Troppo facile innamorarsi del più bello della classe.
Ho sempre preferito il più interessante.
E tanti ne ho trovati, anche tra i contemporanei, ma qui voglio presentare quello che, tra i Maestri del secolo scorso, mi ha affascinato per la personalità complessa sempre sospesa tra luce ed ombra, e per il tratto di grande modernità che ancora le sue opere presentano: Minor White (Minneapolis 1908-Boston 1976).
1 - Lawrence Smit… lucy franco 05.03.12 0
Subito mi ha ricordato un italiano, immenso, Mario Giacomelli, che nel 1954 fotografava, già pittore e poeta, e subito con serie sconvolgenti, dalle fila della stessa tendenza “soggettiva".
Mario Giacomelli… lucy franco 09.03.12 0
Scrive Minor: "When I looked at things for what they are I was fool enough to persist in my folly and found that each photograph was a mirror of my Self": "Quando ho guardato le cose per quello che sono, sono stato tanto sciocco da persistere nella mia follia e ha scoperto che ogni fotografia era uno specchio di me stesso".
Anche per questo la mia curiosità a conoscere meglio la sua fotografia.
Ma da dove arriva questa tendenza che accomuna un Grande della fotografia italiana e un Grande della fotografia americana? E in sintesi, cosa è questo “soggettivismo”?
E’ d’obbligo un piccolissimo cenno al periodo che stiamo, con White, conoscendo.
Ho sempre preferito il più interessante.
E tanti ne ho trovati, anche tra i contemporanei, ma qui voglio presentare quello che, tra i Maestri del secolo scorso, mi ha affascinato per la personalità complessa sempre sospesa tra luce ed ombra, e per il tratto di grande modernità che ancora le sue opere presentano: Minor White (Minneapolis 1908-Boston 1976).
1 - Lawrence Smit… lucy franco 05.03.12 0
Subito mi ha ricordato un italiano, immenso, Mario Giacomelli, che nel 1954 fotografava, già pittore e poeta, e subito con serie sconvolgenti, dalle fila della stessa tendenza “soggettiva".
Mario Giacomelli… lucy franco 09.03.12 0
Scrive Minor: "When I looked at things for what they are I was fool enough to persist in my folly and found that each photograph was a mirror of my Self": "Quando ho guardato le cose per quello che sono, sono stato tanto sciocco da persistere nella mia follia e ha scoperto che ogni fotografia era uno specchio di me stesso".
Anche per questo la mia curiosità a conoscere meglio la sua fotografia.
Ma da dove arriva questa tendenza che accomuna un Grande della fotografia italiana e un Grande della fotografia americana? E in sintesi, cosa è questo “soggettivismo”?
E’ d’obbligo un piccolissimo cenno al periodo che stiamo, con White, conoscendo.
Siamo in piena evoluzione della fisionomia stessa della fotografia, che si vuole staccare dal pittorialismo, suo primo manifesto.
Era il pittorialismo un vero e proprio movimento di fotografi del XIX secolo che utilizzarono tecniche e i processi per rendere l'immagine simile ad un disegno, adoperando ad esempio la stampa alla gomma bicromata o al bromolio, gli obiettivi soft-focus o la stampa combinata di più negativi su un unico positivo. Il motivo è semplice: cercarono di dare alla fotografia quella dignità "artistica" che sembrava esserle negata perché la fotografia era discriminata per il suo automatismo meccanico in un periodo in cui l’artigianalità svolgeva ancora un ruolo determinante nelle Belle Arti (pittura, disegno, scultura).
Questo desiderio di cambiamento viene attuato da Alfred Stieglitz (1864-1946), fotografo e gallerista statunitense.
Stieglitz - Georg… lucy franco 09.03.12 0
Nel 1902 forma il gruppo dei Foto Secessionisti e apre le prime sue gallerie, dove espongono fotografi fortemente influenzati dai pittorialisti europei, e promuoverà, oltre ai fotografi americani che aderiranno al movimento, artisti di altre discipline. Matisse e Picasso saranno presentati al pubblico statunitense proprio da Stieglitz. L'anno dopo fonda e dirige una nuova rivista: "Camera Work", che uscirà fino al 1917. I’ultimo numero è dedicato interamente ai lavori di Paul Strand (1890-1976).
Nel 1915 Paul Strand, allievo di Hine e frequentatore della Gallery 291 di Stieglitz, inizia il suo lavoro di documentazione su New York, rompendo con lo stile pittorialista. Gli anni Dieci delle città in rapida crescita - stessi anni in cui in Italia Marinetti gridava "Uccidiamo il chiaro di luna" - e delle nuove invenzioni moderniste appaiono lucidamente ritratti dall'obiettivo di Strand.
Paul Strand - The… lucy franco 09.03.12 0
Lo stesso Stieglitz e altri membri della Photo Secession, come Edward Steichen, abbracceranno il nuovo stile.
La tesi è, adesso: abbandonare il pittorialismo per rivolgere la ricerca alle qualità intrinseche del mezzo fotografico, qualità che valorizzano la fotografia per sé stessa e non per la sua rassomiglianza con i dipinti.
Il movimento segna così i primi grandi passi verso la fotografia moderna aprendo la strada alla Straight Photography, cioè letteralmente “fotografia diretta” in relazione alla diffusione della fotografia documentaria, alla nascita della figura del fotoreporter e alla crescente attenzione nei confronti delle grandi questioni sociali. I quotidiani pubblicano sempre più spesso articoli-inchiesta su aspetti sociali particolari: tra il 1904 e il 1909 Lewis Hine pubblica dei veri e propri reportage sul lavoro minorile, sul lavoro nelle fabbriche e sugli immigrati che sbarcano a Ellis Island.
Lewis Hine - nyc… lucy franco 09.03.12 0
Lewis_Hine_Power_… lucy franco 09.03.12 0
In questo contesto si inserisce il messaggio della straight photography: qualunque cosa in grado di alterare la fotografia rende automaticamente meno puro lo scatto e, quindi, meno vero.
I dettami della straight photography verranno portati agli estremi da un gruppo di fotografi paesaggisti capeggiato da Ansel Adams (1902-1984). Costui fonda, nel 1932, il gruppo f/64, ossia il valore più alto con il quale ottenere la maggiore nitidezza e profondità di campo con gli obiettivi delle fotocamere di grande formato, utilizzate per ritrarre i grandi scenari naturali americani.
Ansel Adams -“Can… lucy franco 09.03.12 0
E' interessante anche notare come di pari passo si sia evoluta la tecnica negli anni Venti del Novecento: la grande novità sono le fotocamere commerciali di piccolo formato. Queste permettevano al fotografo ampia libertà, sia in fatto di praticità, per il peso e l’ingombro ridotti, sia in fatto di tecnica di scatto, poiché i soggetti non dovevano più esser messi in posa ma ci si poteva sbizzarrire cogliendo istantanee molto più naturali e, di conseguenza, più “vere”. La Leica 35 mm, accoppiata ai primi flash a bulbo, divenne la fotocamera più utilizzata dai fotogiornalisti. Nel 1928 è sul mercato il primo sistema reflex completo, con obiettivi intercambiabili di diverse aperture da utilizzare a seconda delle inquadrature volute. Il linguaggio fotografico si arricchisce ulteriormente di nuove possibilità offerte dalla tecnica al fotografo che può operare, in fase di costruzione dell’inquadratura, molte più scelte interpretative e personali.
Era il pittorialismo un vero e proprio movimento di fotografi del XIX secolo che utilizzarono tecniche e i processi per rendere l'immagine simile ad un disegno, adoperando ad esempio la stampa alla gomma bicromata o al bromolio, gli obiettivi soft-focus o la stampa combinata di più negativi su un unico positivo. Il motivo è semplice: cercarono di dare alla fotografia quella dignità "artistica" che sembrava esserle negata perché la fotografia era discriminata per il suo automatismo meccanico in un periodo in cui l’artigianalità svolgeva ancora un ruolo determinante nelle Belle Arti (pittura, disegno, scultura).
Questo desiderio di cambiamento viene attuato da Alfred Stieglitz (1864-1946), fotografo e gallerista statunitense.
Stieglitz - Georg… lucy franco 09.03.12 0
Nel 1902 forma il gruppo dei Foto Secessionisti e apre le prime sue gallerie, dove espongono fotografi fortemente influenzati dai pittorialisti europei, e promuoverà, oltre ai fotografi americani che aderiranno al movimento, artisti di altre discipline. Matisse e Picasso saranno presentati al pubblico statunitense proprio da Stieglitz. L'anno dopo fonda e dirige una nuova rivista: "Camera Work", che uscirà fino al 1917. I’ultimo numero è dedicato interamente ai lavori di Paul Strand (1890-1976).
Nel 1915 Paul Strand, allievo di Hine e frequentatore della Gallery 291 di Stieglitz, inizia il suo lavoro di documentazione su New York, rompendo con lo stile pittorialista. Gli anni Dieci delle città in rapida crescita - stessi anni in cui in Italia Marinetti gridava "Uccidiamo il chiaro di luna" - e delle nuove invenzioni moderniste appaiono lucidamente ritratti dall'obiettivo di Strand.
Paul Strand - The… lucy franco 09.03.12 0
Lo stesso Stieglitz e altri membri della Photo Secession, come Edward Steichen, abbracceranno il nuovo stile.
La tesi è, adesso: abbandonare il pittorialismo per rivolgere la ricerca alle qualità intrinseche del mezzo fotografico, qualità che valorizzano la fotografia per sé stessa e non per la sua rassomiglianza con i dipinti.
Il movimento segna così i primi grandi passi verso la fotografia moderna aprendo la strada alla Straight Photography, cioè letteralmente “fotografia diretta” in relazione alla diffusione della fotografia documentaria, alla nascita della figura del fotoreporter e alla crescente attenzione nei confronti delle grandi questioni sociali. I quotidiani pubblicano sempre più spesso articoli-inchiesta su aspetti sociali particolari: tra il 1904 e il 1909 Lewis Hine pubblica dei veri e propri reportage sul lavoro minorile, sul lavoro nelle fabbriche e sugli immigrati che sbarcano a Ellis Island.
Lewis Hine - nyc… lucy franco 09.03.12 0
Lewis_Hine_Power_… lucy franco 09.03.12 0
In questo contesto si inserisce il messaggio della straight photography: qualunque cosa in grado di alterare la fotografia rende automaticamente meno puro lo scatto e, quindi, meno vero.
I dettami della straight photography verranno portati agli estremi da un gruppo di fotografi paesaggisti capeggiato da Ansel Adams (1902-1984). Costui fonda, nel 1932, il gruppo f/64, ossia il valore più alto con il quale ottenere la maggiore nitidezza e profondità di campo con gli obiettivi delle fotocamere di grande formato, utilizzate per ritrarre i grandi scenari naturali americani.
Ansel Adams -“Can… lucy franco 09.03.12 0
E' interessante anche notare come di pari passo si sia evoluta la tecnica negli anni Venti del Novecento: la grande novità sono le fotocamere commerciali di piccolo formato. Queste permettevano al fotografo ampia libertà, sia in fatto di praticità, per il peso e l’ingombro ridotti, sia in fatto di tecnica di scatto, poiché i soggetti non dovevano più esser messi in posa ma ci si poteva sbizzarrire cogliendo istantanee molto più naturali e, di conseguenza, più “vere”. La Leica 35 mm, accoppiata ai primi flash a bulbo, divenne la fotocamera più utilizzata dai fotogiornalisti. Nel 1928 è sul mercato il primo sistema reflex completo, con obiettivi intercambiabili di diverse aperture da utilizzare a seconda delle inquadrature volute. Il linguaggio fotografico si arricchisce ulteriormente di nuove possibilità offerte dalla tecnica al fotografo che può operare, in fase di costruzione dell’inquadratura, molte più scelte interpretative e personali.
Ma torniamo adesso a White, e al suo “soggettivismo", dal quale siamo partiti.
Figura leggendaria della fotografia americana, Minor White è il campione di un approccio quasi mistico al e attraverso il mezzo fotografico, campione della “soggettività” in tutti i sensi dell’espressione in questo contesto.
Viene alla fotografia dalla poesia e supporta il suo approccio con esperienze e studi che arrivano all’esoterismo, ma è insieme tecnico eccezionale ed esigente esteta.
In lui è l’immagine della perfezione che ritrova un equilibrio nei nomi di sempre: bellezza, poesia, spiritualità.
E’ incontro tra soggetto ed oggetto, tra mezzo meccanico e possibilità simboliche, “perché se la macchina registra superbamente, essa trasforma ancora meglio”; e ancora “ ciò che sembra essere materia, diventa ciò che sembra essere spirito”.
Notevoli i suoi paesaggi, testimoni della grandiosità selvaggia della natura, al cui interno però si scorge, sempre più netta, una direzione soggettiva: il vero paesaggio è quello interiore, ed è quello che prende a prestito la terra e la natura per esternarsi (Giacomelli ritorna ancora).
2 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0 3 -Minor White -… lucy franco 05.03.12 0 4 - Minor White,… lucy franco 06.03.12 0
5 - Minor White -… lucy franco 06.03.12 0 6 Minor White , C… lucy franco 06.03.12 0 7 - Minor White ,… lucy franco 06.03.12 0
8 - Minor White,… lucy franco 06.03.12 0 9 -Minor White, P… lucy franco 05.03.12 0
Al tempo stesso White organizza le sue fotografie per sequenze, certo non narrative, ma che rivelano quel margine, quell’intervallo misterioso che si apre tra due immagini nel loro accostamento: un altro spazio, e un altro tempo ancora, un’altra verità e un altro silenzio.
La sua serie dedicata al corpo è relativamente poco nota e tuttavia altrettanto sorprendente della sua produzione paesaggistica.
A partire dagli anni Quaranta questo fotografo di paesaggi, di luoghi vuoti della presenza fisica dell’uomo, fotografa, senza mai esporli, né pubblicarli, nudi maschili di notevole intensità.
10 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0
Ancora equilibrio, ancora bellezza assoluta, qui più esplicitamente tra sensualità e spiritualità, fortemente segnata dal gioco delle luci e delle ombre, dalla presenza di un significativo minimo di arredo: il corpo nudo esposto nella sua franchezza e sottolineato dall’ombra scura.
11 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0
Figura leggendaria della fotografia americana, Minor White è il campione di un approccio quasi mistico al e attraverso il mezzo fotografico, campione della “soggettività” in tutti i sensi dell’espressione in questo contesto.
Viene alla fotografia dalla poesia e supporta il suo approccio con esperienze e studi che arrivano all’esoterismo, ma è insieme tecnico eccezionale ed esigente esteta.
In lui è l’immagine della perfezione che ritrova un equilibrio nei nomi di sempre: bellezza, poesia, spiritualità.
E’ incontro tra soggetto ed oggetto, tra mezzo meccanico e possibilità simboliche, “perché se la macchina registra superbamente, essa trasforma ancora meglio”; e ancora “ ciò che sembra essere materia, diventa ciò che sembra essere spirito”.
Notevoli i suoi paesaggi, testimoni della grandiosità selvaggia della natura, al cui interno però si scorge, sempre più netta, una direzione soggettiva: il vero paesaggio è quello interiore, ed è quello che prende a prestito la terra e la natura per esternarsi (Giacomelli ritorna ancora).
2 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0 3 -Minor White -… lucy franco 05.03.12 0 4 - Minor White,… lucy franco 06.03.12 0
5 - Minor White -… lucy franco 06.03.12 0 6 Minor White , C… lucy franco 06.03.12 0 7 - Minor White ,… lucy franco 06.03.12 0
8 - Minor White,… lucy franco 06.03.12 0 9 -Minor White, P… lucy franco 05.03.12 0
Al tempo stesso White organizza le sue fotografie per sequenze, certo non narrative, ma che rivelano quel margine, quell’intervallo misterioso che si apre tra due immagini nel loro accostamento: un altro spazio, e un altro tempo ancora, un’altra verità e un altro silenzio.
La sua serie dedicata al corpo è relativamente poco nota e tuttavia altrettanto sorprendente della sua produzione paesaggistica.
A partire dagli anni Quaranta questo fotografo di paesaggi, di luoghi vuoti della presenza fisica dell’uomo, fotografa, senza mai esporli, né pubblicarli, nudi maschili di notevole intensità.
10 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0
Ancora equilibrio, ancora bellezza assoluta, qui più esplicitamente tra sensualità e spiritualità, fortemente segnata dal gioco delle luci e delle ombre, dalla presenza di un significativo minimo di arredo: il corpo nudo esposto nella sua franchezza e sottolineato dall’ombra scura.
11 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0
Come in “Portland” è un rimando tra elementi che dialogano tra loro: un quadro nel quadro della fotografia, la cornice scura come l’ombra che circonda l’uomo, uomo a sua volta circondato dalla propria.
12 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0
12 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0
Penso che la straordinarietà di White consista anche nell'aver voluto, sin dall'inizio della sua avventura, vivere e crescere con gli altri e per gli altri, non limitandosi a esercitare la professione di fotografo né concedendosi un conveniente isolamento artistico.
Nel 1952 insieme a Dorothea Lange, Ansel Adams, Barbara Morgan, Beaumont e Nancy Newhall fondò la rivista "Aperture", di cui fu direttore ed editore, dall'anno di fondazione fino alla sua morte. Attraverso questa attività editoriale, Minor White presentò gran parte delle sue fotografie, ma soprattutto istituì un continuo contatto con i più grandi maestri della storia della fotografia, pubblicando e diffondendo quelle che ad oggi vengono considerate le opere più significative di quest'arte. "Aperture" ha anche pubblicato il libro che riassume la fotografia di White, 'Mirrors Messages Manifestations', nel 1969.
Oltre a organizzare mostre, scrivere saggi e dirigere la rivista "Image", insegnò al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge (1965-76). Nel 1970 fu insignito di un premio dalla Fondazione Guggenheim.
Tra i numerosi volumi pubblicati, voglio ancora citare: Metal Ornament (1957), Light 7 (1968), Rites and Passages (1978).
L'intensità delle immagini riflette la sua storia personale, fatta di tormenti, solitudine, spiritualità e poesia. Come dicevo, fortemente influenzato da Stieglitz, White ha approfondito la teoria di “The equivalent”, famosissima serie dall’autore sulle nuvole, per esprimere e tradurre in una forma visiva il mondo iperreale.
Stieglitz, Equi… lucy franco 09.03.12 0
Le immagini di White vanno oltre il soggetto. Ciò che appare in superficie, pur sembrando d’importanza secondaria, riscopre attraverso l’idea simbolica una nuova essenzialità emotiva.
Emblematica questa fotografia qui di seguito: la luce del sole del mattino attraverso una finestra, probabilmente catturata con un obiettivo spinto.
13 - Minor White… lucy franco 05.03.12 0
Vera e propria celebrazione della luce. Credo che questa immagine da sola possa spiegare tutto ciò che riguarda il suo stile fotografico. Questa è l'immagine in cui White applica tutta la sua conoscenza, e la ricerca di corrispondenze con la realtà per esprimere la sua vita interiore. La fotografia è costruita con pochi elementi: la finestra aperta, la luce solare riflessa sul muro, ombre da oggetti sconosciuti, e una tenda. Le immagini testimoniano altro da sé, e la forma diventa trait d’union. E’ importante dimenticare la materia, quando si leggono le sue fotografie, quindi non c’è solo l’immagine di un finestra e la luce del sole, e non importa neppure il luogo, perché lo scopo non è semplicemente documentare l’evento di un fascio di luce attraverso una finestra.
Era più interessato alla sua visione personale e per produrre quella che ricerca le forme nella realtà, a questa più congeniali. Bisogna quindi leggere tutti gli elementi dell'immagine come forme di astrazione. A questo punto oggetti ordinari, come una tenda, una finestra, sono trasformati in qualcosa di straordinario. Qui White ha fatto qualcosa di più di quello che ha fatto Stieglitz con i suoi “Equivalents”: ha aggiunto atmosfera e spazio per dare respiro alla sua immagine. Ha aperto le possibilità di incontro tra la pura straight photography con il suo stile poetico. Qui si riesce a sentire l'aria, si riesce a sentire il suono del silenzio.
Negli ultimi anni di vita i suoi scatti si arricchiscono di grande tensione e si sintetizzano in un astrattismo di chiara derivazione esoterica con la rielaborazione del tema della rinascita dopo la morte. Sono anni in cui la sua ricerca si concentra anche sull'utilizzo della fotografia come mezzo per rappresentare le possibili confluenze fra arte, religione, psicologia e scienza - le quattro manifestazioni creative.
14 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0 15 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0 16 - Minor White… lucy franco 11.03.12 0
17 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0 18 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0
Nel 1952 insieme a Dorothea Lange, Ansel Adams, Barbara Morgan, Beaumont e Nancy Newhall fondò la rivista "Aperture", di cui fu direttore ed editore, dall'anno di fondazione fino alla sua morte. Attraverso questa attività editoriale, Minor White presentò gran parte delle sue fotografie, ma soprattutto istituì un continuo contatto con i più grandi maestri della storia della fotografia, pubblicando e diffondendo quelle che ad oggi vengono considerate le opere più significative di quest'arte. "Aperture" ha anche pubblicato il libro che riassume la fotografia di White, 'Mirrors Messages Manifestations', nel 1969.
Oltre a organizzare mostre, scrivere saggi e dirigere la rivista "Image", insegnò al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge (1965-76). Nel 1970 fu insignito di un premio dalla Fondazione Guggenheim.
Tra i numerosi volumi pubblicati, voglio ancora citare: Metal Ornament (1957), Light 7 (1968), Rites and Passages (1978).
L'intensità delle immagini riflette la sua storia personale, fatta di tormenti, solitudine, spiritualità e poesia. Come dicevo, fortemente influenzato da Stieglitz, White ha approfondito la teoria di “The equivalent”, famosissima serie dall’autore sulle nuvole, per esprimere e tradurre in una forma visiva il mondo iperreale.
Stieglitz, Equi… lucy franco 09.03.12 0
Le immagini di White vanno oltre il soggetto. Ciò che appare in superficie, pur sembrando d’importanza secondaria, riscopre attraverso l’idea simbolica una nuova essenzialità emotiva.
Emblematica questa fotografia qui di seguito: la luce del sole del mattino attraverso una finestra, probabilmente catturata con un obiettivo spinto.
13 - Minor White… lucy franco 05.03.12 0
Vera e propria celebrazione della luce. Credo che questa immagine da sola possa spiegare tutto ciò che riguarda il suo stile fotografico. Questa è l'immagine in cui White applica tutta la sua conoscenza, e la ricerca di corrispondenze con la realtà per esprimere la sua vita interiore. La fotografia è costruita con pochi elementi: la finestra aperta, la luce solare riflessa sul muro, ombre da oggetti sconosciuti, e una tenda. Le immagini testimoniano altro da sé, e la forma diventa trait d’union. E’ importante dimenticare la materia, quando si leggono le sue fotografie, quindi non c’è solo l’immagine di un finestra e la luce del sole, e non importa neppure il luogo, perché lo scopo non è semplicemente documentare l’evento di un fascio di luce attraverso una finestra.
Era più interessato alla sua visione personale e per produrre quella che ricerca le forme nella realtà, a questa più congeniali. Bisogna quindi leggere tutti gli elementi dell'immagine come forme di astrazione. A questo punto oggetti ordinari, come una tenda, una finestra, sono trasformati in qualcosa di straordinario. Qui White ha fatto qualcosa di più di quello che ha fatto Stieglitz con i suoi “Equivalents”: ha aggiunto atmosfera e spazio per dare respiro alla sua immagine. Ha aperto le possibilità di incontro tra la pura straight photography con il suo stile poetico. Qui si riesce a sentire l'aria, si riesce a sentire il suono del silenzio.
Negli ultimi anni di vita i suoi scatti si arricchiscono di grande tensione e si sintetizzano in un astrattismo di chiara derivazione esoterica con la rielaborazione del tema della rinascita dopo la morte. Sono anni in cui la sua ricerca si concentra anche sull'utilizzo della fotografia come mezzo per rappresentare le possibili confluenze fra arte, religione, psicologia e scienza - le quattro manifestazioni creative.
14 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0 15 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0 16 - Minor White… lucy franco 11.03.12 0
17 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0 18 - Minor White,… lucy franco 05.03.12 0
Il maestro ha vissuto attraverso le sue foto, nelle quali ha riversato atmosfere di alto livello suggestivo, una profonda inquietudine, fascino e mistero. I suo scatti ci mostrano, in chiave metaforica, il racconto autobiografico del viaggio che ognuno di noi compie attraverso la vita.
E' stato certamente un artista non convenzionale che per tutta la vita ha cercato di fotografare le cose "altre", di fissare le forze e la luce che sono dietro la realtà apparente, a tutti percepibili, ma a pochi, come lui, chiaramente visibili.
Quello che appare in foto è comunque di fondamentale importanza, ma il suo vero significato deve esser scoperto solo da chi guarda.
La tensione della sua lezione è creare l’immagine guardando soprattutto dentro di sé senza operare distinzioni fra fotografia e poesia, fra fotografia e altri linguaggi artistici
Quando stiamo cercando di scoprire che cosa significano le fotografie di White, o cos'altro avrebbero potuto dire, stiamo scoprendo anche noi stessi. Spesso ha parlato di fotografia come di uno specchio, mentre suggerisce l'atto di fotografare come il riflesso speculare di sé.
Scrive ancora: "Quando la fotografia è lo specchio dell'uomo, e l'uomo è uno specchio del mondo, si può conoscere lo Spirito". Il potere delle equivalenze è ben visibile, qui.
“… Una volta liberatosi dalla tirannide delle superfici e delle strutture, della sostanza e della forma, il fotografo potrà raggiungere la verità dei poeti”.
E quindi l’ultima parola a lui, poeta.
“Questo gabbiano senz’ali
Smembrato
Di vita
Diviso
Nel mio cuore
Non ha altre ali
Che la mia voce
Caduta
Rotta
Inascoltata
Nelle piume del vento”
(Bunnelle 26)
19 - Minor-White-… lucy franco 05.03.12 0
Bibliografia:
Peter C. Bunnell. Minor White, The Eye That Shapes. New Jersey: - Princeton University, 1989
Minor White. Life is like a cinema of stills , Baldini Castoldi Dalai,
Elio Grazioli, Corpo e figura umana nella fotografia , Bruno Mondadori
E' stato certamente un artista non convenzionale che per tutta la vita ha cercato di fotografare le cose "altre", di fissare le forze e la luce che sono dietro la realtà apparente, a tutti percepibili, ma a pochi, come lui, chiaramente visibili.
Quello che appare in foto è comunque di fondamentale importanza, ma il suo vero significato deve esser scoperto solo da chi guarda.
La tensione della sua lezione è creare l’immagine guardando soprattutto dentro di sé senza operare distinzioni fra fotografia e poesia, fra fotografia e altri linguaggi artistici
Quando stiamo cercando di scoprire che cosa significano le fotografie di White, o cos'altro avrebbero potuto dire, stiamo scoprendo anche noi stessi. Spesso ha parlato di fotografia come di uno specchio, mentre suggerisce l'atto di fotografare come il riflesso speculare di sé.
Scrive ancora: "Quando la fotografia è lo specchio dell'uomo, e l'uomo è uno specchio del mondo, si può conoscere lo Spirito". Il potere delle equivalenze è ben visibile, qui.
“… Una volta liberatosi dalla tirannide delle superfici e delle strutture, della sostanza e della forma, il fotografo potrà raggiungere la verità dei poeti”.
E quindi l’ultima parola a lui, poeta.
“Questo gabbiano senz’ali
Smembrato
Di vita
Diviso
Nel mio cuore
Non ha altre ali
Che la mia voce
Caduta
Rotta
Inascoltata
Nelle piume del vento”
(Bunnelle 26)
19 - Minor-White-… lucy franco 05.03.12 0
Bibliografia:
Peter C. Bunnell. Minor White, The Eye That Shapes. New Jersey: - Princeton University, 1989
Minor White. Life is like a cinema of stills , Baldini Castoldi Dalai,
Elio Grazioli, Corpo e figura umana nella fotografia , Bruno Mondadori
Grazie a Maricla, al mio fianco discreta e sapiente.
Certo che è davvero incredibile quanta storia c’è nell’arte della fotografia e quante ricerche perché assumesse una sua collocazione autonoma rispetto alle forme più classiche e consolidate di espressività (come la pittura). E, come ogni storia, anche la storia della fotografia è tessuta da persone che hanno creduto nel valore del loro pensiero e lo hanno affermato grazie a quella forza invisibile che si chiama passione. Queste persone sono i maestri della fotografia, come Minor White, che hai egregiamente descritto attraverso una presentazione avvincente ed esaustiva.
Complimenti, tanti.
Gino
Complimenti, tanti.
Gino
11.03.12, 12:45
Messaggio 9 di 50
un saggio analitico di grande spessore ...poi quella fotografia è a me la più vicina anche se so che è irraggiungibile .
davvero sono rimasto colpito da come hai letto questo autore , ma soprattutto quel periodo " eroico" che forse ormai senbra essere distante ma invece non è . tutta la fotografia che per immagini ci hai mostrato, quella di paesaggio, di rirtratto, concettuale nasce allora e non credo che possa essere intesa come superata . qui c'è tecnica, intelletto, cultura che forse purtroppo soprattutto in alcuni ambiti della fotografia si è perso in favore del niente.
ma di questo ne ero certo . credo che tutto in fotografia sia nato allora e tu lo hai sottolineato in un modo colto ma immediato e comprensibile . non è da tutti avere questa capacità di sintesi critica.
Messaggio Modificato (12:51)
davvero sono rimasto colpito da come hai letto questo autore , ma soprattutto quel periodo " eroico" che forse ormai senbra essere distante ma invece non è . tutta la fotografia che per immagini ci hai mostrato, quella di paesaggio, di rirtratto, concettuale nasce allora e non credo che possa essere intesa come superata . qui c'è tecnica, intelletto, cultura che forse purtroppo soprattutto in alcuni ambiti della fotografia si è perso in favore del niente.
ma di questo ne ero certo . credo che tutto in fotografia sia nato allora e tu lo hai sottolineato in un modo colto ma immediato e comprensibile . non è da tutti avere questa capacità di sintesi critica.
Messaggio Modificato (12:51)
grazie Gino per le tue riflessioni, naturalmente mi trovi daccordo, sono convinta che la passione quando è vera , produce sempre grandi risultati.
11.03.12, 13:00
Messaggio 11 di 50
Grazie Lucy per questo approfondito report e complimenti per il gran lavoro svolto. Pur fotogrando da un po' non mi ero mai soffermata troppo sugli sviluppi della storia della fotografia, ma tu ma l'hai fatta apprezzare e ammirare.
Grazie Paola
Grazie Paola
per VOG
certo qui siamo ai Fondamentali.
Affascinante scoprire come nasca tutto da quella matrice che era arte non disgiunta da azione, a sua volta intrisa di cultura, voglia di condivisione, confronto e dialettica.
grazie per aver letto e apprezzato
certo qui siamo ai Fondamentali.
Affascinante scoprire come nasca tutto da quella matrice che era arte non disgiunta da azione, a sua volta intrisa di cultura, voglia di condivisione, confronto e dialettica.
grazie per aver letto e apprezzato
Paola
:)))))))))))))))))))
il mio traguardo era, come forma di scrittura, accompagnare il lettore fino alla fine.
Se ci sono riuscita, sono contentissima
:)))))))))))))))))))
il mio traguardo era, come forma di scrittura, accompagnare il lettore fino alla fine.
Se ci sono riuscita, sono contentissima
Grazie, Lucy, per questa tua particolareggiata analisi su Minor White e sul periodo storico, per la fotografia, forse più denso di cambiamenti che l'ha portata ad essere una vera e propria forma d'Arte... si, con la A maiuscola!
Ciao Angelo
Ciao Angelo
11.03.12, 17:00
Messaggio 15 di 50
E tanti complimenti per questo lavoro, Lucy … un’indagine di grande spessore culturale. Di grande interesse per me che per formazione ho testa e mani in paste più poetiche. Mi sento particolarmente affascinata e colpita da questo autore, sento forte e viva questa sua “tensione” … “è creare l’immagine guardando soprattutto dentro di sé senza operare distinzioni fra fotografia e poesia …”
E guardando “quella” fotografia arriva, eccome arriva , “il suono del silenzio”.
Poi, sono andata a verificare, è vero, Jerry Uelsmann è stato allievo Di Minor dal quale apprende l’importanza di un rapporto diretto e intenso con la natura (le foto che hai proposto in questo senso sono stupefacenti). Lezione che Uelsmann farà totalmente propria. Come avrai capito, nutro un fascino spudorato per quest’ultimo.
A presto
Marcella
Messaggio Modificato (17:01)
E guardando “quella” fotografia arriva, eccome arriva , “il suono del silenzio”.
Poi, sono andata a verificare, è vero, Jerry Uelsmann è stato allievo Di Minor dal quale apprende l’importanza di un rapporto diretto e intenso con la natura (le foto che hai proposto in questo senso sono stupefacenti). Lezione che Uelsmann farà totalmente propria. Come avrai capito, nutro un fascino spudorato per quest’ultimo.
A presto
Marcella
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