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lucy franco

... Carla Fiorina

Grazie Carla e Lucy, veramente interessante, francesco
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lucy franco

... Ettore Caio

Leggo solo ora l'intervento tra il serio e il faceto di Carla,è vero,forse in modo diverso,ma la cocciuttaggine fa parte del nostro carattere e in qualche modo ne contraddistigue le peculiarità,c'è solo una precisazione da fare,non scatto in raw perchè non usando il ps sarebbe più dannoso che altro.Non butto via tutto,ma trasferisco su cd le foto abilmente elaborate con Picasa:))) e con grandezza già pronte per l'invio su Fc.Per quanto riguarda i raduni
purtroppo dopo l'infarto ho perso un pò di smalto,ma spero che qualcun'altro si dia da fare e non mancherò di certo ad unirmi al popolo della mezze calzette frequentatori di raduni nell'ambito dei quali c'è sempre l'occasione di farsi qualche flebo di spensieratezza e serenità.
In alto i cuori con la speranza di un presto arrivederci.
Ettore
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lucy franco

... Gino Lom

Ciao Monica, sono davvero contento di trovarti qui.

Allora, per le tue domande: i concetti che rappresento (anzi, che cerco di rappresentare) raramente nascono da una precisa scelta, il più delle volte derivano da un’idea spontanea di tradurre in immagine un aforisma che già conosco, oppure – e sempre spontaneamente – visualizzo un dato concetto che, poi, supporto con la didascalia che mi sembra più consona. In sostanza, mi riesce molto difficile “programmare” un dato lavoro, preferendo che l’idea si formi senza forzature. Questa è anche la risposta alle tue ulteriori domande: no, non ho mai pensato di sviluppare una serie, né di un singolo autore col suo variegato pensiero né di un singolo pensiero coi suoi variegati autori, perché la percepisco come un sorta di auto imposizione che limiterebbe quella spontaneità a cui accennavo prima (tuttavia, non escludo di tentarla una serie, magari assemblando singole parti realizzate come lavori a se stanti…).

Questo è tutto, spero di aver meritato la sufficienza e soprattutto spero che l’avvocatessa del diavolo non abbia nulla da dire -:))

Ti ringrazio davvero molto per le tue parole che conferiscono pregio alle mie fotine e ti abbraccio con l’augurio di buonissime feste.

Gino
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lucy franco

... Gianpaolo Giambuzzi

Ti ringrazio per la risposta e ti confermo di conoscere la differenza tra mecenate, mercenario e mercenaria persino senza doverlo andare a leggere sul vocabolario ma devo ammettere che non comprendo lo scopo della lezioncina di semantica, forse persino un poco offensiva, seppure sono sicura non volutamente.
Così come non comprendo cosa significhi paragonare un ritratto di persona con la rappresentazione di scarpe, senza alcun intento polemico, sia ben chiaro: se paragono i diversi scopi e risultati di due mezzi dovrò confrontarli nello stesso ambito quindi ritratto con ritratto e natura morta con natura morta (o still life se si preferisce il termine inglese). Il fatto che in fotografia si fotografi anche un paio di scarpe non lo vedo così distante da una natura morta, anzi le avrei viste bene in chiave metaforica nelle opere di Adriaen van Utrecht (cosa meglio rappresenta la vanità?). Certamente diversi erano gli interessi e se all'epoca dei Medici ci fosse stato un Prada che, da mecenate, avesse finanziato una natura morta con ben in evidenza un suo paio di scarpe per pubblicizzarle nelle corti italiche ed europee sicuramente avrebbe trovato l'artista di nome che le avrebbe ritratte così come c'era chi ritraeva stemmi araldici.
Cambiano gli status symbol. Altresì che la pittura sia interpretazione lo dimostrano i quadri equestri che ritraggono Napoleone Bonaparte: In "Napoleone attraversa le Alpi" di Jacques Louis David ecco spuntare Brad Pitt (presente in diverse opere dedicate al condottiero di cui era convinto sostenitore come per altro Jean Auguste Dominique Ingres) solo che se paragonato alle dimensioni del cavallo aveva pure l'altezza di Michael Jordan.
Non è forse questa un'abile opera pubblicitaria atta a far apparire il committente nella sua luce migliore attraverso un opera di pubblicità ingannevole come diremmo oggi? :-)
Ovviamente esempi non mancano in Italia dove per un Michelangelo ardito e provocatore non manca Daniele da Volterra che non esita a seguire le indicazioni Papali uscite dal Concilio di Trento e coprire le nudità del Giudizio universale (tanto da guadagnarsi il soprannome di Braghettone) dove non ha addirittura cancellato e ridipinto l'opera del suo amico e collega (Santa Caterina e San Biagio per esempio). Che i capi ordinati alla morte di Michelangelo fossero firmati e servissero per sponsorizzare la monumentale opera non c'è dato saperlo (sia chiaro che sto scherzando) ma fatto sta che non sempre e non tutti i pittori sono stati avulsi dalle spire del potere del soldo. D'altro canto anche loro dovevano mangiare.
Quello che intendo dire non è che non vi siano differenze marcate tra il linguaggio espressivo fotografico e pittorico e nella libertà creativa che ciascuna tecnica permette, ribadisco, ma semplicemente che voler rendere scevra la pittura nella sua totalità da componenti commerciali, piaggeristici e/o documentaristici è forse un po' esagerato. Si tratta comunque di un parere puramente e squisitamente personale che però mi sembrava giusto ribadire perchè dagli esempi che hai portato mi sembrava di non essere stata chiara.
19.11.12, 02:29
Ti ringrazio per la risposta e ti confermo di conoscere la differenza tra mecenate, mercenario e mercenaria persino senza doverlo andare a leggere sul vocabolario ma devo ammettere che non comprendo lo scopo della lezioncina di semantica, forse persino un poco offensiva, seppure sono sicura non volutamente.
Così come non comprendo cosa significhi paragonare un ritratto di persona con la rappresentazione di scarpe, senza alcun intento polemico, sia ben chiaro: se paragono i diversi scopi e risultati di due mezzi dovrò confrontarli nello stesso ambito quindi ritratto con ritratto e natura morta con natura morta (o still life se si preferisce il termine inglese). Il fatto che in fotografia si fotografi anche un paio di scarpe non lo vedo così distante da una natura morta, anzi le avrei viste bene in chiave metaforica nelle opere di Adriaen van Utrecht (cosa meglio rappresenta la vanità?). Certamente diversi erano gli interessi e se all'epoca dei Medici ci fosse stato un Prada che, da mecenate, avesse finanziato una natura morta con ben in evidenza un suo paio di scarpe per pubblicizzarle nelle corti italiche ed europee sicuramente avrebbe trovato l'artista di nome che le avrebbe ritratte così come c'era chi ritraeva stemmi araldici.
Cambiano gli status symbol. Altresì che la pittura sia interpretazione lo dimostrano i quadri equestri che ritraggono Napoleone Bonaparte: In "Napoleone attraversa le Alpi" di Jacques Louis David ecco spuntare Brad Pitt (presente in diverse opere dedicate al condottiero di cui era convinto sostenitore come per altro Jean Auguste Dominique Ingres) solo che se paragonato alle dimensioni del cavallo aveva pure l'altezza di Michael Jordan.
Non è forse questa un'abile opera pubblicitaria atta a far apparire il committente nella sua luce migliore attraverso un opera di pubblicità ingannevole come diremmo oggi? :-)
Ovviamente esempi non mancano in Italia dove per un Michelangelo ardito e provocatore non manca Daniele da Volterra che non esita a seguire le indicazioni Papali uscite dal Concilio di Trento e coprire le nudità del Giudizio universale (tanto da guadagnarsi il soprannome di Braghettone) dove non ha addirittura cancellato e ridipinto l'opera del suo amico e collega (Santa Caterina e San Biagio per esempio). Che i capi ordinati alla morte di Michelangelo fossero firmati e servissero per sponsorizzare la monumentale opera non c'è dato saperlo (sia chiaro che sto scherzando) ma fatto sta che non sempre e non tutti i pittori sono stati avulsi dalle spire del potere del soldo. D'altro canto anche loro dovevano mangiare.
Quello che intendo dire non è che non vi siano differenze marcate tra il linguaggio espressivo fotografico e pittorico e nella libertà creativa che ciascuna tecnica permette, ribadisco, ma semplicemente che voler rendere scevra la pittura nella sua totalità da componenti commerciali, piaggeristici e/o documentaristici è forse un po' esagerato. Si tratta comunque di un parere puramente e squisitamente personale che però mi sembrava giusto ribadire perchè dagli esempi che hai portato mi sembrava di non essere stata chiara.
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