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Scerlocco indaga! L'arruffato caso del Pechinese mariuolo

Scerlocco indaga! L'arruffato caso del Pechinese mariuolo

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Geo Portaluppi


Free Account, Vigevano

Scerlocco indaga! L'arruffato caso del Pechinese mariuolo

La microcriminalità non è circoscritta solo ai piccoli crimini come scippi, truffe, rapine, stupri, vandalismo, bullismo, minacce, violenze, eccetera, compiuti da nani, gnomi e lillipuziani in trasferta. Il fenomeno è assai complesso e ingloba tutti quegli atti illeciti e incivili che procurano danno, non solo economico o patrimoniale ma anche, e in misura più deleteria, psichico.
Le analisi e gli studi condotti sul problema non hanno forgiato rimedi idonei a contrastare l’incremento dei reati e ciò perché non è stata trovata né l’origine né la causa scatenante. La microcriminalità è connessa alla disoccupazione, ai minori di famiglie povere o ai figli di malviventi. Si palesa con molte facce ma tutte con una caratteristica in comune: è una criminalità di tipo predatorio che minaccia la vita quotidiana nei i suoi piccoli aspetti, da quando vai a fare la spesa o a quando esci dalla banca o porti un fiore al cimitero o ti fermi in posto isolato a fare una foto. Siamo capitombolati in un conflitto che perderemo perchè non siamo consci di essere in guerra: i nemici, chiunque essi siano, non vestono la divisa di un altro colore e dispongono di un’arma terribile: l’imbecillità suprema. Razziano perché sanno che nessuno li può o li vuole fermare. Non hanno ritegno. La loro sfacciataggine non ha confini e persisteranno nella loro balorda azione fino a quando non resterà più niente, nemmeno per loro: è stata innescata la distruzione della società per autofagocitazione!
A volte accade che al diffondersi di morbi deleteri si generi spontaneamente un antivirus.
E questo antivirus si chiama Spartaco Olmi, che incontrai casualmente in un Commissariato, risucchiato dalle note di una fragorosa risata omerica. All’insolito richiamo non seppi resistere, e la mia testa fece capolino oltre l’ingresso della stanza delle denunce. Sbirciai e rimasi di sasso. Seduto davanti al graduato di turno c’era un uomo alto e muscoloso vestito come Sherlock Holmes, mantellina a quadretti e cappellino moscio con aletta compresi. Origliai e perdurò il mio stupore.
« Caro signore – sentii il paziente poliziotto spiegare – è caduto in un grossolano equivoco. È vero che i giornali chiamano “Il pechinese” l’autore dei recenti piccoli furti in appartamenti e ciò perché sono stati trovati in loco mozziconi di sigarette cinesi e una bustina di fiammiferi confezionata a Pechino. Da qui nasce il soprannome “Il pechinese”, mentre lei, caro signore, sostiene che il ladro sia un cagnolino di razza pechinese… Comprenderà che un cane di piccola taglia non può svaligiare appartamenti. »
Spartaco Olmi uscì dal Commissariato con le spalle curve, triste e mogio. Lo segui per tentare di rincuorarlo. Seduti al tavolino di un bar, davanti a un chinotto e una cedrata Tassoni, con tatto, gli chiesi come era giunto a tali insolite conclusioni.
« Mi permetto di vantarmi d’essere l’inventore del pedinamento anteriore contro sole… - iniziò a parlare lentamente, fissando la cedrata - …se segui il sospetto senza farti notare, come da regola, il pedinato, non sentendosi spiato, non desisterà dai suoi propositi criminali. È facile individuare chi si muove con fare sospetto, guatandosi in più fiate alle terga. E se girandosi, mezzo accecato per avere “lumato” in direzione del sole, io gli appaio all’improvviso, egli sussulterà e lo spavento lo indurrà a recedere dai suoi illeciti propositi… »
« È per questo motivo che ti sei vestito come Sherlock Holmes, vuoi essere notato per diventare una sorta di deterrente? »
« Proprio così! Meglio prevenire. Il microcriminale agisce in modo casuale, non ha un piano, coglie l’occasione, ma se sorgono complicazioni in genere desiste, purché non sia con le spalle al muro e purché non abbia compiuto il misfatto. Oggidì i miei posti preferiti di sorveglianza sono il parco e i giardini pubblici. Mi siedo su una panchina e osservo. Fu al parco che notai quel vispo cagnetto che con troppa esultanza saltellava vicino alle signore, giocherellando con le loro borse, afferrando i manici con i denti e poi scappando dalla sua padrona, la signora Nives Tormenta che, con mille scuse rendeva la borsa alla legittima proprietaria che aveva rincorso il pechinese. Seguii la signora Nives e la vidi fermarsi davanti a edifici, apparentemente senza motivo, studiando la facciata, scattando qualche foto. Con sorpresa appresi che in una di quelle case era stato commesso un furto. Ritornato al parco, al mio posto d’osservazione, rividi la stessa scena. Il pechinese sottraeva una borsa, la proprietaria rincorreva il cane, la signora Nives rendeva la refurtiva e poi, fuori dal parco, nuovo sopralluogo davanti a un palazzo che la notte stessa riceveva la sgradita visita del fantomatico ladro.»
« Un ottimo lavoro, direi… - mi complimentai con Scerlocco – e cosa hai dedotto?»
« Semplice – mi rispose l’uomo in mantellina a scacchi - la signora Nives, nei pochi minuti che teneva in mano la borsa della vittima prescelta, perché era ovvio che il cane era stato addestrato a rubare la borsa di una donna prestabilita, le sottraeva le chiavi di casa e così la signora Tormenta svaligiava l’appartamento prima che la malcapitata sostituisse la serratura della porta d’ingresso. » Rimasi un attimo in silenzio a riflettere. Sembrava una storia sensata. Invece… « Invece cosa non ha funzionato? » chiesi, visto che la polizia non aveva creduto a Spartaco. Sospirò e spifferò.
« Il ladro non ha usato chiavi, mi ha riferito la polizia. Ci sono sempre stati segni di scasso…»
« Saranno stati fatti dopo, per non rivelare l’espediente attuato al parco… » considerai.
« È quello che ho detto anch’io! - esclamò fiero Scerlocco. Poi tornò di nuovo ad abbassare il capo e soggiunse con un fil di voce – Vero è che nessuna donna derubata ha denunciato il furto delle chiavi… E altrettanto vero è che in diversi casi la signora Tormenta è stata in grado di fornire un alibi inattaccabile. In conclusione è risultata una falsa pista…»
« Non sono convinto! – sbottai – E poi c’è la storia delle sigarette cinesi. Mi pare valga la pena di indagare. E la signora Tormenta forse ha un complice… »
« Allora mi credi? – Scerlocco era al settimo cielo – Cosa intendi fare adesso? »
« Tu torni a pedinare la signora Nives per scoprire se ha un complice, mentre io vado a trovare un certo signor Wang Chen. Ho buoni rapporti con i cinesi: mi chiamano LamicoPoltaluppi. »
« E lo dicono tutto attaccato, LamicoPoltaluppi? »
« S’intende…»
Ci lasciammo con l’intesa di ritrovarci il giorno dopo, stesso posto, stessa ora.
Wang Cheng mi confidò in gran segreto che i cinesi non sono così sciocchi da rubare fumando le loro sigarette, anche perché preferiscono le nostre. Poiché era evidente che il ladro intendeva fare ricadere la colpa sui cinesi, gli chiesi se qualcuno della sua comunità avesse avuto noie o se dalla bustina di fiammiferi di Pechino si potesse risalire a uno specifico cinese. Lui riteneva che fosse un modo per fare cadere i sospetti lontano dai reali colpevoli, tuttavia si sarebbe informato.
Telefonai a Scerlocco spostando l’appuntamento di qualche giorno… e fu un fatale errore!
« AmicoPoltaluppi! – i cinesi anche se devono darti brutte nuove sono sempre sorridenti. Soffrire festosamente, pare il loro motto. – Qualcosa di glosso bolle in pentola: pale che sia in atto una manovla contlo la mia gente. Bande livali voglio scleditalci agli occhi degli italiani, ploplio noi che siamo gli stlanieli da più tempo stanziati nel vostlo bel paese, ploplio noi che lavoriamo sodo da mane a sela! È un obloblio! » La parola obbrobrio gliela avevo insegnata io con discreto successo. La sera dopo, come convenuto, mi recai all’appuntamento. Sulle labbra avevo stampato l’annuncio che l’arruffato caso del pechinese mariuolo si stava dipanando. Arrivai puntuale ma Scerlocco non c‘era! Strano, non era da lui ritardare. Aspettai un breve lasso di tempo perché ero preoccupato, forse qualcosa di spiacevole gli era accaduto e quindi mi diressi rapidamente al Commissariato per denunciare la scomparsa del signor Olmi.
« No, non è scomparso! » sentenziò lapidario l’ispettore sotto il cono di luce del suo lampadario.
« Lei sa per caso dove si trova il signor Spartaco? »
« Conosco con esattezza la sua ubicazione… » scandì teatrale.
« Sotto un metro e mezzo di terra ? » mi sfuggirono le parole di bocca.
«No, dietro solide sbarre: l’abbiamo arrestato! » L’ispettore era impassibile.
« Si tratta di un tragico equivoco. Mi faccia parlare con lui…» avevo perso la calma.
« Eh, no, se prima non mi spiegate cosa c’è sotto! Non dovreste giocare a guardie e ladri. »
« Qualunque sia l’accusa, è innocente, e lei lo sa, non lasciamo questo eroico cittadino rinchiuso in uno sgabuzzino. »
La cella era più ampia di uno sgabuzzino, per fortuna, così riuscii a entrare. Stava lì, seduto sulla branda, con il cappello in mano, cincischiandolo. Il suo sorriso illuminò la buia stanza, quando mi vide. M’afferrò un braccio, facendomi sedere a lui accanto, alla sua destra.
« Avevi ragione! La donna, quella donna, - e prima di pronunciarne il nome si guardò attorno, come se i muri della cella avessero orecchie indiscrete, -sai chi intendo, ebbene, ha un complice che vive nel suo appartamento. Era notte quando sortì di casa, e io dietro, a pedinarlo. Scavalcò agevolmente il muretto e con un balzo fu sul balcone. Forzò la porta a vetri e fu dentro. A questo punto era mio dovere intervenire per fermarlo. In un baleno fui nell’appartamento. Era buio pesto e mi colpì uno strano odore… come se fosse…»
« Un odore dolciastro, come borotalco per bebè? »
« Esatto, come fai a saperlo? »
« Te lo spiego dopo, prosegui il racconto. »
« Il racconto è già finito, perché fu come se il soffitto mi crollasse in testa… e mi sono risvegliato in gattabuia. »
Penammo non poco ma alla fine Scerlocco fu rilasciato, grazie a un bernoccolo che non poteva essersi auto inferto, e ci ritrovammo seduti davanti a una cedrata Tassoni e a un chinotto. Fu Scerlocco a parlare per primo, di botto. « Cosa avresti fatto al mio posto? »
« Ti avevo detto di non fare nulla. Di aspettare le rivelazioni di Wang Cheng. Siamo di fronte a un inghippo più grosso di quello che credevamo. Wang Cheng mi ha riferito che qualcuno, cavalcando il facile pony della microcriminalità, galoppa verso la macrocriminalità. Nel nostro futuro scenario cittadino si prospettano cruente lotte tra bande rivali! Ma il vero nemico ancora non ha mostrato il suo volto: in attesa di fare il suo macabro ingresso, prepara il terreno seminando tensione e paura. Se questa fosse una lotta sul ring, la microcriminalità rappresenterebbe i colpi ai fianchi che servono per togliere il fiato all’avversario, spossandolo, in attesa di sferrare il colpo finale. »
« O.K., ma torniamo al nostro caso... – mi interruppe Scerlocco - come sapevi dell’odore.? »
« Hanno addestrato un cagnolino pechinese a rubare, a vittime prescelte, borse in cui la donna introduce una mini bomboletta da sub, modificata con timer e caricata con protossido d’azoto, un gas oggi in auge tra i ladri d’appartamento. La signora Nives e il suo ganzo sono la punta d’iceberg di una vasta organizzazione che s’avvale di sistemi sofisticati. Consoliamoci pensando che almeno abbiamo sventato questa strategia di furto. »
« Allora abbiamo vinto? » a Scerlocco era tornata l’euforia.
« È una vittoria di Pirro. Temo che escogiteranno altri marchingegni banditeschi. E per vendicarsi della tua denuncia ti hanno teso una trappola addossandoti la colpa dei furti, caro Scerlocco, e tu ci sei cascato come un allocco! »
« Non mi arrendo per così poco – tuonò l’eroico paladino – e continuerò l’opera di sorveglianza e alla fine vedremo chi ne avrà abbastanza! » Finii il mio chinotto e mi alzai: erano passate le otto. Mentre m’allontanavo pensai “Buon fortuna, caro Scerlocco, ne abbiamo tutti bisogno un gran fagotto .»

Quando, ancor piccino, mio padre mi spiegò il significato dell’arcana frase che appare in ogni film: “Ogni riferimento a persone esistenti e fatti accaduti è puramente casuale.” capii che non ero nato su un triste pianeta, se occorre spiegare la differenza tra realtà e invenzione a chi ha intenzione di farci qualche speculazione. Pertanto diffido persone, animali o cose reali a volersi intrufolare in questa mia storia di pura fantasia, raccattata un dì per caso all’angolo di una via di una città che non si sa dove sia.

Commenti 10

  • Gaetano Ficara 23/06/2009 18:36

    Che magnifica didascalia a margine della foto peraltro pertinente allo splendido racconto...
    grande Geo...
    ciao,
    Gae
  • Marialbi 17/06/2009 14:10

    mihhhhhhhhhhhh
    geo che giallo!!!!! mi hai fatto morire...
    bravi tu e scerlocco!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    l'immagine come sempre é un capoalvoro
    un caro saluto
    mt
  • federico ravaldini 17/06/2009 0:29

    Ecco perchè non ti si sentiva da un pò, stavi creado......
    intanto complimenti per la foto di per sè intrigante al massimo, il testo l'ho copiato in word e quando l'avrò letto ci risentiamo....
    Ciao capo bassotto da FEDE the big nel senso del grosso naturalmente....
    Come vedi dalla data e dal commento era prima delle votazioni....
  • giancarlo abbati 13/06/2009 21:00

    molto avviincente ....il chinotto poi ..ormai chi lo beve ...e poi mi intrufolerei volentieri in qualche tua storia .molto bella anche la foto ...adattissima al racconto .ciao.
  • Bodil Hegnby Larsen 12/06/2009 16:36

    Tu mi fai sempre sorridere Geo, e non è poco!
    Grande!
    ciao
  • Tommaso Gioietta 11/06/2009 23:37

    Avvincente! Bravissimo, bella anche la foto!
  • Carlo Pollaci 11/06/2009 14:28

    Premetto che mi gusterò il tuo racconto con calma e più tardi. Ma che mondo è quello in cui una gentile signora va in giro pixellata?
    La (mia) risposta a dopo la lettura.
  • Roberto Tagliani 11/06/2009 11:05

    ...sebbene sia alle prese con carteggi vari, non ho potuto resistere dallo "spararmelo" anch'io tutto d'un fiato !!!
    .......FANTASTICA !!!!!
    Ma come fai ????
    Ciao Geo !!!

    p.s.: ti chamerò ho bisogno di partlarti ...
  • Paolo Zappa 11/06/2009 0:45

    Mi sono bevuto tuuto d'un fiato il racconto delle avventure/disavventure di Scerlocco, poichè trovo sia un personaggio con un acume almeno pari al suo celebre "quasi-omonimo"!!!! Vedo che il caso non è chiuso, e quel "Wang Cheng" non mi convice per niente!!! Notoriamente la triade si serve di individui apparentemente insospettabili!!!
    Fossi in Scerlocco, starei molto...mooolto attento!!!!
    Il seguito di questo "thriller" spero ci terrà"avvinti" per tante puntate ancora!!!!
    Incidentalmente, molto bella anche la foto!!!!!
    :-)))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))))
    Ciao, caro Geo, a presto e buonanotte!!!!!
  • Maurizio Zoldan 11/06/2009 0:10

    .. Ne hai di fantasia... E la foto mi piace...
    MauZ