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BOTTE TRA QUARESIMA E CARNEVALE - "Ghe pensi mi" - Parte seconda

BOTTE TRA QUARESIMA E CARNEVALE - "Ghe pensi mi" - Parte seconda

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Geo Portaluppi


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BOTTE TRA QUARESIMA E CARNEVALE - "Ghe pensi mi" - Parte seconda

La favola è dedicata a MISHA, la gatta di Maria Luisa Runti.

A mezza via tra il regno di Quaresima e quello di Carnevale ci sta il paese di Misericordia e Grancuccagna con una larga piazza nel cui centro campeggia un pozzo quadrangolare.
In vorticoso moto rotatorio attorno a questo pozzo ritroviamo Robiaco il capo dei ratti neri che, con il capo contornato da foschi pensieri, rimuginava sugli ultimi avvenimenti. Apparentemente le cose si erano ben concluse: grazie alla gatta Alessia i topi bianchi e quelli neri avevano stretto un patto con fra’ Gardino e si erano assicurati un costante rifornimento di cibarie, anche in caso di guerra tra i regni di Carnevale e Quaresima. Il merito però era andato a Meghedino, il leader dei topi bianchi, mentre i topi neri avevano avuto scarsa rilevanza. Deambulava da un pezzo quando lo raggiunse Rantolona, la sua compagna che, come se gli avesse letto nel cervello, rivolse al suo bello queste parole:
« È un inutile arrovello quello di cui ti sei fatto fardello: Meghedino è stato solo fortunato, si è trovato nel posto giusto al momento appropriato. »
Ribattè Robiaco: « Ora i bianchi hanno un grosso vantaggio su di noi. In futuro, nel corso di ipotetica vertenza, lo getteranno sul piatto della bilancia. Dobbiamo pareggiare i conti, se non vogliamo fare la figura dei tonti. Ahimè, non so come… »
« Potremmo chiedere cibo ai vignaioli. »
« Brava! Credi che non ci abbia pensato. Ma come entriamo in contatto con gli umani. »
« Per mezzo di Tamerlano, il loro gattino che sta acquattato tra le ceste dell’uva… »
« Non ci serve un gattino, ma un felino battagliero…»
« E questo lo è! E poi non ho detto “gattino”, bensì gatto Tino. Tino è il soprannome che gli hanno dato perché è uso servirsi della frase “ghe pensi mi”, inventata tantissimi anni fa dal comico milanese Tino Scotti: come l’umano è un gran faccendone. Ci aiuterà. »
Albeggiava quando Robiaco e Rantolosa arrivarono tra i vigneti. Dentro una cesta, che aveva contenuto uva passa, Tamerlano ronfava come una grancassa nel tentativo di smaltire la sbornia. Ci vollero due cuccume di caffè bollente prima che Tamerlano ridiscendesse su questa terra, ma alla fine aprì un occhietto iniettato di bonarda e in tralice ascoltò le richieste della coppia più bella del mondo... dei sorci neri. Poi si stiracchiò bene, si ingobbì rizzando il pelo e con uno sbadiglio lungo un miglio disse:
« Ghe pensi mi. »
Al gatto Tino non interessano minimamente tutte quelle beghe, e le guerre, e i frati, e gli elefanti birbanti e via discorrendo. A mandarlo in sollucchero era la possibilità di apparire come un eroe agli occhi di Alessia, la gattina alla quale da tempo faceva il filo. Spuntarla con quei vignaioli era impresa ostica, e grande lustro gli avrebbe dato, e lui aveva già congeniato come convincere quella rude gente.
« Oh cialtroni che di mosto puzzate – era saltato sul più alto filare e con voce baritonale, per farsi sentire anche dagli umani lontani, a loro si rivolse – ascoltate, ascoltate! Vi siete lasciati surclassare da un tremulo fraticello, in un clima così teso e violento, alla vigilia di una cruenta guerra, egli ha allentato i cordoni del suo borsello elargendo doni ai fratelli meno fortunati, portando distensione e pace. Se la vostra coscienza tace…» ma non riuscì a terminare la sua concione giacché un di quelli, forse tripede, s’era privato d’uno scarpone, scagliandolo nella miagolante direzione.
« Misura le parole, gattaccio spelacchiato – parlò quello con un piede ignudo e il naso avvinazzato - sei ospite per accondiscendenza nostra: un’altra scemenza e disoccupato sarai senza il TFR fin qui maturato. »
Coriacei ‘sti vignaioli, considerò il gatto Tino che l’aveva previsto, ma per l’amore della soave Alessia non si sarebbe arreso nemmeno contro mille scarponi. Per fortuna aveva l’asso nella manica: tutti i gatti hanno un asso, nel caso in cui dispongano di una manica.
« Oh poveri di spirito – proseguì Tamerlano – non sapete che stipularono un accordo alla pari. Fra’ Gardino fu salvato dal tremendo elefante Lele dai topi bianchi e ora è sotto la loro protezione in cambio di poco cibo: vi conviene fare altrettanto! »
« Ah, ah – risero in coro i vignaioli – sappiamo chi è Lele, è l’elefantino del circo Boom Boom. È un cucciolo inoffensivo che non viene incatenato come gli esemplari grandi: ogni tanto scappa per fare birichinate. Poteva mettere paura solo a un frate, ma se viene qui si becca un sacco di legnate. Alla prima occasione spiffereremo tutto a fra’ Gardino, così la smetterà di regalare derrate… e topi bianchi e ratti neri vedranno i sorci verdi. »
Che disastro aveva combinato. Mogio mogio Tamerlano si allontanò dai vigneti e ritornò in piazza dove trovò Alessia. L’incontro non fu quello che s’era immaginato, invece che fulgido eroe si presentava sconfitto. La gatta in un primo momento trasalì: Tamerlano in cinque minuti aveva distrutto l’intero suo operato, ma poiché ella era soave di professione, mostrò grande comprensione verso il gatto Tino.
« La frittata ormai è fatta. – Disse al micio la gatta – troviamo una soluzione imperocché entrambi abbiamo un impegno da rispettare con il popolo dei topi. »
« Se questo è il problema – considerò Tamerlano – perché non ce li pappiamo tutti, in questo modo tolti i sorci sparito il problema…»
« Non possiamo, ne va della nostra etica professionale… » rispose Alessia.
« Facciamo così: io mangio i tuoi topi bianchi e tu quelli neri. L’etica è salva! »
« Forse esiste un’altra soluzione. Occorrerà l’aiuto di tutti i topi. Vai a chiamare Anselmo, il toporagno, che allerti la popolazione: dovremo lavorare tutta la notte. »
« Ghe pensi mi… - fu la pronta risposta di Tamerlano. – ma tu intanto cosa fai? »
« Io penso a procurare tanti coperchi di pentoloni, dei sassi tondi e del terriccio. »
Si lasciarono con l’intesa di ritrovarsi al pozzo dopo un ora. E questo avvenne. C’erano tutti. Alessia spiegò il suo piano e poi la lunga colonna si mise in marcia. Fu una notte lunga e laboriosa. Il giorno dopo spuntò un alba radiosa. I vignaioli furono i primi ad alzarsi e a raggiungere il loro posto di lavoro. Una triste sorpresa li attendeva: alcuni filari erano divelti, come se fosse passato un tornado. Lo sgomento fu grande anche se, dopo un attento esame, si riscontrò che i danni erano minimi, quasi irrilevanti. Dalla parte del canalone roccioso, nei tratti dove c’era terreno, trovarono delle enormi impronte tonde: qualcuno azzardò una ipotesi: di lì erano passati gli elefanti. Tuttavia altri erano dubbiosi. Mentre erano ancora in subbuglio arrivò Alessia con il fido Tamerlano.
« Questa notte sono venuti a fare man bassa d’uva gli elefanti. Per vostra fortuna i topi vigilavano e hanno salvato l’intero raccolto mettendo in fuga i pachidermi. » Un gruppo di vignaioli era alquanto perplesso, quelle impronte parevano fasulle e la storia non stava in piedi. D’altra parte l’accaduto metteva il risalto quanto fossero indifesi i loro vitigni, sia da attacchi d’elefanti o d’altri animali, e loro non potevano fare la guardia tutta la notte, se di giorno dovevano lavorare. Un contributo ai topi era il minore dei mali.
« Siamo d’accordo, contribuiremo anche noi al pari di fra’ Gardino, e i topi vigileranno sui nostri campi, e ci sarà un supplemento anche per la coppia dei gatti, affinché loro vigilino sui topi, tenendoli sotto controllo, per farci mantenere alta la produzione del vino. »
« Oh, in merito a questo avrei una idea. – A parlare era Tamerlano - Perché non piantate dei filari anche sul lato nord e sud della collina ? »
« Credi che non ci abbiamo pensato? Bisognerebbe creare dei piccoli lotti di terreno, ma le pareti sono troppo scoscese per portarci della terra: non ci sono sentieri abbastanza larghi per piedi umani.»
« Ma non per zampette di topi. Pensate hanno già riempito dei coperchi con terriccio e sassi per simulare delle impr… »
Una zampata di Alessia lo fermò prima che potesse rivelare il trucco delle false impronte d’elefante, mandando ancora una volta all’aria i suoi piani.
Per fortuna i vignaioli non si accorsero della gaffe di Tamerlano, avevano invece colto al volo la sua idea, utilizzare i topi per creare dei piccoli appezzamenti sui lati nord e sud.
Fu l’inizio di una nuova speranza. Anche se in modo molto lento la produzione del vino aumentò e la guerra venne scongiurata tra i regni di Quaresima e Carnevale.
A volte basta poco per evitare le lotte, un po’ di buona volontà e… coperchi tondi, forse è per questo motivo che il Diavolo fa solo le pentole in quello e in altri mondi.

Commenti 20

  • Gianmaria Giordanengo 08/04/2009 20:59

    Ma che bel musetto ....
    Un caro saluto

  • Bruno Fontana 19/03/2009 21:49

    Ho letto con entusiasmo la tua storia che trovo molto bella e salutare per lo spirito di noi umani, anche se tutto da discutere sull'umano significato.
    Molto bella anche la foto di questo meraviglioso gattino.
    Io ne ho tre:
    Silvestro, Zunami e Pelusche che ora ti presento.
    Grazie infinite per la tua visita ed ancora complimenti per il tuo bellissimo racconto.
    Un caro saluto,
    Bruno




  • Anna Lisa Imperiali 27/02/2009 8:28

    Io invece purtroppo non ho il tempo per inchiodarmi davanti alla tua sicuramente bellissima storia ...ti faccio i miei complimenti per questa simpaticissima e ben fatta foto ...a me piacciono moltissimo i mici! Anna Lisa :-)
  • redfox-dream-art-photography 20/02/2009 17:02

    Molto interessante.
    Mi piacè!

    ciao, redfox
  • Anca Silvia B. 18/02/2009 9:38

    Brava!!!!
    Un saluto,Anca
  • Alberto Angelici 05/02/2009 19:46

    Perdonami Geo ma all'aprirsi sul monitor di quest'immagine ho avuto per un attimo la sensazione irrazionale che il micio fosse morto. Forse a causa del lavoro di post, peraltro ottimo, mi era sembrato, quello, uno sguardo privo di vita.
    gatto per gatto, ho appena mandato un'immagine, l'ennesima, del mio Mao :-)
    Ciao, buona serata, in bocca al lupo per tutto.
    A.
  • Roberto Tagliani 31/01/2009 18:46

    Ciao Geo,
    ora "me la punto", poi me la leggo con calma ....ho bisogno di godermela !!!
  • Paolo Zappa 30/01/2009 15:34

    Caro Geo, questo micio è veramente PARTICOLARE!!!! Adattissimo a fare da protagonista della tua deliziosa favoletta, che, ancora una volta, è da antologia!!! Sei sempre il migliore!!! Ciao, Paolo.
  • agnese52 30/01/2009 14:35

    dopo leggo con calma, intanto ti faccio i complimenti per la tua bravura come fotografo ma soprattutto come scrittore!
  • Paolo Liguori 30/01/2009 12:48

    F A V O L O S A!!!
    Grande Geo, mi sono letto tutta la storia e non ho parole...
    Carinissimo il gattino, che tenero sguardo.
    Un saluto, Paolo
  • Bodil Hegnby Larsen 30/01/2009 10:54

    Carinissimo il micio, il tuo racconto un vera favola :-))
    A me piacciono i gatti e anche i topi, animali straordinari entrambi. Continua così Geo!
    ciao
  • Vitória Castelo Santos 30/01/2009 8:41

    Sì, i tre sono Tigre Europeieni...una razza recente....ora possono andare in concorsi e così loro stupidi padrone non li botano piú via.....i veterinari sono molto carini...amano proprio gli animali :-))))))))))))))))
    ciao da Vitoria
  • Lunasole 29/01/2009 23:19

    Scrivere l'ho sempre detto deve essere il tuo mestiere, la fantasia è nel tuo DNA, il micio (troppo simpatica questa elaborazione) l'hai spiegato di chi è ... cosa resta da dire : MITICO Geo
    Bravo bravissiiiiiiimo
  • Vitória Castelo Santos 29/01/2009 23:06

    Bravo, Bravo!!!!!!!!!!!!!!!!!
    Complimentoni
    V
  • adriana lissandrini 29/01/2009 22:51

    un po' indispettita per essere stata inchiodata per tanto tempo davanti allo schermo...alla fine soddisfatta....mi sono molto allietata!!!! sei uno scrittore meraviglioso...mi hai ricordato un libro stupendo 'La Collina dei conigli' lo conosci? bello anche il tuo micio...sono anche i miei amori...