che costituisce il 56,7% del prodotto interno lordo.

La gravità della situazione costringe il governo a perseverare nella politica della lesina di aumenti di tasse e di tagli alle spese. L'ultimo importante incremento della pressione fiscale risale allo scorso anno ed è stato pesantemente criticato dal mondo degli affari, ma il ministro dell'economia Omar Davies ha recentemente dichiarato che non introdurrà ulteriori aumenti di tasse, almeno nel breve periodo. Per quanto riguarda i tagli alle spese, il governo ha raggiunto a febbraio un'intesa con i sindacati per limitare al 3% l'aumento degli stipendi pubblici che rappresentano un'alta percentuale della spesa statale. La Conferention of Trade Unions Giamaicana ha accettato la diminuzione dei salari per evitare riduzioni del personale nel settore pubblico, memore dei licenziamenti praticati negli ultimi mesi da imprese sia statali (National Water Commission, Jamaica Urban Transport Company) sia private (Cable & Wireless Jamaica). Una scossa positiva all'economia potrebbe essere data dagli investimenti esteri, che porterebbero nuovi posti di lavoro e sfrutterebbero efficientemente le materie prime locali, ma gli altissimi tassi d'interesse (al 16,4%) e lo sfavorevole cambio del Dollaro Giamaicano, disincentivano gli imprenditori stranieri ad investire in Giamaica.

Il Governo cerca quindi di incoraggiare gli investimenti con politiche fiscali volte a raggiungere un tasso di cambio competitivo. Inoltre il Governo, al fine di attrarre capitali esteri, riserva trattamenti privilegiati agli investitori stranieri, con facilitazioni per i movimenti di capitale dal loro paese d'origine e concessioni di zone franche per l'uso delle materie prime e per l'insediamento di tecnologie nell'isola. Gli effetti di queste politiche di incoraggiamento saranno valutabili solo nei prossimi mesi, ma il Ministro dell'Economia Davies si dichiara già ottimista per il futuro. Un miglioramento delle condizioni del paese e un abbassamento della percentuale di persone che vivono sotto la soglia di povertà sarebbero di forte aiuto per combattere ciò che il presidente Patterson ha definito "la più grande minaccia alla Giamaica oggi": la criminalità.

La criminalità

In Giamaica la morte violenta è la prima causa di decesso e il tasso di omicidi (37 ogni 100.000 abitanti) è tra i più alti del mondo. Una buona parte di questi è dovuta a motivi politici, e secondo molti sono i partiti stessi a sostenere le bande criminali, in particolar modo durante le manifestazioni nell'ambito delle campagne elettorali. Per esempio, nei giorni precedenti le elezioni del 2002, considerate relativamente "tranquille", le vittime sono state più di 60. L'altra ragione fondamentale dell'alto tasso di omicidi è la droga, che in Giamaica riguarda sia le coltivazioni locali di marijuana (l'isola ne è il più grande produttore dei Caraibi) sia il traffico internazionale di cocaina, che dal Sud America passa dalle Antille per raggiungere l'Europa. Una proposta di depenalizzare il consumo personale di marijuana, per concentrare le attività delle forze dell'ordine sui traffici internazionali di droghe pesanti, è stata bocciata per la ferma opposizione degli Stati Uniti.

Ma oltre agli scontri tra bande per motivi politici o di traffico di droga, in Giamaica si osserva ogni anno un alto numero di omicidi (nell'anno passato sono stati 113) commessi da agenti di polizia, in circostanze riconducibili ad esecuzioni extragiudiziali. In questi casi, come ha sostenuto anche Human Rights Watch, i responsabili rimangono impuniti: solo occasionalmente alcuni agenti sono stati incriminati per violazione di diritti umani, ma fin ora nessun membro della polizia o dell'esercito è mai stato condannato per tali accuse. Nell'aprile scorso Amnesty International, riguardo al processo per la morte di Jane Allen, una bambina di 13 anni, ha definito le indagini svolte contro i poliziotti "una farsa" e ha denunciato la mancanza di volontà da parte dei dirigenti politici di porre fine a questi omicidi.

Tra i rimedi per frenare l'ondata di criminalità, l'opinione pubblica e la maggior parte dei dirigenti politici sostengono a gran voce l'uso della pena di morte. Essa è attualmente in vigore in Giamaica, ma l'ultima esecuzione, per impiccagione, è avvenuta nel 1988. Le condanne non si sono comunque interrotte, e attualmente le persone detenute nel braccio della morte sono più di 50. Da più parti si richiede la ripresa delle esecuzioni e l'estensione della pena capitale per i reati di traffico di droga e di terrorismo, e il presidente Patterson ha dichiarato di voler introdurre una riforma costituzionale per facilitare la ripresa delle esecuzioni. Ma la teoria secondo cui la della pena di morte sarebbe un efficace deterrente alla criminalità è stata già falsificata negli anni '70, quando il Governo Manley abolì per 4 anni la pena capitale senza che il tasso di omicidi registrasse variazioni significative.

Molti analisti sostengono invece che la strada migliore per combattere la criminalità sia quella di contrastare le cause della sua diffusione, che sono da ricercare nella povertà, nel basso livello di istruzione e nella marginalizzazione sociale. Analisi condotte da osservatori esteri (come gli studi della Banca Mondiale) hanno evidenziato come la distribuzione demografica giamaicana, con un' alta concentrazione di popolazione in pochi centri urbani, porti alla formazione di masse di poveri e disoccupati nelle periferie delle grandi città, come Spanish Town, Montego Bay e la capitale Kingston.

Oltre al non avere possibilità di vivere in condizioni economiche dignitose, queste persone sono stigmatizzate per essere violente e pericolose, e non hanno l'opportunità di integrarsi nella società. E' in particolar modo nei quartieri poveri di Kingston che le bande criminali riescono a reclutare nuovi adepti, portando perfino ragazzi di 11 anni a commettere omicidi e rapine . Così, mentre il Governo propone, come rimedio, di aumentare i poteri delle forze dell'ordine e di rendere le pene più severe, altri analisti sostengono l'opportunità di organizzare programmi di recupero delle aree più povere nelle periferie delle città, dove è più facile che soggetti poveri e marginalizzati fomentino la criminalità.

Conclusioni

La miseria e il crimine sono in Giamaica due fenomeni tra loro interdipendenti: in un senso, le masse di poveri che popolano i sobborghi dei grandi centri urbani costituiscono un humus fertile dove le radici della criminalità possono facilmente attecchire. Viceversa, una condizione sociale pericolosa e instabile non aiuta certo a incoraggiare gli investimenti stranieri e a sviluppare il settore turistico, elementi chiave per il rilancio dell'economia.
Per risolvere sia l'uno sia l'altro problema occorrerebbero radicali misure strutturali per ridurre il colossale debito del paese e per riformare le forze dell'ordine, ma non sembra, almeno per il momento, che gli attuali dirigenti politici sia al Governo che all'opposizione (la differenza ideologica tra i partiti è pressoché inesistente) siano in grado di prenderne. Gli osservatori più ottimisti ritengono però che i piccoli progressi dell'economia registrati negli ultimi mesi, potranno portare, se continueranno nei prossimi tempi, a un graduale miglioramento delle condizioni sociali anche dei gruppi più poveri, e di conseguenza a una riduzione del fenomeno della criminalità."

07/06/2004 - Fonte: Equilibri.net / http://www.equilibri.net

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